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Autore: Chloe R Pendragon    29/04/2014    7 recensioni
Buondì!!!! ^^
Questa storia è ispirata all'episodio "Il fidanzato rubato", o per meglio dire da quello che io ho percepito in quell'episodio; ambientata in un ipotetico futuro in cui finalmente Ranma e Akane stanno per sposarsi, l'intento è quello di mostrare il punto di vista di Nabiki... Se volete scoprire di cosa parlo, l'unico consiglio che posso darvi è... leggete! ;)
Vi chiedo solo un favorino: giacché si tratta della mia prima storia su questo fandom, non vorrei aver reso i personaggi OOC, per cui mi piacerebbe avere le vostre opinioni... *o*
Seconda classificata al contest Scambio di citazioni [anime / manga contest] di S.Elric_
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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She will love you more than I could

She will love you more than i could.

 

Il fatidico giorno era arrivato: Ranma Saotome ed Akane Tendo stavano per sposarsi!

Tra i presenti vi erano pure gli spasimanti e le pretendenti dei due fidanzati, tristi ma nel contempo speranzosi, giacché si auguravano di vedere le nozze saltare per chissà quale contrattempo, in modo da poter tornare all’attacco; le famiglie dei futuri coniugi invece erano a dir poco elettrizzate, come dimostravano i continui pianti di gioia di Soun e di Genma o il sorriso radioso che illuminava il volto di Kasumi.

Eppure vi era qualcuno che non riusciva a provare né speranza né allegria, ma unicamente sconforto: difatti Nabiki sedeva su una panca di pietra sotto le fronde di un ciliegio in fiore, i cui petali danzavano intorno a lei, accompagnati dalla delicata brezza che stemperava l’afa di quei giorni estivi.

I mesti occhi nocciola erano rivolti verso il palmo della sua mano destra, mentre la mente si perdeva nel ricordo di una sera di qualche mese prima, quando la sua intera esistenza collassò su stessa …

Si era recata al campo da tennis dall’altra parte del fiume per fare una delle sue solite partite con le amiche, al termine della quale s’incammino verso casa; il sole era calato al di sotto dell’orizzonte, lasciando come unica traccia del suo passaggio dei raggi color porpora che irradiavano una flebile luce sulla città.

La giovane si dirigeva spedita verso la propria dimora, il pallido volto incorniciato dai capelli nocciola, capaci di conferirle un’aria matura e sbarazzina; camminava disinvolta, canticchiando qualche allegro motivetto, ignara di quanto stava per scoprire … Svoltando per imboccare la traversa in cui si trovava la sua abitazione, vide qualcosa che la lasciò senza fiato: Ranma era accasciato al suolo, il corpo pieno di ferite da cui fuoriuscivano fiotti di sangue copiosamente.

Nabiki sbiancò di fronte a tale visione, ma riuscì a mantenere il controllo di sé ed a chiamare prontamente l’ambulanza; successivamente cercò di trasportare il ragazzo dentro la residenza, ma non aveva la forza sufficiente per sollevare il suo corpo, così decise di allontanarsi momentaneamente per vedere se suo padre o qualcun altro fossero presenti.

Raggiunto l’ingresso cominciò a gridare a squarciagola, sperando che qualcuno rispondesse al suo appello, ma tutto tacque. Fu a quel punto che le venne un’idea: corse a perdifiato verso il bagno e riempì un secchio d’acqua fredda, per poi tornare dall’amico e gettargli il gelido liquido addosso; egli non riprese conoscenza, ma per lo meno aveva assunto fattezze femminili, così da permettere alla bruna di condurlo nella residenza. Una volta dentro, lo adagiò delicatamente sul parquet e puntò spedita verso lo stanzino in cui era riposta la cassetta di pronto soccorso; non poteva aspettare che arrivassero i soccorsi, c’era il rischio che facessero tardi e che le ferite si infettassero.

Così Nabiki fece un respiro profondo per cercare di mantenere il sangue freddo e di riorganizzare bene le idee: innanzi tutto doveva prendere dell’acqua calda per trasformare nuovamente Ranma, poiché aveva detto all’infermiera che il malcapitato era un ragazzo. Come avrebbe spiegato ai paramedici l’improvviso cambio di sesso?

Riportato alla normalità, la giovane si occupò di disinfettare con cura le lesioni, sperando che questo bastasse per impedire l’aggravarsi delle sue condizioni; fu allora che accadde ciò che sconvolse la sua vita radicalmente, turbando la sua psiche profondamente ed alterando le sue emozioni inesorabilmente.

Mentre lo osservava, la bruna sentì qualcosa crescerle dentro, qualcosa di così potente da toccarle il cuore, di così penetrante da attraversarle l’anima: la paura di vedere un amico soffrire davanti ai propri occhi lasciò il posto al terrore di perdere la cosa più preziosa che aveva! Solo in quegli istanti si rese conto di provare qualcosa di molto più forte del semplice affetto per quel ragazzo, qualcosa capace di far impallidire persino la sua avarizia: si era innamorata di lui!

No, non era realmente così che stavano le cose: lei sapeva già da tempo di provare qualcosa di più intenso per lui, da quando aveva preso momentaneamente il posto di Akane come sua fidanzata. Già da allora qualcosa era mutato per lei, ma non lo voleva ammettere, non lo POTEVA ammettere: sapeva quanto grande fosse l’amore che sua sorella provava per lui, con che coraggio avrebbe potuto mettersi in mezzo?

C’erano già fin troppi rivali, da una parte e dell’altra, che ostacolavano il loro fidanzamento, se si fosse intromessa pure lei sarebbe stato meschino; eppure, giorno dopo giorno i suoi sentimenti crescevano sempre più, per quanto lei potesse e volesse negarlo. Ormai ogni volta che Ranma diceva o faceva qualcosa, lei saliva dritta in paradiso, o al contrario scendeva all’inferno: per quanto lei non volesse, il suo mondo cominciava a ruotare intorno a lui.

Lo osservava mentre si allenava, attendeva che tornasse da scuola per poter mangiare insieme, inventandosi scuse di ogni tipo per mascherare le vere intenzioni; si era voluta convincere che le andasse bene così, che fosse sufficiente godere di quegli effimeri momenti per appagare il suo desiderio, come se si trattasse di un qualcosa di passeggero.

Solo in quell’istante comprese quanto il tempo avesse contribuito ad accrescere quel sentimento, a dargli vigore ed a nutrirlo silenziosamente, attendendo l’occasione giusta per farlo scoppiare come una bomba: ora era lì, da sola, la mano sinistra poggiata al suolo mentre la destra scorreva su quel corpo muscoloso che sognava di toccare più di ogni altra cosa al mondo. Fissava le sue labbra leggermente dischiuse, come se la invitassero ad assaggiarle, e nessuno avrebbe potuto impedirle in alcun modo di assaporarle …

Stava per cedere alla dolce tentazione, quando qualcuno bussò alla porta: erano arrivati i paramedici, pronti ad offrire il loro aiuto al ragazzo ferito, ignari dell’attimo incantevole ma proibito che avevano interrotto.

Nabiki avvertì un brivido attraversarle gelido la schiena, ripensando a quanto avrebbe voluto chinarsi su di lui e baciarlo con passione, fino a sentire i polmoni bruciare per l’assenza di aria ed il cuore esploderle nel petto per l’ardore del suo amore; sebbene sapesse quanto fosse sbagliato, una parte di sé non poté non maledire quegli intrusi per aver mandato il suo sogno in frantumi …

Ricordava perfettamente come avesse lottato con tutte le sue forze contro il venefico impulso di fregarsene di tutto e di tutti ed azzerare la distanza tra le loro labbra, e quanto fosse stato faticoso riacquisire un briciolo di contegno per spiegare loro le condizioni in cui versava Ranma.

Era convinta di essere riuscita a mascherare la situazione, tuttavia un unico ed apparentemente insignificante particolare sfuggì al suo controllo: da quando erano arrivati i soccorsi, la sua mano destra strinse saldamente quella del giovane incosciente, le pallide dita intrecciate con quelle esangui dell’altro.

Uno dei paramedici, notando quel particolare, le domandò se si trattava del suo fidanzato, facendo imporporare le sue gote per l’imbarazzo; avrebbe voluto dirgli di sì, ogni singola cellula del suo corpo voleva gridarlo, eppure la gola le si era improvvisamente serrata, rendendola incapace di rispondere.

A peggiorare ulteriormente le cose fu l’arrivo degli altri componenti della famiglia, i quali iniziarono a gridare ed a piangere terrorizzati: Akane si avventò su di lui, chiedendo spiegazioni su quanto era caduto ed implorando i soccorritori di fare il possibile per salvarlo. Si scoprì che non era nulla di grave, solo qualche ferita più o meno profonda, ma senza danni agli organi interni o quant’altro; in seguito venne fuori che era stata tutta colpa di Happosai, il quale aveva sottoposto il ragazzo ad un estenuante allenamento finito male.

Quanto a Nabiki, nel momento in cui arrivarono tutti non poté fare altro che allontanarsi, cancellando ogni traccia di imbarazzo dal volto: mormorando di aver bisogno di sciacquarsi, si chiuse in bagno e si guardò la mano incriminata, scoprendola piena di sangue.

Immediatamente aprì i rubinetti e prese a strofinarla energicamente col sapone, tuttavia, ogniqualvolta il suo sguardo si posava su di essa, le pareva di vedere tracce del fluido vermiglio; per un tempo indeterminato rimase incantata a fissarla, sconvolta dal calore che, nato in essa per via del contatto con quella di Ranma, si era propagato in tutto il suo corpo, per poi riversarsi nell’anima.

In quell’istante la bruna comprese che nulla sarebbe più stato come prima, che niente e nessuno poteva aiutarla a liberarsi di quel sentimento splendido ma sbagliato che le avrebbe avvelenato l’esistenza …

Ancora seduta su quella panca, la giovane sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, desiderose di uscire per liberarsi di quel peso, tuttavia lei non poteva lasciarle andare: finché la cerimonia non fosse terminata ed i novelli sposi non fossero andati via, non poteva in alcun modo lasciar trapelare il suo dolore.

Era un peso considerevole, certo, ma non poteva scaricarlo su nessuno, poiché quello doveva essere un giorno di festa, non di mestizia; per quanto amaro, doveva mandar giù quel boccone e fare buon viso a cattivo gioco, se non per sua sorella, quanto meno in nome dell’amore che provava.

Sapeva che Akane lo avrebbe amato più di quanto lei avesse potuto, perché il suo spirito era puro ed avvezzo a quel sentimento, laddove quello di Nabiki era pervaso dall’avarizia e dominato dalla fredda ragione: per lei non c’erano speranze, né in passato né tanto meno nel futuro, tanto valeva che almeno due su tre coronassero il sogno di una vita.

Tutto ciò che le rimaneva era il ricordo di quella sera, l’immagine indelebile di quelle labbra schiuse e l’unica testimone di quell’intensa esplosione di calore: la sua pallida mano destra, intrisa del sangue di colui che valeva più di ogni altra ricchezza al mondo, perché non le sarebbe mai appartenuto …

  
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