nel quale io non esisto?
Quel giorno non filtrarono raggi di sole dalla finestra dell’enorme stanza reale. Nemmeno uno, nemmeno mezzo. Non ce ne fu alcuna traccia.
Sembrava che anche il cielo sapesse quanto dolore portasse quella data per il giovane re, sembrava che si sentisse in dovere di rispettare il suo umore e mutare a piacimento di Siwon.
Il giovane re si alzò controvoglia: dopo aver sfortunatamente aperto gli occhi, aveva tentato con tutte le sue forze di richiuderli e cadere in un sonno profondo quanto gli abissi, consapevole del fatto che con tutta la volontà del mondo non ce l’avrebbe fatta. Il dolore che provava era enorme ed insopportabile e quel giorno di ogni anno s’intensificava sempre di più.
Non era schiavo del tempo, lui, non più ormai, ma era schiavo di quel giorno che gli ricordava che, anche se non gli importava chissà quanto, o almeno non gli riguardava quasi per nulla, il tempo scorreva. A volte lento, a volte veloce. E quella giornata passava sempre così lentamente…
Non era mai stato una persona cattiva, un qualcuno che meritava di provare il dolore perché era proprio questa che l’infliggeva a tutti, senza capire, o far finta di non capire cosa le persone provassero davvero, cosa significasse provare dolore. No. Lui era sempre stato un re ottimo, pieno di solarità ed ottimismo, raggiante come i raggi del sole che splendevano ogni qualvolta il suo sorriso illuminava il regno: spalancava le finestre e s’inebriava con l’aria mattutina, per poi uscire immediatamente dalla stanza prima che i servi gli portassero la colazione a letto. Non gli piaceva essere viziato, al contrario preferiva mettersi allo stesso livello di coloro che non erano di stirpe reale, ma che gli erano sempre stati accanto senza abbandonarlo. Doveva tanto a loro e non voleva che si sentissero obbligati e pensassero che lui li comandasse a bacchetta come più gli aggradava. Lui ci teneva ad ogni singola persona al suo servizio, aveva un rapporto con tutti loro. Motivo per cui nel regno c’erano poche persone che lo odiavano: chi reputava il re un ipocrita falso, che voleva ottenere i sorrisi delle persone solo per fare bella figura e non perché davvero ci tenesse a veder sui volti di tutti la gioia e la soddisfazione di appartenere a quel regno.
Per
il resto, tutti potevano scorgere tutta la sincerità del
mondo negli
occhi del giovane re, che ogni giorno passeggiava indisturbato per il
villaggio, fino a raggiungere le sponde del lago che scorreva fuori
dalle mura del suo castello; le sue guardie del corpo gli
sconsigliavano in continuazione di andare lì, ma non
c’era verso
di evitarlo.
Solitamente passeggiava lì di giorno, ma gli era
capitato di notte, alle volte, di desiderare nient'altro che andare
lì e camminare finché non si fosse stancato. Se
di giorno le
guardie gli dicevano che era pericoloso, Siwon non immaginava nemmeno
come avrebbero potuto reagire dinanzi alla sua richiesta di andarci
di notte. Fu per quello che decise di uscire dalla finestra, dopo
essersi accertato che nessuno fosse lì.
Non si trattava di
disubbidire, solo, si diceva, che non era assolutamente sua
intenzione farli preoccupare più del dovuto; un'omissione di
dettagli della sua vita notturna che non dovevano sapere tutti.
Tutti
eccetto Kyuhyun, ma questo Siwon l'avrebbe scoperto solo più
tardi.
Camminava
da un bel po'. Aveva usato una strada secondaria nei boschi, evitando
di passare per le vie del paese. Non sapeva in effetti come fosse di
notte; sicuramente ci sarebbero state molte guardie a sorvegliare e,
come già detto, Siwon non aveva la benché minima
intenzione di
farsi scoprire e rispedire al castello.
Era fastidioso camminare
al buio e non sapere dove mettere i piedi, si disse. Poi
ricordò di
essere un vampiro e gli sarebbe solo bastato cambiare
il suo punto di vista.
Detto,
fatto e il buio della notte cessò di esistere sotto gli
occhi di
Siwon.
Giunse sulle sponde non molto tempo dopo. La luna si
rispecchiava nelle acque ed era uno spettacolo niente male. Era molto
bello l'effetto del celeste nel colore scuro dell'acqua; scuro
perché
doveva rispecchiare anche il cielo blu scuro.
Ma poco dopo Siwon
si rese conto di non essere solo.
Alzò gli occhi verso la figura
che sedeva sulle sponde del lago, una gamba stesa e l'altra piegata,
sul ginocchio un braccio e l'altra mano a terra, mentre il volto era
rivolto verso l'altro e gli occhi erano chiusi.
Siwon non disse
niente. Era curioso di sapere chi altro fosse lì con lui, ma
tacque.
Non se la sentiva di rovinare quel silenzio e quell'atmosfera. E
comunque fosse, poco tempo dopo vide aprire gli occhi e li
incrociò.
«Non sapevo che il re gironzolasse di notte per farsi
passeggiatine in un luogo così pericoloso e
solitario»,
sghignazzò.
«Devo reputarmi fortunato, allora», disse,
sorridendo. «Per quanto il luogo sia solitario, non sono solo
qui in
questo momento».
Rimasero in silenzio, poi Siwon chiese:
«Comunque mi conosci, ma io non conosco te. Chi
sei?»
«La
persona più bella di questo mondo».
Al che Siwon rise e,
scuotendo il capo, disse: «Dopo di me, magari,
bellezza».
«Ne
sei convinto, vedo».
«Sì...»
«Qui sei di troppo, comunque:
sparisci».
Siwon rimase sorpreso sia dal fatto che quel ragazzo
non usava affatto onorifici e non portava rispetto, sia dal fatto che
lo stava cacciando da un luogo che, alla fine, apparteneva al suo
regno. Quindi sorrise.
«Perché dovrei?»
«Questo è il mio
posto... di notte».
«C'è scritto il tuo nome da qualche parte?
Hai firmato qualche contratto di cui io non sono a
conoscenza?»
«Lì»
disse, indicando un albero lì vicino. Al che Siwon,
incuriosito ed
anche divertito dalla situazione, si avvicinò lì
e vi lesse il nome
inciso sopra. Annuì e tornò dal ragazzo.
«Beh, Kim
Heechul,
il tuo nome c'è, ma la mia firma manca».
«Aish, sta' zitto e
non atteggiarti così tanto; sono anche più grande
di te».
«Ed
io sono il re», mormorò Siwon, quasi come se
Heechul l'avesse
dimenticato. Non capiva, Siwon, perché si sentisse
così strano a
fianco a quell'individuo, che, ad essere onesti, di maschile aveva
ben poco. Non sapendo come comportarsi in una situazione del genere,
dato che non gliene erano mai capitate, semplicemente
sospirò e se
ne tornò al castello; sotto lo sguardo imperscrutabile di
Heechul.
Kim Heechul rimase interdetto dinanzi a quel
comportamento del re. Sapeva di lui attraverso le parole che sentiva
dagli abitanti e doveva ammettere che di negativo, sul suo conto, non
aveva sentito nulla. Eppure gli era stato insegnato a crescere
detestando il re con tutto se stesso. Non sapeva perché, gli
era
stato detto di farlo dalla nonna dopo la morte sospetta e mai risolta
dei propri genitori. Così non aveva mai domandato ed aveva
semplicemente obbedito.
Crescendo, però, aveva preferito
sostituire quell'odio immondo con l'indifferenza al pensiero del loro
re, Choi Siwon, quel ragazzino che, alla fine, qualcosa in comune con
lui ce l'aveva: era solo. Relativamente, ma solo.
Forse erano più
simili di quanto volesse credere, di quanto volesse accettare. Forse
avrebbe dovuto smetterla con l'indifferenza e l'odio, con una
promessa che col passare del tempo gli sembrava sempre più
insensata.
Ma lui era Kim Heechul. Perché avrebbe dovuto avere
dei ripensamenti per ragioni così futili?
E specie dopo quella
sera, sentiva l'odio ribollire di nuovo in lui, il fastidio al
pensiero della sua voce e il nervosismo al pensiero del suo
sorriso.
Quel maledetto Choi Siwon... Kim Heechul non l'avrebbe
mai retto.
Dopo
quella sera, Siwon sentì la curiosità verso
Heechul crescere a
dismisura. Cercò di informarsi su di lui e si spinse
addirittura a
convocarlo due volte al castello, sorprendendo un po' tutti i
presenti; ciononostante nessuno disobbedì alla sua richiesta
e lo
convocarono.
Eppure nessuna delle due volte Siwon ebbe
l'opportunità di incontrare quel Kim Heechul.
Non era tornato in
quel posto per due settimane. Non sapeva esattamente cosa l'avesse
spinto a non andarci, in fondo perché doveva lasciare che
quel
ragazzo, che nemmeno conosceva d'altronde, lo
“bandisse” dai suoi
stessi territori e per delle ragioni che nemmeno esistono? Per una
scritta su un albero? Tutti erano capaci di una cosa del genere, si
disse.
Fu così che si decise, una notte, a tornare lì.
Di nuovo
non disse niente ed usò la via più lunga e
nascosta dal centro del
paese e questa volta vi giunse più in fretta.
Si sentì
sollevato, constatando che la fortuna per una volta era dalla sua
parte e Kim Heechul sedeva di nuovo lì, occhi chiusi e il
silenzio a
fargli compagnia.
Questa volta Siwon non esitò dal romperlo e gli
si avvicinò, accomodandosi a fianco a lui.
«E quindi, per quale
accettabile ragione non ti saresti presentato quando ti ho convocato
al castello?», chiese. «Per ben due volte,
precisiamo».
Dovette
spronarlo un paio di volte affinché quest'ultimo
rispondesse, e
quando lo fece, usò un tono piuttosto amaro e con fare
scocciato lo
guardò negli occhi.
«Non ho nemmeno il minimo interesse nel
venire al tuo castello e parlare con te», disse, senza peli
sulla
lingua.
«Addirittura? Mi detesti così tanto?»,
domandò Siwon,
incredulo.
«Non prenderla così male, tesoro; sono un uomo
impegnato, io».
«Sarei proprio curioso di sapere quali erano
questi impegni a tenerti lontano, allora», sbottò
Siwon, un po'
infastidito da quel suo comportamento, ma poco dopo si impose di non
lasciarsi manipolare in quel modo. In qualche modo gli sembrava che
l'altro desiderasse
fargli
perdere la pazienza. «Sai, così vedrò
di convocarti quando sarai
libero».
Siwon insistette per un po', stuzzicandolo di tanto in
tanto, affinché Heechul rompesse quel silenzio e dopo
nemmeno troppo
tempo ci riuscì.
Vide Heechul alzarsi ed avvicinare il viso al
suo, mentre urlava: «Ya! Smettila di tempestarmi con le tue
domandine senza senso!»
E Siwon era certo che avesse continuato
ad urlare qualcosa, finché non gli aveva messo le mani sul
viso e
gliel'aveva bloccato. Heechul tacque e cercò di spostarsi,
stizzito
ed infastidito dal tocco di Siwon.
«Che diamin-».
«I tuoi
occhi», disse Siwon. «I tuoi occhi...»
«Aish, i miei occhi
cosa, cosa?!», sbottò spazientito.
«Chi ti ha
trasformato?»
«Prego?»
Siwon sentiva di star per perdere la
pazienza. Era risaputo che nel regno ci fossero un altro paio di
vampiri, ma era legge che non si trasformassero altre persone
così,
senza ragione e specie senza che il re ne fosse a conoscenza.
«Ora
capisco tutto», mormorò, «Non volevi che
scoprissi che qualcuno ti
aveva trasformato. Troppo tardi, dimmi chi».
«Ya, ho detto che
non sono un vampiro!»
Siwon si spazientì e lo colpì: un pugno
dritto alla pancia e con un bel po' di forza. Al che Heechul si
chinò
ed iniziò a sputare sangue, digrignando i denti e tossendo.
Siwon,
rendendosi conto che Heechul non stava guarendo per nulla ed aveva
iniziato ad assumere un colorito più pallido, si decise a
curarlo e
si scusò. Era confuso: come faceva ad avere gli occhi blu
pur non
essendo un vampiro? Cos'era, allora, quel ragazzo?
«Va' a casa»,
gli disse, poi si alzò e si diresse lui stesso verso il
castello.
Rimuginò su quello a cui aveva assistito per tutta la
notte e per la giornata seguente, decidendo di tornare lì
quella
sera. E lo fece anche la sera dopo, e quella successiva ancora, ed
altre ed altre.
Ma di Heechul non seppe più nulla.
E nulla
avrebbe saputo per un bel po' di tempo. Perché per i
successivi due
anni in cui andò al lago nella speranza di trovarlo, non lo
vide
mai.
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Note dell'autrice: eccomi qui, dopo un mese, col primo capitolo di Blue
World.
Un parto, assurdo... eppure ce l'ho fatta. Dovete sapere che mi son
stilata dei
calendari con le date di pubblicazione e, anche se è solo la
seconda volta che
posto regolarmente, conto di farlo anche in futuro.
Quindi, vi ho presentato l'incontro tra Siwon e Heechul, la nostra cara
Sichul...
che ne pensate? Vi ho lasciato un po' di dubbi, come al solito,
altrimenti non
sarei io! Vi pare che vi scriva qualcosa che vi sia chiaro sin
dall'inizio? Pff, vi
prego, ormai dovreste conoscermi abbastanza u.u
Comunque state tranquille, temerarie: lieto fine e nessuna morte in
vista.
Promesso. Vi posso dire comunque che sono 8 capitoli più
prologo ed epilogo
in totale. Giusto per farvi un'idea di questa long. Spero che non vi
deluda
col susseguirsi dei capitoli e che continuiate a seguirmi! Grazie a
tutte voi
che avete recensito e messo nelle seguite! A presto col prossimo
capitolo,
Giacos