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Autore: Geilie    30/04/2014    0 recensioni
[Crossover Harry Potter/Labyrinth]
Negli anni, Gellert è sempre stato capace di ascoltare i suoi dubbi e di infiocchettare una soluzione per lui, o almeno di dargli una nuova prospettiva sul problema del momento. Lo fa anche questa volta, anche se il problema non ha soluzioni: Albus può solo tentare di appellarsi a entità ancor più potenti di loro, dice Gellert, anche se nessuno gli garantisce che le sue preghiere avranno risposta. È un passo nel buio, ma Albus non ha più tempo per sentirsi a disagio nel procedere a tentoni, e quindi lascia che Gellert gli indichi una nuova porta alla quale bussare.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Autore: Geilie
Titolo: C’era una volta…
Fandom: Harry Potter/Labyrinth
Personaggi: Albus Dumbledore, Gellert Grindelwald, Jareth
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: Crossover (obviously), post-quinto libro, post-film, What if?, probabilmente nonsense, Grindeldore implicita e accennata, possibile OOC (per Jareth), un pizzico di angst
Parole: 1105 (Word)
Note: partecipa agli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard. Non so bene quale angolo del mio cervello abbia partorito questa cosa orripilante, ma ormai non mi stupisco più di nulla… Per contestualizzare un po’: siamo al sesto libro, ovvero al sesto anno di Harry e compagni, e quindi 1996-1997. Questo significa, volendo restare fedeli alla cronologia di entrambe le opere, che nell’universo di Labyrinth (1986) sono passati circa dieci anni dallo scontro finale tra Sarah e Jareth.
Prompt #9: Crossover



C’era una volta…


C’è un momento, dopo il duello all’Ufficio Misteri, in cui Albus comincia a temere davvero che Voldemort possa vincere. Si sente vecchio, Albus. Certo non è più il ragazzino pieno di fuoco che progettava il dominio del mondo insieme a Gellert, ma non è più neanche il Mago che, non più giovane e non ancora vecchio, è stato capace di metter fine a quegli stessi piani di conquista a colpi di bacchetta.
Gli anni cominciano a pesare sulle sue spalle, a rallentare i suoi movimenti, e ogni giorno si fa più forte la consapevolezza del fatto che non sarà lui a fronteggiare Tom, alla fine – profezia o no. Sa che difficilmente vivrà abbastanza da vedere Voldemort cadere, in realtà, e questo pensiero non fa che renderlo più apprensivo nei confronti di chi dovrà portare avanti la battaglia al suo posto. Harry è solo un bambino, ai suoi occhi, un bambino cresciuto troppo in fretta e che ha ricevuto in dono ogni arma e ogni scudo di cui Albus fosse a conoscenza. Un ragazzino circondato da amici e alleati, circondato d’amore, ma un ragazzino in ogni caso. Sarà abbastanza? Sarà abbastanza per fare la differenza? Albus spera di sì, né si arrende allo sconforto, ma ha bisogno di tentare tutte le strade, bussare a tutte le porte, provare tutte le serrature – almeno finché gli resta tempo.
La prima porta a cui bussare è quella di Nurmengard.
Anche Gellert è cambiato, anche lui è invecchiato, ma i suoi consigli sono ancora vigorosi, la sua mente di argento vivo è rimasta la stessa. Negli anni, Gellert è sempre stato capace di ascoltare i suoi dubbi e di infiocchettare una soluzione per lui, o almeno di dargli una nuova prospettiva sul problema del momento. Lo fa anche questa volta, anche se il problema non ha soluzioni: Albus può solo tentare di appellarsi a entità ancor più potenti di loro, dice Gellert, anche se nessuno gli garantisce che le sue preghiere avranno risposta. È un passo nel buio, ma Albus non ha più tempo per sentirsi a disagio nel procedere a tentoni, e quindi lascia che Gellert gli indichi una nuova porta alla quale bussare.
 
Jareth sente il suo nome pronunciato tre volte, addirittura davanti a uno specchio, e a un richiamo tanto formale non ha mai saputo resistere. I tempi bui in cui il Labirinto era ancora troppo instabile per reggersi in sua assenza sono ormai passati, fortunatamente, e dunque Jareth spiega le ali e vola nella notte verso il castello di Hogwarts, dove è stato convocato.
Conosce Hogwarts, ne ha conosciuto alcuni selezionati allievi, anche, ma Maghi e Streghe non gli sono mai andati troppo giù. Merlino, quello era un gran simpaticone, ma gli altri? Quel Salazar Qualcosa, con le sue smanie di perfezione? Oh, per carità, Jareth può capire il sentimento, ma essere una creatura del caos, nata all’alba dei tempi dalla prima magia panica, gli ha sempre fatto vedere le cose in una certa prospettiva, e gli ha sempre fatto preferire il disordine a qualsiasi tentativo di razionalizzazione.
Il vecchio che lo aspetta, con le mani intrecciate dietro la schiena e il sorriso lieve di chi sa essere molto rassicurante e molto minaccioso, somiglia terribilmente al caro vecchio Merlino. Stessa barba infinita, stessi cappelli stravaganti. Jareth non ha mai capito perché gli uomini trovino tanto emozionante nascondere i propri capelli in quel modo, ma il suo senso estetico è ancor più disturbato da tutte quelle tuniche informi, a dir la verità. Poco importa, essere il meglio vestito della festa non gli è mai dispiaciuto.
«Re dei Goblin, è un grande onore potervi parlare di persona. Vogliate perdonare il disturbo che mi trovo costretto ad arrecarvi, spero di non avervi sottratto a nessuna delicata questione di stato…»
Jareth non è abituato a sentirsi apostrofare con  così tanto ossequio. Ultimamente i mortali si son fatti arroganti, distaccati. Pochi sono quelli che ancora credono in esseri come lui, ancor meno quelli che cercano un contatto, e il risultato è che Jareth si annoia terribilmente. Ma questo Mago, questo… Albus, ecco il suo nome. Questo Albus lo intriga. O forse lo intrigano le sue lusinghe, ma non ha niente di meglio da fare.
«Mi hai chiamato, sono qui. Cosa desideri, Albus? Qual è il più grande desiderio che il tuo cuore racchiude? Dimmelo, e ciò che desideri sarà tuo.»
Solita tiritera, niente di nuovo. Ma Albus lo stupisce.
«Oh, maestà, io non sono che un povero vecchio pieno di rimpianti. Di desideri il mio cuore è pieno, ed è sempre rischioso chiedere di essere esauditi.» Sorride, il vecchio Mago, e a Jareth ricorda sempre più Merlino. C’è saggezza, nelle sue parole, una saggezza semplice ma da non sottovalutare. Una simile saggezza, decide Jareth, merita il suo rispetto, forse perfino il suo tempo, e dunque si accomoda sul davanzale della finestra e lo invita a parlare. E ascolta.
Albus cerca alleati per combattere l’ultima della lunga serie di battaglie che Jareth gli può leggere negli occhi stanchi. Un alleato come lui, dice il vecchio, un alleato più potente di tutti loro, più imprevedibile. Un alleato con una prigione inespugnabile per contenere un nemico forse invincibile, dice, un nemico che si chiama Voldemort e che potrebbe forse essere tenuto a bada in un luogo in bilico tra sogno e realtà. Un luogo come il Labirinto...
Jareth sospira e lo ferma prima che possa costruirsi altre false speranze.
Avrebbe probabilmente dovuto dire di no in ogni caso – per principio, perché nel suo mondo non è importante che una guerra venga vinta o persa da una fazione o dall’altra – ma doverlo fare perché il potere del Labirinto, il suo potere, non è più quello che era un tempo, e dover ripensare alla ragazzina che l’ha portato a un tale stato di degrado, è un altro colpo per il suo orgoglio. Jareth comincia a stupirsi di come il suo orgoglio possa sopportare tante botte e restare integro.
 
Albus torna da Gellert, qualche tempo dopo, e Gellert gli domanda del re dei Goblin. L’hai cercato?, gli chiede. L’hai trovato?
Albus risponde che l’ha cercato, sì, e che gli ha fatto la sua proposta. Dice anche che Jareth non ha potuto dare il suo aiuto. Racconta anche il perché, racconta la storia di Sarah Williams e della sua avventura nel Labirinto dei Goblin, e la fa durare il più a lungo possibile.
Sa bene – lo sanno entrambi, lui e Gellert – che sarà l’ultima storia a lieto fine che verrà narrata tra quelle mura. Sorridono, ridono come vecchi amici, si fanno bastare quell’attimo di luce in mezzo alle tenebre. E ringraziano il re dei Goblin per averglielo donato.
  
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