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Autore: Lavi Bookman    01/05/2014    2 recensioni
[Character Death!; Shounen-ai!]
[Kaga/Kuro - accenni Kuro/Ao]
[E' LA CONTINUAZIONE DELLA ONE-SHOT '20 minutes'. Perché sì, alla fine mi sono decisa. Leggibile anche da sola.]
"[...] Non gli era mai pesato. Aveva sempre pensato che fosse giusto così, che alla fine le cose si sarebbero sistemate. "tornerà quello di prima", si diceva.
Solo ora si rendeva conto che non era così. Non sarebbe mai potuto essere così.
Kuroko aveva visto troppo, e lui non era riuscito a mettergli le mani davanti agli occhi abbastanza in fretta. [...]"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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- Do you still love me?




"In another life, I would be your girl.
We'd keep all our promises,
be us against the world.
In another life, I would make you stay,
so I don't have to say you were
the one that got away."

 

Le nocche si sfiorarono, improvvisamente, con un gesto che nessuno dei due in realtà si aspettava dall'altro. Per un attimo, solo uno, riuscirono a guardarsi negli occhi, comprendendo davvero ciò che volevano comunicarsi, smettendo di essere semplicemente due rivali nei corpi di due ragazzi che in realtà si sarebbero dovuti amare sin dal principio. Sorrisero, con una genuinutà che non gli apparteneva da così tanto tempo che ormai lo avevano scordato. Erano cresciuti, in quegli anni. Da soli, lontani l'uno dall'altro. Chiusi ognuno nella consapevolezza di star sbagliando, ma senza sapere esattamente in cosa.
E poi le nocche cozzano, ancora. Senza un accordo, senza un'azione in campo.
«Kagami-ku-»
«Taiga...»
«Mh. Dicevo, sono riuscito a convincere il signore del negozio a farmi uno sconto!»
«Great!»
E successe. Le nocche in collisione. Nessuno, al di fuori di loro due, avrebbe potuto capire quanto quel gesto, così apparentemente sciocco, significasse.
Per qualche secondo non riuscirono a fare altro che fissarsi. Kuroko fu il primo ad abbozzare un sorriso, e Kagami pensò che sarebbe potuto morire lì. Tentò di non darlo a vedere, portando la mano dietro il collo, grattandosi, e guardando da un'altra parte. Era imbarazzato, mentre i suoi occhi cercavano un qualsiasi angolo della stanza in cui soffermarsi. Tetsu lo obbligò a guardarlo, come se improvvisamente avesse deciso di premere 'off' sul tasto della misdirection incorporato in lui. Gli era così terribilmente vicino che poteva sentire il suo respiro sulla pelle.
«Guardami, Taiga...»
«... Lo sto facendo.»
Le labbra del più piccolo si schiusero in un altro timido sorriso, mentre l'altro non poteva far altro che trattenere il fiato.
In quegli anni mai una volta aveva provato ad imporre a Tetsu un qualcosa che non fosse pronto a dargli. Non lo aveva mai baciato, mai sfiorato in un modo che lasciasse intendere più del necessario. Sapeva di essere un libro aperto, di non dover mentire riguardo ai propri sentimenti, ma l'attrazione fisica non voleva sfogarla. Non su di lui, almeno. Qualche volta era andato da Tatsuya per quei bisogni che si vergognava lui stesso di avere. Non in quanto al sesso, di quello non si era mai preoccupato più di tanto, quanto al suo desiderio nei confronti di un ragazzino che sapeva di non poter avere perché troppo intento a raccogliere i propri cocci. Tatsuya non lo aveva mai giudicato, né si era mai impuntato per avere spiegazioni. Tanto meno aveva sperato in un qualcosa che potesse andare oltre a una suonata di campanello alle ore più improbabili della notte con la richiesta di salire in casa. Gli andava bene così, in un certo senso. Solo non capiva perché ogni volta Kagami tornasse a casa più distrutto di quando era arrivato.
Due labbra premute contro le sue lo obbligarono a tornare alla realtà, con un sospiro di sorpresa troncato. Un brivido gli percorse la schiena, e non riuscì a riconoscerci eccitazione. Solo paura. Per sé e per lui. Aprì le labbra in automatico, permettendo un contatto più approfondito e alle loro lingue di toccarsi, scontrarsi, rincorrersi, conoscersi. Si sorprese nuovamente per la veemenza con cui Kuroko si stava approcciando, a partire da quel bacio che aveva perso la castità per strada, per finire alle sue braccia intorno al proprio collo e il corpo schiacciato contro il suo. Non trovava un senso logico che potesse spiegare quella situazione, ma cominciava a pensare che non gli interessasse. Lo strinse a sé, ancora titubante. Non abbastanza da volersi fermare.
«Tetsu, io...»
«Sssh.», lo interruppe posandogli l'indice sulle labbra e inclinando dolcemente il capo di lato. Era diverso. E la velata malinconia che lo rivestiva da così tanto tempo non voleva saperne di scollarsi dal proprio corpo. Restava lì, impressa in ogni sua cellula come se avesse l'assurda pretesa di diventare ingestibile. Sentiva la paura, Kagami, e si mordeva le pareti interne delle guance per convincersi a dimenticarla. Le lacrime lo avrebbero scovato, di lì a poco, e lui non era abbastanza forte per chiedersi il perché. Nè lo era per ascoltare quello che il ragazzino di fronte a sé stava dicendo. Solo quando sentì pronunciare 'Aomine' rese nuovamente sensibili i timpani e decise di prestare attenzione, ma ormai era troppo tardi. Lo guardava come si guarderebbe un qualcosa di così etereo da essere in proncinto di svanire, e sorridendo abbozzò l'idea tra i pensieri che forse era realmente così. Forse se ne stava andando. E allora i ricordi ripresero possesso del suo cervello, alternando litigi -che non erano mai solamente tali-, risate, baci rubati -quando Aomine era in vita-. Aveva sempre considerata buffa la reazione che Tetsu aveva avuto dopo la scoperta della sua relazione puramente sessuale con Tatsuya. In quell'attimo, ricordava, aveva potuto vedere il cuore dell'altro frantumarsi davanti a sé, per poi riprenderne i cocci e ricacciarseli dentro, barricandosi dietro un sorriso forzato. Non gli aveva mai più chiesto nulla, anche se il rosso avrebbe voluto chiedergli scusa, e neanche lui sapeva bene per cosa. La cosa buffa, in realtà, non c'era.
«Mi ami?» e la domanda fu così inaspettata da farlo sbiancare.
«Sempre.»
«Ti amo anche io.»
La rottura di qualcosa dentro di sé lo portò ad allontanarsi leggermente da quell'abbraccio che aveva un retrogusto amaro, mentre l'espressione di Kuroko si riduceva a due occhi fissi in basso e un sorriso nostalgico ad aleggiargli sulle labbra. Stava perdendo qualcosa che non era disposto a lasciar andare.
«Aomin...» provò a pronunciarne il nome, ma il fiato gli si mozzò in gola. Si rese conto in quel momento che non aveva il coraggio necessario per ricordarne il nome, nonostante ce l'avesse sulla punta della lingua. Avrebbe voluto urlargli che era lui che amava, di non illuderlo, ma ormai era troppo tardi: credere a quella bugia era così dannatamente bello che aveva scordato tutto il resto. Abbassò il capo a sua volta.
«Ti ricordi quando era ancora in vita?» Kuroko alzò a malapena lo sguardo, fissandolo - incollandolo, incastrandolo - in quello dell'altro. «Ricordi che avevo scelto te?»
E Kagami si chiese come avrebbe potuto scordarlo, secondo lui. La loro prima notte insieme, l'incertezza su dove mettere le mani, la paura di farsi/gli male, i "ho paura che tu te ne vada" - "resterò". Annuì, e nel farlo avvertì chiaramente un magone farsi spazio in gola. Non avrebbe pianto, era abbastanza forte per non farlo. «Poi, però, hai scelto lui...»
«Dicono che ti accorgi di amare una persona solo quando la perdi...»
«Niente frasi fatte, ti prego.»
«Io mi sono sempre dovuto dividere tra voi due, Taiga.» e solo in quel momento Kagami si accorse di quanto suonasse adulta quella frase, solo per la presenza del suo nome alla fine. Avrebbe voluto urlargli contro, sbatterlo al muro e fargli tornare la felicità di quando erano più piccoli a schiaffi.
«Avresti solo dovuto scegliere.»
«Tra voi due?» e lo vide ridere. Lo sentì ridere. Rabbrividì. «Tempo fa non ne sarei stato capace. Spero mi perdonerai, Taiga.»
Affilò lo sguardo, deciso a chiedergli cosa volesse significare quella frase. Lasciò perdere.
«Non hai mai pronunciato così tante volte il mio nome in una conversazione...»
«Taiga, Taiga, Taiga...»
Sentì le guance arrossarsi leggermente e spostò nuovamente lo sguardo, senza rispondere.
«Devi andare.»
La voce rotta dal pianto di Kuroko. Erano seduti a terra, non ricordava quando fosse successo. Si guardò intorno notando che non riconosceva il luogo in cui erano.
Dalla sua gola un lamento strozzato.
Avrebbe solo voluto restare un po' di più, ma le immagini si stavano facendo sempre più sfocate e le lacrime iniziavano a rendergli indistinguibile la figura del ragazzino davanti a sé.
«Ben svegliato, Taiga.» fu l'ultima cosa che potè sentire.
 

«... -ga? Taiga, svegliati!»
Aprì gli occhi. Li richiuse, mentre sentiva le braccia di Tatsuya tirarlo su abbastanza per poterlo abbracciare. Serrò le palpebre più forte, se possibile, e iniziò nuovamente ad urlare, mentre si aggrappava con tutte le sue forze alla maglia dell'altro.
Le loro promesse, all'improvviso, erano diventate inutili.
Kuroko aveva scelto.
 
"Cosa faresti se la tua luce scomparisse?"
 



Spazio Autrice:
Fiiiiiiiiiiiiinita! Alla fine non ce l'ho fatta, chiedo scusa. L'idea di concluderla bene mi ha accompagnata solo sino a un quarto del capitolo, poi ho deciso che non sarebbe stato da me. E in più, per come era preso Tetsu, vedevo questa come soluzione più vicina a lui. Non ho molto da dire, se non che sono felice di aver portato a termine questo lavoro dopo mesi che pensavo a come fare. Per quanto sia corto mi ha fatta sudare.
Spero che ne sia uscito qualcosa di leggibile, ecco--
Grazie per aver letto fin qui, e grazie soprattutto a chi con i propri commenti mi ha fatta desistere dal lasciare tutto lì senza un continuo!
Alla prossima!~
  
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