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Autore: Mellis_    30/04/2014    2 recensioni
Ma si può sapere chi cazzo l’ha mai detto che il colore dell’amore è rosso?.
Per lei era azzurro. Azzurro vivo, azzurro cielo, azzurro mare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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E chi l’ha mai detto il colore dell’amore è rosso?

E chi l’ha mai detto che il colore dell’amore è rosso?.
Lei se n’è accorta quindici mesi fa, quando passeggiava sbadatamente per i corridoi della scuola, tutta sola, con un libro in mano.
Cercava un posto in cui nascondersi, magari per leggere. Aveva optato per il bagno, ma lì fumavano come i turchi. Avrebbe potuto andare in palestra, seduta sugli spalti, ma era troppo timida per stare lì, con cinquanta occhi puntati fissi addosso.
E così vagava per i piani, in cerca di una sedia nascosta dietro un muro, per poter leggere in santa pace ed evitare di prendere l’esaurimento nervoso. Voleva restarne fuori, lei. Fuori nel vero senso della parola. Fuori dalla classe, dalle discussioni, dal mondo. Spesso anche fuori da se stessa.
L’unica cosa che la contenevano tutta erano i maglioni larghi. Lì sì che ci era dentro. Dentro fino al collo. Come le storie che leggeva d’altronde; vi entrava, e poi si perdeva, come fanno le bambine nei supermercati appena lasciano la mano alle mamme.
 
Chi l’ha mai detto che il colore dell’amore è rosso?.
Lei l’ha scoperto un giorno qualunque, in una scuola qualunque, di una città qualunque.
Era un piccolo essere insignificante tra gli altri. C’erano lei e il suo libro.
Una ragazza qualunque insomma.
 
Ma si può sapere chi cazzo l’ha mai detto che il colore dell’amore è rosso?.
Per lei era azzurro. Azzurro vivo, azzurro cielo, azzurro mare.
Per lei amore era oceano, infinito, misterioso, profondo, interminabile.
Amore e basta.
Azzurro come qualche copertina dei suoi libri, o come la sua maglietta preferita, o come il gelato che più odiava al mondo.
E poi azzurro come i suoi occhi.
Un giorno qualunque, una scuola qualunque, una ragazza qualunque, un ragazzo qualunque. E due occhi che quando li guardi ti sembra di annegare e non riuscire mai a toccare il fondo.
Gli sbatté contro con una dolcezza che quasi le faceva paura. Non era mai stata dolce lei, con nessuno, ma  era come se avesse paura di toccarlo e fargli male.
La luna non si può toccare. E neanche le stelle. Neanche le nuvole si possono sfiorare. Troppo lontane.
E quegli occhi, troppo lontani anche loro. Se non volevi affogare avevi bisogno di un salvagente, che lei non aveva. E per fortuna che aveva imparato a nuotare.
Due biglie castane che fissavano il mare. Come la sabbia seppellita sotto l’acqua. Vi si era immersa completamente ormai, e le era difficile tornare su. Faticava a stare a galla, e così ogni tanto si lasciava trascinare, per poi raccogliere le forze e nuotare in superficie.
Lei era il tipo che balbettava quando si trovava in situazioni imbarazzanti. E quella era una delle tante.
Solo che non aprì nemmeno bocca. Si limitò a chiedere scusa, e a fissarlo ancora per un po’, non accorgendosi di essere diventata rossa come una fetta di pizza Marinara.
Quei due buchi oceanici si strinsero, la bocca si volse in un pallido sorriso.
Si scrutavano intensamente, loro due.
Si riportavano alla luce a vicenda. Entrambi si stavano salvando senza saperlo.
Lui le strappò il libro da mano, la guardò ancora per qualche istante negli occhi, le prese i polsi e li baciò.
E non c’era bacio più bello.
   
 
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