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Autore: cherfifina96    30/04/2014    2 recensioni
Premetto si essere molto incerta su questa storia.... Sentitevi comunque liberi di commentare!
Un luogo buio, una ragazza e i suoi ultimi pensieri....
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia senza pretese che spero piaccia :D

Buona lettura!



Sono in questo luogo oscuro da molto tempo e il freddo della pietra che mi circonda si insinua fin dentro le mie ossa, dentro l'anima.

Ho sete; ormai non so da quanto non tocco una goccia d'acqua.

A causa della disidratazione non riesco più ad urlare e, ormai, anche la disperazione è svanita, lasciando il posto a un senso di rassegnazione che mai avevo provato.

So che nessuno verrà a salvarmi.

So che non uscirò mai viva da qui.
La prima sensazione che ho provato è stata la paura.

Quando quell'uomo mi ha legata, imbavagliata e trascinata dietro casa sua, per poi murarmi viva sulla parete della sua abitazione, questa sensazione di terrore puro mi aveva impedito anche il più piccolo movimento, finché non fu tutto buio.

Provai ad urlare ma nessuno mi sentì, o se qualcuno lo fece, ignorò la mia voce supplicante.

Ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo e poi più nulla, se non rassegnazione e stanchezza.

A poco a poco, sembra che il buio intorno a me aumenti.

Strano, visto che non vi era alcuna fonte di luce.

Anche la stanchezza sembra crescere.

Se questo buco in cui mi trovo fosse abbastanza largo, credo che cadrei.

Le mie gambe non reggono più e fanno male.

Quando il dolore sembra essere così insopportabile da non farmi più sentire nient'altro, d'improvviso, nessuna sofferenza sembra raggiungermi più.

Apro gli occhi, che fino ad allora avevo tenuto chiusi, e davanti a me vedo una distesa bianca dove la mia defunta sorellina e mio nonno scomparso ormai da tempo mi sorridono, tendendo le loro mani verso di me.

Capisco. Credo di essere morta.

Chissà se il mio corpo verrà mai liberato dalla sua prigionia, in quella lurida parete di pietra, nel quale il mio rapitore mi ha segregata?
Ci rifletto, giungendo alla conclusione che ormai non ha più importanza.

Ora posso essere felice, nonostante tutto.



 

  
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