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Autore: Lavi Bookman    03/05/2014    0 recensioni
[Rin Centric] [RinHaru]
Rin, in prima persona, che descrive ciò che era il suo rapporto con Haru. Giusto perché l'angst, con loro due, non è mai abbastanza.
"Però eravamo sempre presenti, l'un l'altro, quando ce n'era bisogno. Difficilmente ci dicevamo i nostri problemi, ma ci permettevamo di respirare un'aria diversa da quella che ce li aveva creati. La fine del nostro mondo ci ha spinti verso l'esterno. Fa un po' paura. Mi manca la sua aria. [...] Come detto prima, siamo stati sciocchi senza scusanti."
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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This is how you start a war.


I thought we were meant to be,
thought it'd be you and me,
standing together at the end of the world
.
I guess that's not what you want,
I guess that I should just move on.
You tell me how am I to move when I can't even breathe.


 
Non sono mai stato uno particolarmente bravo nel prendere le decisioni. Neanche a parlare, se è per quello.
Ok, ricominciamo: tre quarti delle volte ho sempre fatto e detto cazzate.
Era seccante ammetterlo, e infatti difficilmente lo facevo. Mi barricavo dietro un 'mh, ok'.
Poi però c'era lui, che nonostante le mie imprecazioni rimaneva lì e non se ne andava. Pensai anche che saremmo potuti essere l'uno l'appiglio dell'altro, e forse per un po' lo siamo stati. Quando non eravamo troppo presi dal buttarci giù come se non sapessimo far altro che pugnalarci -e non alle spalle, no, face-to-face.
A detta di chiunque, comunque, eravamo completamente sbagliati. Mi chiesero cosa fosse per me. Un migliore amico, un rivale, un ricordo, o un amante. Potrei rispondere, ora, che era tutto quanto insieme. Forse questo fu il mio sbaglio, ma anche se così fosse non riesco a dispiacermene. Era un equilibrio così instabile che sapevo dall'inizio che sarebbe crollato, e con lui il nostro mondo.
Sin dalla prima volta che ci incontrammo, qualcosa ci legò. Ma eravamo ingenui, e sciocchi. In un certo senso, lo siamo stati sino alla fine. Una di quelle caratteristiche difficile a morire.
Lui, con me, sorrideva difficilmente. A volte lo faceva con altri, ma con me preferiva mantenere la sua poker face e irritarmi. Non dirò le motivazioni che mi diede per spiegare questo, perché forse è uno di quei ricordi che vorrò tenere per me. Fatto sta che a me andava bene lo stesso.
Come lui era bravo a non far capire cosa pensava, io lo ero fin troppo nel sputare frasi che, dentro di me, avrei voluto lo corrodessero almeno un po'. Non me ne vergogno a dirlo. Quando si decideva a parlare, iniziava il problema.
Forse, a descriverla così, sembra da pazzi che mi manchi un qualcosa di così dannoso, ma sapeva farmi incazzare come nessun altro e anche farmi sentire a casa, permettendomi di vivere un'abitudine che non ero disposto a lasciar andare. Gli anni in Australia furono i peggiori. Non c'era. E io non mi disintossicai. Tornai, ebbi la mia dose, venni stracciato ad una staffetta, e pensai che sarei davvero stato disposto ad abbandonare Casa pur di ritornare, un giorno, forte abbastanza da poterlo battere.
Tornai, e lì, solo lì, mi accorsi di quanto la mia dipendenza potesse portarmi a delle crisi di astinenza. Presente l'Ecstasy, mh? O una qualsiasi altra droga. Lui era così. In grado di sollevarmi ed affossarmi l'attimo seguente.
Però eravamo sempre presenti, l'un l'altro, quando ce n'era bisogno. Difficilmente ci dicevamo i nostri problemi, ma ci permettevamo di respirare un'aria diversa da quella che ce li aveva creati. La fine del nostro mondo ci ha spinti verso l'esterno. Fa un po' paura. Mi manca la sua aria.
Quando cadevo sentivo i suoi occhi su di me, e a volte mi innervosivo pensando che stesse cercando un modo per farmi notare che non ero poi così forte come dicevo. Ero sempre pronto a ricordargli che lui non era meglio di me. Ma forse lo era, perché la mano me la tendeva sempre.
Conoscevamo i nostri limiti, ma non eravamo disposti a gettarli a terra. Lo incolpavo di essere lui l'unico a volerli mantenere, ma io per primo cercavo modi per allontanarmi senza neanche rendermene conto. Come detto prima, siamo stati sciocchi senza scusanti.
This is not how you make love,
this is not what we signed up for,
this is not how it's meant to be,
this how you start a war
[...]

Words are falling, world is stalling.
I'm still trying, why are we fighting?
Words destroy us, they [inaudible] us,
I still love you, don't you love me too
.

Insieme avremmo potuto scrivere una rivisitazione de 'L'Arte della Guerra', lo pensavo ogni volta che ci litigavo. Lo penso tutt'ora. Guerre fatte di silenzi, spalle voltate, addii pronunciati a labbre serrate e poi con sorrisi di soddisfazione, momenti di compiacimento di vedere una lenta distruzione dell'altro, e domande su domande. Guerre accompagnate da paure, corse per soccorrere l'altro quando lo si vedeva gettare la spugna e non sapersi più tirare fuori dall'acqua.
Quando tutto sembrava pronto a essere distrutto, volevamo solo riconoscerci. Qualsiasi cosa fosse successa, eravamo insieme. In un modo o nell'altro, bastava poco e l'altro arrivava.
Io sono tornato in Australia.
E lui è stato in grado di mostrarmi la bellezza di ciò che eravamo.
You thought I'd abandon you.
Thought that I'd stranded you,
but I was right there holding your hand.


 
 

Spazio Autrice:

Giuro che prima a poi la pianto con le RinHaru.
Non ci credo neanche io, ma ok.
Nulla da aggiungere, va bene così.
Commenti e blablabla, eccetera eccetera.
  
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