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Autore: angiechan 92    23/07/2008    9 recensioni
Entrambi lo sapevano, lo attendevano con ansia da 20 lunghi anni; per due decenni si erano limitati a guardarlo, osservarlo da lontano, guardandolo crescere, amandolo ogni giorno di più, rimpiangendo la felicità che avrebbero potuto condividere insieme, ricordando l’amore con cui lo avevano dato alla luce, ricordando il dolore che avevano provato nel dover lasciarlo da solo a vivere il suo fato, ricordando come se fosse solo ieri il coraggio con il quale si erano battuti per il mondo, l’uno per l’altra, per lui… Finalmente ora, dopo tanti anni, dopo tanti sospiri , speranze e desideri raccontati al vento e celati nel cuore, finalmente era concesso loro di vederlo, di incontrarlo, anche se solo per una volta, anche se solo per una notte… una notte che per loro sarebbe dovuta bastare per un’eternità intera. Finalmente avrebbero potuto incontrare il loro unico ed amato figlio.
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti cari lettori... ho scritto questa fic in un momento di incredibile tristezza e nostalgia nei confronti del piccolo Ted Remus Lupin, il bambino che non ha mai conosciuto i suoi genitori o, come lo descrive la Rowling, "l'orfano di guerra". Perchè nei suoi libri DEVE esserci l'orfano di guerra a quanto pare...

Ma lasciamo perdere commenti vari perchè non è davvero il caso davanti a ciò che state per leggere: è così ingiusto che una famiglia che aveva appena trovato la felicità venga distrutta in questo modo, così tremendamente ingiusto... e così ho deciso di dare a Remus e Tonks una seconda possibilità di rivedere il figlio tanto amato per un ultima volta, solo per potergli dire quanto entrambi lo amino e quanto gli vogliano bene.

Perchè tutti hanno il diritto di dare la vita... ma nessuno ha nè il diritto nè il potere di toglierla a qualcun'altro.

Dedicato a delle persone molto speciali

Dedicato ai miei amici del forum di Natalia: Ary, Amy, Missy, e a tutti gli altri utenti di questo fantastico forum

Dedicato al mio branco di Lupacchiotte del mitico forum di Remus Lupin: Lunastorta, Moony, Dark Moon, Ninfadora Tonks e a tutto il resto del branco

Grazie di tutto

2 Maggio 2018.

Esattamente 20 anni dopo la caduta e la sconfitta definitiva dell’Oscuro Signore.

Giorno di festa per molti, giorno di perdita e tristi ricordi per molti di più.

Un giorno passato alla storia, il giorno in cui Harry Potter ha posto la parola fine al regime di terrore, paura, crudeltà, odio e oscurità che Lord Voldemort aveva instaurato per molti anni dei decenni precedenti.

Un giorno speciale, in tutti i sensi… ma ancora più speciale per loro…

Entrambi lo sapevano, lo attendevano con ansia da 20 lunghi anni; per due decenni si erano limitati a guardarlo, osservarlo da lontano, guardandolo crescere, amandolo ogni giorno di più, rimpiangendo la felicità che avrebbero potuto condividere insieme, ricordando l’amore con cui lo avevano dato alla luce, ricordando il dolore che avevano provato nel dover lasciarlo da solo a vivere il suo fato, ricordando come se fosse solo ieri il coraggio con il quale si erano battuti per il mondo, l’uno per l’altra, per lui…

Finalmente ora, dopo tanti anni, dopo tanti sospiri , speranze e desideri raccontati al vento e celati nel cuore, finalmente era concesso loro di vederlo, di incontrarlo, anche se solo per una volta, anche se solo per una notte… una notte che per loro sarebbe dovuta bastare per un’eternità intera.

Finalmente avrebbero potuto incontrare il loro unico ed amato figlio.

Le stelle e la volta celeste gli sorridevano e illuminarono loro la via attraverso la limpida e calda serata estiva; la luna piena li scrutava dall’alto illuminandoli di una splendente luce argentea ma ora, per la prima volta, lui guardava il chiaro di luna, osservava il plenilunio con serenità, senza paura, senza timore, osservava la luna piena che per anni aveva visto attraverso gli occhi di un altro essere.

Sentì la mano di colei che amava accarezzargli la spalla e insieme scivolarono come ombre verso la terra che da tempo avevano ormai lasciato, verso le poche luci ancora accese delle rare case nei dintorni, identificando senza problemi l’abitazione alla quale dovevano dirigersi, riconoscendola e ricordandola con un sorriso.

Eccola lì, la dimora di tanti giorni vissuti insieme, la sede di tante emozioni passate che entrambi percepivano ancora come se fosse passato solo un attimo, come se il soffio della morte non avesse mai rimosso quelle sensazioni dal loro cuore, come se potessero ancora varcare quella soglia semplicemente girando la chiave nella serratura e abbassando la maniglia della porta d’ingresso.

Nessuna di queste azioni era loro consentita e non era consentito loro nemmeno più tempo di quello che gli era stato concesso; si affrettarono perciò ad attraversare senza problemi la solida e spessa porta principale, percorsi da un leggero brivido e da una strana sensazione che si impossessava di loro. Non si erano mai davvero resi conto di quanto fosse strano e diverso non possedere un corpo, non si erano mai ritrovati a pensare al fatto che ormai erano solo ombre scintillanti nell’oscurità, soffi di un passato ormai perduto, proiezioni di vite che ormai erano finite per sempre.

Non indugiarono a lungo su questi pensieri e procedettero attraverso il corridoio lungo e stretto di quella che un tempo era casa loro, passando davanti a vecchie fotografie posate su un mobile di legno, raffiguranti un uomo e una donna innamorati e felici, altre con la stessa donna e lo stesso uomo con un amico in più, un amico dai lunghi capelli neri, occhi scintillanti e un ghigno malandrino; in altri di questi piccoli frammenti di vita c’erano ancora lo stesso uomo e la stessa donna, questa volta in abiti eleganti, con un’espressione ancora più bella e due fedi che risplendevano sulle loro mani e che illuminavano i rispettivi volti nel giorno delle loro nozze.

E infine c’era una famiglia: una famiglia felice, una famiglia che trasmetteva amore a chiunque la guardasse; l’uomo e la donna erano sempre gli stessi, eppure il volto di lui sembrava molto più giovane mentre guardava con gioia il piccolo frutto del loro amore e lo coccolava mentre si trovava tra le braccia della madre che lo cullava dolcemente. Il bimbo dai capelli turchini osservava i genitori sorridendo innocentemente, senza sapere che una forza più grande che nessuno poteva contrastare, glieli avrebbe presto strappati via, per sempre.

Guardando tutti questi ricordi, tutti questi momenti della sua passata esistenza, la donna, pervasa da una triste nostalgia, cercò invano di sfiorare i volti di coloro che ancora sorridevano dalle cornici delle fotografie, illudendosi di poterli accarezzare, osservando come la sua mano attraversava la superficie liscia del vetro delle fotografie e non riusciva ad accarezzare quei bellissimi ricordi, i loro ricordi…

Passando avanti si ritrovò di fronte ad un grande specchio riposto in una vecchia cornice; quante volte ci era passata davanti? Indaffarata, in ritardo per il suo lavoro… o magari rilassata, con calma la sera…

E quante volte si era specchiata in quella superficie cristallina cercando un acconciatura che le stesse bene, variando il colore dei suoi capelli a piacimento, secondo il suo suscettibile umore…

Eppure, questa volta, Ninfadora Tonks non vide niente riflesso nello specchio, non vide sé stessa dentro la cornice, non riuscì a riconoscere il colore dei suoi capelli, no riuscì a cogliere l’espressione del suo volto e la consapevolezza di questa terribile realtà la fece sussultare, involontariamente, la fece tremare e allontanare di scatto dallo specchio di fronte a sé, spaventata da ciò che non aveva visto.

Una mano ferma le si posò sulla spalla, accompagnata da una stretta rassicurante e dolce che molte volte la ragazza aveva percepito e aveva imparato a riconoscere e ad amare come la presenza dell’uomo che tanto aveva amato e amava tutt’ora.

Remus Lupin era accanto a lei, ancora una volta, come una volta e per sempre.

Lei rispose silenziosamente al muto gesto d’affetto dell’uomo facendo scivolare le proprie dita tra le sue che ancora le accarezzavano la spalla, stringendogli la mano in una dolce ed eterna stretta , facendo scintillare le loro fedi nella notte.

Come a leggerle nel pensiero, Remus diede voce ai suoi pensieri, rispondendo alle domande che assillavano la mente della giovane donna, sposa e madre che si trovava al suo fianco…

-Lo sapevamo, sapevamo a cosa andavamo incontro…- le sussurrò all’orecchio -l’abbiamo fatto per lui, l’abbiamo fatto perché lo amiamo, l’abbiamo fatto per nostro figlio…-

-L’abbiamo fatto senza rimpianti…- disse lei concludendo la frase che il marito aveva iniziato, voltandosi a guardarlo negli occhi , riuscendo a specchiarsi nelle iridi dell’uomo, capendo che era lui il suo specchio, il riflesso della sua vita, lo era sempre stato e lo sarebbe stato in eterno.

Guardò le cicatrici che la morte non aveva cancellato e che percorrevano ancora il suo giovane viso, ripensando alla prima volta che lo aveva visto, ripensando ala prima volta che con delicatezza premura aveva sfiorato quei segni di un dolore nascosto, ricordando si essersene innamorata alla follia, ricordando di averlo amato con tutta sé stessa e di essere stata amata a sua volta con dolcezza e sincerità da lui.

Dopo quella che a loro parve un’eternità o un attimo, ormai per loro il tempo era relativo, entrambi si diressero nel salotto e si fecero insicuri percependo la presenza di una persona nella stanza; dalla soglia della stanza che si apprestavano a varcare proveniva il lento e costante respiro di una persona profondamente addormentata.

Indugiarono sulla soglia, sapendo benissimo chi si sarebbero trovati davanti una volta entrati, ma ancora una volta l’intervanto di Remus fu provvidenziale…

-Coraggio Dora, è la nostra unica possibilità…-

-Lo so…- rispose debolmente la donna, pervasa da uno strano timore, sapendo perfettamente che la persona che stava per vedere non poteva farle alcun male -è proprio per questo che ho paura, Remus.-

-Lo rivedrò per la prima volta dopo venti lunghi anni… che succederà? E se l’unica volta in cui potrò stargli vicino lui non mi vorrà? Dopo che lo abbiamo lasciato solo forse lui…-

Remus la voltò verso di sé e le scostò una ciocca di capelli dagli occhi lucidi di quelle lacrime che non avrebbero mai toccato il suolo…

-Dora, lui lo sa che non lo avremmo mai abbandonato, lui sa perché siamo morti e lo capisce…- le disse in tono rassicurante sorridendole come aveva sempre fatto -stai tranquilla, andrà tutto bene…- concluse poi baciandole la fronte.

-E comunque…- riprese poi tentando di rassicurarla ulteriormente -noi non siamo altro che ombre per lui, non potrà vederci lo sai…-

Ninfadora annuì e, tirando un grosso sospiro, si avviò all’interno del grande salotto che, poterono entrambi notare, in tanti lunghi anni non era affatto cambiato: i mobili, gli oggetti, era tutto esattamente come l’avevano lasciato 20 anni fa. Ma la loro attenzione fu presto catturata dalla persona che dormiva placidamente sul morbido divano: un giovane, che aveva sicuramente vent’anni, se ne stava comodamente sdraiato, con un libro in grembo, troppo stanco per continuare a leggerlo. Il viso giovane era percorso da una barbetta incolta che appena si vedeva e i lineamenti del volto erano morbidi e lineari, assomigliava in modo incredibile a Remus. I capelli lunghi, scalati e disordinati gli arrivavano ai lobi delle orecchie ed erano tinti di un azzurro acceso, che sfumava sul viola verso le punte.

Eccolo lì, il loro, non più piccolo, Ted Remus Lupin… con i capelli che di tanto in tanto variavano colore nel sonno; era un metomorphomagus, proprio come lei…

Tonks sorrise ripensando alla prima volta in cui, entrambi, avevano assistito al loro piccolo Teddy che cambiava il colore dei suoi capelli e che trasformava il suo naso dandogli la forma di un ciuccio; ricordò l’espressione di Remus, tra lo spaventato e lo sconcertato e di come entrambi fossero in seguito scoppiati a ridere felici, insieme, per un nonnulla.

-Chissà se riesce ancora a trasformare il suo naso in un ciuccio…- mormorò appena Remus, come se stesse parlando senza pensare…

Tonks si voltò verso di lui e gli sorrise dolcemente, con la gioia che le scintillava negli occhi lucidi…

-Te ne sei ricordato…?-

-Come avrei potuto dimenticarlo?- disse divertito -non ricordo se fosse stata più buffo il suo naso o l’espressione che assunse il tuo volto a vederlo… non eri mai stata così bella e così felice…-

Ninfadora gli sorrise e il suo viso s’illuminò d’amore ripensando a ciò che Remus le aveva detto, ma i suoi occhi tornarono subito a cercare quelli ancora chiusi di Teddy…

-Chissà se anche lui se ne ricorda…- disse con nostalgia, avvicinandosi al suo viso e osservandolo da così vicino che se fosse stata ancora in vita avrebbe sentito il respiro del giovane scompigliarle i capelli…

Remus si accovacciò accanto a lei, passandole un braccio attorno alle spalle, avvicinandola a sé, poggiando la sua guancia sulla testa di lei, accarezzandola dolcemente e osservando il figlio con la stessa nostalgia di Tonks, lasciando che anche i suoi occhi, un tempo azzurro cielo e ora privi di colore in quella buia notte estiva, si riempissero di lacrime e luccicassero al chiaro di luna.

-Guarda com’è cresciuto… l’ultima volta che l’ho preso in braccio non era più grande del suo orsacchiotto di peluches, mentre ora…-

Tonks osservò con tristezza il dolore che anche Remus doveva provare in quel momento ma che cercava di nascondere e celare in sé stesso pur di non turbarla ulteriormente…

-Remus…?-

Lui le volse lo sguardo e le sorrise, con un’espressione che del sorriso era solo l’ombra…

-Ora è un giovane uomo… pronto ad affrontare la vita e il mondo intero a testa alta, proprio come noi alla sua età…-

-Ti somiglia molto, lo sai?- gli mormorò lei sorridendo…

-Lo pensi davvero?- chiese lui con una nota d’entusiasmo nella voce… una nota quasi d’orgoglio nel sapere che il figlio gli somigliava…

-Sì…- annuì Tonks -…moltissimo!- poi tornò a guardare Teddy che si era appena mosso nel sonno…

-Hai visto? A quanto pare anche a lui piace leggere…- indicò il librò che aveva ancora in grembo, tenuto fermo da una mano poggiatoci sopra…

-Ora c’è un altro Remus Lupin in giro per il mondo…- concluse la donna stringendo la mano del marito e accoccolandosi tra le sue braccia…

-Dici? Io non direi… non del tutto almeno…-

Tonks lo guardò con aria interrogativa…

-Non ricordo di aver mai vestito in modo così strampalato, sai? E nemmeno di aver tinto i miei capelli di un tale strambo colore…- disse accennando ai jeans strappati e alla canotta nera piena di una miriade di scritte di gruppi rock che il figlio indossava…

-Anche se per una certa persona il bizzarro era di routine…-

E questa volta fu la volta di Tonks di trovarsi a pensare a quanto, in effetti, il figlio le somigliasse…

-A preso il meglio da entrambi…- concluse lei

Dora poggiò il capo sulla spalla di Remus, trovando conforto e lasciandosi andare ad una dolce amarezza…

I due rimasero per un tempo indefinito immobili a fissare la persona che più amavano al mondo che dormiva beatamente, non sapendo che i suoi genitori erano accanto a lui, forse per l’ultima volta in tutta la sua vita.

Passò la mezzanotte e anche le prime ore del nuovo giorno ma i due non mostrarono alcun segno di volersene andare, fino a che una leggera e fioca luce li fece sussultare; entrambi guardarono con amarezza e tristezza quel lieve bagliore. Era l’alba e una tenue aurora, la dea dalle rosse dita, tingeva di un candido rosato il cielo scuro e silenzioso, invadendo la stanza nella quale i due eterni innamorati speravano di poter continuare a stare a fianco del figlio ancora per un po’; ma la luce si fece sempre più forte dietro le pesanti tende tirate per oscurare la stanza, quasi a ricordare loro che il tempo a disposizione stava avendo fine.

Una notte, questo e nulla più era stato concesso a due persone troppo giovani per poter morire, due esseri troppo innamorati per lasciare questo ingiusto mondo, due genitori che avevano lasciato troppo prematuramente il figlio per non poterlo rivedere mai più.

Eppure, per quanto il loro desiderio di rimanere con Teddy e il loro amore per il figlio unigenito fossero forti e ardenti in loro, la notte stava lasciando spazio ad un nuovo giorno, ad una nuova vita, ad un nuovo inizio e loro non potevano fare altro che svanire per sempre, lasciandosi alle spalle l’unica notte in cui avevano potuto stare con il figlio…

Una notte, una notte sola, per tutta l’eternità…

Consapevoli di tutto ciò, entrambi convennero che era venuto, purtroppo, il momento di separarsi da Teddy e di tornare là dove avrebbero vissuto in eterno e avrebbero vegliato sul figlio da lontano; Remus guardò con nostalgia il giovane Ted Remus Lupin prima di alzarsi con serietà, senza battere ciglio, osservando dall’alto la moglie che ancora non accennava a volersene andare…

-Dora…- disse semplicemente…

-Ho capito, lo so…- mormorò con le lacrime che nuovamente minacciavano di straripare gli argini dei suoi occhi e di inondare il suo viso lucente nella semioscurità dell’alba -dobbiamo andarcene…-

Disse queste parole a fatica e deglutì a fatica; quanto le era costato pronunciare quelle parole…

Ma non voleva lasciarlo così, voleva fare ciò che aveva sempre desiderato e così, lentamente, poggiò le labbra evanescenti, che non erano nient’altro che scie di luce confuse, sulla calda guancia di Teddy, stampandogli un tenero e affettuoso bacio che solo l’amore di una madre può regalare…

Teddy sussultò al contatto con le fredde scie di luce che aleggiavano attorno Dora così come attorno a Remus e un brivido lo percorse quando premurosamente Tonks gli sussurrò all’orecchio…

-Addio… piccolo mio… la mamma e il papà saranno sempre al tuo fianco, te lo prometto…- le lacrime scendevano a fiotti lungo il giovane viso rimasto intatto e immutato nel tempo, scintillando e bagnando il volto della giovane madre, ma le gocce e i fiumi che sgorgavano dagli occhi di lei non avevano il tempo di toccare terra e di lasciare il segno del loro passaggio in questo mondo terreno. Appena si staccavano dal mento di Tonks cadevano lentamente verso terra ma, prima che la toccassero, queste prendevano a luccicare e lentamente svanivano nel nulla così come erano venute…

-Come noi…- sussurrò Tonks osservando le lacrime del suo cuore che svanivano una ad una, mentre Remus, capendo perfettamente cosa doveva provare Ninfadora, la fece alzare e con dolcezza e premura infinita le asciugò il volto cancellando per pochi attimi i segni del suo dolore dal suo fin troppo giovane volto. Lei scoppiò in lacrime e si gettò tra le sue braccia, urlando di dolore, noncurante del fatto che Teddy potesse sentirla, forse, in fondo al suo cuore, sperava potesse sentirla…

-Non voglio lasciarlo, Remus!! Non voglio!! Non di nuovo… non di nuovo…- stringeva a sé ogni fibra della giacca di Remus e sprofondava sempre di più nel suo petto, sperando di scomparire e di non dover affrontare quell’orribile realtà…

-Shhh…- le sussurrò lui, incapace di rimanere ancora impassibile di fronte all’evidente dolore da parte della donna che amava e lasciando che anche il suo volto si bagnasse di fredde scie di luce -Dora non fare così… ti prego…-

Remus aveva cercato di non mostrare dolore, di non mostrare quanto fosse colmo di tristezza il suo cuore per la perdita del figlio che amava con tutto sé stesso, aveva cercato di nascondere ciò che provava pur di non turbare ulteriormente Tonks, ma il dolore era troppo forte da trattenere, la tristezza e la malinconia troppo evidenti da celare e le parole di Ninfadora davano piena voce a quello che provava dentro di sé…

La verità era che nemmeno lui avrebbe mai voluto che arrivasse quel momento, non avrebbe mai voluto lasciare il figlio, di nuovo, come una notte di vent’anni fa…

Aveva appena imparato ad amare suo figlio e a capire quanto lui e Tonks fossero essenziali per lui, quanto fossero entrambi indispensabili per la sua vita ed ecco che la morte glielo aveva strappato via, trascinando nel baratro lui e Tonks, portandogli via un padre e una madre, lasciandolo da solo…

Tonks singhiozzava sempre più forte tra le sue braccia, incapace di contenere il dolore lancinante che provava in mezzo al petto, in mezzo al cuore…

-Voglio abbracciare Teddy, Remus! Voglio potergli dir quanto gli voglio bene, voglio accarezzarlo e coccolarlo! Voglio alzarmi la mattina a preparargli la colazione, voglio pettinargli i capelli in disordine, voglio sgridarlo perché ha detto una bugia! Io voglio il mio Teddy!! Voglio il mio Teddy!! Perché non sono con lui?! Perchèèè??!!-

-Amore mio…- Remus la cinse con le sue braccia, cercando disperatamente di farla smettere di piangere perché l’ultima cosa che voleva al mondo era vederla soffrire in quel modo, cercando disparatamente di proteggerla da tutto quel dolore, cercando invano di consolarla ben sapendo che il suo tentativo non sarebbe valso a nulla; ma Remus voleva farle sentire che lui era lì con lei, al suo fianco, compagno eterno di un destino troppo crudele per due persone così fantastiche e così ingiustamente condannate ad un fato lontano dalle persone che amano.

I tentativi di Remus non valsero a nulla, Tonks era troppo pervasa dal dolore, la sua ferita era troppo profonda da poter guarire; aveva bisogno di tempo… e vent’anni non erano bastati a cancellare ciò che era stato.

Non erano bastati vent’anni a dimenticare cos aveva provato nell’istante in cui un accecante bagliore verde le aveva fatto capire che non avrebbe rivisto il suo piccolo Teddy mai più.

Teddy, il frutto del suo amore, la sua ragione di vita, il piccolo seme di vita che le era germogliato in grembo e che era cresciuto dentro di lei, che era parte di lei, che aveva condiviso con lei i respiri, i battiti del cuore, le emozioni più belle e quelle più brutte, che con lei aveva condiviso la vita stessa… le era stato strappato come il cuore dal petto. Le era stata tolta la possibilità di vederlo crescere, di educarlo e di continuare ad amarlo.

-Perché, Remus? Perché siamo morti? Perché non siamo rimasti con nostro figlio, perché?!-

Una domanda urlata al destino, una richiesta da parte di una madre che vuole riavere suo figlio, una supplica straziante fatta ad un mondo indifferente al suo dolore.

-Dora…- Remus le aveva preso il volto tra le mani e la costringeva a guardarlo; solo in quel momento Ninfadora si accorse che Remus aveva gli occhi gonfi e luccicanti e il viso segnato dal passaggio di lacrime invisibili, solo in quel momento si rese conto di quanto aveva pianto e sofferto anche lui, mentre cercava di consolarla, solo in quel momento capì di non essere la sola a soffrire, capì che la morte non aveva diviso lei e Remus ma, al contrario, li aveva uniti in eterno e in eterno loro due erano destinati a sorreggersi a vicenda, a stare l’uno al fianco dell’altra, ad aiutarsi a sopportare il dolore e, soprattutto, ad amarsi l’un l’altra.

-Dora…- ripetè lui accorgendosi che il suo viso aveva cambiato espressione, che le sue lacrime avevano temporaneamente cessato di rigarle il volto e che il suo sguardo era più sereno -tu sai perché lo abbiamo fatto, sai perché ce ne siamo andati, sai perché abbiamo lottato quella notte e sai anche che è stata la cosa giusta da fare…-

-Sì, lo so…- confermò lei con un filo di voce, abbassando lo sguardo per poi tornare, con più sicurezza a guardare Remus negli occhi -lo abbiamo fatto per lui, per dargli un mondo migliore in cui crescere, in cui vivere…-

-Sì… lo abbiamo fatto perché lo amiamo. Teddy sa che la nostra morte non è che la testimonianza del nostro amore per lui… ed è tempo che lui viva appieno la sua vita… e che noi dimentichiamo tutto questo dolore, pensando a lui con amore e felicità…-

Tonks annuì in silenzio, guardando l’uomo che amava, perdendosi nell’infinito di un suo sguardo, trovando in lui tutta la forza necessaria per andare avanti, tutto ciò di cui aveva bisogno era lì, di fronte a lei, e ci sarebbe sempre stato. Avevano bisogno l’uno dell’altra ora più che mai.

Sorridendo e mostrando sul viso i segni di una ritrovata serenità, entrambi si voltarono ad osservare Teddy che si stava stiracchiando e che, lentamente, apriva gli occhi.

Guardò nella loro direzione, stropicciando gli occhi azzurri, passandosi una mano tra i capelli…

Li osservava, li scrutava con un’espressione confusa, come se si chiedesse che cosa ci facevano lì… ma dopotutto lui non poteva vederli… o sì?

Il dubbio si insinuò come l’acqua nel cuore di Remus e Tonks, inondando e percorrendo ogni fibra del loro essere; se non poteva vederli allora perché continuava a fissarli?

Perché si stava alzando e lentamente camminava nella loro direzione?

Perché i suoi giovani e sinceri occhi apparivano così confusi e stupiti?

Perché stava… sorridendo?

Remus e Dora non ebbero il tempo di trovare le risposte alle loro domande perché ancora prima che potessero formulare qualche ipotesi su ciò che stava succedendo Teddy pronunciò forse le ultime parole che entrambi si sarebbero mai aspettati di sentire…

-M-mamma?… p-papà?-

Fu come se tutto si fosse di colpo fermato, bloccato a quel medesimo istante in cui il giovane dai capelli turchesi come il cielo che si apprestava a sovrastare la terra, aveva appena pronunciato, senza capire le enormi e sconvolgenti conseguenze del suo gesto, all’apparenza così semplice e naturale.

Remus e Ninfadora rimasero anche loro coinvolti dall’effetto di totale immobilità e blocco che aveva attraversato la stanza in pochi secondi; avevano gli occhi spalancati e un’espressione a dir poco scioccata dipinta sul volto mentre il cuore di entrambi, se avesse potuto ancora battere, si sarebbe bloccato per quella che parve un’eternità.

Entrambi avevano bene in mente cosa dire, cosa chiedere… ma faticavano a far uscire quelle parole dalla loro bocca, faticavano a dar voce ai loro pensieri, turbati dalla prospettiva di essersi solo immaginati le parole di Teddy, sopraffatti da emozioni che danneggiavano la mente e il cuore.

Ma lei doveva sapere, lei voleva sapere… quell’attimo magico non sarebbe tornato più e lei doveva sapere…

Fece pochi titubanti passi verso i ragazzo, mentre Remus, compresa la situazione fece un inutile tentativo di fermarla, come se fosse possibile.

Come se qualcosa fosse in grado di fermare una madre che andava incontro a suo figlio, per un ultima volta…

-Dora, aspetta…-

-Come… come mi hai chiamato?- chiese lei con lo sguardo che rifletteva il suo stato d’animo: turbato, confuso, emozionato, felice…

-Mamma…- pronunciò di nuovo il giovane Lupin con una nota di tenera ingenuità -sei… davvero tu?-

Il viso di Ninfadora si illuminò come se fosse già pieno giorno e dai suoi occhi luccicanti le lacrime invisibili minacciavano di tornare a rigarle il viso.

-Sì… sono io…- la voce distorta dai singhiozzi e dall’emozione, la vista che si appannava; lentamente si avvicinò a Teddy, con una speranza che le ardeva nel cuore, con una incontrollabile voglia di toccarlo, di coccolarlo come da anni ormai non le era più concesso fare…

Allungò il braccio fino a sfiorare con la mano la guancia calda del figlio e le parve di morire di nuovo scoprendo che poteva toccarlo, che riusciva ad accarezzarlo senza passargli attraverso come un’ombra…

Teddy sussultò a quel freddo contatto ma non si ritrasse, anzi, senza smettere di fissare la donna che gli aveva dato la vita, la madre che non aveva mai conosciuto, le prese la mano che lentamente gli accarezzava il viso e la strinse tra le sue calde e giovani dita, nelle cui scorreva ardente la vita…

-Mamma…- sorrise mentre pronunciava queste parole ma l’emozione gli impediva di lasciar scorrere le lacrime liberamente sul suo viso…

-Oh, piccolo mio…- anche lei sorrideva come non faceva più da venti lunghi anni, come non le era più dato di fare da molto, troppo tempo. Al contrario del figlio, Tonks pianse tranquillamente, pianse abbondantemente, singhiozzando e facendo brillare di luce le sue lacrime, poco prima che scomparissero nel buio…

Remus osservava la scena stupefatto e incredulo ma non indifferente a quello che succedeva; nemmeno lui avrebbe mai potuto credere, non avrebbe mai potuto sperare che quel giorno sarebbe davvero arrivato, non avrebbe mai sperato che avrebbe rivisto di nuovo suo figlio e, soprattutto, che anche Teddy avrebbe potuto rivederlo e parlargli come se fosse veramente lì, come se non se ne fosse mai andato…

I suoi pensieri furono intercettati dallo sguardo del giovane, nel quale Remus si rispecchiò, nel quale si riconobbe, in quegli occhi così simili ai suoi…

-Papà…-

Fu come se la morsa che gli aveva stretto e imprigionato il cuore vent’anni prima si fosse dissolta, lasciandolo il suo ormai freddo e immobile organo, libero di tornare alla vita…

Tutto quello che aveva mai desiderato era questo: l’aveva chiamato papà! Non pensava che una semplice parola potesse provocare una simile emozione: lui era il suo papà… e nonostante la morte li avesse divisi, lui sarebbe stato sempre il suo piccolo Teddy, suo figlio…

-Ted…-

Senza che riuscisse a controllarlo, il corpo di Remus si era già mosso in avanti verso il figlio, che aveva così ardentemente desiderato ma che non aveva avuto la possibilità di vedere crescere, e verso la donna che amava, la quale si era voltata a guardarlo con le lacrime agli occhi e un’espressione di indescrivibile felicità dipinta sul volto a forma di cuore immutato nel tempo…

Quando gli fu ad un passo non sapeva nemmeno lui bene che cosa fare: aveva tanto desiderato quel momento ma ora che era arrivato che cosa poteva fare? Che cosa poteva fare per non sprecare l’unico momento in cui era dato a lui e Dora di rivedere il frutto del loro amore?

Ma non c’era bisogno di riflettere o pensare perché quando l’uomo si fu riunito a moglie e figlio, fu perfettamente chiaro qual’era l’unica cosa che si poteva fare, fu chiaro a tutti loro.

Fu come se una qualche forza li avesse sospinti l’uno verso l’altro, come se non avessero aspettato altro per tutta la vita…

Remus, Tonks e Teddy si avvicinarono ancora di più fino a che la distanza fra loro fu annullata e si strinsero in un eterno abbraccio d’amore.

Il giovane Teddy si era accucciato tra le braccia della madre che lo stringeva a sé con tuta la forza e l’amore che aveva, dandogli dei delicati baci sulla nuca coperta di capelli turchini mentre Remus circondava entrambi con le braccia, unendoli in un unico, indivisibile essere, un’unica indivisibile realtà…

Rimasero lì per un attimo che parve interminabile, per un’eternità che parve un attimo, soli eppure incredibilmente uniti, lasciandosi inebriare dell’amore che ognuno emanava, lasciandosi cullare da quella dolce sensazione che faceva capolino nei loro cuori come la tiepida luce del sole primaverile che scioglie lentamente il ghiaccio, aprendo un varco nella neve e lasciando che le prime gemme sboccino indisturbate…

Le lacrime che Remus e Teddy avevano trattenuto fino a quel momento, ora sembravano incapaci di restarsene al loro posto e presero a scivolare leggere e libere sui volti di entrambi i Lupin, unendosi a quelle di Ninfadora. Chiusero gli occhi, senza alcun pensiero, senza alcun timore, senza lasciare che nessuna preoccupazione turbasse i loro animi e i loro cuori in quel magico e perfetto momento, in quel frammento di tempo che valeva più dell’infinito…

Ad un certo punto Teddy riuscì a parlare tra le lacrime…

-È un sogno? Ditemi che non è un sogno vi prego…-

-No, piccolo… grazie al cielo non è un sogno, non è un sogno…- disse Tonks mentre lo stringeva ancora di più a sé, passandogli le dita tra le ciocche azzurre…

-Noi siamo qui… di fronte a te…- aggiunse Remus con gli occhi chiusi ma che non smettevano di trasudare gioia attraverso leggere lacrime -proprio come ci vedi tu…-

-Se solo sapessi quanto ti abbiamo desiderato, quanto ti abbiamo amato… quanto ti amiamo ancora…- Tonks si lasciò andare e pianse più forte, fresca di ricordi passati, ricordi di un giorno gioioso in cui un piccolo nuovo cuore aveva preso a battere dentro di lei. I loro pianti di gioia e le loro lacrime si confondevano e per Remus e Tonks fu come rivivere di nuovo la nascita del figlio, come se fosse nato di nuovo, lì, in mezzo a loro, loro che nuovamente stringevano la vita tra le loro braccia.

Ma lo scorrere del tempo segna le nostre vite e a questa misteriosa forza non è dato aspettare: raggi luminosi filtrarono attraverso le pesanti tende e attraversarono le due figure evanescenti che ancora stringevano il figlio tra le braccia, sfocandone i contorni, rendendole leggere e lentamente invisibili, rendendole gradualmente sempre più simili a luccicanti ombre. Teddy se ne accorse e quando sentì la mano della madre venire meno e abbandonare lentamente il suo volto alzò lo sguardo allarmato: vide i suoi genitori svanire lentamente, li vide lasciarlo di nuovo… ma questa volta lui poteva opporsi, questa volta lui poteva e voleva tenerli con sé, non avrebbe più permesso a nessuno di portarglieli via di nuovo…

-NO!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo tentando invano di aggrapparsi alle braccia del padre che lo aveva stretto fino a pochi attimi prima, scoprendo che era del tutto inutile, scoprendo che la sua mano non aveva la forza di trattenere due corpi che non potevano essere toccati, due corpi intangibili che non potevano essere afferrati, erano tornati ombre e come tali stavano scomparendo…

-Nooooooooo!! No! Non andatevene, vi prego!! Non mi lasciate, non di nuovo! Non ancora!!- questa volta era lui a piangere con tutta la forza che possedeva e con tutta la rabbia e il dolore che si facevano strada nel suo corpo…

Le due figure lo guardavano con tristezza, amarezza, dolore e tanto amore sorridendogli…

Come potevano sorridergli sapendo ciò che stava succedendo? Come potevano sorridergli mentre stavano per andarsene per sempre?

-Mio piccolo Teddy…-

-Figliolo…-

Teddy fissava le due persone che più amava negli occhi che brillavano nonostante la luce dell’alba che si faceva strada nella stanza buia…

-Vi prego…- disse supplicante con le lacrime che involontariamente cadevano a terra e, questa volta, bagnavano e segnavano il pavimento con pesanti gocce…

-Il tempo a nostra disposizione è scaduto, purtroppo; non ci è dato di restare altro tempo con te anche se è la cosa che più desideriamo, credimi, non desideriamo altro che stare sempre con te, ma questo non è possibile- Remus gli parlava in tono serio ma allo stesso tempo dolce e cordiale e Teddy non potè fare a meno di pensare che il padre era esattamente come il suo padrino, Harry Potter, glielo aveva sempre decritto: dolce, gentile, con una parola di conforto sempre pronta ma, allo stesso tempo, era serio, razionale e coraggioso…

Lo stesso valeva naturalmente per la sua adorata madre: Tonks era bellissima, con i suoi capelli colorati, il viso a forma di cuore e quello splendido sorriso, decisa e determinata, un eccellente auror con un animo sensibile e con un grande cuore… e due occhi scintillanti che ora lo fissavano tristi…

-Non possiamo cambiare il passato, Ted, non è possibile cambiare ciò che è accaduto… niente può portarci indietro dalla morte…- era impossibile capire cosa provasse Remus dal tono della sua voce…

-Ma no per questo noi ti lasceremo Teddy! Non ti lasceremo, non l’abbiamo mai fatto veramente…- al contrario la voce di Tonks tradiva tutto il dolore che provava in quel momento…

-M-ma voi…-

-Non abbiamo smesso nemmeno per un secondo di starti vicino, di amarti…- continuò la giovane

-Anche mentre lottavamo, mentre prendevamo consapevolezza della nostra morte…- e qui la voce di Remus si incrinò leggermente -non abbiamo smesso un secondo di pensare a te, di starti vicino in tutti questi anni…-

Teddy però li guardava ancora implorante e con lo sguardo colmo di dolore, con ogni lacrima che sembrava bruciare più di qualsiasi altra ferita…

-Ma io… non voglio che ve ne andiate… non voglio… vi prego… vi supplico…-

-Teddy… ascoltami attentamente…- Tonks era seria e aveva preso il volto del figli tra le mani -noi non potremo mai andarcene, noi non potremo mai lasciarti, è impossibile…-

-P-perché…?-

-Perché sei Ted Remus Lupin- disse Remus guardando orgoglioso il figlio -sei nostro figlio…-

-Nostro figlio Teddy! Tu sei parte di noi e noi siamo parte di te!- disse poi un’entusiasta e commossa Ninfadora -Noi non moriremo mai finchè ci sarai tu! Ted… noi viviamo in te!-

E fu in quel momento, mentre Ninfadora gli accarezzava il viso e Remus gli stringeva la spalla, che Teddy capì: comprese che l’amore che i suoi genitori gli avevano trasmesso dandolo alla luce e amandolo quel poco tempo che avevano passato insieme era un legame troppo forte, un legame che nè la lontananza né la morte avrebbero mai potuto spezzare.

Sorrise, sereno, tornando con gioia e lacrime ad abbracciare i suoi genitori e, anche se non poteva stringerli a sé, era sicuro di poter comunque percepire la loro presenza…

-Dovunque andrai, qualsiasi cosa farai…- cominciò Remus Lupin cercando per quanto gli fosse possibile di stringere il figlio a sé…

-Noi saremo al tuo fianco, pronti ad aiutarti e a sostenerti, pronti a darti tutto l’amore di cui avrai bisogno…- disse poi Ninfadora Tonks -tu non sei solo Teddy…-

-E non lo sarai mai…- concluse Remus poggiando il capo sulla nuca del figlio, incontrando il viso lacrimante ma felice della moglie…

Teddy non seppe cosa dire, paralizzato dal dolore e dalle lacrime; fu solo quando si accorse che non percepiva più nessuno accanto a sé, quando si accorse che le braccia del padre non lo stringevano più, che le mani della madre no lo stavano più accarezzando che trovo la forza di alzare lo sguardo appena in tempo per vedere le figure della persone che più amava scomparire definitivamente in un lugubre scintillio, le vide confondersi sempre più con la semioscurità che lo circondava fino a sparire del tutto, scivolare come ombre, lasciandosi dietro una debole scia di luce che si unì ai primi raggi mattutini, all’alba di un nuovo giorno…

-Mamma… papà… vi voglio bene…-

E nonostante non ci fosse più nessuno nella stanza oltre a lui, Teddy era sicuro che da qualche parte, nella penombra che lo circondava qualcuno gli aveva risposto.

   
 
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