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Autore: Sev_394    29/04/2014    4 recensioni
Qualcosa è andato storto, dovrebbe odiarla. Lei è una Mezzosangue! Può essere giusto qualcosa di davvero sbagliato? Per Draco Malfoy forse si...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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~~Capitolo 27: La fine di tutto.



Due settimane erano passate dal giorno dell’abbandono.

Due settimane erano passate dal giorno della scoperta del piccolo.

Hermione sentiva il suo bambino crescere dentro di lei.

Lo sentiva muoversi,

scalciare,

a volte le pareva persino di avvertire il battito del suo piccolo cuore.

Aveva deciso di passare l’estate a mettersi in pari con lo studio,

consultando grandi tomi e leggendo pagine infinite.

Ginny, Harry e Ronald passavano le giornate a confabulare tra loro,

misteriosamente.

Quando vedevano Hermione avvicinarsi cambiavano improvvisamente discorso.

Una sera però rimase in ascolto dietro ad una porta.

I ragazzi parlavano di Voldemort,

di un incantesimo molto oscuro,

di una missione lasciata da Silente.

Harry e Ron sarebbero partiti a fine estate.

“Cosa? Avete intenzione di partire?”  chiese entrando nella stanza.

“Ci hai sentiti!”

“Si Harry, vi ho sentiti.

Sono quasi due settimane che vi comportate in modo strano!

Ginny non fa altro che nascondermi i giornali,

Ron mi evita del tutto e tu nemmeno mi parli più!

Non sono malata, posso ancora affrontare certe cose!”

Il Prescelto abbassò lo sguardo, colpevole.

“Herm, scusaci.

Non volevamo farti preoccupare.” Bisbigliò Ginny.

“Bel modo per cercare di non preoccuparmi!” ringhiò la ragazza per tutta risposta.

“Siediti, per favore.” Riprese la rossa.

Hermione obbedì, prendendo posto su una panca.

I tre le raccontarono la verità.

Le raccontarono degli Horcrux,

dell’anima di Voldemort spezzata attraverso l’omicidio.

La ragazza rabbrividì.

“Partiremo alla fine dell’estate.”

“Bene, vengo con voi.” Affermò con decisione.

“No!” esclamarono insieme gli altri.

“Tu devi pensare al bambino,

ed è troppo rischioso.” Asserì Harry Potter. “Neanche Ginny verrà”.

“Ma Harry! Credevo che…”

“No Ginny! Niente ma. Devi tornare ad Hogwarts.”

La ragazza incrociò le braccia, imbronciandosi.

“Ed io? Cosa farò?” chiese Hermione con voce leggermente tremante.

“Devi rimanere qui. Al sicuro. Noi torneremo presto.” Esclamò Ron con tono deciso.

La ragazza annuì, rassegnata alla decisione dei suoi amici.

Mancavano ancora due mesi alla fine dell’estate,

avrebbero potuto cambiare idea.

I giorni seguenti furono impegnati nell’organizzazione del matrimonio di Bill e Fleur.

Quando poteva la signora Weasley si prendeva cura di lei,

come una madre,

preoccupandosi per ogni cosa.

La pancia, dopo un mese di gravidanza, iniziava ad essere più evidente,

anche se si trattava ancora di un lieve rigonfiamento.

Aveva cominciato a sentirsi più sicura,

i Mangiamorte non mostravano più alcun interesse nei suoi confronti.

Eppure il suo cuore non si era ancora ricomposto.

I frammenti vagano senza meta alla ricerca di un pizzico di normalità.

Si guardava attorno ed ogni cosa le ricordava lui.

Il cielo grigio durante un temporale,

il profumo delle mele fresche,

addirittura il dentifricio alla menta.

Le capitava di immaginarselo accanto,

che le sussurrava parole d’amore che non avrebbe mai più ascoltato.

Si chiedeva spesso dove fosse,

se fosse stato al sicuro,

se fosse tornato a casa.

Ogni tanto lasciava che la mente tornasse a quella maledetta sera,

quando lui se ne era andato,

portandosi via la sua anima.

In quei momenti una lacrima solitaria le attraversava il volto,

rapida ed estremamente dolorosa.

Hermione socchiudeva le palpebre e la asciugava fugacemente,

poi si accarezzava la pancia e ascoltava il suo bambino,

aggrappandosi con tutte le forze a quella piccola creatura che la faceva sentire un po’ più vicina a lui.

Quando calava la notte,

il buio l’avvolgeva,

tutto iniziava a vorticarle attorno.

Si stringeva nel letto, circondata dal freddo.

Le mancava,

le mancava come l’aria,

ma non poteva farci nulla, solo aspettare che il dolore passasse.

Nel frattempo ascoltava quel che rimaneva del suo cuore battere in simbiosi con quello del suo bambino.

Le piaceva parlargli,

raccontargli del suo papà,

di come la faceva sentire,

della luce che emanavano i suoi rari sorrisi.

Quella notte il freddo arrivò più forte del solito.

“Ei piccolo mio. Riesci a sentirmi?” sussurrò al suo ventre.

Un piccolo calcio.

“Mi manca tanto il tuo papà.

Se ne è andato due settimane fa, la notte in cui ho scoperto di aspettare te.

Sei così piccolo.

Aveva degli occhi bellissimi, sai.

Erano del colore del mare in tempesta,

un giorno lo vedrai il mare e allora capirai.

Lo amavo così tanto, lo amo ancora.

Ma era sbagliato, troppo forse.”

Le lacrime presero ad accompagnare le parole.

Parlava al passato,

come se Draco se ne fosse andato da così tanto tempo da sembrare un ricordo,

eppure lui era ancora lì,

vividissimo nei suoi pensieri.

“Siamo fuggiti insieme,

si era messo in testa di salvarmi.” Rise leggermente.

“Non si era reso conto che era lui quello che doveva essere salvato.

Lui era forte,

testardo,

coraggioso anche se non sapeva di esserlo.

Spero di riuscire ad amarti tanto quanto amo lui.

Ora lui non c’è più,

si è portato via la mia anima.

Ho sofferto davvero tanto,

ho sentito la vita sfuggirmi di mano,

ho visto il destino farsi sempre più nero.

Tu hai bisogno di una madre che ti ami,

e io non so se sarò all’altezza.

Ho paura.

Paura che tu possa conoscere il dolore che ho provato io,

paura che per causa mia tu non riesca ad essere felice.

Sento il tuo cuoricino che batte nonostante tutto,

nonostante la guerra,

nonostante il male che covo nel petto.

Sii forte, piccolo mio,

sii forte per la tua mamma.

Io ho bisogno di te.”



“Come ti senti oggi, cara?”

“Bene signora Weasley, grazie.”

La donna annuì impercettibilmente, sedendosi di fronte a lei.

“E il piccolo?” chiese mentre le brillavano gli occhi.

“Scorpius sta bene.”

“Tesoro, come fai ad essere certa che sarà un maschietto?”

“Lo so e basta.

Me lo sento dentro.”

La signora Weasley allungò una mano posandola su quella della ragazza.

“Come vuoi, cara.”

Un grosso gufo nero planò dalla finestra mentre una teiera cominciava a bollire.

“Ti dispiace Hermione?” chiese Molly indicando l’uccello.

“Oh certo.” rispose lei con un filo di voce.

Estrasse una piccola moneta dalla tasca e la fece cadere nella sacchetta legata alla zampa del gufo.

Quello tese l’altra zampa, alla quale era legato un grosso giornale.

Prese a girarselo fra le mani,

guardandosi attorno.

Ginny continuava a nasconderle tutti i giornali quotidiani,

impedendole di leggere le notizie.

Ma ora lei non c’era.

Aveva tutto il diritto di sapere cosa avveniva nel mondo.

Dispiegò la prima pagina.

Una grande foto occupava la maggior parte dello spazio.

Era in bianco e nero.

Due figure si stagliavano imponenti,

l’una accanto all’altra.

Hermione batté ripetutamente le palpebre,

sicura di stare sbagliando.

Un ragazzo estremamente elegante era accompagnato da una giovane vestita di bianco.

Il ragazzo indossava una giacca scura,

stava impettito,

con lo sguardo freddo e serio.

Nonostante fosse solo una foto,

ad Hermione parve di vedere quella scintilla negli occhi dell’uomo.

La scintilla che l’aveva fatta innamorare.

Guardava un punto dietro la macchina fotografica e poi scrutava il suolo.

La ragazza spezzava l’aria seria con un sorriso sghembo.

Guardava la macchina fotografica con occhi languidi,

abbarbicata al braccio del suo cavaliere.

Accarezzava le spalle larghe del ragazzo con le mani piccole e affusolate,

le dita simili ad artigli affilati.

Il vestito aderente oscillava mosso da una brezza invisibile.

La testata recitava parole a caratteri cubitali.

Il matrimonio Purosangue dell’anno: Draco Malfoy e Astoria Greengrass.

Hermione mosse lo sguardo verso il resto dell’articolo.

Dopo numerose peripezie finalmente questi due giovani sono riusciti a coronare il loro amore.

In data odierna, 23 Giugno 1997, si è tenuto il matrimonio di due eredi di grandi famiglie Purosangue.

I due ragazzi si sono uniti in matrimonio sotto gli occhi di tutta la comunità magica.

I loro occhi brillano di amore reciproco che non potrà essere spezzato…


La ragazza appallottolò il giornale,

 gettandolo a terra con un ringhio strozzato dal pianto.

“Hermione cosa c’è?”

Hermione non rispose alla domanda di Molly Weasley,

bensì si incamminò come una furia per le scale.

Il sangue ribolliva nelle vene,

scaldandole il corpo tremate.

Piangeva di rabbia,

di dolore e di delusione.

Si erano sposati.

Dopo tutto quello che avevano passato insieme,

lui era riuscito a sposarsi dopo due sole settimane.

“Herm che ti prende?” chiese Ginny mentre scendeva le scale.

“È arrivato il giornale questa mattina.” Le urlò contro.

“Non hai fatto in tempo a togliermelo, infatti ho letto tutto!”

Finalmente, con un lampo di lucidità,

capì per quale motivo la sua migliore amica le stesse nascondendo le notizie.

Non voleva farle capire che i Mangiamorte si erano infiltrati nella Gazzetta del Profeta.

Non voleva farle leggere gli articoli che parlavano del matrimonio.

“Oh, Hermione… mi dispiace.”

“No, non dispiacerti. Non ne vale la pena.” Sputò fuori con troppa veemenza.

In fondo alla tromba delle scale apparve la signora Weasley,

teneva tra le mani tremolanti il giornale accartocciato.

“Io l’ho fatto per proteggerti.”

“Lo so, ma ti prego… non cercare di proteggermi da tutto questo,

lasciami andare,

lasciami affogare.

Te ne prego.”

Le parole suonavano impastate a causa delle lacrime.

Anche Ginny iniziò a piangere.

Prese l’amica per le braccia e la tirò a sé,

seppellendola sotto una massa di lisci capelli rossi.

“Sei forte Hermione,

ce la farai.

Ne uscirai, vedrai, lo devi a te stessa,

lo devi a Scorpius.”


Quella notte Hermione e Ginevra dormirono insieme,

abbracciandosi come sorelle.

Nonostante il calore che il corpo della ragazza riusciva ad infonderle,

il Male sopraggiunse ancora.

Stringeva fra le mani un libro.

Più precisamente il libro che parecchi mesi prima aveva trovato nella Biblioteca.

La scena si ripeté,

uguale a quella precedente.


La luce abbagliante,

la donna della profezia,

poi il buio.

Qualcosa era diverso però,

avvertiva qualcosa di freddo tra le braccia.


Quando si abituò alla flebile luce della feritoia,

sapeva già cosa la attendeva.

Nonostante fosse preparata,

 il peso di quei volti morti, così cari e straziati dal dolore,

la schiacciò.


Quella sensazione di freddo continuava a premerle sulle gambe.

Abbassò gli occhi umidi e incrociò quelli vitrei di un bambino.

Era piccolo,

i capelli biondi erano sporchi di sangue rappreso,

mentre gli occhi grigi erano vuoti.


Scorpius non si muoveva.

Hermione tentò di urlare,

ma uscì fuori solamente un rantolo gravoso.

Prese il bambino per le spalle e lo abbracciò,

sussurrando il suo nome.


“Scorpius… no, Scorpius ti prego. Rispondimi.”

Prese ad accarezzargli i capelli che odoravano di sangue.

Lo cullava, straziata dal dolore,

canticchiando una ninna nanna.


I suoi piedi, che si accorse essere nudi, erano immersi ina una pozza ramata.

Le era stato strappato via un bambino che non aveva mai conosciuto,

suo figlio che non aveva mai avuto la possibilità di amare.

La parete opposta tentava di agganciare il suo sguardo.

Hermione cedette e non si stupì quando vide la rossa scritta di sangue,


MEZZOSANGUE MORIRAI.

Dei passi catalizzarono l’attenzione della giovane donna.

Provenivano dalla porta della cella.

Dietro le sbarre apparve una figura slanciata, seminascosta dall’oscurità.

Si muoveva sinuosa,


come se avesse indosso un lungo abito frusciante.

La figura aprì la porta e si mosse elegantemente all’interno della cella.

Hermione era raggomitolata a terra,

con il suo bambino tra le braccia,

e riusciva a scorgere a mala pena la figura che lentamente si posizionava sotto la luce.


Effettivamente era fasciata in un lungo abito bianco,

pieno di pizzi e merletti.

A contatto con le numerose pozze di sangue il vestito assunse un angosciante color rosso.

La ragazza sollevò lo sguardo fino a incrociare quello dell’individuo che le stava difronte.

La riconobbe subito.


Gli occhi sgranati sormontavano un sorriso malvagio.

Il velo le ricadeva sulle spalle,

fino al pavimento, dove si impregnava di sangue fresco.

“Ciao Mezzosangue.”

“Cosa vuoi?”


“Da te più nulla. Volevo solo chiederti come ci si sente a non avere più niente.”

Hermione non rispose.

“Ho vinto io, Mezzosangue.

Tu e quel lurido abominio che ora stringi fra le braccia non siete più nulla.

Draco ha scelto me,


mi sceglierà per sempre.

Non voglio macchiarmi del tuo sangue sporco,

mi limiterò ad attendere che lo facciano gli altri Mangiamorte.

Sono preziosa,

sono destinata a portare in grembo l’unico vero erede di casa Malfoy.


Io! Non tu! Io!” urlò.

“Morirai sola, tu e quello stupido marmocchio dal sangue putrido.”

“No.” Sibilò lei. “Taci!”

Astoria sgranò ancora di più gli occhi.

Si avvicinò impetuosa al corpo inerte della Grifondoro e le sferrò uno schiaffo in volto.


Hermione piegò la testa di lato,

incassando il colpo.

Il dolore pulsante sembrava fin troppo reale per essere un sogno.

Chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì si trovò di fronte alla tempesta.

Draco Malfoy la osservava con sguardo sprezzante.


“Quella cosa non è mio figlio.”

“Draco…”

“Tu non sei niente! Devi morire.”

Quelle poche parole caddero sul viso di Hermione come pioggia gelata.

Avrebbe voluto rispondere,


ma la sua gola era strozzata da una forza sorprendente.

Draco teneva le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti,

sorridendo malignamente mentre la ragazza si passava le mani sul collo,

incapace di respirare.

L’ultima cosa che vide furono le labbra rosse di Astoria premere contro quelle di Draco,


unite in un bacio carico di passione,

un bacio che sapeva d’amore.

Un bacio che Hermione aveva assaporato e che l’aveva portata dritta alla morte.



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Nella stanza di Draco al Malfoy Manor,

Astoria si godeva gli ultimi istanti del sogno di Hermione Granger.

Sogno alimentato dalla paura e dalla sua capacità nella Legilimanzia.

Astoria era quella che tutti definivano una Legilimens naturale.

Riusciva a manovrare l’inconscio delle persone,

riusciva a capire quando queste mentivano.

Socchiuse gli occhi,

beandosi della sensazione che la Mezzosangue stava provando.

Riusciva ad assaporare il suo dolore,

a godere degli urli che avrebbe voluto lanciare ma che,

 a causa di quell’illusione,

 erano costretti a rimanerle imprigionati nel petto.

Dolce come il nettare le risultava quella vendetta,

tanto attesa.

Era finalmente arrivata alla fine di tutto,

mentre osservava il premio tanto agognato dormire tra le lenzuola.

Aveva vinto alla fine.

Non avrebbe riferito a nessuno dell’abominio che quella strega portava in grembo.

L’avrebbe lasciata marcire tra le pareti oscure della mente,

fino a quando sarebbe precipitata tra gli incubi dimenticati.

Aveva vinto.


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Mentre dormiva,

Draco ricordava come si era sentito durante le nozze,

mentre centinai di invitati assistevano gelidi alla fine della sua felicità.

Astoria aveva sorriso per tutta la cerimonia,

tentando di nascondere il mostro che celava nel petto.

Ma il Serpeverde conosceva la verità.

Non avrebbe mai potuto amare la donna che si era divertita a giocare con la cosa a lui più cara.

Non le avrebbe mai potuto donare il suo cuore,

poichè il suo cuore si trovava in una casa diroccata in mezzo alla campagna,

morente e afflitto dal dolore,

e mai sarebbe potuto tornare da lui.

Si era arreso alla vita,

si era arreso a un'esistenza priva di luce,

rilegato nell'ombra.

Costretto a convivere con il peso di quella perdita.

Draco continuava a pensare a quelle parole.

Vuoi tu, Draco Lucius Malfoy, prendere la qui presente Astoria Greengrass come tua sposa?

Lo voglio.


Due semplici parole che aveva ripetuto più che altro a se stesso,

nel disperato tentativo di scacciare gli occhi color cioccolato dai suoi pensieri.

Due semplici parole per provare a dimenticare il rumore cristallino della sua risata.

Due semplici parole per provare a cancellare l’amaro sapore delle lacrime.

 Due semplicissime parole che lo avevano incatenato per sempre al suo cupo destino.


Ciao a tutti!!
Siamo arrivati alla fine di questa storia...
So che il finale confonde parecchio, 
quindi sto lavorando ad un sequel che riguarderà la vita dopo la scuola, e che vi aiuterà a chiarirvi le idee :)
Spero che io sia riuscita ad incuriosirvi un pochino e spero anche che continuiate a seguirmi.
Grazie a tutti
Baci
Sev. :D

  
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