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Autore: Pontomedusa    01/05/2014    3 recensioni
Questa storia partecipa al contest "La ragazza e...la spada" indetto da darllenwr sul forum di efp.
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“Un samurai non si separa mai dalla sua spada e non si separa mai dal suo onore.”
“Tra i fiori il sakura, tra gli uomini il samurai.”
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Giappone feudale
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4

 

Sakura, quella notte, riuscì a dormire molto poco.

Era innamorata di Daisuke. Questo le era chiaro. Era diventato chiaro nel momento in cui lui l'aveva baciata.

Si rendeva conto che di lui non sapeva molto. Aveva capito che viveva di espedienti. D'accordo, ma non si poteva dire lo stesso di lei? Daisuke era in gamba, coraggioso e, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso in sua presenza, le aveva davvero salvato la vita. L'aveva anche curata.

Era innamorata di Daisuke. E Daisuke meritava quell'amore.

Albeggiava appena, quando Sakura uscì a cercarlo.

 

Daisuke abitava ancora nella locanda dove avevano passato la prima notte al villaggio. Sakura, invece, dopo essere stata ingaggiata come capo delle guardie aveva ottenuto una piccola casa nel centro del paese.

La locanda, invece, era vicina alle mura, discosta dalle altre costruzioni. Quando Sakura arrivò abbastanza vicina da poterla vedere, notò degli strani movimenti vicino all'edificio.

Nella luce incerta dell'alba, non era chiaro cosa stesse succedendo. Sakura si avvicinò il più silenziosamente possibile, cercando di non attirare l'attenzione. Istintivamente, poggiò la mano sull'elsa della spada.

Due uomini stavano lottando. Uno dei due era vestito da samurai. Un ronin? L'altro invece era...

Era Daisuke! Sakura corse verso di loro, senza più preoccuparsi di non fare rumore. Il ronin stava colpendo Daisuke al viso. Il ragazzo incassò diversi colpi, ma poi cadde a terra.

Il ronin lo sovrastava. Si chinò su di lui. Sicuramente, voleva dargli il colpo di grazia.

Invece, la testa del ronin rotolò sul selciato. Poi, anche il corpo crollò. Dietro di lui, c'era Sakura, la spada sguainata, la lama grondante di sangue.

Daisuke cercò di alzarsi in piedi, ma riuscì solo a mettersi seduto. Era ancora stordito dai colpi.

“Sakura! Tu...tu mi hai salvato!”

Sakura sorrise.

“Siamo pari,” disse. Poi, indicò il corpo a terra.

“Sai cosa voleva da te?” chiese.

“Veramente...”

Sakura spostò la testa col piede, per guardarla meglio. E sbiancò.

“Dimmi cosa voleva da te,” ripeté. Adesso la sua voce era fredda, lo sguardo duro.

“Io...non lo so,” balbettò Daisuke. “Davvero, ti giuro...”

“Non ti credo,” sibilò Sakura. “Io quell'uomo lo conosco. Lo...conoscevo. Ci allenavamo insieme, da ragazzi. Non era un ronin. Era un samurai.”

 

Sakura ha finito gli allenamenti. Oggi, insieme a lei c'è Akira. È il figlio di un amico di suo padre, e anche lui diventerà un samurai. Ha qualche anno più di lei, e per questo a Sakura sembra molto saggio.

Sono esausta!” dice Sakura.

Un samurai non è mai stanco, non sente il dolore, né la fame, né la sete!” proclama Akira, ma poi sorride. “Sei stata brava oggi,” le dice.

Sakura si sente piena di orgoglio. “Grazie,” dice. “Ma non sono ancora abbastanza forte. E la virtù del samurai è la forza!”

Non è così,” dice Akira. “La forza è importante, ma la virtù più importante di un samurai è un'altra.”

Quale?” chiede Sakura.

L'onore,” dice Akira.

 

“Era un uomo d'onore,” disse Sakura. E poi si accorse che degli uomini a cavallo si stavano avvicinando.

Gli uomini li circondarono. Erano tutti samurai.

Sakura era stordita da tutta l'assurdità della situazione, e ci mise qualche istante a riconoscere l'uomo alla testa del gruppo di cavalieri. Era Tokugawa Eizo. Il suo daimyo.

Anche Tokugawa Eizo sembrava sorpreso di vederla.

“Sei tu? Nakajima Sakura?”

Sakura chinò la testa.

Adesso il daimyo sembrava, più che sorpreso, sbalordito.

“Adesso ho capito di avere sbagliato a rifiutare i tuoi servigi perché eri una donna. Vedo il tuo valore come guerriero. Ma ora so che avrei dovuto rifiutarli per la tua mancanza di fibra morale! Cosa sei diventata? La complice di un ladro, di un assassino! Un'assassina tu stessa! Cosa direbbe tuo padre se ti vedesse?”

“Io...io...” Sakura crollò in ginocchio e si prostrò davanti a Tokugawa Eizo.

“Perdonatemi, daimyo. Non avevo riconosciuto Akira. E quest'uomo è un mio amico...credevo lo fosse. Pensavo fosse stato aggredito da un malintenzionato. Non avrei mai pensato...”

“Quell'uomo è Murakami Daisuke,” disse il Daimyo. “Ha derubato diversi membri della nobiltà. Una volta è stato sorpreso, e ha ucciso la ragazza che lo aveva visto. Era una fanciulla di appena tredici anni.”

Sakura, incredula, si voltò a guardare Daisuke. Lui si limitava a tenere la testa china. Sakura capì che era tutto vero.

“Quest'uomo sarà arrestato e impiccato. Io credo nella tua buona fede, Sakura, ma capisci anche tu che non posso certo ignorare ciò che hai fatto. Tuttavia, per rispetto alla memoria di tuo padre e poiché si è trattato di un errore, ti offro la possibilità di morire con onore, e non giustiziata come una comune criminale.”

Sakura chinò la testa. Sapeva che era giusto, ma sentiva le lacrime che le pungevano gli occhi.

E il terrore. Non voleva morire.

“Comprendi, Sakura? Puoi scegliere il jigai. Te ne andrai con onore.”

“No!” gridò Sakura.

 

La virtù del samurai è l'onore,” dice Akira.

È vero,” interviene il padre di Sakura. “L'onore è più importante anche della vita stessa, e pur di preservare il primo il samurai è disposto a rinunciare alla seconda.”

Improvvisamente, Sakura si sente triste. Tuttavia, accenna di sì con la testa.

Ma questo vale per tutti,” dice Sakura. “Fin da piccoli, ci hanno insegnato che, piuttosto che cadere nelle mani del nemico, dobbiamo praticare il jigai.”

Certo Sakura,” dice suo padre. “Ma il jigai è solo un modo per sfuggire una morte più orribile, o un destino peggiore della morte. In fondo è semplice...tagliarsi la gola con un coltello. Dura un attimo. Ma un samurai deve scegliere la morte anche quando l'alternativa è una vita senza onore. E lo fa con il seppuku. Usando la sua spada.”

Sakura rabbrividisce. Tuttavia sa che il padre ha ragione.

Perché un samurai non si separa mai dalla sua spada,” dice.

Il padre sorride, e le scompiglia i capelli.

Esatto,” dice. “E non si separa mai dal suo onore.”

 

“No!” gridò Sakura. “Non lo farò col jigai, come un bambino...o una donna. Permettetemi di scegliere il seppuku, daimyo. Solo quella può essere una morte onorevole per me. La morte di un samurai.”

Tokugawa Eizo inarcò le sopracciglia, tuttavia fece un cenno di assenso.

Sakura adesso non aveva più paura. Sarebbe morta come avrebbe voluto vivere. Da samurai.

E mentre la lama della spada affondava nelle sue viscere, pochi istanti prima che, in un gesto di pietà, uno degli uomini del daimyo le tagliasse la testa, le sembrò di vedere suo padre, fiero di lei, come quando era bambina.

 

Un samurai non si separa mai dalla sua spada e non si separa mai dal suo onore.”

Tra i fiori il sakura, tra gli uomini il samurai.”

 
   
 
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