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Autore: Uptrand    30/04/2014    18 recensioni
In questo racconti parlo di due personaggi che mi sono inventato in Mass Effect la nuova generazione, Isabella e Dasha.
Ho deciso di fare dei brevi racconti non legati fra loro.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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NOTA DELL'AUTORE: NELLA DESCRIZIONE INIZIALE, HO SCRITTO CHE SONO TUTTI RACCONTI NON LEGATI FRA LORO. IN QUESTO CASO SONO VENUTO MENO A QUESTA REGOLA E CI SARANNO ALCUNI RIFERIMENTI AI RACCONTI PRECEDENTI.
 
Il batarian entrò nella plancia della nave, ne aveva appena visitata i luoghi principali, accomodandosi sulla sedia del capitano e stendendo comodamente le gambe, a sorreggerle le schiene di Dasha e Isabella ammanettate con i polsi alle caviglie.
I suoi quattro occhi le fissarono. Se il pianeta natale dei batarian, Khar’shan, non fosse diventato irraggiungibile dopo la guerra con i Razziatori, la nobile istituzione della schiavitù non sarebbe decaduta presso la società batarian che si era riformata su una delle loro colonie. Decisione presa per compiacere il Consiglio della Cittadella.
Avrebbe potuto rivendere quelle due umane come schiave dopo averle usate, soprattutto Isabella la cui bellezza non gli sfuggiva anche se erano di specie differenti.
I batarian erano antropoidi come umani e asari, il loro sangue era rosso come quello degli umani. La loro caratteristica fisica più evidente erano i quattro occhi, un tratto raro tra le altre specie. Dotati in genere di un epidermide di colore marrone, avevano un naso triangolare piatto rovesciato e orecchie appuntite.
Cercando bene un compratore poteva riuscire a trovarlo lo stesso, ma vi erano anche altre possibilità come tenerle per se come schiave.
I batarian davano un grosso valore all'apparenza e alla casta sociale. Avere delle schiave di valore era una cosa socialmente importante per loro. Ancora lo era per chi come lui credeva negli antichi e genuini valori del proprio popolo.
Decise che per ora avrebbe rimandato la sua decisione, erano in suo potere e voleva approfittarne.
« Una gran bella nave, penso che la terrò ma cambierò nome, Atlantic Codex non è un nome per una nave batarian. D'altronde è il comandate a scegliere il nome, vero Dasha? »
Non ricevette risposta, questo lo fece ridere.
Ammanettati e sorvegliati a vista, in plancia il resto degli uomini di Dasha:  Tertius, Naomi, Tenus, Mores e Sunt. A loro venne risparmiata la posizione imposta alle due donne, una posa che i batarian usavano con i propri schiavi per umiliarli e spezzarne il carattere.
Solo il pilota della nave, Multan Neque, era stato lasciato libero. L'unico in grado di pilotare la nave e incentivato a farlo in cambio della propria vita.
Multan sapeva che il lavoro che faceva era pericoloso, essendo illegale poteva essere solo così, ma era la prima volta che si trovava in una situazione in cui era la sua persona a essere in diretto pericolo e non la nave che pilotava. Ancora stava riflettendo sugli ultimi eventi.
Dasha, due giorni prima, aveva annunciato che sarebbero partiti per l'ammasso Far Rim, destinazione Haestrom. Lui non aveva chiesto le motivazioni, d'altronde era solo l'autista e sapere il come e perché degli affari del capo non gli sembrava un bene, ma le informazioni che gli erano state fornite erano accurate e dettagliate come sempre.
Dasha e Tertius lasciavano il meno possibile al caso, Sunt aveva ideato programmi che ricercavano su extranet qualsiasi notizia o domanda su di loro, come qualsiasi altra informazione fosse richiesta.
Avevano appena superato il portale entrando nel sistema Dholen, famoso per l'instabilità del proprio sole che rendeva pericoloso viverci, quando un colpo li colse totalmente alla sprovvista colpendo i motori in un punto delicato --“Un dannatissimo colpo fortunato. Se avessimo eseguito la manutenzione come si doveva, il danno sarebbe stato assorbito senza problemi ”-- pensò.
Altri colpi erano seguiti al primo, chiunque fossero non volevano dare alla loro preda l'occasione di riprendersi. Era seguito un messaggio audio « Dasha sono Tam Arvis, uno dei tanti che tu hai tagliato fuori dagli affari o cercato di uccidere. Arrenditi e forse potrai vivere.»
La porta della cabina si aprì e la diretta interessata fece il suo ingresso «  Qual è la situazione?»
Multan fece rapporto « Non ci sono danni seri, ma siamo senza energia e le barriere cinetiche sono in piedi solo grazie a quella d'emergenza, il prossimo colpo ci farà un buco nello scafo. L’attacco proveniva da direzioni diverse, c'è sicuramente più di una nave la fuori, ma i sistemi non rilevano niente tranne queste maledette radiazioni che hanno saturato il sistema.»
«Allora bisogna giocarcela.» aprii un canale di comunicazione « Tam....vieni a prendermi.»
«Puttana umana, per l'umiliazione... » Dasha chiuse il canale e passò all'interfono della nave.
«A tutti, preparatevi ad essere abbordati. Andiamo ad accoglierli Isabella.» Il phantom le apparve accanto con le spade sguainate.
Multan immaginava che quell'umana pazza non poteva essere distante da Dasha ma aveva evitato di commentare o chiedere, attirare l'attenzione di Isabella era pericoloso.
Dasha aveva indovinato nel dire che volevano abbordare la nave invece di distruggerla, quello che nessuno aveva previsto furono le armi con cui avevano attaccato.
Inizialmente l'assalto avvenne con armi convenzionali e parevano farcela, gli assalitori erano umani, batarian e krogan e stavano subendo non poche perdite nell'abbordaggio. Lo spazio era limitato rispetto al loro numero, le persone che fronteggiavano erano le migliori nel loro campo e in più avevano Isabella che appariva dal nulla gettandosi nella mischia seminando il caos sparendo subito dopo.
Ma non erano giunti impreparati, tirarono fuori una specie di lanciamissili imbracciato da soli Krogan, dotato di munizioni elettriche. Le armi elettriche erano altamente sconsigliate a bordo delle navi per via della facilità e imprevedibilità con cui la corrente si diffondeva essendo l'intera struttura di metallo.
Non era raro che il colpo elettrico, colpita una superficie di metallo, si propagasse colpendo oltre ai nemici chiunque fosse nel suo raggio d'azione e facendo saltare i circuiti della nave, questo era stato il risultato quando si erano prodotti prototipi di queste armi di tipo medio/pesante.
Da allora, di questo tipo di armi, in commercio si trovavano solo pistole per l'autodifesa e un manganello col la carica sufficiente a far perdere i sensi a un individuo.
Le munizioni non esplodevano, ma per tutto il loro tragitto scaricavano al loro passaggio potenti scariche elettriche che rendevano impossibile trovare una copertura adeguata in uno spazio circoscritto come in una nave.
Gli scudi andavano in sovraccarico all'istante e il bersaglio perdeva i sensi, riportando spesso segni di bruciature. La prima a cadere per via di quest'arma fu Isabella, le sue spade erano dei parafulmini perfetti, poi uno alla volta gli altri, l'ultimo a cadere fu Mores.
C'era un motivo se erano solo i Krogan ad usare quei lanciamissili, anche con le dovute protezioni era impossibile non essere colpiti da quelle scariche una volta lanciato il missile e i Krogan, con il loro sistema nervoso ridondate, erano quelli che ne risentivano di meno.
Quando gli assalitori fecero il loro ingresso in cabina, lui si era disteso al suolo con le mani dietro la testa. Era un pilota, lo era sempre stato, se soldati di professione non c'è la facevano di certo non toccava a lui respingere il nemico.
Venne perquisito, fatto alzare e condotto in plancia sotto stretta sorveglianza, lì poté vedere che i suoi compagni erano vivi ma ammanettati e si chiese cosa sarebbe successo a tutti loro.
« Ma guarda, guarda....il pilota è un batarian.» - chi aveva parlato lo era a sua volta - « Sono Tam Arvis il nuovo capitano di questa nave e colui che deciderà se vivrai o morirai. Pare che tutti i terminali della nave siano bloccati ad eccezione di quelli della cabina di pilotaggio, mi sai dire perché?»
Multan cercò di rimanere concentrato sul suo interlocutore, ma uno dei suoi occhi cadde su Dasha. Il pugno lo raggiunse allo stomaco e si piegò in avanti per il dolore.
« Sono io che comando! Non questa puttana dalla pelle rosa, allora?» ringhiò Tam.
Lui annuì e spiegò «Dasha ha inserito un codice di protezione per evitare intrusioni, il mio codice di pilota sblocca solo quelli della cabina e i comandi inerenti alla guida e navigazione della nave. Un lettore di impronte fa si che accetti solo i comandi inseriti con le mie mani o di altri dell'equipaggio, l'unica che può modificare questi parametri è Dasha.»
Un cenno della testa e qualcuno andò a controllare che le parole del pilota fossero vere, una volta ricevuta conferma Tam si girò di scatto colpendo con un violento mal rovescio Dasha in faccia, che ammanettata in posizione precaria cadde a terra. La sua guancia fu schiacciata dallo stivale di Tam che lo mosse come se stesse schiacciando un insetto.
«Lo sapevo che era opera tua. Sai, da quando sono a bordo non sono riuscito a farla parlare, fa l'offesa.» Gli tolse lo stivale dalla faccia e la colpì violentemente allo stomaco con un calcio, facendola tossire e sputare saliva « Rimettetela com'era!» Disse ai suoi uomini presenti.
«Ecco cosa succederà ora. Questa nave non può muoversi per via dei danni al motore,quindi le mie la agganceranno e tutti quanti andremmo alla base operativa di Dasha, non appena tu ci avrai dato le coordinate. Non ho perso tempo a chiederlo ai tuoi ex-colleghi, gente cosi non parla mai...ma tu...tu sei solo il pilota, non sei coinvolto come loro, per questo ti offro non solo la possibilità di salvarti la vita, ma anche di entrare a far parte della mia organizzazione. Dasha ha creato la sua decapitando quelle criminali esistenti e schiacciando quelle più piccole o chi si opponeva, questo è poi quello che lega tutti i presenti. Troppo piccoli perché lei si preoccupasse di noi, sotto la mia guida abbiamo scoperto di avere le risorse per sfidare il nostro comune nemico, non appena avrò messo le mani sulla sua organizzazione e contatti la sua testa ornerà la mia cabina.»
Multan inghiottì a vuoto e parlò «  Accetto...voglio vivere, accetto.»
«Bene, sapevo che tra batarian ci saremo accordati.» disse sorridente Tam.
« Se mi è permesso...suggerisco di non uccidere nessuno fino alla base, sono presenti diversi sistemi di sicurezza e io non possiedo i codici.» suggerì Multan.
« Certo...ora è meglio che vai in cabina e trasmetti le coordinate, un paio dei miei uomini ti terranno compagnia» Multan diede un ultima occhiata a Dasha prima di voltarsi.
Ora lui si trovava lì, aveva dato le coordinate e la nave andava al massimo che quella situazione consentiva. Dalla sua postazione poteva vedere i cavi magnetici che legavano la nave alle altre, ben presto uscirono dall'ammasso.
I soldati, i più grandi chiacchieroni della galassia, che lo controllavano si misero a parlare dello loro impresa e risposero anche ad alcune delle sue domande, prima che uno gli intimasse di tacere e di preoccuparsi solo della guida. Venendo lo stesso a sapere molto di quello che era accaduto durante l'assalto e riuscendo a fare una buona di ricostruzione degli eventi con quello che già sapeva, pareva li avessero individuati subito grazie ad alcune informazioni inerenti tracce d'energia lasciate dall'Atlantic Codex, mentre loro si erano nascosti usando radiazioni che emulavano quelle naturali del sole.
Non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare allo sguardo di Dasha, non era quello di una persona sconfitta e nonostante la situazione continuava a temere di più il vecchio datore di lavoro che il nuovo.
Rifletté sulla sua situazione, volendo godeva ancora di un paio di vantaggi. Premette con il ginocchio sinistro, per evitare di farsi vedere, contro la parete laterale della sua postazione, aprendo un piccolo vano e alla prima occasione prese e nascose il contenuto nei pantaloni, pregando le colonne della forza che un nascondiglio tanto stupido non venisse scoperto.
Attivò un circuito che gli permise di accedere al sistema di monitoraggio interno della nave, sistema ideato per permettere al pilota di vedere cosa accadeva nell’Atlantic Codex se la cabina veniva sigillata. Aveva pensato di usarlo quando il nemico era salito a bordo, ma con la nave immobile era una difesa inutile.
Tam, seduto alla sedia del capitano fissava con piacere le schiene di quelle due umane piegate sotto i suoi stivali. Stava studiando il da farsi, visto le diverse ore che sarebbero occorse per arrivare a destinazione, quando uno dei suoi entrò tenendo qualcosa in mano « Signore, guardi cosa abbiamo trovato.» Lui prese l'oggetto in questione.
Avvolto da una custodia in tessuto, Tam scoprì il contenuto lanciando un fischio d'ammirazione.
« Scommetto che indovino a chi appartiene e Dasha....ah, giusto dalla vostra posizione non potete vedere di cosa sto parlando.» Tolse bruscamente i piedi dalle loro spalle, entrambe sentirono un violento bruciare sulle spalle, mettendosi tra loro per mostrare bene l'oggetto « Per me appartiene al tuo varren da guardia, la tua cara Isabella.»
In mano teneva la katana che tempo fa Dasha aveva regalato ad Isabella quando erano fuggite dalla torre del consiglio.
Entrambe non diedero reazione
«  Come....niente, beh forse mi sbaglio...ma di sicuro la tua amica è un'esperta di lame.» - si voltò e prese qualcosa da acconto la sedia - « Queste sono sicuramente sue.» Ora mostrava oltre alla katana anche le due spade prese da Isabella mentre era svenuta.
« Senza queste il tuo varren non ha denti....che ne pensi di questa spade Karseh?» chiese rivolgendosi al Krogan, suo vice, con lui in plancia.
« Spade? Quelle cose le usano i nostri cuccioli per levarsi il cibo dai denti. una lama Krogan, quella è una cosa per adulti.»
Tam si voltò verso Isabella « Già...e a me non serve che questo varren abbia denti con cui mordere.» si alzò porgendo le spade a Karseh.
« Spezzale,una alla volta, davanti a lei, voglio che veda. Si dice che sia innamorata delle sue spade, vediamo se è vero.»
Tam tornò da Isabella, la afferrò per la bionda coda di cavallo strattonandola violentemente costringendola ad alzare la testa e a guardare «Guarda o la prossima cosa che si spezzerà sarà un braccio di Dasha.» - e rivolgendosi al krogan- « Bene Karseh, incomincia con la più corta.»
Il krogan prese la spada, mise la lama sotto l'enorme piede, afferrò l'elsa e con un unico strattone spezzò di netto la lama.
Tam poté sentire agitarsi la sua vittima a quella vista e udire un lieve lamento.
Isabella sentì un nodo in gola alla vista della spada che si spezzava.
Karseh prese un altra spada, questa di lunghezza maggiore ma invece di fare come aveva fatto in precedenza la mise a terra e vi salto sopra.
Questa volta Isabella non riuscì a trattenersi, dimenticatasi della sua posizione fece per muoversi ma le manette e un violento strattone all'indietro la fermarono facendola cadere a terra.
 La spada si ruppe in più parti.
« Il varren ha dimenticato la sua posizione, ha dimenticato chi è il padrone.» disse divertito Tam.
A quelle parole seguì un coro di risa da parte gli uomini presenti.
Ebbe però un attimo di smarrimento quando fissò gli occhi azzurri di Isabella, non davano segni di paura. Erano occhi che fissavano, quelli di un predatore.
Attorno a lei si formò una lieve luce azzurrina.
Tam schiacciò con forza il volto di Isabella sotto lo stivale, con furia perché per un attimo aveva avuto paura nonostante la situazione. Respirava con foga, alla fine fece una risatina e disse. « Inutile che provi ad usare i tuoi poteri biotici. Ti abbiamo iniettato, mentre eri svenuta, un nuovo composto a base di nium, un minerale che genera campi magnetici che interferiscono con la manipolazione dell'energia oscura ed è anche tossico...ma non temere morirai prima per altri motivi.»
Alla fine tolse il piede della faccia ed ebbe il piacere di vedere un attimo d'incertezza in quello sguardo. La prima volta che aveva incontrato Dasha e Isabella fu il giorno che attaccarono e fecero a pezzi la sua organizzazione, ma più di ogni cosa ricordava quel phantom che sembrava uscire dalle ombre per fare a pezzi i suoi uomini. Alla fine sopraffatto dalla paura era scappato e questo l'aveva salvato, ora si sarebbe vendicato di quell'umiliazione.
« Cattivo Varren, hai bisogno di una lezione come si deve.» commentò il batarian e rivolgendosi al suo vice « Karseh, dammi l'ultima spada. Provvederò personalmente.» disse Tam entusiasta.
Isabella sentiva la disperazione crescerle in corpo, l'ultima spada era per lei l'oggetto più prezioso che avesse, un regalo di Dasha. L'unico che avesse mai ricevuto in vita sua, l'unica prova che forse lei aveva valore per qualcuno.
Tam estrasse un proiettile da una tasca e lo mostrò « Una munizione criogena.» Annunciò ai presenti. Ci lavorò qualche istante e alla fine aprì il bossolo e velocemente ne versò il contenuto sulla lama, nel giro di qualche istante l'intera spada fu ricoperta da uno strato di ghiaccio. La alzò sopra la sua testa, mettendola in bella vista e un secondo dopo colpì violentemente il suolo, la spada si frantumo in una miriade di pezzi.
I suoi uomini risero dello spettacolo improvvisato, ma all'improvviso fece segno di far silenzio e allora udì un rumore sommesso. Si avvicino ad Isabella e sorrise.
Da terra dove si trovava l'afferrò nuovamente per i capelli per farla alzare, Isabella non riuscì a trattenere un urlo quando lo fece, tirandola nuovamente all'indietro ma questa volta non perché guardasse, ma per essere guardata.
Fece cenno ai suoi uomini di avvicinarsi.
Isabella per quanto ci avesse provato non era riuscita a trattenersi, stava singhiozzando, aveva gli occhi lucidi e arrossati mentre le prime lacrime le rigavano le guance.
« Pare fosse veramente innamorata delle sue spade.» Un altro coro di risate seguì quelle parole.
Dasha aveva assistito a tutta la scena in silenzio, non c’era niente che poteva fare e lo sapeva bene, ma dovette ammettere che vedere Isabella in lacrime l'aveva la faceva infuriare.
Nel suo mondo innocenti e perdono non esistevano, ma c'erano lo stesso delle regole da non oltrepassare, per la prima volta, per quello che le permetteva la memoria, iniziò a pregare, non una preghiera vera e propria ma una richiesta diretta a qualsiasi cosa ci fosse la fuori. Pregò di avere l'occasione di ucciderli tutti, indipendentemente da cosa avrebbe richiesto.
« Capo, visto che è cosi triste di aver perso le sue lame facciamole provare le nostre?» disse uno degli uomini di Tam, un umano e mise la mano sul cavallo dell'armatura.
Il batarian ci pensò un attimo, in fondo appartenevano alla stessa specie e poteva darsi che la trovassero attraente, tranne che dalle asari lui non era stato attratto da altre aliene. Ma le umane avevano almeno esteriormente un fisico simile alle femmine della sua specie e se fosse stata una femmina batarian avrebbe avuto un fisico irresistibile, sopratutto il seno che appariva ben formato.
« Perché no?»
Le lasciò andare la testa, mentre con la sinistra la teneva dritta, gli infilò la mano libera sotto i vestiti fino a raggiungere il seno e glielo torse violentemente.
Isabella fece una smorfia di dolore.
« MALEDETTI BASTARDI, VOLETE UNA DONNA? PRENDETE ME, SEMPRE SE SAPETE COSA FARCI...PENSO DI AVERE PIÙ CAZZO E PALLE IO DI TUTTI VOI ASSIEME.» Urlò Dasha, sapeva che era stupido ma non poteva sopportare oltre.
Tam lasciò andare Isabella che riuscì ad evitare di cadere mentre continuava a singhiozzare.
La ginocchiata colpì Dasha dritta sulle gengive, poteva sentire il gusto del sangue in bocca, probabilmente aveva un labbro spaccato.
«ASPETTA! Dalla a me, ho sempre desiderato rifarmi cosi su questa STRONZA!»
Fino a quando non gli aveva parlato Tam non si era accorto dell'arrivo di Multan. Il pilota si era alzato dalla sua postazione appena aveva visto, tramite la telecamera esterna, la situazione. I suoi guardiani avevano solo avuto ordine di controllarlo non di trattenerlo.
Tam lo fissò e sorrise « Dunque sei uno di quelli a cui piacciano le aliene.» - disse continuando a sorridere in modo beffardo - « Per quale motivo dovrei accontentarti?»
 « Ancora non ti fidi di me, ma se faccio...sta cosa potrò continuare a vivere solo se lei muore. Sai che non mi risparmierebbe mai.» Spiegò Multan.
Tam ci rifletté un attimo « Va bene, tu e un paio che ne abbiano voglia vi divertirete con lei , tu andrai per primo e se non farai il tuo dovere loro ti uccideranno. Ti piace la mia offerta?»
 « Si, anche se non mi piace l'idea di farlo mentre altri mi guardano.» commentò il pilota.
 « Tranquillo se lo farai, ti prometto fin d'ora altre occasioni più intime prima di eliminarla....anzi, prendetevi anche questo “varren senza denti” e quell'altra umana » disse indicando Naomi « Se gli umani che lavorano per me o altri si vogliono divertire con loro mi sta bene, ma ricordate che per adesso le voglio vive. Il morale dei sottoposti è importante e un buon capo sa averne cura.»
 « Dovresti almeno togliere queste manette a Isabella e Dasha, altrimenti sarà faticoso trasportarle a peso.» osservò Multan.
Tam prese un comando, le manette dei polsi di Isabella e Dasha si staccarono dalle caviglie legandosi tra loro, ottennero almeno il sollievo di non essere più in quella scomoda posizione. Dasha e Naomi si misero in piedi da sole e afferrate per evitare sorprese, Isabella venne tirata su di peso.
« Un momento...dammi una piccola dimostrazione che vuoi veramente “montarla”, solo per essere sicuri.»  chiese Tam.
Multan sapeva che non poteva tirarsi indietro, si avvicino a Dasha che lo guardava dritto negli occhi, quello sguardo che più volte non aveva mai osato sfidare. Ma questa volta non aveva scelta.
Mise la mano all'altezza dei pantaloni di lei e la infilò dentro, la fece correre in basso fino a quando senti un altro strato di tessuto, gliela mando sotto, incominciò a sentire della peluria e alla fine avvertì con il tatto una lieve umidità e un pulsare, sperò che quei olofilm per adulti che aveva visto con umane fossero veri, piego due dita verso l'interno in direzione del pulsare e le sentì entrare.
Dasha ebbe un sussulto, i suoi occhi si spalancarono e il respiro accelerò lievemente.
« COME TI PERMETTI....DANNATO TRADITORE.....NON E' DIVERTENTE, UCCIDIMI E FALLA FINITA!»
Tam annuì soddisfatto dicendo « Bene mi hai proprio convinto....tu e un primo gruppo trovatevi un posto adeguato...dopo mi dovrai raccontare, non l'ho mai fatto con un'umana, se sarà piacevole potrei decidere di mandarle in paradiso prima di spedirle all'inferno.»
Multan aveva condotto le tre donne, tre umani e un batarian sul ponte equipaggio, essendo pochi sulla nave, molte erano le stanze vuote e ancora meno quelle con un letto. Suggerì un paio di stanze vicine ma due umani obiettarono, afferrarono Isabella e Naomi, quest'ultima aveva provato a scappare appena fuori dal ponte tattico ma era crollata a terra percorsa da una violenta scarica elettrica originata dalle manette, portandole in infermeria affermando che si trattava di un classico e sghignazzando fra loro.
L'altro umano propose di andare con loro ma lui obiettò che c'erano solo due lettini, sarebbero stati più comodi dove indicava lui. Entrarono nella stanza, era chiaro che nessuno faceva le pulizie da un po' ma c'era un letto.
« Bene, divertiti ma sbrigati...anche noi vogliamo darle una lezione e magari anche alle altre.» disse l'altro batarian e l'umano si dimostrò d'accordo.
Afferrò Dasha per le manette e la buttò sul letto, lei cercò di porre resistenza ma una breve scossa elettrica la colpì, Multan si voltò e vide la guardia batarian con un telecomando in mano «  Cosi non perdiamo tempo.» disse.
Dasha era ancora cosciente, le allargò brutalmente le gambe e la tirò a se, sollevandosi la maglia sul davanti.
« Ora troia afferralo e fammi vedere cosa sai fare con le mani.» disse.
 Lei si fece avanti e con le mani afferrò...
…il calcio della pistola infilata nei pantaloni di Multan, la estrasse velocemente eliminando le due guardie troppo sorprese per reagire.
 Multan si era voltato per ammirare l'esito del suo piano improvvisato e quando guardò di nuovo davanti a se vide la canna della pistola in faccia.
« Levati.» Ordinò Dasha.
L'azione si era svolta cosi velocemente che erano ancora nella stessa posizione, lei sul letto con lui in piedi tra le gambe, con le mani che bloccavano e tenevano allargate le gambe di lei.
Il batarian realizzò la situazione in cui si trovava, fece un balzo all'indietro cadendo a terra.
Dasha scese dal letto minacciandolo con la pistola. Il volto contratto in un'espressione indecifrabile.
« Ti prego, non ti ho tradito...mi dispiace per prima...per averti “toccato”...non mi sono divertito a farlo.» Vide un fremito in uno dei sopraccigli di Dasha, ebbe la sensazione che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata sbagliata. Rimase in silenzio, in attesa e sperando.
Lei abbassò l'arma « Non ho tempo per te, mi devo occupare di Isabella.»
Si diresse verso le due guardie morte, saccheggiandone i cadaveri.
Isabella non sapeva cosa fare, non aveva le sue spade, i suoi poteri erano bloccati e da quando aveva cercato di usarli avvertiva nausea,  violenti giramenti di testa e una sensazione di malessere generale in tutto il corpo. Ma la cosa peggiore era la consapevolezza di essere stata inutile e per questo la spada che Dasha le aveva regalato era andata distrutta, di sicuro doveva odiarla. A quel pensiero non riusciva a smettere di piangere.
 Le porte dell'infermeria si aprirono e i quattro individui entrarono.
« Beh, se proprio dobbiamo farlo almeno divertiamoci.» Commentò Naomi e si sedette sul letto « Allora chi vuol essere il primo? Se non mi volete togliere le manette dovrete darmi una mano a spogliarmi.»
Un soldato si fece avanti, mentre l'altro si rivolse ad Isabella « Cerca di collaborare come la tua amica e forse ti divertirai.»
Nessuna risposta.
« Non pensare che ti risponda o collabori, l'unica persona che ascolta è Dasha.» Avvertì Naomi.
Il criminale grugnì a sottolineare il suo disappunto« Mmhh...una dannata statua quindi, peccato con il corpo che si ritrova...forse dovremmo farle vedere la sua amica che viene scopata, ma per ora...»
Le strinse forte il sedere ma non ottenne nessuna reazione.
Isabella venne sollevata e buttata di peso sul lettino, vide un coltello e senti il rumore che faceva mentre le lacerava i vestiti. Nuda, senza dare segno che questo la disturbasse. La sua mente era concentrata su solo due cose: Dasha e la delusione che doveva averle dato.
Delle mani le afferrarono le gambe alzandogliele, spingendole indietro e allargandole.
« Con permesso » Disse ironico il soldato. Fu allora che scoprì qualcosa che lo eccitò ulteriormente, la resistenza che sentiva era dovuta al fatto che di lì non era mai passato nessuno.
Lui sarebbe stato il primo. Sorrise, tirò Isabella ancora più vicino a se. Voleva farle male.
Lei lo sentì premere sul l'inguine e con la voce rotta dal pianto gridò « DASHA!!»
Fece il suo ingresso in infermeria accompagnata da Multan, libera dalla manette e con tutto quello di utile che aveva trovato sui nemici.
I due soldati giacevano morti, mentre un Isabella nuda sul lettino continuava a piangere. Fece un passo in avanti ma subito si voltò, arma in pugno, intuendo la presenza di qualcuno dietro il paravento mobile.
« Gesù, Dasha ti stavo per sparare, non pensavo di vederti...cosa ci fa lui qui?» disse Naomi mentre usciva dal riparo improvvisato, indicando il batarian.
« Mi ha aiutata, è una lunga storia...qui cos'è successo?»
« Pensavano che siccome ero disarmata fossi innocua, d'altronde quelle famose siete tu ed Isabella. Ho spezzato il collo al primo con le gambe e l'altro in maniera classica, era cosi concentrato su Isabella che non si è accorto di niente. Maschi, davanti a una figa smettono di pensare.»
 « Isabella...voi siete state?» domandò la Weaver.
Naomi fece segno di no con la testa « In ogni caso avrebbero sfondato una porta aperta. Isabella invece è scoppiata in un pianto a dirotto quando il tizio si è fatto avanti, lei è per caso...» l'occhiata che ottenne fu sufficiente a farle capire che non erano fatti suoi.
« Tu invece, ti hanno…?» Chiese a Dasha
« No» e raccontò a Naomi come si erano liberati dei loro guardiani. « Ora mi riprenderò la mia nave e manderò molta gente all'inferno.»
Si avvicinò a Isabella, sedendole accanto.
« Non mi sembra in condizioni di essere utile.» Sentenziò Naomi.
Ignorò il commento dell'ex N7 e si fece avanti, prese il volto di Isabella tra le mani e la guardò negli occhi « Inutile è la persona che viene meno al proprio ruolo, generale Williams, Le memorie » disse il phantom, abbassando gli occhi.
« Ho delle spade per te, hanno bisogno solo di una mano abile nell'impugnarla, il krogan che le ha rotte è tuo, chiunque dei nemici è tuo ma Tam è mio e lo voglio vivo.» Disse Dasha e la baciò sulla fronte.
Lei sorrise, sembrava una bambina che sapeva di essere stata perdonata. Non piangeva per quello che aveva rischiato che le succedesse, piangeva all’idea che Dasha avrebbe voluto abbandonarla perché lei non era riuscita ad ammazzare i suoi nemici.
« Non usare i tuoi poteri, fino a quando quello che hai nel sangue non sarà neutralizzato. Se è davvero tossico, utilizzarli potrebbe aggravare il tuo stato.» Le spiegò la Weaver
Tornò a rivolgersi agli altri, mentre Isabella prendeva dai cadaveri il necessario per vestirsi.
« Facciamo il punto della situazione. Da quello che ha detto Tam mentre eravamo sue ospiti, la maggior parte dei suoi uomini si sono sistemati nella stiva, altri sono sparsi nella nave a saccheggiare. Quelli nella stiva e Tam con i suoi sul ponte tattico in plancia dovrebbero essere gli unici due gruppi organizzati di nemici.» Spiegò Dasha.
 « In cabina di pilotaggio sono riuscito ad accedere ad alcune telecamere e sembra cosi, non hanno messo pattuglie ma solo qualche guardia in punti importanti. Avendovi tutti ammanettati in plancia non hanno pensato fosse necessario.» Aggiunse Multan.
Dasha annuì « Bene abbiamo la sorpresa, vediamo di mantenerla il più a lungo possibile, dovremo procurarci delle armi decenti. Quando ho inserito il codice di sicurezza l'armeria si è completamente sigillata, se riusciamo ad accedervi potremo prepararci come si deve. Ci saranno delle guardie ma se saremo veloci non sarà un problema.»
 « D'accordo ma come facciamo con la nave e quelle nemiche?» Chiese Naomi
 Multan sorrise « Non preoccuparti, hanno catturato la nave solo per un colpo di fortuna, il primo colpo ha colpito il tremezzo del motore che aveva bisogno di manutenzione è questo ha causato una calo dell'energia, ma se riesco a deviare l'energia in altri percorsi, avremo armi, scudi e i motori anche senza FTL, non potremo scappare o inseguire per lunghe distanze, ma con me in cabina li faremo fuori se daranno battaglia.»
 « All'armeria.» ordinò Dasha.
« EHI!» Le due guardie, poste all'ingresso dell'armeria, si voltarono rimanendo di stucco a vedere una donna in intimo nel corridoio di fronte a loro, esitazione più che sufficiente a Dasha per eliminarli con pochi colpi di pistola prima di qualsiasi reazione.
Raggiunse la porta ed inserì il codice di disattivazione, l'armeria si aprì mentre venne raggiunta dagli altri e Naomi gli porgeva i vestiti che si era tolta.
Lei e Isabella trovarono le loro vecchie armature in stile Cerberus, quelle aggiornate da Mores erano state prese dagli uomini di Tam e messe chissà dove, in compenso le armi erano più che moderne. Ognuno si equipaggiò con quello che riteneva più opportuno.
Un improvviso sibilo fece voltare tutti verso l'interno, Isabella aveva trovato una coppia di spade, identiche a quelle precedenti e create  come riserva, le fece volteggiare rapidamente in aria, rinfoderandole al primo colpo senza guardare. Il suo volto non era visibile per via del casco da phantom ma la sua soddisfazione era evidente.
Proseguirono quindi con il piano. Naomi e Multan sarebbero scesi attraverso i condotti di manutenzione fino in sala macchine indossando le armature dei nemici per evitare di farsi riconoscere e avrebbero prima riparato il tremezzo e poi sigillato la stiva.
Lei e Isabella si sarebbero riprese la plancia e liberato gli altri. Multan si sarebbe messo ai comandi e cercato di liberare la nave.
 
Isabella si stava sfogando con vere piacere, aveva sorpreso i pochi nemici intenti a saccheggiare. Amputava, tagliava e uccideva con vero piacere. Potevano averle inibito i poteri ma quelli per lei erano solo un accessorio. Lei era mortale di per se.
Non potevano impedirle di anticipare le mosse dei nemici, leggendone la postura del corpo. Un insieme di istinto primitivo, dote naturale ed esperienza, il tutto elaborato dal programma phantom.
Prima che il movimento che la mente ordinava al corpo fosse messo in atto, le intuiva già in buona misura cosa avrebbero fatto.
Inoltre non era sola e non aveva bisogno di guardarsi alle spalle. Dietro di lei Dasha eliminava i nemici con un unico colpo. Era una dei migliori cecchini della galassia, grazie al programma nemesis installato nella mente.
Ideate da Cerberus, le unità nemesis e phantom operavano sempre insieme. Grazie anche a questo si muovevano perfettamente in squadra senza bisogno di comunicare, permettendo ad Isabella di concentrasi al meglio su quello che stava facendo.
Con fredda lucidità e vera goduria lei li uccideva. Non era arrabbiata con loro perché l’avevano vista nuda, toccata e quasi stuprata.
La mente quasi pazza di Isabella non aveva risentito di questi eventi.
Passata la disperazione ora che sapeva che Dasha non era delusa da lei, era subentrata la collera perché l’avevano privata della sua preziosa katana. Non aveva saputo proteggere il prezioso regalo che Dasha le aveva fatto. Forse lei si era risentita di quello nei suoi confronti, ma se faceva la brava magari avrebbe ricevuto una seconda katana in regalo.
Questo pensiero la spronava ad uccidere velocemente. Occultata dall'armatura, arrivava alle spalle e uccideva. Non perdeva tempo a torturare, ansiosa di ricevere i complimenti di un lavoro ben fatto.
I nemici morirono prima di poter dare l’allarme.
Dasha Weaver e le spade erano i due centri attorno cui ruotava la sua esistenza, uniche ancore che non facevano sprofondare la sua mente nella follia totale.
Alzò la testa , ruotandola di lato. Era sicura di non sbagliarsi, stava arrivando qualcosa di grosso.
Forse, con lui solo si sarebbe divertita.
 
Karseh, era scocciato di sprecare cosi il suo tempo, era stato mandato da Tam a cercare quegli idioti che si stavano divertendo con le umane e che non davano notizie da un po', non capiva la preoccupazione del capo, in quei momenti nessuno si ricordava di ciò che doveva fare e non sopportava che Lui, il secondo in comando, li dovesse cercare.
Era assorto in quei pensieri quando poco più avanti nel corridoio senti una specie di sibilo, fece ancora qualche passo e udii lo stesso suono alle sue spalle.
Imbracciò il fucile a pompa e si fermò, dietro di lui una porta si aprì, si voltò e sparò ma non c'era nessuno, si diresse verso la soglia aperta sparando diverse volte nella stanza, quindi finalmente vi entrò con circospezione di qualche passo.
Sentì un dolore improvviso alle braccia, seguito da uno identico alle gambe, tutto quello che il krogan poté fare mentre cadeva fu eseguire una mezza giravolta e cercare di sparare all'aggressore alle sue spalle, il colpo andò perso contro il pavimento.
Isabella gli era arrivata da dietro, recidendogli in un taglio netto muscoli e tendini delle braccia e quelle delle gambe. Ora il krogan era riverso a terra con la faccia verso di lei, ma incapace di muoversi come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
« D'accordo uccidimi, ma sappi che è stato divertente rompere le tue preziose spade» E rise in faccia ad Isabella.
Da lei nessuna risposta
La spada lunga infilzò il krogan nella parte bassa dell'addome ma non affondò il colpo, aveva solo lacerato la pelle. Con un unico colpo incise l'addome in tutta la sua lunghezza, dal basso verso l'alto, tagliando pelle , ossa e muscoli, la sua vittima lanciò un unico urlo. Lei ripeté l'operazione diverse volte, rimuovendo le parti tagliate con la punta della spada e come in un modellino anatomico era possibile ammirare l'interno del krogan e suoi organi mentre era ancora vivo.
« Dannata umana pazza, farai bene ad assicurarmi di uccidermi o ti darò la caccia a te e alla tua amica e vi renderò il favore.» Minacciò Karseh, sperando di provocare l'umana e ottenendo una morte veloce, in quelle condizioni ci avrebbe messe ore a morire e in maniera dolorosa.
 Isabella lo scavalcò e al centro della stanza emise un fischio, qualcosa si agitò sotto il letto.
Il krogan, vide quello che sembrava un piccolo roditore peloso, non più grande della sua mano uscire da sotto il letto e andare incontro all'umana facendogli delle feste, era chiaramente un animale da compagnia anche se non sapeva di che tipo.
Isabella si chinò e accarezzò Spadino, quindi indicò con la mano il krogan sanguinante a terra e usci della stanza.
Karseh si chiese cosa avesse in mente quell'umana, quel coso peloso non era un pericolo nemmeno nello stato in cui si trovava. L'animale emise un paio di versi piuttosto acuti  « Sta zitto!!» Gli urlò lui.
Spadino incominciò ad annusare l'aria, conosceva bene quell'odore, molte delle cose che gli portava la sua padrona ne erano impegnate. Si avvicinò al krogan e lecco il sangue a terra, alzò di scatto il muso pulendoselo con la lingua e trotterellò da qualche parte sparendo dalla vista di lui per riapparire da sopra il letto e incominciò a ringhiare apertamente nella sua direzione « Cosa vorresti fare?»
Il cane fece un balzo atterrando in mezzo alle interiore del krogan e eccitato dal sangue incomincio a morderle. Karseh urlò atrocemente e l'ultima visione che ebbe fu quella di un teschio asari sotto il letto da dov'era uscito quell'animale.
Quando Isabella usci dalla stanza trovò Dasha ad attenderla,
« Non sono sicura di voler sapere perché lo hai attirato nella tua stanza...gli hai tolto il comunicatore?»
Lei glielo porse
« Bene ora andiamo a riprenderci la nave.»
 
In sala macchine, attraverso i condotti di manutenzione Naomi e Multan erano arrivati a destinazione, fortunatamente non trovarono nessuno una volta giunti, pareva che Tam non fosse in grado di far rispettare la disciplina. Riuscirono a mettersi al lavoro senza essere interrotti e in una quindicina di minuti a ripristinare l'energia.
Una volta fatto si diressero al hangar per sigillarlo, ma sul posto Naomi impose un cambiamento di programmi. A sentire cosa volesse fare Multan chiese se era impazzita ma lei lo zittì.
La donna entrò nell'hangar, fortunatamente aveva un casco che le copriva per intero il volto, dopo un minuto, come concordato, il batarian inserì il codice che avevano ottenuto da Dasha e la porta si sigillò con uno scatto netto, ma non vi furono altri rumori.
Naomi stava passando attraversa a quel gruppo di almeno una quarantina di persone quando i primi, insospettiti quel rumore, si avvicinarono alla porta per controllare e quando fu chiaro che qualcosa non andava altri accorsero verso la porta mentre lei era quasi arrivata al suo obiettivo, una portellone blindato nella parete sinistra dell'hangar. Da quello che aveva detto Dasha il suo codice sbloccava qualsiasi cosa sulla nave, si augurò che fosse vero.
Qualcuno la notò, era l'unica persona che andava in senso opposto alle altre « Chi sei? Cosa stai facendo?» Le gridò.
Lei corse al panello, molti non l'aveva ancora notata e solo pochi si dirigevano verso di lei, immise il codice e le porte blindate si aprirono mentre esplodevano i primi colpì nella sua direzione.
I soldati avevo raccolto o estratto le proprie armi, non sapevano chi stavano affrontando ma solo che era un singolo individuo rintanato in un vicolo cieco. All''improvviso nel hangar risuonò un tonfo, come qualcosa di pesante che sbatteva, seguito da una serie di rumori tutti metallici.
La causa di quei suoni, con orrore per loro, divenne ben presto evidente e solo allora si resero conto che non solo la porta era chiusa ma anche le comunicazioni tagliate.
Naomi era riuscita salire nella cabina del mech che lei e Tenus avevano recuperato. Mores l'aveva definito un opera geniale nell'arte della guerra, era il momento di dimostrare quanto il krogan se ne intendesse. Falciò i primi nemici con la mitragliatrici, arti e corpi volarono in ogni direzione.
Un krogan, più furbo degli altri, prese un lanciamissili elettrico e l'usò.
Il colpo a carica elettrica colpi il mech. Naomi poté vedere il panello di controllo impazzire, fare scintille e non rispondere ai comandi, mentre i nemici intensificavano il loro attacco.
Ma come predetto da Mores quel mech era formidabile e passata la scarica tornò attivo dopo un paio di secondi, lei usò il braccio artigliato per afferrare il krogan che l'aveva colpita per la testa, alzandolo davanti a se, che esplose come un acino di uva quando aumentò la morsa del braccio. A quella vista molti nemici indietreggiarono.
Non poteva usare le armi più potenti senza danneggiare la nave, ma per fortuna quel mech era ben fornito.
Come un dio pagano che faceva udire la propria voce tramite i tuoni, cosi il mech fece udire la sua tramite boati assordanti e nessuno udii delle voci più deboli gridare. Quando un dio parla è solo la sua voce che viene udita.
Tam era frustato, Karseh non rispondeva e nemmeno gli uomini nell’hangar, aveva mandato qualcuno a cercarli ma anche loro non avevano più dato notizie, nella plancia del ponte tattico, rimanevano solo lui con una decina di uomini più i prigionieri. Provò nuovamente a usare il comunicatore, aveva perso il conto delle volte che ci aveva provato.
« SMETTILA, sono morti, la tua inettitudine nel continuare a cercare di stabilire un contatto sta rasentando la pura STUPIDITÀ, mi fai venire il mal di testa, non hai neanche pensato a cambiare canale di comunicazione.» urlò spazientito il generale turian Tetrius.
« Morti? Uccisi da chi? Dasha e quel phantom pazzo, ridicolo, le ho sconfitte e ora staranno facendo divertire i miei uomini da quelle puttane che sono. Nel hangar ci sono almeno una quarantina di individui armati, troppi per loro...ma se hai soluzione a questa situazione forse potrei risparmiarti la vita e magari farti unire alla mia organizzazione se funziona.»
« No! Non lavoro con dilettanti e inetti che hanno avuto solo una botta di fortuna. Avrei costantemente mal di testa per la vostra incapacità e di sicuro non accetto adesso che state per diventare dei cadaveri.»
« Quando ti mostrerò i loro cadaveri, implorerai il mio perdono per queste tue parole.» affermò rabbioso Tam.
Una delle porte del ponte si aprì e una sfera metallica rotolo vi rotolo dentro, dalla parte superiore emerse una torretta.
« GIU!!» gridò Mores.
Dasha era passata dal laboratorio del Krogan per cercare qualcosa che potesse servire come diversivo per entrare nel ponte tattico, li trovò un “Big Varren”.
Non aveva idea di come pilotarlo ma se capiva bene le impostazioni era programmato per sparare ad altezza d'uomo a tutto ciò che si muoveva se avviato in modalità automatico.
Lei e Isabella raggiunsero il ponte tramite le scale, non era possibile arrivare di nascosto con l'ascensore, eliminando chi Tam aveva mandato a controllare.
Arrivata alla porta l’aprì quanto bastava per far rotolare all'interno il piccolo robottino.
Come sperato tutto il fuoco e l'attenzione era concentrata sul suo diverso quando pochi secondi dopo fece il suo ingresso, armata con un M99 Saber, pochi colpi ed eliminò chi teneva sotto tiro i suoi uomini
« Uccidetela.» Ordinò Tam, gli uomini rimasti, eliminato velocemente il robottino, si voltarono verso di lei ma due di loro caddero trafitti colpiti alle spalle da Isabella e un altro decapitato, poteva essere senza poteri ma l'occultamento della sua armatura funzionava e nessuno aveva notato una figura occultata che entrava alle spalle di Dasha.
« Chiudete gli occhi!!» Gridò la Weaver e lanciò delle granate accecanti, approfittò di quel momento per usare uno dei telecomandi presi dalle guardie per liberare gli altri.
Tertius e Tenus raccolsero le armi dei morti da terra e fecero fuori subito chi restava dei nemici, Mores si esibì in una classica  dimostrazione di carica Krogan, mentre Sunt rotolò in un posto sicuro, era un hacker e questi eventi non facevano per lui.
Dopo un paio di minuti convulsi, Tam rimase l'ultimo dei nemici in vita
«Lo voglio vivo!» - ordinò Dasha - « ISABELLA! FERMATI ORA!»
Le punte delle spade si fermarono a meno di un centimetro dagli occhi di Tam. Isabella ricordava cosa gli aveva detto Dasha ma voleva ucciderlo, alla fine si allontanò da lui anche se scocciata.
Multan fece il suo ingresso in quel momento con un fucile in mano, ma lo abbasso subito quando vide che era tutto finito e le armi degli altri puntate su di lui.
« Calmi, sono io!»
« Infatti.» obiettò Tenus.
« Dasha...capo.....per favore...» disse supplicante.
«Giù le armi, mi ha aiutato, i dettagli a dopo ma per adesso abbiamo bisogno di lui...ma è meglio se getti tutte le armi.» ordinò lei.
Multan obbedì e corse verso la cabina.
«Aspetta, dov'è Naomi?» chiese Dasha.
«Nel hangar...penso stia bene, ha voluto improvvisare.»
Lei cercò subito di stabile un contattato, giusto per confermare le parole del pilota.
«Qui Naomi, sto bene ma l'hangar ha bisogno di una pulita...non c'è un bello spettacolo.»
Dasha si mise alla console principale, i sistemi della nave erano sbloccati.
Multan si mise subito all'opera, fuori dal sistema Dohlen e con i sistemi operativi usò una scansione attiva per rilevare le forze nemiche, come immaginava le due navi che li trainavano non erano le sole, una terza nave li seguiva tenendosi sulla loro verticale ma doveva agire subito, la scansione attiva non sarebbe passata inosservata.
Si mise ai comandi e per quello che gli era possibile, spinse i motori all'indietro più che poté, le navi nemiche impreparate a questa manovra curvarono entrambe verso l'interno e le loro pure si scontrarono, fermandosi davanti all'Atlantic Codex.
Il cannone principale della nave fece fuoco colpendo ambedue le navi, a quella distanza ravvicinata, il colpo sventrò, trapassando da parte a parte, ogni singola paratia. Sistemate le due navi che li trainavano Multan gridò nell'interfono  « AGGRAPPATEVI A QUALCOSA!» e fece ruotare la nave di 90°  con la prua rivolta verso l'alto, appena in tempo per evitare una salva di colpi sulla loro posizione precedente, uso i lanciamissili laterali e dopo pochi secondi il cannone principale.
Se l'altra nave avesse deciso di scappare non avrebbero mai potuto seguirla, ma aveva deciso di dar battaglia. Alcuni dei missili vennero abbattuti, i più raggiunsero l'obiettivo colpendone gli scudi, questi indeboliti non furono sufficienti a fermare il colpo del cannone principale che colpì in pieno la nave, sfondandone la corazza. Questa incominciò a piegarsi e alla fine si spezzò in due un istante prima di esplodere.
« Dasha, navi nemiche sistemate....ricevo delle chiamate di soccorso da quelle che ci trainavano, pare ci siano superstiti.»
 « Non mi servono, falli fuori.»
 « Ricevuto.» Multan guardò le due navi alla deriva --Bene, non ho molte occasioni di usare l'armamento di questa nave.-- pensò
Ebbe il piacere di sentire il parere di Naomi sulla sua manovra, il mech non essendo ancorato aveva fatto un bel volo con lei a bordo.
« Sto bene, ma solo perché questo “bambino” è robusto.» disse la donna.
 
Il giorno dopo Tam si era svegliato sentendo dell'aria fresca sul viso, era ancora intontito ma si rese subito conto di essere su un pianeta quando vide il cielo sopra di lui, sentii il terreno umido al di sotto e per di più ospitale visto che riusciva a respirare senza casco.
Non riusciva però a capire cosa ci facesse, l'ultima cosa che ricordava era la prigione sulla nave di Dasha. Come se pensandola l'avesse evocata lei apparve in piedi accanto a lui.
«Salve Tam.» disse e imbracciò la su arma, un fucile ad arpioni Kishock.
Il primo colpo si piantò nel gomito destro di Tam, inchiodandogli il braccio al suolo.
Il fucile sparava solo un colpo per volta e richiedeva un po' di tempo per ricaricarlo.
«AAHHH!!!...Uccidimi e facciamola finita.»
«Questa è bella... non sono cosi stronza da non riconoscere il favore che mi hai fatto radunando tutti quelli che c'è l'avevano con me, mi hai permesso di farli fuori tutti insieme. Questo merita un piccolo premio.»
Un secondo arpione, ma questa volta nel gomito sinistro.
«AAHH!!»
«Adesso scusami, ma il tuo premio sta arrivando ed è meglio che io non ci sia, non vorrei rovinartelo.»
Altri due arpioni, uno per ginocchio
« Aspetta Dasha.... dove siamo? Di cosa parli?»
Lei prese qualcosa dallo zaino e lo mise a terra, era un “Big Varrei.”
« Sunt...mi senti? Assicurati di riprendere il più possibile finché l'attrezzatura funziona, poi spediscilo tramite extranet dove ti ho detto. Servirà da monito ad altri che vorranno mettersi contro di me.» Quindi si voltò per andarsene.
« Aspetta...rispondimi.» supplicò il batarian.
« Siamo esattamente dove mi hai chiesto nel tuo falso messaggio: Haestrom. Il tuo premio sarà la splendida alba che si gode da questo pianeta, sei fortunato, sono secoli che nessuno ammira più questo spettacolo naturale.»
Questa volta se ne andò veramente, ignorando le urla di Tam
Fece qualche tentativo di liberarsi, ma inutilmente. Guardò verso l'orizzonte e vide che il sole stava lentamente alzandosi, in alcuni punti intorno a lui dove la luce già arrivava, colonne di vapor acqueo si alzavano dal suolo che scoppiettava e si seccava all'istante privo di tutta l'umidità accumulata durante la notte.
« NNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!»
*****
Nel giro di una settimana, Dasha aveva scoperto abbastanza facilmente chi aveva ideato quelle armi elettriche e lo lasciò in vita in cambio dei progetti, di una parte dei ricavi e della sua “spontanea” adesione alla sua organizzazione. Era una donna pratica, non aveva rancore verso il loro ideatore per i problemi che quelle armi gli avevano dato.
Risolta quella faccenda, al momento tutti si trovavano alla loro base nei sistemi terminus, avevano bisogno di riposo e la nave di manutenzione.
Erano nella stanza adibita a sala mensa.
Isabella spalancò la bocca e inghiotti il cucchiaino di budino che Dasha gli porgeva, tutti gli altri attorno guardavano allibiti non sapendo bene cosa pensare. I suoi poteri stavano gradualmente tornado, i vari medici avevano confermato che una singola dose causava numerosi effetti collaterali ma tutti temporanei e reversibili, specificando di non usare i poteri fino all'eliminazione completo del farmaco dell'organismo. Maggiore era l'uso dei poteri, maggiori sarebbero stati i sintomi.
Multan si alzò e camminò fino davanti a loro mettendosi sull'attenti, poteva fare a meno di quella posa militare ma sperava che quella minima dimostrazione di rispetto e sottomissione servisse a qualcosa.
« Dasha ci siamo trovati in pericolo per colpa tua...per la tua indecisione a prendere un vero equipaggio per questa nave. Avessimo avuto un reparto d'ingegneria avrebbero potuto fare una manutenzione regolare alla nave o riparare subito il problema del tremezzo. C'è anche bisogno di tecnici specializzati per i sensori e la calibrazione delle armi, per non parlare di un medico e un cuoco, sarebbe bello mangiare altro sulla nave che pasti preconfezionati. Ci servono almeno una ventina di persone come minimo, questo è un dato di fatto anche se non ti piace.»
Quindi tacque in attesa di una risposta, il viso di lei era serio ma non sembrava arrabbiata. Lo stesso non poteva dirsi di quello di Isabella, poté udire il rumore di metallo che scorreva.
 Dasha mise una mano in testa a Isabella che parve calmarsi.
« Generale, lei è della stesa opinione?»
« Si, Dasha.» Rispose Tertius, a un paio di tavoli di distanza.
Sembrò rifletterci sopra un attimo e alla fine disse «Mi prepari una lista di candidati e me la presenti il prima possibile.»
« Veramente, ne ho preparata una da tempo. Possiamo consultarla quando vuoi, anche subito.»
Lei sospirò « Va bene, inutile perdere tempo, l'aspetto nel mio ufficio tra cinque minuti generale.»
« Agli ordini.»
Quindi si alzò dal tavolo e porse il resto del budino ad Isabella, che però parve seccata che Dasha avesse smesso di accarezzarla.
Multan riprese a respirare, era vivo....era più di quanto aveva immaginato, si voltò per andarsene quando un'idea gli attraversò la mente, era una cosa stupida, ma non era mai stato bravo a resistere alla propria curiosità.
« Isabella, ti posso fare una domanda?» chiese lui, nella sala il silenzio assoluto. Tutti coloro che assistevano alla scena si fecero all'istante tesi, senza Dasha presente Isabella si sentiva libera di fare ciò che voleva.
Lei alzò lo sguardo verso di lui che non poté dire cosa vide in quegli occhi, ma gli tornò in mente quando da piccolo per la prima volta aveva imparato che non bisognava mai disturbare un animale quando mangiava, ma ora non poteva tirarsi indietro.
« H-Ho visto che hai delle nuove guaine per le tue spade. Mi chiedevo di cosa fossero fatte? Sono belle.»
Gli angoli della bocca di Isabella si piegarono verso l'alto e con una mano indicò Mores
« Te le ha fatte Mores?» Gli sembrava strano, d'altronde lo stesso krogan sembrava sorpreso di essere stato tirato in ballo.
Lei prese una delle spade ancora nella custodia e gliela mostrò, il sorriso iniziale aveva ora qualcosa di agghiacciante  « Krogan. Pelle Krogan.» Dichiarò.
   
 
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