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Autore: imperfectjosie    30/04/2014    3 recensioni
Forse è questo quello che accade quando un tornado incontra un vulcano
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"E mi ami?"
"Io non lo so."
Tutto ciò che le sento dire. Abbassa la testa, difficile guardarla negli occhi per capire se mente, in queste condizioni.
Vorrei piangere, ma mi limito a dare un pugno al muro, proprio accanto al suo viso.
Devo calmarmi, non posso far emergere proprio ora il sangue di mio padre.

|Ace/Nami|
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: One Piece
Pairing: Ace/Nami
Rating: Arancione schietto. 
Note: Questa è una song fic che avevo da tempo sul computer. Non so perchè, non mi ero mai decisa a pubblicarla, fino ad oggi. La scrissi il giorno in cui ascoltai "Love the way you lie" per la prima volta. Mi misi a tradurre il testo, e con gioia lo associai subito ad Ace e Nami. "Tornado e vulcano". :D Enjoy.




High off of love, drunk from my hate.





Te ne starai lì a guardarmi bruciare,
ma va bene, perché mi piace il modo in cui fa male.
Te ne starai lì a sentirmi piangere,
Ma va bene, perché amo il modo in cui menti.
Io amo il modo in cui menti.


INIZIO FLASHBACK.
 

“Fa male, Nami? Ti avevo detto di lasciar perdere, di guardare altrove.”
Ecco la voce di Nico Robin, e non posso fare a meno di piangere al ricordo della discussione avuta, qualche mese addietro, con quella che poi sarebbe diventata la mia migliore amica. Una confidente, una forte sorella maggiore che senza chiedere nulla in cambio, aveva preso le veci di Nojiko. Dopo Alabasta, siamo saliti tutti sulla Merry, tutti, compreso lui. Cercava Barbanera, o almeno così diceva. Ma probabilmente si era ambientato talmente bene tra di noi, si sentiva così felice nell'aver ritrovato il suo fratellino, nell'averlo riabbracciato, che per qualche frazione di secondo riuscivo a vedere la possibilità di averlo nella ciurma. L'assurdità della preghiera di Rufy, forse, non era così scontata e priva di senso. Ace lo aveva ascoltato davvero, addirittura sembrava che avesse preso seriamente in considerazione la proposta del nostro Capitano, e mi ero convinta che scherzasse, che lasciata l'Isola, si sarebbe ripreso la sua flotta di uomini da comandare, e i miei brividi sarebbero cessati del tutto. Mai più sguardi imbarazzati, mai più incontri casuali nei corridoi della stiva e assolutamente nessun'altra notte di sesso occasionale.
Eppure Robin se ne era accorta.
Un pomeriggio di sole, ammirando la polena ormai rattoppata della storica imbarcazione, mi aveva raggiunta, domandandomi distrattamente che intenzioni avessi con il fratello di Rufy. A nulla era servito il mio sguardo confuso. Non sarei mai stata in grado di mentire, e di certo non a colei che per anni aveva evitato la cattura da parte del Governo Mondiale.
“E' un gioco pericoloso, Nami. Guarda altrove, lascia perdere. Piuttosto, penso che Zoro sia di certo la persona più indicata per te. L'ho visto chiacchierare con Usopp. Ci crederesti? Il nostro freddo spadaccino si è preso una bella cotta.”

Inizialmente avevo riso a quella assurda notizia. Zoro faceva di certo la sua figura, ma l'attrazione che mi spingeva ogni notte a bussare a quella che un tempo era una cabina in disuso, beh, non sarebbe mai stata paragonabile.
Mi convincevo di potermi disintossicare, non appena avessi voluto.
Che male c'era nello sfruttare la situazione?
I miei ricordi vanno a quella notte. Senza annunciarmi, lo avevo sorpreso ai piedi del letto. Uno dei miei errori più gravi. Perchè, ovviamente, il guerriero che c'era in lui, lo aveva percepito come un attacco a sorpresa di qualche pirata sconosciuto, salito a bordo per razziare e uccidere. E io? Mi ero presa una bella ustione sul braccio.
Si era scusato, ma il dolore della pelle bruciata ancora oggi non voleva passare.
E così, raggiunta l'Isola più vicina, ci eravamo fermati per fare il pieno di viveri.
Sanji era stato il primo a scendere, seguito da un Rufy quanto mai estasiato ed energico. Mi domandavo se, a parte Robin, qualcun altro si fosse accorto della situazione in cui mi trovavo. Del fatto che passavo le notti a soddisfare i bassi istinti del nostro ospite. Ma la calma che aleggiava a bordo, era un chiaro segno positivo. Nessuno sospettava nulla.
<< Nami? Rimani a bordo con Ace, per favore >>
La voce di Rufy mi aveva gelato il sangue nelle vene, mentre percepivo chiaramente il formarsi del suo solito ghigno malizioso. Forse avevo raggiunto il limite?
<< Ma Rufy, io... >>
<< Almeno sei al sicuro insieme a lui! >>
Sembrava fiducioso delle sue parole, mentre si apprestava a mostrarmi uno dei suoi soliti sorrisi a pieno volto.
Io mi mordevo un labbro, non riuscivo a fermarmi neppure una volta sentito il gusto del sangue.
<< Avanti, non sarà poi così male. >> era stato il suo commento ironico.
Come no!
<< A-Ace, stammi lontano >>
Il fatto di avere gli occhi lucidi, non lo aveva smosso di un centimetro. Fiero e forte come sempre. Sentivo l'eccitazione invadere ogni singola cellula del mio corpo.

Maledetto Portuguese. Maledetto.
 

FINE FLASHBACK
 

Sono ferma in questa stanza da ore, di fronte a me, lui non batte ciglio. Forse aveva capito il mio perdermi nei ricordi di come tutto era cominciato.
 

Non posso dirti quello che è realmente,
posso solo dirti come ci si sente,
e in questo momento c'è un coltello d'acciaio nella mia trachea.
Non riesco a respirare, ma continuo a combattere, finché posso farlo.
Finchè tutto ciò che è sbagliato sembra giusto, è come essere in volo.
Molto più in alto dell'amore, ubriaco del mio odio,
è come se stessi inalando vernice, e più soffro, più la amo.
Sto soffocando. E proprio prima di annegare, lei mi rianima.
Lei mi odia maledettamente e lo adoro.
“Aspetta! Dove stai andando?”
“Ti sto lasciando!”
“No, non lo farai. Torna qui.”
Stiamo correndo indietro, eccoci di nuovo.
E' così malsano, perché quando tutto va bene, va alla grande!
Io sono Superman con il vento alle mie spalle e lei è Lois Lane.
Ma quando va male, è terribile.
Mi vergogno così tanto. Mi chiedo seccamente “Chi è quel tizio?”
“Non conosco neppure il suo nome.”
Le ho messo le mani addosso, non ero mai arrivato a tanto,
credo di non conoscere neppure la mia stessa forza.

 

<< Come hai detto, prego? >>
<< Hai capito bene, è finita. Qualsiasi cosa fosse, non esiste più. Basta, levatelo dalla testa. Lasciami in pace! >>
A quelle parole, un moto di rabbia mi invade.
Crede davvero di liberarsi di me così facilmente? Dannata donna.
Come mai mi sento così vuoto? Cosa c'è che non va in me? Che diavolo mi sta succedendo?
Nami, credimi, non voglio farti del male, io sono rimasto qui solo ed esclusivamente per te. Voglio stare con te.
<< Non puoi dire sul serio >>
Mi osserva attentamente, mentre senza volerlo il mio sguardo vaga sul suo seno, che con un ritmo ben definito, si solleva seguendo il corso dei suoi respiri.
E' spaventata? Da me?
<< Sono serissima, Ace. E' finita >>
Non fa in tempo a rendersene conto, che la schiaccio contro il muro, pretendendo di più.
<< A-Ace, no... fermo >>
Ci prova a resistermi, ma il suo corpo la pensa diversamente.
<< Sei stata con un altro? >>
Mi guarda colpevole. Adesso chi è questo stronzo? Lo massacro!
<< Chi è? Nami! Guardami >> la scuoto violentemente, ma non faccio altro che alimentare le sue lacrime.
<< E' successo solo una volta, A-Ace... ti prego, non fargli del male! Eravamo ubriachi, noi... lui n-non... non è colpa sua! Per favore >> è una richiesta flebile, appena percettibile. Sbarro gli occhi incredulo. Mi sta davvero pregando di lasciar correre?
Qualcun altro l'ha toccata. Come diavolo faccio a far finta di niente? Non posso, nessuno può toccarla, solo io. Io soltanto.
<< Nami, chi è? >>
Pianta i suoi occhi ramati nei miei, che più scuri di così non potrebbero essere. Tremo di rabbia, e lei se ne accorge. Parla piano, ma quel nome mi è difficile non sentirlo.
<< R-Rufy. >>
Risponde mesta, quasi vergognandosene.
<< Rufy? RUFY? >>
Dalla violenza delle scosse, sento il suo cranio sbattere contro al muro di legno della nave. Non so dove siano gli altri, e francamente non mi interessa.
<< Sei andata a letto con mio fratello? >>
Tremando, si avvicina al mio petto, posando delicatamente le sue dite sulle svariate cicatrici di guerra che riempiono la mia pelle.
<< M-Mi dispiace >>
<< Lo ami? >>
<< Che? >> risponde, confusa. Si guarda intorno, cercando di dare un senso ad ogni singola parola.
<< No, io... no, certo che no! >>
Prendo un forte respiro. Ormai è passato quasi un anno da Alabasta e nessuno dei due si è mai sognato di affrontare l'argomento.
<< E mi ami? >>
<< Io non lo so. >>
Tutto ciò che le sento dire. Abbassa la testa, difficile guardarla negli occhi per capire se mente, in queste condizioni.
Vorrei piangere, ma mi limito a dare un pugno al muro, proprio accanto al suo viso.
Devo calmarmi, non posso far emergere proprio ora il sangue di mio padre.

Te ne starai lì a guardarmi bruciare,
ma va bene, perché mi piace il modo in cui fa male.
Te ne starai lì a sentirmi piangere,
Ma va bene, perché amo il modo in cui menti.
Io amo il modo in cui menti.

<< A-Ace... >>
E' più una constatazione che altro. Lo dico quasi a me stessa, non mi è mai capitato prima d'ora di vederlo in queste condizioni. Sembra quasi che... può essere?
No, mi ha sempre trattata come una puttana di passaggio. Insomma, è quasi un tacito accordo. Nessuno dei due parla, entrambi ci divertiamo.
<< Stai zitta. >>
Mi ammutolisco all'istante.
Stringo il labbro inferiore dall'interno, facendo forza con entrambi gli incisivi. Nonostante i miei sforzi, però, non riesco a smettere di piangere.
Osservo il potere del frutto Mera Mera, bruciare il legno del pavimento. Inorridisco.
<< Ma che fai? Scoppierà un incendio! ACE! FERMO! >>
Cerco di scuoterlo, di alzargli il viso per incontrare i suoi occhi, ma quando ci riesco, per poco non svengo dalla paura. C'è emozione nel suo sguardo, una potente onda di rabbia e gelosia che non saprei neppure come gestire.
<< Chi ti ha detto che non è proprio quello che voglio? Ci hai pensato? Potrei benissimo fargliela pagare così, bruciare ciò che ha di più caro. >>
Non so perché, non me lo spiego, forse per disperazione, per il terrore che provo in questo momento, o magari c'è qualcosa di più inconscio... sta di fatto che lo abbraccio. Mi stringo forte per le spalle, usando tutta la forza di cui sono in grado.
<< Nami, spostati >>
<< Vuoi bruciare tutto? E' questo che vuoi? >>
Lo sfido apertamente, ma sono sicura di quello che sto facendo.
<< E allora comincia da me. Forza, Portuguese D. Ace, dammi fuoco! >>
Si irrigidisce, deviando le fiamme dai piedi, ad entrambi i pugni.


Hai mai amato qualcuno così tanto da riuscire a respirare a malapena, quando sei con lei?
E di tutte le altre che hai conosciuto, nessuna le assomigliava.
Hai quella sensazione di calore, e quando pensi a lei ti vengono i brividi.
Adesso stai dannatamente male quando la guardi,
Avevi giurato che non l'avresti mai colpita, che non avresti mai fatto nulla per farle del male.
Ora invece sputi veleno ogni volta che parli con qualcuno.
Vi tirate i capelli, la graffi, la colpisci, la butti a terra.
Così perso in quei momenti dove eri dentro di lei.
E' la pazzia a controllarvi?
Dicono che è meglio che prendiate strade diverse,
immagino che non ti conoscano.
Perchè oggi era ieri e ieri è finito, è un giorno diverso.
Suona come un disco rotto, ma tu le hai promesso che la prossima volta le avresti mostrato moderazione.
Non hai un'altra possibilità, la vita non è un gioco del Nintendo,
ma hai mentito ancora una volta. Adesso la guardi uscire dalla finestra.
Suppongo sia per questo che lo chiamano “window-pain”.*


La afferro per il collo, attaccandola saldamente al muro.
Mi sposto un pelo, per osservare le sue lacrime bagnarmi i palmi delle mani, cerca di liberarsi, ma ovviamente senza possibilità di riuscita.
<< Io ti amo, e tu è così che mi ringrazi? Sbattendoti il mio adorato fratellino? >>
Rafforzo il concetto con un'altra violenta spinta alla parete.
Il comodino comincia a bruciare, non riesco a calmarmi, non sono in grado di controllare il frutto del Diavolo in queste condizioni.
<< A-Ace, t-ti... pre-e-go >>
Si aggrappa ai miei polsi, sforzandosi di mantenere il contatto visivo, senza strizzare gli occhi dal dolore.
Mi ritrovo a ridere. Ma non so per quale strano motivo, non c'è gioia in questo suono.
Il materasso comincia ad ardere, e sento chiaramente la sua paura. Osserva la scena del letto in fiamme completamente impietrita.
Poi, succede qualcosa di strano. La sento premere le unghie sul mio avambraccio, liberandosi appena della stretta e raggiungendo le mie labbra, che senza preavviso, vengono attaccate dalla violenza che mette in uno dei baci più assurdi che abbia mai ricevuto in vita mia.
Ogni donna che ho incontrato non regge il suo confronto.
La cabina brucia, il fuoco è arrivato sicuramente ai piani superiori della Merry, ma sentire il suo seno premuto addosso, non fa altro che incrementare la rabbia. Se penso che Rufy ha provato le stesse sensazioni, mi sento male.
La attacco nuovamente al muro, lasciando solo la schiena invasa dalle fiamme.
Si allaccia con entrambe le gambe alla mia vita, quasi chiedendomi di più.
Perchè dobbiamo essere così? Perchè non possiamo amarci normalmente?
In risposta a questi pensieri, la sento spostare il bacino in avanti, impedendomi il naturale equilibrio del corpo e facendoci finire entrambi sul pavimento. Il rumore sordo del nostro peso, fa crollare parte della parete, che insieme alle lingue di fuoco, cade poco lontano da noi.
Continua a baciarmi, tentando in tutti i modi di portarmi via l'unico indumento che possiedo.
Mi ritrovo a ridere sulle sue labbra.
Ma che le prende?
 

Te ne starai lì a guardarmi bruciare,
ma va bene, perché mi piace il modo in cui fa male.
Te ne starai lì a sentirmi piangere,
Ma va bene, perché amo il modo in cui menti.
Io amo il modo in cui menti.


Non riesco a fermarmi, perché?
Non voglio farlo, non voglio di nuovo ricadere nella stessa spirale di amore malato che ci invade ormai da quasi un anno. Ace? Fermami, ti prego.
Gli accarezzo il braccio tatuato, soffermandomi sulla S barrata e chiedendomi distrattamente cosa può significare. Che il tatuatore fosse così allocco da sbagliare? In effetti la C si pronuncia come una S, nel suo nome.
Ma è proprio lui a farmi dimenticare qualsiasi assurdo pensiero, ribaltando le posizioni e strappandomi la maglietta.
<< Ma cosa-? >>
Sono così imbarazzata che vorrei sprofondare.
Le fiamme corrono lungo le aste di legno, poste ai lati della camera e ci circondano.
Inizio a capire il vero motivo del soprannome Pugno di fuoco.
Sono una persona deviata se tutto questo mi provoca un'enorme eccitazione? Forse.
Forse è sbagliato, forse siamo noi ad esserlo, ma immergere le mani in quella testata di capelli morbidi e scuri come il buio più intenso, mi fa stare bene, nonostante tutto.

 

So che abbiamo detto cose, fatto cose, che non volevamo fare e dire,
siamo caduti sempre nello stesso schema, nella stessa routine.
Ma il tuo umore è cattivo, proprio come il mio.
Siamo uguali, ma quando si tratta di amore, diventi proprio cieco.
Tesoro, per favore, ritorna.
Non eri tu, ero io.
Forse la nostra relazione non è così folle come sembra.
Forse è questo quello che accade quando un tornado incontra un vulcano.
Tutto quello che so è che ti amo troppo per andarmene.
Vieni dentro, prendi i tuoi bagagli dal marciapiede,
non senti la sincerità nella mia voce, quando ti parlo?
Ti ho detto che è colpa mia, guardami nelle palle degli occhi.
La prossima volta che mi incazzerò, mi sfogherò sul muro.
La prossima volta, non ci sarà nessuna prossima volta.
Chiedo scusa, anche se so di mentire, sono stanco dei giochetti, voglio solo che lei ritorni.
So di essere un bugiardo, se mai mi lascerà ancora un'altra fottuta volta,
la legherò al letto e brucerò la casa.



Perchè mi vuole ancora? Nami? Cos'è che non mi dici?
Sono assolutamente divertito della situazione, ma ancora una volta, il pensiero di Rufy che entra in questo corpo meraviglioso, e gode nell'averlo, mi manda in bestia.
Cosa c'è che non va in noi, Nami?
Le stringo un seno, armeggiando con l'ampia gonna di lino e sollevandola fino alle cosce.
Mi senti? Sono qui per te.
<< Sono qui per te. >>
Non mi rendo conto di averlo detto ad alta voce, finché lei non si blocca, osservandomi perplessa. Decido di fare lo gnorri, mi riesce facile ultimamente.
<< Che hai detto? >>
<< Senti le voci, adesso? >> la rimbecco, stuzzicandola.
Mi molla un sonoro ceffone, spostandomi la testa di lato, eppure, non riesce a cancellarmi dalle labbra il sorriso divertito che mi invade.
<< Sei uno stronzo! >>
<< Dici? Come mai allora tutta questa voglia di scoparmi? >>
Mi piace sfidarla, guardarla negli occhi per vedere ogni sua piccola reazione. Ma, a discapito di ogni mia aspettativa, non la vedo arrossire neppure di una virgola, fiera, mi si avventa addosso.
<< Non sono affari tuoi! >>
Rido di gusto, aggrappato alla sua spalla destra, mentre mi abbassa i pantaloni, sistemandosi dove dovrebbe sempre essere e dove non dovrebbe mai finire, se sotto di lei non ci sono io.
Le tiro i capelli all'indietro, imponendole di fermarsi.
<< Mi fai male, Ace. >>
<< Pensa! E chi se ne frega! >>
Faccio leva con la schiena, sollevandomi, ed entrando in lei ancora più in profondità, senza neppure volerlo. La sento gemere di piacere. Mi concedo un mezzo sorriso, poi avvicino la testa, osservandola dal basso.
<< Tu non andrai a letto con nessun altro. Mai più. Sono stato chiaro? >>
Non la sento rispondere e decido di fare quello che mi riesce meglio. Spingo più forte, regalandole un grido di estasi chiaro e deciso.
<< P-Promesso. >>
Arrendevole, eccitante. Un mandarino tutto da mangiare.
La nostra relazione è malata, quasi inumana, eppure non c'è nulla che mi invogli a terminarla qui. E non lascerò che lei lo faccia per me.
Si muove, abbassandosi lentamente sul mio corpo e ansimandomi accanto all'orecchio.
<< C-Come c-ci riesci? >>
E' quasi un sussurro, ma la ascolto attentamente. Vorrebbe chiedermi come faccio ad annullare la sua volontà? Con la forza della disperazione. Ma è una risposta che tengo per me.
<< Ci proverò, Nami. Proverò a mantenere il controllo. Ti prego, credimi >>
Il piacere enorme che sto provando, incrina il tono della mia voce di non poco, ma il messaggio le arriva. Sento calde lacrime salate bagnarmi la spalla.

 

Te ne starai lì a guardarmi bruciare,
ma va bene, perché mi piace il modo in cui fa male.
Te ne starai lì a sentirmi piangere,
Ma va bene, perché amo il modo in cui menti.
Io amo il modo in cui menti.


Mi morde un capezzolo, l'enorme piacere non toglie nulla all'umiliazione di rendermi ancora così arrendevole sotto il suo tocco. In un moto di orgoglio, puntello entrambi i piedi sul suo petto e flettendo le ginocchia, lo spedisco a cozzare contro il muro in fiamme.
Lo sento sghignazzare divertito, mentre ciò che rimane del tetto, gli crolla addosso.
Mi sollevo di scatto, preoccupata come mai in vita mia. Perchè lo sono? Perchè ho così tanta paura di poterlo perdere?
Lo raggiungo, tentando di spostare l'enorme asse di legno in fiamme.
<< ACE! Oddio, Ace, dove... >>
Piango, per l'angoscia di non riuscire neppure a trovarlo. Una mano decisa, spunta dalle macerie e la sua voce divertita, mi raggiunge.
<< E così, hai il terrore che io muoia? Interessante, piccola... >>
<< Non chiamarmi piccola! >> lo rimprovero, rossa in volto.
<< No. >> risponde di rimando, sbattendomi nuovamente al muro.
In tutto questo, riesce a governare finalmente il suo frutto, facendo in modo che in qualsiasi punto della stanza io mi trovi, le fiamme mi circondino senza neppure sfiorarmi.
<< Non credere di potermi dare degli ordini >>
Entra in me nuovamente, spingendomi a trattenere le lacrime per la situazione in cui mi sono cacciata. E l'ho fatto da sola. Senza ascoltare le parole di nessuno, neppure i consigli. Robin aveva ragione.
Perchè non riesco a lasciarlo?
Non mi fermo neppure quando sento il suo seme invadermi il ventre. Non mi fermo, e dopo qualche attimo lo raggiungo. Mi accascio al suolo, piangendo. Lui si mette a sedere scompostamente, piantando lo sguardo sul pavimento.
Come siamo arrivati a questo? Come possiamo pretendere di amarci, se pure mentre facciamo sesso, sembra che non riusciamo a tollerarci? Forse è odio e attrazione?
Eppure, quando ho visto la tegola crollare, ho provato una paura fuori dal comune. Terrore puro.
<< Nami. >>
La sua voce mi richiama alla realtà.
<< Te lo giuro, cambierò. >>
E' un sorriso stanco.
Mi rendo conto solo in questo momento quanto persino lui sia stufo del suo stesso atteggiamento. Dell'impulso che prova quando qualcosa lo scuote, quella voglia di combattere, di salvare il suo orgoglio. Come Roger gli aveva tramandato. E ne è consapevole.
<< A-Ace, io non... >>
Mi trascina di peso sul suo corpo e sento chiaramente il cuore battere contro la cassa toracica. Sento il mio, poi il suo.
Cosa c'è di sbagliato in due cuori che sanno battere con una sintonia tanto precisa?
Mi stringo a lui. Le fiamme intorno si spengono, lasciando solo l'odore acre e pungente della legna bruciata.
Il letto è distrutto, parte della stanza completamente devastata dal potere di chi ho accanto. E' spaventoso.
<< Quello che c'è tra noi, tutto questo... è malato. Non lo so se possiamo- >>
<< Vuoi ricominciare da capo? >> mi ammonisce, ricordandomi di non avere alcuna via di fuga.
Il fatto che non mi impegno a raccontare ogni cosa al resto della ciurma e a difenderlo ogni qual volta Robin lo attacca, ritenendolo un folle senza speranze, vorrà pur dire qualcosa. No? Forse lo faccio per evitare che tutto questo finisca.
La sua domanda suona quasi come una minaccia.
<< Ace? >>
<< Cosa c'è adesso? >>
E' stanco, eppure c'è ancora qualcosa da chiarire.
<< Cosa diavolo diciamo agli altri? >>
La domanda potrebbe quasi risultare retorica. C'è ben poco da dire.
<< E io cosa ne so! Digli che ho starnutito >> ribatte, sarcastico. Quando fa così mi piacerebbe proprio prenderlo a pugni.
<< Divertente. >> è l'unico commento ironico che mi viene da aggiungere.
Perchè non possiamo essere normali? Perchè non riusciamo a bramarci senza ogni volta finire in questo modo? Quante altre taverne di varie Isole dobbiamo bruciare? Sono cosciente del fatto che le fiamme governino la mia vita. Eppure, non faccio nulla per liberarmene.
“Io te lo avevo detto, Nami. Dovevi scegliere Zoro.” Rieccola. La voce di Robin.
Sorrido. Forse, tutto sarebbe stato più semplice. Ma la notte passata con Rufy, non è servita neppure a smettere di pensarci, a smettere di sognare che sopra di me ci fosse suo fratello. Non so come lo spadaccino potrebbe sostituire questo enorme ammasso di problemi e violenza che adesso mi abbraccia. Il collo porta dei lividi evidenti e altrettante piccole ustioni, lo sento. Mi fa male anche solo deglutire.
Ma Ace, torno sempre. Lo sai. Io torno sempre.


END.

 
 



*window-pain: E' intraducibile in italiano. Letteralmente sarebbe "Il dolore della finestra", è il male che provi quando qualcuno a cui tieni scappa da te, usando appunto una finestra come via di fuga. Il testo dice "window-pane". E' un gioco di parole. Pane, in questo caso, si pronuncia "pain", ovvero "dolore".
  
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