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Autore: ofarrowsandbows    03/05/2014    0 recensioni
Mattew è un ragazzo laureatosi da poco ed è in cerca di un lavoro, così raggruppa tutta la sua inventiva per tirarne fuori qualcosa che valga milioni di dollari. Annie si trasferisce nella grande mela in cerca di fortuna, ma tutto quello che trova è solo un ex compagno di università non troppo gradito...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The fault in our stars… counts

Capitolo:  1. Prologo

PLOT: Mattew è un ragazzo laureatosi da poco ed è in cerca di un lavoro, così raggruppa tutta la sua inventiva per tirarne fuori qualcosa che valga milioni di dollari.  Ad aiutarlo/supportarlo in questa impresa c’è una companion –lol– che si è laureata con lui e che ritrova per puro caso a Times Square. Ad aiutarli ci sarà anche la sorella di lei –Laura–  avvocato, e la sua compagna, Elisabeth. Il loro bambino di undici anni, Lucas sarà di grande aiuto per i due “protagonisti” perché mostrerà loro le cose con occhi diversi. Senza un budget però si fa poco, quindi accorrono anche i fratelli Morris, che hanno i genitori plurimiliardari. Nel frattempo Francis è intento nei preparativi del matrimonio con Alexander, Liza è impegnata al suo primo spettacolo a Broadway. In tutto questo, Mattew viene sfrattato dal suo migliore amico Ian, perché sempre in ritardo nel pagamento dell’affitto. Annie si vede costretta a doverlo ospitare a casa sua, causando il malumore della sua coinquilina…

Rating: Arancione

Note: L’idea generale è in parte ispirata al libro “Syrup”, di cui hanno fatto anche un film *3* L’ho visto oggi e l’ho adorato, poi l’ispirazione per tutti i personaggi è venuta da sé, lol. Spero che vi piaccia, questo è il prologo, la parte riguardante quello che è successo una settimana prima, poi ci sarà un ritorno indietro nel tempo (?) al lunedì prima in cui Mattew ed Annie si sono incontrati. Il titolo non vuole essere un plagio all’omonimo libro/film, ma semplicemente una velata ironica sul fatto che nel marketing la colpa non è delle stelle ma dei conti (?). Ovviamente ho un dream cast ben ponderato (?) e una locandina! Mi sento potente ahah :’’)  Buona lettura <3
 
 

LUNEDI SERA

Col senno di poi, Annie Coleman avrebbe dovuto tenere la porta decisamente chiusa, mentre ora si ritrovava a dover sentire qualche strano discorso in spagnolo della coinquilina barra pseudo migliore amica barra confidente Maria Rosario e beh, poi c’era lui.

«Maria non ti vuole in casa, figurati nella sua stanza. Puoi stare sul divano, ma solo per questa notte, okay?» aveva asserito dopo essere riuscita a calmare l’amica e averle fatto una proposta quanto meno sopportabile.

Dal canto suo, Mattew Donovan si era ritrovato sfrattato dal suo migliore amico, e solo perché l’ultimo mese non aveva potuto pagare l’affitto. Beh, forse non era proprio un mese.
Si ritrovò ad annuire distrattamente ad Annie, fissando il piccolo cuscino di seta blu che giaceva all’angolo del divano-letto.

«Okay.» mormorò la bionda portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, interdetta sul da farsi.

«Hai intenzione di ciondolarti avanti e indietro fino a che non si addormenta? Non credo che sarebbe un bello spettacolo, querida.» urlò Maria risvegliando Annie, che balzò sul posto e scosse un po’ il capo.

«Immagino che per una lesbica non sia troppo difficile dire che non sarebbe un bello spettacolo.» asserì entrando nella sua stanza; la latina fece lo stesso.

Mattew si ritrovò “steso” sul divano-letto, a fissare il soffitto, la mente confusa dall’ultima affermazione di Annie.

Per un attimo aveva pensato di irrompere in camera sua e chiedere spiegazioni, ma poi aveva pensato che sarebbe stato da idioti, cedere e farle credere che gli importava qualcosa della loro situazione attuale.

Del resto si erano “uniti” per cercare di creare qualcosa di produttivo, qualcosa che fruttasse milioni, qualcosa che potesse permettere loro di fare la bella vita newyorkese che desideravano.

E forse ci erano anche riusciti.

Si abbandonò finalmente a un sonno profondo quando ormai, del fatto che stava sdraiato mezzo a terra e mezzo sul divano, non gliene importava più di tanto.

Annie si sentiva una stalker, a tenere la porta socchiusa e aspettare davvero che Mattew si addormentasse.

Stava nel buio della sua stanza e si sa, è di notte che i propri demoni interiori vengono a farci visita.

Ne aveva sentite tante sul suo conto, su quanto fosse falsa, bugiarda, manipolatrice e fredda, eppure, vedendolo sull’uscio di casa, tutto fradicio per via dell’incessante pioggia, Annie non aveva potuto far altro che formalizzare il fatto che se ne stava innamorando, nonostante tutto.

Nonostante lo avesse rivisto di nuovo a Times Square per la prima volta una settimana prima.

E dire che ai tempi di Yale non poteva nemmeno guardarlo per quanto le faceva ribrezzo – caratterialmente parlando, si intende.

Sorrise lievemente vedendolo russare sul divano e quasi fu mossa dalla compassione, notando che non gli aveva dato nemmeno una coperta.

Rimase sulla porta a guardarlo per un paio di minuti, poi mandando tutto al diavolo, aprì l’armadio e prese un plaid, uscì in salotto e si avvicinò al divano, cercando di posare la coperta il più leggermente possibile sul suo corpo, dal momento che sarebbe stato imbarazzante se lui – e Maria – si fossero svegliati, avrebbero acceso tutte le luci e alla fine avrebbero trovato lei in piedi accanto al divano, con una coperta in mano e lo sguardo colpevole.

«Annie?» farfugliò Mattew agitando una mano nell’aria; la bionda si scostò prontamente alzando due dita a mo’ di Jedi.

«Tu non hai visto niente…»

Si allontanò verso la porta sbuffando e si coricò a letto, maledicendosi per la sua stupidità.
 
 
 
   
 
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