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Autore: Lady Moonlight    01/05/2014    1 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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26
Epilogo
 
 
 
Era una notte serena e la stanza era buia. Le finestre erano spalancate e le tende bianche volteggiavano nell'aria come fantasmi. A terra c'era un vaso di fiori rovesciato e ridotto in frantumi, i petali erano secchi e il loro profumo nauseante colmava ogni angolo.
Qualcuno bussò alla porta ed Edward si trascinò verso l'entrata per permettere all’uomo che aveva atteso di entrare.
La mano gli tremò quando spinse il battente all'indietro e con un sibilo infastidito si coprì gli occhi con il braccio sinistro, tentando invano di ripararsi dalla luce del corridoio. Quando il dottore entrò, dopo aver a lungo esitato, il re sbatté la porta alle loro spalle e camminò con passo malfermo verso la poltrona.
Non si curò delle ali che si trascinavano come panni sporchi alle sue spalle, né dei colpi di tosse che occasionalmente gli squassavano il petto. Da alcune settimane aveva imparato a convivere con la malattia. La cosa più difficile era trovare sempre più spesso scuse valide per non dover presenziare alle riunioni del Consiglio. Per qualche secondo cercò di evitare lo sguardo del medico, incapace di affrontare l'ennesima occhiata di biasimo.
"Vi ho portato altro estratto di papavero." annunciò l'uomo, posando sul tavolo un sacchetto di cuoio. "Ma ne state consumando troppo." si premurò di aggiungere con un sospiro.
Edward lo sapeva, ma il dolore era troppo da sopportare e l'oppio era l'unica cosa che riusciva a calmarlo, sebbene di poco.
"Non avete mangiato la cena." commentò il medico, guardando il vassoio ancora intatto che i domestici avevano portato qualche ora prima.
"Non ho appetito." rispose lui, chiedendosi per quanto a lungo avrebbe potuto resistere in quelle condizioni. Sperava solo di poter rivedere Clare e confessargli la verità sulla morte dei suoi genitori.
"Dovete mangiare... So che non vi piace sentirvelo dire in continuazione, ma voi siete il mio re ed è mio dovere assicurarmi delle vostra salute."
Edward soffocò un colpo di tosse e allungò la mano per prendere l'estratto di papavero, ma il dottore lo fermò.
"Non sapete come curarmi, non sapete che malattia ho contratto, non sapete nulla... Almeno, concedetemi un sollievo temporaneo." sbottò Edward.
"Troveremo una soluzione." si difese l'altro.
No, non l'avrebbero trovata e il motivo era semplice. Nelle sue vene scorreva il sangue dell'angelo Enuwiel che permetteva al suo corpo di guarire molto più rapidamente di uno umano. Qualunque cosa gli stesse accadendo non era...
Non era una malattia comune che poteva aver contratto per qualche assurdo motivo.
Ebbe uno spasmo violento alla gamba che lo costrinse a stringere i denti e ad ansimare come se gli mancasse l'aria, ma in pochi secondi il dolore passò.
"Riuscite a dormire?"
"No, gli incubi mi tengono sveglio." replicò lui.
"Forse potrei aiutarvi se mi raccontaste cosa sognate. Potreste-"
"No." ripeté Edward, categorico. Non voleva raccontare di quei sogni con nessuno. Non era più sceso nelle rovine della città sotterranea, ma ogni notte, la ragazza, Azalya, gli faceva visita nella mente e lui non voleva spiegare al dottore cosa lo turbasse.
La sognava china su di lui, gli occhi cremisi e feroci, i canini sporgenti e il resto del corpo nell'ombra. Rideva come la creatura rinchiusa alle sue spalle, mentre affondava le dita nel suo petto fino a trovarne il cuore. Poi glielo strappava e lo mangiava sotto il suo sguardo morente.
L'angelo decaduto rideva e chiamava il nome della figlia, lei piangeva.
Edward si svegliava vomitando il poco cibo che riusciva a mangiare, con il battito del cuore frenetico e le lenzuola bagnate di sudore.
"Abbiamo finito?" chiese brusco.
L'uomo sospirò, si strinse nel cappotto e borbottò qualcosa tra sé. "Sì." confermò.
"Allora potete andare." lo congedò Edward, senza aggiungere altro.
 
 
Era in piedi, accanto alla finestra aperta, troppo stanco per tentare di dormire con la possibilità di dover affrontare un nuovo incubo. Fissava il punto del giardino in cui Clare, protetta dal cristallo, affrontava il suo lungo sonno.
I rovi che avvolgevano la teca stavano fiorendo, eppure Edward non poteva che pensare a come quelle piante sembrassero soffocare il corpo della ragazza.
Aveva chiesto ai giardinieri di rimuoverle, ma ogni volta quelle ricrescevano più forti e numerose di prima. Una maledizione, avevano insinuato alcuni, e a nulla erano valse le sue parole o quelle dei mistici.
Qualcosa attirò la sua attenzione e i suoi occhi si concentrarono nel seguire i movimenti di una figura che si muoveva guardinga lungo le siepi, cercando di evitare le zone più luminose ed esposte alla vista delle guardie.
Un vampiro.
Edward fece per chiamare le guardie, ma il fiato gli rimase intrappolato in gola e le forze lo abbandonarono di colpo. Si ritrovò inginocchiato sul pavimento con le braccia strette ai bordi della finestra nel tentativo di sorreggere il busto e vedere cosa stava accadendo.
Le ali erano ferme, immobili, quasi in attesa come lui di conoscere l'avvenire.
E il vampiro avanzò.
Superò le fontane, oltrepassò il labirinto, calpestò il roseto e proseguì indisturbato sul sentiero sorvegliato notte e giorno dai soldati.
Edward lo guardò rivolgere qualche parola alle guardie, fare loro un cenno del capo e reciderle le teste l'istante successivo.
Di nuovo, lui tentò di avvertire la guardia reale, ma rantolò solo parole incomprensibili e troppo basse per essere udite. Quella sera aveva abusato della polvere di papavero e il suo corpo reagiva troppo lentamente ai suoi comandi.
Non gli era rimasto più tempo.
Il vampiro sfiorò il cristallo di Clare e un lampo di luce avvolse ogni cosa.

 
***
 
 
"Stai scappando?"
La voce riecheggiò tra le dune del deserto; un eco tra i sibili del vento.
La tempesta di sabbia imperversava su tutto e lei rimaneva caparbiamente in piedi, insensibile a quel caos che avvolgeva ogni cosa attorno a sé.
"No." la sua voce suonò chiara, malgrado le circostanze.
"Questa è una menzogna. Stai fuggendo. Se così non fosse non ti troveresti qui."
Lei fece un passo in avanti, scrutando pensierosa l'orizzonte. Tuttavia, non vi era nulla che potesse indicarle la provenienza o l'origine di quell'interlocutore invisibile.
"Clare Rainsworth." tuonò la voce. "Tu fuggi, ma ancora non lo sai. Ti nascondi, ma ancora non lo sai." cantilenò.
La sabbia le vorticò attorno al volto, obbligandola a ripararsi con un braccio e a socchiudere gli occhi. "Sbagli. Sto cercando qualcuno. Devo trovarlo." replicò.
"Tu scappi, Clare. Chi stai cercando? Chi?" domandò la presenza, mentre lei cadeva in ginocchio, affondando in quel terreno instabile. "Non lo sai? No, vero?"
"Qualcuno di importante."
"Qualcuno di caro, prezioso." asserì la voce.
A lei sembrava che provenisse da ogni luogo eppure da nessuno in particolare, come se la presenza fosse parte di lei. Ridicolo.
"Non ricordi?"
Il deserto mutò in un campo fiorito, e lei ora affondava in un terreno umido e scuro. La risposta a quella domanda era sulla punta della lingua, eppure non riuscì a pronunciarla. "Devo proseguire la mia ricerca."
"Ne sei certa?" le insinuò, il dubbio, la voce.
"Sì." Clare immerse le unghie nel terreno, strappando petali e steli ma, di nuovo, si ritrovò tra le mani la sfuggevole sabbia del deserto.
La tempesta si era acquietata e alcune orme sconosciute puntavano verso est.
"Seguile." le propose la voce. "In questo modo, ritroverai il luogo a cui appartieni. Il luogo dal quale stai fuggendo. Ricordi?"
"Sì."
Clare abbassò lo sguardo sulle impronte lasciate nella sabbia. Erano piccole, quasi tondeggianti, differenti da quelle umane. La sua mente elaborò velocemente la nuova informazione. Erano i segni del passaggio di un animale, forse un cavallo, ipotizzò.
"Stai esitando." la accusò la presenza. "L'esitazione è per i deboli. Tu avevi deciso di essere forte, di non dipendere da nessuno."
Lei non rispose. I suoi occhi erano stati catturati da una sagoma equina che si muoveva agile tra le dune. Il braccio si protese in avanti, quasi a voler cercare di afferrarla.
"Sì. È esatto. Trovalo. Devi trovarlo." La voce si fece più distante, più incerta. "Segui le orme. Seguile. Trova ciò che cerchi e ritroverai pure te stessa."
Clare abbassò la mano sul fianco, scoprendo solo il fodero vuoto di una spada. "Ti sbagli." sussurrò alla sabbia che la circondava. "Non sono io ad essermi persa."
"Se non sei tu..."
Il vento divenne un sibilo e Clare alzò la testa. "Ti sei smarrita, Cassandra... e hai perso ogni cosa. Ma lui ha bisogno di te." proseguì, indicando la sagoma scura di un unicorno. "Ora sei libera."
Una figura umana emerse dalla nube di polvere e Clare la riconobbe.
Non si dissero altro e la Guardiana rimase ad osservare Cassandra affiancare l'unicorno e svanire tra le dune del deserto.
Sola, rimase a scrutare il cielo.
Qualcosa di umido e scuro cadde dall'alto, scivolandole sulla guancia. Una pioggia nera, una goccia rossa.
Le nuvole piangevano sangue.
 
 




 
Questo capitolo non è stato betato.

Note: Ed eccoci giunti alla fine! Nella storia conclusiva della trilogia le cose si faranno decisamente interessanti, perché tutti i singoli personaggi avranno qualcosa di diverso per cui combattere e tutti i segreti verranno a galla! Della serie: tutti contro tutti xD
Sono davvero felice di aver finito CS-La Guerra Celeste e ringrazio tutti voi lettori che avete continuato a seguire la storia!
Un particolare abbraccio
a  Jales che adoro<3
"Contratto di Sangue-Le spade gemelle" titolo del terzo volume non verrà pubblicato immediatamente. Diciamo che mi prenderò per un po' una pausa da CS per dedicarmi ad altre storie e strutturare al meglio quest'ultima. Inoltre, sono alle prese con la riscrittura de "L'ombra del principio" e per ora sono soddisfatta di come sta venendo, molto più ricco e con più enigmi da risolvere che darà un quadro più ampio rispetto ala prima stesura.
Vi saluto e spero di incontravi nuovamente nel capitolo finale della trilogia! :)
 
 

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