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Autore: grace_law_smith    30/04/2014    3 recensioni
Quando tutto sembra perso, quando senti solo dolore, quando hai paura, arriva Peter.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saving Gwen.
-Quello che è fatto è fatto, signorina Watson.-
L’uomo parlava piano con voce rauca e contenta. Era alto, robusto e il suo profilo ricordava vagamente quello di un prigioniero evaso.
-Ah-ah, Mary Jane Watson, in cosa ti vai a cacciare. Sempre la solita, tu. La fidanzata di Spider-Man, la fidanzata di Peter Parker. Tu sei quella che è sempre nei guai. O forse era Gwen? Ho davvero perso il conto, perdonami. Sai com’è stare in prigione… lo sai, no?-
Sembrava un infinito monologo, più che un dialogo, ma Mary Jane non era lì né per dialogare né per ascoltare monologhi.
-Sei triste, non riesci neanche a immaginare quanto. Io sono qui per negoziare, a meno che tu non voglia che dica alla polizia dove sei. Sai, ogni giorno che passa mi chiedo sempre come tu sia scappato. Sei patetico, dov’è la merce?-
-Merce?- sembrava davvero divertito. –Cosa intenti per “merce”? Io la chiamo con il suo nome: droga. Si tratta di droga, mia cara Mary Jane Watson e non ti conviene provocare me. Sai che sono capace di schiacciare quell’inutile insetto di Peter Parker con un dito, chiamare la polizia è un gesto insano. Lo dico per te, tesoro.
-Non chiamarmi così.- Mary Jane si spostò verso l’uomo. I suoi lunghi capelli rossi le si attaccarono al collo per il sudore e le mani, sotto forza di volontà, dovettero rimanere rigide e ferme. Il finto tono autoritario che stava assumendo la ragazza faceva capire tante cose. –Non chiamarmi tesoro. Puoi chiamare una puttana tesoro ma non me. Io sono Mary Jane Watson, sono nata e cresciuta tra i vicoli sporchi e puzzolenti di New York e sai cosa, tesoro? Non ti conviene provocarmi.
Così facendo, Mary Jane Watson voltò le spalle e camminò. Il freddo stava cominciando a farsi più intenso, New York diventava più pericolosa e, benché MJ amasse il pericolo, quella non era proprio giornata.
-Non cambia niente, Mary Jane. Tutto come prima.- le disse infine l’uomo dietro di lei. Non aveva intenzione di seguirla, sapeva che lei stessa si sarebbe fatta viva e gli sarebbe piaciuto vederla strisciare tornante da lui.
Mary Jane non rispose.
*
Peter mi osservava curioso mentre finivo di fare i bagagli per partire. Forse era stupito dalla miriade di cose che mi circondavano e forse credeva che entro la fine della giornata non avrei finito di metterle tutte nelle valigie, ma anziché aiutarmi si ostinava a mantenere quella sua stupida e dolcissima faccia divertita.
-Perché mi guardi storto così? Dai, aiutami!- gli dissi facendo un ampio gesto con la mano. Peter non disse una parola, si portò la mano al mento e continuò a guardarmi interessato.
-Qualcosa mi dice che te la stai spassando, eh Parker?- mi alzai e gli lanciai un’occhiata glaciale. –Vieni subito qui!
-Ma voi ragazze… tutti questi vestiti… perché?- adesso era davvero sul punto di scoppiare a ridere. –Non capisco…
-Non metterti a ridere, piuttosto inizia a piangere quando ci sono io intorno!- lo ammonii prima che lui potesse replicare (anche se, sotto sotto, sentivo ancora le sue risate).
Ritornai a occuparmi dell’infinita sfilza di vestiti che c’erano sopra il letto: autunnali, invernali, primaverili. A mai finire: pantaloni, magliette, felpe, tute, gonne. Delle volte mi scocciava proprio essere una ragazza. Forse sarebbe stato meglio vivere durante l’epoca Vittoriana (se mai lo stile Vittoriano raggiunse l’America), durante la quale alle donne era permesso indossare solo abiti, sebbene avessero i corsetti. Ripensandoci, meglio il ventunesimo secolo.
-Ehm… Grace, credo ti sia appena arrivato un messaggio.- Peter, seduto dall’altra parte del letto, guardò il telefono e quindi me da sopra gli occhiali che poggiavano sul naso. Osservandolo, mi resi conto di quanto amassi quegli occhiali.
-Sì, Peter sono impegnata, controlla tu.- gli dissi guardandolo con la coda dell’occhio. Fece una faccia buffa, prese il telefono e disse: -Non me lo strappi dalle mani per evitare che io legga i tuoi messaggi? Che ne so, privacy…
-Non devo nasconderti niente, Peter. Sai praticamente tutto di me, non ci sono problemi!- gli risposi subito.
-Okay allora vediamo… credo sia di Mary Jane. Oh, al diavolo, come si controllano i messaggi qui? Ti prego!- Peter Parker e i cellulari, di certo non erano la sua specialità.
-Al diavolo tu! Capisci meglio la fisica che un cellulare, cosa c’è di sbagliato in te? Dammi qui…- tolsi subito il telefono a Peter e gli feci una smorfia. –Per una volta sei stato bravo, è Mary Jane. Vuole incontrarci.
-Incontrarci? Noi due? Non voglio avere a che fare con lei…- disse secco Peter. Seduto sul letto, teneva in mano il manuale delle istruzioni che gli aveva dato il professore di fisica quella mattina. Con quegli occhiali e quel libro sembrava un vero e proprio intellettuale ma i capelli scombinati e il giubbotto rovinato lo tradivano: era lo stesso Peter di sempre.
-Ascoltami, Mary Jane e io abbiamo chiarito e credevo aveste chiarito anche voi due. Forse vuole parlarci di Gwen, come se la sta passando in questo periodo… sai com’è ultimamente, dopo quello che è successo…- dissi per incoraggiarlo. Quell’argomento era troppo doloroso per lui, non accettava la vera natura di Gwen, le era ancora affezionato e io potevo capirlo. –Ehi, ascolta. Non fare così, troveremo una soluzione e MJ forse vuole dirci qualcosa…
-Sì, certo… andiamo, allora. Però, Grace…- mi guardò con gli occhi da cerbiatto più belli che avessi mai incontrato. Come poteva guardarmi così in un momento del genere? C’era di mezzo l’amicizia con Gwen e come poteva, con quale coraggio lui pronunciava il mio nome con tale fascino e mi guardava come se stesse per baciarmi da un momento all’altro?
-Sì?- ero a corto di fiato. Eravamo vicinissimi ormai, pochi centimetri ci separavano e sapevo che respingerlo sarebbe stato inutile ma, di nuovo, come poteva? E soprattutto, come potevo io stessa accettare quella specie di proposta?
-Prima dovremmo passare a prendere qualcosa da mangiare. Sto davvero morendo di fame!- disse infine. Stupido, idiota e irrazionale Peter Parker. Gli sorrisi e poi presi la giacca. –Quindi andiamo?
Anche lui si alzò e si mise accanto a me: era più alto di me, anche se quasi tutti erano più alti di me. Persino Mary Jane che ci aspettava in Central Park perché, secondo la sua teoria, parlare di un argomento del tipo Gwen Stacy (e altro) era meglio se veniva fatto in pubblico.
-Tu mi hai fatto attraversare tutta la città per raggiungere Central Park solo perché ritenevi fosse il luogo più idoneo a questa conversazione? Grace senti io non ce la faccio, me ne vado…- Peter era infuriato.
-Be’ non credo ti sia dispiaciuto molto passare del tempo con lei, no? Comunque sia, non andrai da nessuna parte. Forse non avete sentito la notizia. Abbiamo perso il lavoro. Cioè, Gwen ha perso il lavoro ed è anche stata arrestata… io mi ero licenziata in tempo ma Gwen neanche ci aveva pensato e la polizia aveva iniziato le ricerche subito dopo…l’ospedale. Non è stato facile far calmare Gwen, la rilasceranno subito ma…-
-GWEN E’ IN PRIGIONE?- adesso Peter era davvero senza controllo. -E tu, per magia, riesci a stare calma? La tua amica è in prigione perché faceva la sgualdrina, neanche se avesse ucciso qualcuno!-
-Peter, sta’ calmo! MJ, sai dirci qualcos’altro?- eravamo circondati da bambini che giocavano, giovani mamme con i passeggini e i loro mariti accanto, coppie di anziani che volevano staccare un attimo dalla realtà e godersi un po’ di aria pura.
-Sia chiaro che Gwen Stacy non mi deve nessun favore e neanche siamo così tanto amiche come voi credete. Era una sorta di rapporto lavorativo. Non avevamo molta confidenza e sì, c’è dell’altro. La rilasceranno in fretta, ma non mi preoccuperei della polizia in generale ma di chi sta a capo di essa.- Mary Jane aveva le braccia incrociate al petto.
-Vuoi dire che dovremmo preoccuparci di più del signor Stacy che della polizia stessa? Ti prego Mary Jane, dimmi che stai scherzando!- era stato Peter a parlare e a ogni parola che usciva dalla sua bocca il tono di voce si alzava.
-Vuoi davvero sapere perché ti ho portata qui per parlare, eh Parker? Odio la tua voce al di sopra del limite.- Mary Jane era impassibile. –Avete capito bene. E’ suo padre, certo, ma chi vi dice che non la caccerà fuori casa? Dobbiamo tenerci pronti per tutto.
-Gwen è mia amica. Non importa quello che mi ha fatto, perché l’ha fatto o come. Mi è stata vicino e sentivo che i suoi sentimenti erano veri per me. Se dovesse succedere una cosa del genere io la aiuterò perché mi fido ancora di lei. Lo so, sembra stupido, ma io le voglio bene.-
MJ e Peter sembrarono capirmi. Infatti, credevo che lì fuori potesse esserci ancora qualche residuo della Gwen che conoscevo. Peter mi trovò assorta nei miei pensieri e non fece domande, anche lui era distrutto.
-Sai, anche io la penso come te. Dovremmo aiutarla, fare tutto quello che possiamo… forse ritornerà la Gwen di sempre e dimenticherà tutto…- mi disse al telefono Peter.
-Vorrei dimenticare io tutto…- replicai sconsolata.
-Davvero dimenticheresti anche il nostro bacio?- Peter era, come sempre, divertito.
-Quella forse sarebbe l’unica cosa che mi piacerebbe ricordare.- e, in silenzio, arrossii. 


Buonasera! Che ci crediate o no, ho aggiornato la storia. Diciamo che The Amazing Spider-Man 2 mi ha dato l'ispirazione per qualcosa di nuovo. A voi è piaciuto? Buona lettura di capitolo! :3
Grace. 

 
  
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