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Autore: Kuruccha    01/05/2014    6 recensioni
Tra tutte le foto che scatta – centinaia, migliaia – ce ne sono alcune che Peter non dimentica.
[Post-TASM2 | Spoiler! | Peter/Gwen]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gwen Stacy, Peter Parker
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il pezzo in ogni cosa
 
 

 
La rivede nel vagone di coda dell’ultimo treno notturno, quello che si ritrovava a prendere per tornare a casa ogni volta che le ragnatele di Spider-Man finivano.
Gwen solleva gli occhi da quello che stringe tra le mani – un libro, il cellulare o chissà cos’altro – e per un attimo fissa il nero della galleria oltre il finestrino, come se davvero le importasse quello che c’è al di là del vetro.
Ci mette un po’ ad accorgersi di lui che sbircia il suo riflesso dal sedile accanto, e quando lo fa – la testa inclinata sulla spalla, i capelli impigliati nel primo bottone della giacca blu, la sua preferita – lo guarda come se già sapesse tutto.
Peter abbassa lo sguardo. Quando lo rialza, al posto del riflesso di Gwen c’è quello di un ragazzino mezzo ubriaco, abbandonato sul sedile come se ci avesse messo radici.
A coprirgli il viso, un giornale con stampata in copertina la foto del London Eye.
 
 
La sua persecuzione prende le forme più impensate: le caramelle dure al limone nelle scatole di latta al minimarket, i collegamenti in diretta della tv spazzatura per l’ultima bravata del principe, l’immagine di una cabina telefonica rossa nella pubblicità di un’azienda di telecomunicazioni. Un’autrice famosa, un telefilm celebre, la reunion di una band per l’ultimo imperdibile concerto. Poco importa quel che succede nel resto del mondo, perché al centro di tutto ora c’è l’Inghilterra.
Zia May dice che andare fin laggiù potrebbe fargli bene. Per un po’ gli parla di costruire dei bei ricordi prima che il cervello ci pensi da solo, di un chiodo che scaccia l’altro, di cambiare aria. Gli compra un biglietto e lo nasconde sotto il cuscino. Peter lo trova a due giorni dal volo.
Lo riporta all’agenzia e rende i soldi a zia May.
 
 
Non vende più le sue foto al Daily Bugle. Un settimanale hipster lo contatta e compra in blocco tutto ciò che esce dalla sua fotocamera; la sua paga cresce e raggiunge quasi la quota di quella di un fotografo degli anni ’90.
Il caporedattore – un ragazzo di trent’anni appena, scollo a V e mezzo centimetro di barba – gli dice che se le sue foto gli piacciono così tanto è perché gli pare di ritrovare in ognuna un particolare della vecchia Europa. A volte Parigi, e poi Bruxelles, racconta. Io ho vissuto dappertutto, sai, con gli stage e il resto. Peter finge di capire. Annuisce.
Senti, ho un’idea, aggiunge poi. Io ti pago il viaggio e tu ci vai. In Europa. Beninteso, i soldi dell’albergo ce li metti tu, ma vai a Londra e ci trovi degli angoli d’America. Che ne dici?
Zia May lo incita ancora. Ascoltandola, Peter capisce che forse non è a lui che sta dando quei consigli.
Spende tutti i soldi che ha guadagnato per affittare una stanza d’albergo per due. La porta a vedere cose stupide; il gomitolo di spago più grosso del mondo, poi un circo di scimmie. Posti in cui è sicuro che non sia mai stata prima d’allora. Posti che nemmeno lui sapeva esistessero.
Di quei luoghi ricorda zia May. Solo lei e non lo sfondo, come se tutto il resto fosse sfocato.
Torna a New York e si ripresenta al Daily Bugle. Lo assumono per uno stage non pagato.
Le cose tornano come prima.
 
 
Le sue fotografie cambiano.
Comincia al parco, con un bambino. È un microbo coi capelli biondi che parla a stento; poche parole, ma in un inglese da vero inglese, come un piccolo lord. Dal tappeto di uno dei prati di Central Park, sua madre lo chiama. Prima di andare da lei, il bimbo lo saluta agitando la mano aperta.
Guarda quella donna e ci vede Gwen. Prende la fotocamera.
Clic.
Nell’immagine inquadra solamente il bambino che corre. Lui e nessun altro.
È in quella prima foto – e nelle altre che la seguiranno – che scopre i volti delle persone che abitano la sua città. Per un po’ gli basta guardarle, cercare lei. Cercare l’America in quelle inquadrature così europee.
Sono le fotografie a cambiarlo.
 
 
Il suo punto di svolta è New York.
Tra tutte le foto che scatta – centinaia, migliaia – ce ne sono alcune che Peter non dimentica. Piccoli particolari: il taglio degli occhi, la bocca diversa dalle altre. Pensa a Gwen, ma non è lei la risposta.
Poi ricorda un nome.
Lui è James, si dice. James, il cameriere del bar all’angolo. Quel giorno non aveva trovato parcheggio. E lei è Suzanne, che doveva sposarsi questa primavera. E poi Louis, e Mark e Rita.
Loro sono la città. I tasselli di città che Spider-Man ha salvato.
Mette le foto in un cassetto. Prende la giacca, bacia zia May e esce di casa.
Va a vedere New York.
 
 
La ritrova nel vagone di coda dell’ultimo treno notturno, quello che si ritrovava a prendere per tornare a casa quando le ragnatele di Spider-Man finivano.
Questa volta lei lo guarda dritto negli occhi, senza il riflesso del vetro a fare da filtro. È come nel weekend del gomitolo: ci sono solo lui e la persona che ha con sé, e tutto il resto è sfocato.
Gwen sorride come nel video del discorso del diploma; come chi ha ancora tutta la vita davanti. Dopo un’infinità di tempo, Peter la guarda con lo stesso sorriso.
Quella notte, Spider-Man ritorna.
Davanti a lui c’è la vita di tutta New York.
 
 
 
 
01.05.2014
Questa storia è nata ora, ma ho come l’impressione che venga da molto lontano - da quando, ancora piccina, guardavo il cartone animato di Spider-Man alla tv.
Il titolo è preso direttamente dal discorso di diploma di Gwen: “Guardando oggi intorno a noi, tutte le persone qui che ci hanno aiutato a diventare ciò che siamo, so che apparentemente ci stiamo dicendo addio. Ma porteremo un pezzo di tutti in ogni cosa che faremo in futuro. Per ricordarci sempre chi siamo e cosa vogliamo davvero.”
Ripenso spesso alle storie belle che ho letto negli anni. Proprio per questo, credo di essere stata influenzata direttamente da Silver Streams di Fede_Wanderer nel plottare la scena sulla metro.
E ora basta con tutte queste note, me ne vado XD
Grazie mille per aver letto!
Kuruccha
   
 
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