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Autore: MrsSomerhalder    02/05/2014    2 recensioni
Kristen Williams è una ragazza di 18 anni dal passato difficile. Nonostante la sofferenza, crede ancora nel vero amore e ben presto si innamorerà dell'affascinante amico della sorella maggiore: Ian Somerhalder. La gelida corazza del ragazzo sarà messa a dura prova dal sentimento della ragazza. La dolcezza di Kristen riuscirà a far sciogliere il cuore del ragazzo che...
"Ian, ti senti bene?" gli chiesi guardandolo posare la mano sullo stomaco, mentre eravamo in macchina davanti casa mia.
"Ho dei crampi assurdi allo stomaco!" mi rispose riservandomi un'occhiata che per poco non mi tolse il fiato.
"Cos'hai precisamente?" gli chiesi confusa. Lui continuava a premersi l'addome con le dita.
"Una specie di contorsione delle viscere." confessò, digrignando i denti.
'Oh Dio! Le farfalle...' pensai, ma mi stavo solo illudendo, o forse no...
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Nina Dobrev, Paul Wesley
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera Jennifer e Rachel, le mie due migliori amiche, mi convinsero ad andare in discoteca nonostante la mia iniziale riluttanza. Erano le nove e quarantasette, di lì a poco le due sarebbero passate a prendermi per trascorrere, a detta loro, una 'favolosa serata'. Rimasi seduta sul bordo della poltrona ad aspettarle, ticchettando con le dita sul bracciolo per ingannare il tempo. Con lo sguardo fisso nel vuoto, viaggiavo con la mente immaginandomi una scena-tipo dell'uscita che stava per avvenire. Indossavo un semplice vestito di pizzo nero lungo all'incirca dieci centimetri sopra il ginocchio, a maniche corte, con scollo ad U ed una cinturina in vita argentea, abbinato a delle decollettè dello stesso colore. Il pallore del mio incarnato contrastava perfettamente con l'ombretto pesante ed il color ciliegia del rossetto. Avevo lasciato i lunghi capelli castani sciolti, in modo tale che potessero darmi un aspetto più longilineo. Mia sorella maggiore, Hilary, era già uscita da un pezzo. Aveva accennato qualcosa del tipo 'ceno fuori, discoteca e alba'. Non fu molto difficile per mia madre, Mary, capire ciò che voleva dire. (Mia sorella nacque quando la mamma aveva poco più di 20 anni, appena scoperta la gravidanza i miei genitori decisero di sposarsi; le cose tra di loro non funzionavano come avrebbero dovuto, ma tirarono avanti per il bene della figlia e nove anni dopo nacqui io. In quel periodo tutto sembrò migliorare, ma i problemi si fecero sentire ancora quando cominciai a muovere i primi passi. Mio padre non era il tipo d'uomo adatto alla famiglia, così quando fui a malapena in grado di capire la gravità della situazione andò via di casa con la sua amante senza tornare mai più, lasciandoci completamente sole. Mia madre, a quel tempo una giovane mamma di trentasette anni, si diede da fare per far crescere al meglio le sue due amatissime figlie. Le difficoltà finanziarie non tardarono ad arrivare e così perdemmo la casa. Ci trasferimmo per qualche anno a casa dei miei unici nonni. La sofferenza per la mancanza di un padre nella vita mia e di Hilary compariva ogni qual volta un ostacolo si imponeva davanti a noi, ma nel dolore trovammo la forza per andare avanti e, facendoci coraggio a vicenda, ci sentivamo più forti di prima. Qualche anno dopo mia madre, risollevatasi economicamente, ci portò in una bellissima casetta nella cittadina di Derlington nello stato di Washington, dove avevo vissuto tutto il resto della mia giovane vita.) D'un tratto sentii suonare il clacson ed uscii di fretta, dopo aver salutato la mamma che spadellava in cucina. Jennifer, che era alla guida della sua nuova chevrolet cabrio rossa fiammante, accendeva e spengeva i fari ad intermittenza e Rachel mi strillava euforica di sbrigarmi. "Forza Jenny, a tutta birra!" gridai unendomi al coro chiassoso di Rachel, accomodandomi in fretta e furia sul sedile posteriore. Circa mezz'ora dopo eravamo davanti lo Status, il rimbombo della musica si sentiva sin da fuori il locale. Entrando senza troppe parole, andammo a sederci al bancone e ordinammo un drink super alcolico. "Festeggiamo i nostri 18 anni, la nostra gioventù che passa e non torna più!" iniziai il brindisi d'apertura e bevemmo tutto d'un fiato. Poi, ci scatenammo in pista. Ballammo per almeno un'oretta, alternando drink e movimento del bacino. Poi un'altra ora ed il dolore ai piedi pulsava come mai prima di quel momento. "Porca miseria, probabilmente mi stanno venendo le vesciche!" incalzò Rachel, sempre a lamentarsi. "Kris, che ne dici di una sfida?" domandò Jennifer, mostrando poco conto all'affermazione di Rachel. "Ma si, dai." accettai e mi feci spiegare quello che dovevo fare. La sfidante, in quel caso Jennifer, ordinava un numero di drink e se la campionessa in carica, io, non li bevava tutti veniva spodestata ed obbligata ad una penitenza a scelta della giuria. "D'accordo, ma niente di troppo spinto. Ok?" mi raccomandai. "Parola di scout!" giurarono in coro. Bevvi tutti quanti i drink ad eccezione di uno e naturalmente l'effetto dell'alcool salì rapidamente, ma ero ancora abbastanza lucida e alquanto 'felice'. "Kris, hai perso!" risero malefiche. "O-ok, c-che devo f-fare?" Si guardarono un pò intorno e poi Rachel schioccò le dita. Disse qualcosa all'orecchio di Jennifer e, dopo aver ottenuto il suo consenso, mi riferì. "Vedi quel bel ragazzo laggiù?" indicò un tipo alto, capelli corvini, fisico mozzafiato ed occhi di ghiaccio. Una visione paradisiaca, peccato il tasso alcoolico nel sangue, altrimenti avrei gustato meglio quella visione. "Mmm, s-si. E a-allora?" "Bhè, và da lui e digli che è un figo assurdo!" risero a crepa pelle. D'un primo momento mi sembrò la cosa più idiota di questo mondo, così decisi di farlo senza indugi. "Nessun p-problema!" feci loro l'occhiolino e mi alzai a ritmo di musica. Poi compresi che era un'idea pessima, ma solo quando ormai me lo ritrovai davanti compresi a pieno quello che avrei dovuto fare. Mi guardava dubbioso con quegli splendidi occhi color ghiaccio, che mi entravano nella pelle. Uno sguardo glaciale in grado di raffreddare il calore dell'alcool che mi bruciava dentro. Probabilmente, la mia espressione facciale non nascose molto bene la mia evidente 'eccitazione' nel guardarlo ed averlo davanti. "Hey, tu!" gli puntai il dito sul naso. "Si, p-proprio tu. Sai che s-sei un gran f-figo?" ammiccai e mi passai la lingua sul labbro superiore. Lui fece un passo indietro, comprensibilmente spaventato dal mio comportamento piuttosto 'imbarazzante'. "Io..." non riuscì a terminare la frase che una ragazza dietro di lui s'intromise. "KRISTEN!" tuonò una voce familiare. Sgranai gli occhi per mettere meglio a fuoco la figura e mi spaventai così tanto nello scoprire che era mia sorella Hilary, che per poco non caddi all'indietro. "SEI UBRIACA????" mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dal locale. Quel ragazzo, la loro comitiva, Jennifer e Rachel (che avevano assistito alla scena) ci seguirono. Hilary si fece dare il giubotto dal suo fidanzato e me lo mise sulle spalle, poi mi scrollò. "Si può sapere cos'hai in quella testa?!?!" "M-ma guarda c-che non sono u-ubriaca!" "Solo un tantino." commentò Jennifer divertita. "G-giusto!" aggiunsi. "Stavamo f-facendo un gioco d-divertente, io d-dovevo dire a q-quel ragazzo che è f-figo!" sorrisi e gli mandai un bacio volante. Lui si schiarì la gola imbarazzato. Tutti risero. Hilary scosse la testa e si portò una mano sulla fronte. "Se non fosse stato Ian, non so cosa sarebbe potuto accadere!" "Ian? Si chiama così?" domandai. "Si, zuccona. Se fosse stato qualcun'altro, qualcuno con cattive intenzioni, poteva finire male!" ribbadì furiosa. Jennifer e Rachel capirono la piega che avrebbe potuto prendere la situazione e si scusarono con Hilary, assumendosi la colpa. "Forza, Hilary. Basta sgridarla, ha capito." Ian si avvicinò a noi e mi mise una mano sulla testa con fare scherzoso. "Dai, andiamo a ballare!" fece cenno a mia sorella e gli altri di seguirlo. "Ciao Kristen!" mi fece l'occhiolino. Rimasi impietrita, con gli occhi lucidi per la rabbia. La rabbia di aver fatto una tale figuraccia, la figura della ragazzina. "C-ciao." accennai a mezza bocca. "Domani faremo i conti, a mamma non dirò nulla. Ora vai a casa, è tardi per te." girò i tacchi e se ne andò. Era solo mezzanotte e quaranta, il coprifuoco durava ancora per un'altra buona ora. Le ragazze mi si avvicinarono e mi portarono verso la macchina. "Dai Kristen, lascia stare. Domani le passa." "Avete visto come m'ha guardata?" tutt'un tratto diventai seria e singhiozzante. "Hilary? Lo sai che è fatta così, che ti frega!" commentò Jennifer. "Ma no, Ian. Mi avrà preso per una cretina!" cercai di trattenere i singhiozzi. Ora la sbronza allegra si stava tramutando in piagnistea, ma non era solo la sbronza a parlare. "E che importa?" A me invece importava e tanto. Non so come, ma qualcosa di lui mi aveva catturata quella sera. Mi era entrata dentro e non so come e quando se ne sareb
  
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