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Autore: _coldwinter_    02/05/2014    6 recensioni
L'adolescenza è sempre piena di problemi, ma quella di Lola è davvero un casino. Ha grossi problemi in famiglia che non sa come risolvere, e questi influiscono molto sul suo carattere e sulla sua vita. Se questo non bastasse, i problemi li ha anche a scuola. Si trova sempre in contrasto con Luke Hemmings, un ragazzo popolare ma allo stesso tempo evitato nella scuola per il suo caratteraccio. Litigando con lui Lola lo conosce meglio, senza neanche volerlo, e scopre di avere molte più cose in comune con il ragazzo di quante potesse immaginare. Scopre che le reazioni del biondo con cui litiga sempre sono dovute al suo passato, non meno complicato di quello di Lola.
Genere: Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cazzo, adesso sì che era tutto un casino. Mia madre in punto di morte. Mio padre licenziato. Non so davvero come avremmo fatto a continuare a vivere. I soldi che ci rimanevano non bastavano per le cure, ma non avrei permesso a mia madre di lasciarmi, di nuovo. Quando se ne era andata la prima volta non sapevo cosa fare, non sapevo se si sarebbe mai risvegliata, non sapevo se il coma me l'avrebbe ridata indietro sciogliendola dalle sue catene. Ma questa volta c'era una differenza: se se ne fosse andata non sarebbe tornata mai più. Non lo avrei permesso. Ma senza soldi come potevo fare? Mio padre non ci avrebbe messo poco a trovare un nuovo lavoro, e i nostri soldi non sarebbero mai bastati. Non siamo mai stati ricchi, abbiamo sempre avuto quel poco che ci bastava, ma ora i nostri risparmi non ci sarebbero mai bastati. Mi girai nel mio letto a guardare l'ora, erano ancora le 3.07. Non riuscivo a chiudere occhio, ma come tutte le altre fottute mattine sarei dovuta andare a scuola al suono della sveglia. Passai il resto della notte a rigirarmi nel letto senza trovare neanche un briciolo di sonno e tranquillità per poter dormire, così quando suonò la sveglia io non avevo dormito neanche cinque minuti. Premetti il tasto per disattivare il noiosissimo "Bi-bip! Bi-bip!" e scesi svogliatamente dal letto. Presi dei vestiti a caso dall'armadio e mi diressi in bagno per fare una doccia. L'acqua calda mi scrosciava sulle spalle, picchiettando. La doccia mi rilassava sempre, forse per i vapori caldi che mi facevano sempre sentire a mio agio, che mi facevano pensare ad altro, come un manto di nebbia che oscura tutti i pensieri. Uscii dalla doccia, mi asciugai, infilai i vestiti presi prima, e sciolsi i miei capelli color nocciola dalla coda che avevo fatto per non bagnarli. Presi la sacchetta dei trucchi e misi un filo di matita nera e una punta di mascara. Non mi piaceva truccarmi molto. Uscii dal bagno e andai in camera mia per indossare le vans con cui stavo tanto comoda. Poi scesi velocemente le scale di legno scricchiolanti e andai in cucina a prendere un succo di frutta, tanto per buttare giù qualcosa nello stomaco. Guardai l'orologio attacato al muro. Erano le 7.18 e io stavo morendo dalla voglia di rimettermi a letto e riprovare a dormire, ma non potevo. Presi la giacca a vento e la borsa con i libri, aprii la porta e me la chiusi alle spalle. Tirava un po' di vento e il cielo era grigio. Rispecchiava molto il mio carattere. Burrascosa. Spesso arrabbiata. Buia. Fredda. Come le altre fottute mattine avrei dovuto aspettare l'autobus per poi entrare in uno squallido edificio e seguire lezioni di cui non me ne fregava niente. Ma vabbè, questa era la mia vita, e dovevo farmela andare bene così. L'autobus arrivò dopo 45 lunghissimi minuti di attesa, e a quel punto ero in ritardo. Ci sarebbero voluti altri 15 o 20 minuti, quindi non avrei mai potuto fare in tempo ad arrivare a lezione. Pazienza. Arrivai a scuola che erano le 8.22. Ero in ritardo di una ventina di minuti, ma col freddo che faceva non mi andava di aspettare fuori la seconda ora, ed entrai lo stesso a scuola. Percorsi i soliti corridoi e salii le solite scale fino ad arrivare nell'aula di filosofia. Filosofia in prima ora proprio non la reggevo. Entrai in classe in ritardo e senza bussare, e per questo mi dovetti sorbire il cazziatone di Smith, quel vecchio psicopatico del prof. Mentre andai a sedermi al mio solito banco, l'ultimo a lato, sentii qualcuno fare lo spiritoso "Uh oggi la Walker vuole fare la trasgressiva" "Chiudi quella cazzo di bocca Hemmings" dissi con tono calmo senza neanche guardarlo in faccia. In tutto ciò il prof si stava beatamente godendo la scena. "Ahia, oggi è pure di cattivo umore" continuò quel deficiente. Era Luke Hemmings, una coglione totale, ma visto che era stato bocciato si sentiva figo. Non aveva capito un cazzo della vita. "Hemming, basta." "Walker, non mi dici tu cosa devo fare." La giornata era già cominciata male, poi con i suoi inutili commenti stava proprio migliorando. "Ma non hai un cazzo da fare nella vita oltre a rompere i coglioni?" gli urlai alzandomi in piedi in preda alla rabbia. Nella classe regava il silenzio. A quel punto finalmente quel demente del prof mise bocca nella discussione. "Basta ragazzi, moderate i termini. Dobbiamo riprendere la lezione." disse per fermare il litigio. Possibile che non avesse di meglio da dire? Bah, era un vecchio rincoglionito, bisognava aspettarsi di tutto da lui. La lezione riprese ma non mi degnai neanche di tirare fuori il libro. La filosofia proprio non mi andava giù. Finita la lezione mi alzai in fetta, presi la borsa e uscii velocemente dalla classe. Volevo andare in terrazza prima dell'inizio della nuova ora. Sentii dei passi dietro di me mentre varcavo l'uscio della porta e una mano mi strinse il braccio obbligandomi a girarmi. "Cazzo vuoi Hemmings?" chiesi con tono annoiato. "Tu non mi parli in questo modo. Ok?" quasi mi urlò in faccia, con i suoi occhi azzurri colmi di ira. "Perchè non dovrei? Hemmings, placati, ti senti Dio sceso in terra, quando non sei nessuno." ed era vero, da una parte, dall'altra no. Si comportava da strafottente con tutti, tranne che con i suoi amici. Tutta la scuola li conosceva, Luke Hemmings, Ashton Irwin, Michael Clifford, Calum Hood. Anche se erano conosciuti da tutta la scuola non avevano amici, tutti li scansavano, probabilmente per il loro caratteraccio. Diciamo che anche io non ero tra le più simpatiche della scuola, ma almeno non mi fingevo una strafiga che pensa di meritare che gli altri le lucidino le scarpe. Io ero semplicemente una ragazza da parete, preferivo starmene in disparte, spesso preferivo non essere notata, al contrario di quei quattro. "Perchè, tu pensi di essere molto meglio di me?" chiese lui alzando le sopracciglia, come se la risposta fosse scontata. "Non lo so, non spetta a me dirlo, ma almeno non mi comporto da cogliona come fai te coi tuoi amichetti" "Che c'è, oggi sei acida?" e a quella domanda avrei voluto rispondere di sì, ma mi limitai a un semplice "Non rompermi i coglioni, Hemmings." Intanto intorno a noi si era radunata un po' di gente a vederci litigare. Succedeva di rado che qualcuno litigasse con Luke Hemmings, nessuno aveva il coraggio di mettersi contro di lui. "Meglio se te ne vai prima che ti meni." fece lui con tono arrogante. "Dai picchiami, vediamo quanto sai fare." Non avevo idea di avergli appena dato il permesso di spaccarmi la faccia. Mi arrivò un pugno dritto sullo zigono, appena sotto l'occhio sinistro. Faceva male, ma la rabbia in me copriva qualsiasi dolore. "Grand'uomo che sei a picchiare una ragazza!" dissi con tono strafottente e appena indignato. "Cuciti la bocca o continuo." "Questo dimostra quanto tu sia stupido e codardo. Fanculo." Non mi ero accorta che ormai in torno a noi c'era parecchia gente che bisbigliava con gli occhi sgranati. Già, non succedeva spesso che qualcuno si mettesse contro Hemmings. Dopo le mie parole non aspettai neanche una risposta, mi girai e me ne andai. Camminando tirai fuori un pacchetto di sigarette e l'accendino. Quando mi giravano le palle fumavo, mi faceva star bene, mi faceva pensare ad altro. Andai al terzo piano, entrai nella vecchia aula inutilizzata e uscii dalla finestra, saltando un po' per arrivare su quello spiazzo sopra alla scuola chiamato "terrazzino" da chi ci veniva. Lo guardai un attimo, non c'era nessuno. Anzi, qualcuno c'era. E non era nessuno con cui avevo voglia di chiacchierare. Michael Clifford, uno degli amichetti di Luke Hemmings. Quel ragazzo è davvero strano. Non saprei da dove cominciare con le sue stranezze. La cosa più evidente sono decisamente i suoi capelli. Cambia colore almeno una volta al mese. Ora li ha verdi. Ma non quel verde che tutti si immaginano, quel verde evidenziatore, quel verde un po' da punk. É un verde scuro, un verde inaspettato. Ha gli occhi chiari, ma sorprendentemente scuri. Sembrano due voragini, sembrano inghiottirti, fanno paura. Anche di carattere è strano, ma in questo non sono nessuno per poter commentare, io sono forse più strana di lui. È seduto sul cornicione del terrazzino, con le gambe a penzoloni, a fumare una sigaretta. Mi guarda un attimo, poi fa "E quindi ti sei fatta prendere a pugni da Luke." Io gli rivolgo un'occhiataccia che se qualcuno avesse rivolto a me, mi sarei messa paura. "Ma vi leggete nella mente voi quattro?" chiedo con tono acido. "Macchè, soltanto dovresti aver capito che certe voci si spargono velocemente nella scuola." mi sorrise un attimo, poi "Non farci caso, reagisce sempre così." "Bella persona che è" dico sarcastica. "Lo dici solo perchè non sai cosa ha passato." cercò di difenderlo. "Che cazzo c'entra? Pure io sto passando un periodo di merda, ma non vado in giro a menare la gente per fare la spavalda." "Ah, mi dispiace. Vuoi parlarne?" "No, grazie. Meno ci penso e meglio è." risposi con una tristezza assurda nel cuore. Questa situazione a casa mi faceva stare malissimo. Non sapevo come sarei andata avanti senza mia madre. "Grazie lo stesso per l'interessamento" "Figurati." Non capivo perchè un ragazzo che forse non sapeva neanche come mi chiamassi si interessasse a me. Io l'avevo detto che era un tipo strano. Mentre stavo accendendo una sigaretta per distrarmi un po' sento una voce che mi fa sospirare. "Ancora tu?" era la voce di Luke Hemmings. "Te li cerchi proprio i guai eh." "Dai Luke, lasciala stare, l'hai assillata abbastanza per oggi." intervenì Michael Clifford. Non mi aspettavo neanche questo. Quel ragazzo è davvero insolito. Non sentii nessuna risposta da parte di Luke Hemmings. Per una volta era rimasto senza parole. Ciao a tutti! Ieri sera mi è venuta in mente questa storia e l'ho buttata giù, poi questa mattina l'ho perfezionata ed ecco qui il primo capitolo! Luke e Lola hanno entrambi un passato difficile, e forse è proprio questo a renderli così simili ma così diversi. Entrambi soffrono, ma i due reagiscono in modo diverso. Luke ha una maschera, una corazza che lo aiuta a non sbriciolarsi, a coprire i suoi veri sentimenti, Lola invece si lascia distruggere dagli altri, non le è mai interessato molto di se stessa, ma dopo la notizia di sua madre sta cercando la forza che è in lei per paura di crollare in pezzi, cone un vetro infranto. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, e cercherò di pubblicare il prima possibile il secondo. Intanto voi recensite così mi faccio un'idea di come vi sembra la storia e cerco di renderla migliore possibile! ;) Ciaoo ~Vic
  
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