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Autore: Chains_    03/05/2014    21 recensioni
In quell'ultima settimana Harry non aveva fatto altro che stare costantemente su di giri, nervoso come se non ci fosse stato un domani. Ciò che lo tormentava non era né paura né timore per l'inizio imminente del nuovo tour, come avevano pensato i ragazzi, in un primo momento, ma ben altro. Se non mangiava, non si alzava dal letto, non rideva, la colpa era esclusivamente da ricondursi al comportamento indifferente di Harmonie nei suoi confronti. Da quando non passavano un po' di tempo insieme, da soli? Da quando non facevano l'amore? Da quando lei si vergognava di spogliarsi davanti a lui? Decisamente da troppo tempo per uno Styles innamorato perso.
"Harry, ti prego. Stammi a sentire." Lo implorò lei. Quella situazione si era fatta insostenibile.
"Dimmi il suo nome."
"Il nome?" Sibilò Harmonie, la voce di un'ottava più alta del normale. Il momento stava arrivando. Pochi istanti e avrebbe dovuto confessare tutto.
Harry alzò un sopracciglio, "Il nome. Di lui. Dimmi il suo nome." Insistette.

[Seconda OneShot ispirata alla Fanfiction H2, di cui questo è il trailer, nel caso voleste iniziare a leggerla.
Trailer: http://img855.imageshack.us/img855/7339/oi5mgsqztpkzaauwnkgngn.mp4]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'H², la storia continua. '
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Skin to skin.

Prima di tutto, scusatemi per il folle ritardo. Ho iniziato una nuova fanfiction, e sto per ripubblicarne una, quindi sono stata piuttosto impegnata, ma adesso eccomi qui ad augurarvi, come sempre, "Buona lettura!".
Che dire, spero vi piaccia, spero di leggere un vostro sparere, ma soprattuto che nessuna di voi resti delusa da questa One Shot!
Come d'abitudine, se avete tempo e voglia, vi invito a soffermarvi sulle note finali.
Giorgixx




In quell'ultima settimana Harry non aveva fatto altro che stare costantemente su di giri, nervoso come se non ci fosse stato un domani. Ciò che lo tormentava non era né paura né timore per l'inizio imminente del nuovo tour, come avevano pensato i ragazzi, in un primo momento, ma ben altro. Se non mangiava, non si alzava dal letto, non rideva, la colpa era esclusivamente da ricondursi al comportamento indifferente di Harmonie nei suoi confronti. Da quando non passavano un po' di tempo insieme, da soli? Da quando non facevano l'amore? Da quando lei si vergognava di spogliarsi davanti a lui? Decisamente da troppo tempo per uno Styles innamorato perso. La ragazza, infatti, nell'ultimo periodo non era più la stessa di sempre. In sua presenza, sviava discorsi, non parlava, non rideva.

Era il ventidue aprile e l'indomani i ragazzi sarebbero dovuti partire per la Colombia. L'efficiente crew di organizzatori, di collaboratori e guardie del corpo si sarebbe riunita, per vivere e affrontare insieme un nuovo tour mondiale. Quel giorno la casa era priva della sua solita vivacità. Luke, Michael, Ashton e Calum che, sentendo nostalgia di casa, avevano approfittato per andare a trovare le loro famiglie in Australia. Perrie, Jesy, Jade e Leigh erano partite nel fine settimana, per registrare fuori Londra il video musicale del loro ultimo singolo, 'Salute'. Anche Eleanor non c'era, andata a far compagnia a Danielle, a Parigi, da circa un mese poiché facente parte del corpo di ballo di un nuovo programma nazionale. Ma l'atmosfera si era fatta davvero pesante il giorno precedente, quando i ragazzi avevano dovuto preparare le valigie. In quegli ultimi mesi, sebbene molto spesso non fossero stati al completo, erano stati davvero bene e pensare che la prossima volta che avrebbero potuto mangiare insieme sarebbe stata probabilmente a Natale, non gli faceva di certo piacere. Harmonie, in particolare, aveva passato tutto il pomeriggio a vagare per casa, piangente, scontrosa con Harry che avrebbe voluto solo consolarla.

Il ragazzo, quelle mattina si svegliò prima degli altri, reduce da un brutto sogno che vedeva Harmonie agonizzante in mezzo al nulla con il corpo cosparso di sangue. L'aborto spontaneo avuto dalla fidanzata qualche mese prima, lo aveva decisamente sconvolto. Non la poteva più vedere indossare pantaloni chiari senza immaginarsi una chiazza di sangue a sporcarne il cavallo. Con gli occhi ancora semichiusi, il riccio scosse la testa due o tre volte, volendo scacciare dalla propria mente le immagini dell'incubo così agghiacciante da aver interrotto il suo sonno. Non riuscendo nel suo intento, si mise seduto, con la schiena appoggiata alla spalliera ad aspettare che Harmonie si svegliasse. Vicino a lui, la giovane stylist sembrava dormire profondamente, per niente infastidita dalla lontananza con il suo corpo.

"Cosa ti succede, piccola?" Si chiese il ragazzo, portandosi le ginocchia al petto e posandovi avvilito la testa che sembrava pesare molto, ma molto più del normale.

"Mi vuoi forse far capire che la nostra storia sta per finire? C'è qualcun altro nel tuo cuore, non è così?" La paura era tanta.

Paura di aver sbagliato qualcosa, paura di essere stato già dimenticato, di esser risultato, alla lunga, un fidanzato noioso, troppo geloso ed iperprotettivo.
Una lacrima bagnò il suo bel viso. Lui non la fermò, lasciò che scorresse fino al mento. D'altronde, quei momenti di solitudine erano gli unici in cui si permetteva di crollare, non volendo farsi vedere dagli altri in pessime condizioni. Tanto valeva, quindi, lasciarsi completamente andare.

Passarono i minuti.

Con un debole sorriso, che aveva del rassegnato, Harry portò una mano sul braccio della ragazza. Era calda. Anche se dormiva lontana da lui, lei stava bene. Al contrario, Harry era gelato e la pelle d'oca e i peli alzati delle braccia ne erano l'esplicita conferma. Il ragazzo trasalì, tirando su con il naso. Faceva incredibilmente male pensare che prima d'allora, a letto, Harmonie avesse sempre dormito stretta al suo corpo come fosse stata un'edera rampicante alle mura di una vecchia casa, con una gamba tra le sue e un braccio a circondargli la vita, il più delle delle volte nuda, o quasi, perché pelle contro pelle, diceva lei, stava meglio.

Due estranei, o quasi. Ecco cosa erano diventati. I mitici 'H2', amati da giornalisti, fans... Stavano davvero arrivando al capolinea della loro storia?

Harry guardò la ragazza con la coda dell'occhio. Sospirò, sentendo una voragine all'altezza dello stomaco espandersi sempre di più. Quindi deglutì a fatica, con il respiro bloccato in gola.

Giusto il tempo che si fosse svegliata, poi le avrebbe parlato, avrebbe posto la parola 'Fine' a quella lacerante relazione. Sebbene ci fosse un barlume di sicurezza, la tristezza restava. Come avrebbe fatto, senza Harmonie? Ce l'avrebbe fatta ad averla costantemente accanto durante il tour senza avere un crollo emotivo? Harry considerò anche l'idea di saperla lavorare per qualcun altro e si diede del coglione a pensare che, piuttosto, avrebbe preferito vederla ogni giorno, senza poterla toccare, ignorandola.

In fin dei conti, non sapeva neanche lui se per fortuna o per sfortuna, la necessitava.

Dalla pelle al cuore, sentiva il bisogno di lei.

Per questo, presunto tradimento o meno, mentre l'ansia e l'insicurezza gli procuravano insensati conati di vomito, non riusciva a smettere di sfiorarla, di carezzare la sua pelle come se fosse stata seta pregiata. Se solo avesse potuto vedere il volto di Harmonie, si sarebbe accorto delle sue lacrime.

Harmonie era sveglia da ore, a cercare di reprimere quel brutto presagio che non l'aveva fatta dormire bene per tutta la notte. Angosciata, sentiva di avere nodo in gola che non le permetteva di spiegare cosa fosse accaduto dentro di sé, che cosa fosse cambiato nell'ultimo periodo. Non riusciva proprio a rivelare che avesse iniziato ad amare anche un'altra persona. Incondizionatamente.

"Lo scoprirà e allora non mi vorrà più vedere." Pensò la ragazza, strizzando gli occhi per cercare così di reprimere la maggior parte delle lacrime.

Un gemito fuoriuscì dalle sue labbra. Non avrebbe potuto continuare a fingere di dormire a lungo. Lasciò che passasse qualche minuto, quindi si girò verso il riccio, vedendolo seduto a gambe incrociate, a fissare davanti a sé il muro tappezzato di loro foto, insieme ad amici, famigliari, fans. Harmonie rivolse solo un attimo lo sguardo alla parete, poi passò ad Harry. Amava studiare il suo viso, andare costantemente alla ricerca di dettagli mai visti prima, eppure, quella mattina ebbe occhi solo per le sue labbra. Da quando non riusciva a baciarle come avrebbe voluto, a causa dei dannati sensi di colpa che la angustiavano, tormentandola ed intrappolandola in una morsa da considerarsi lacerante?

“Buongiorno.” Mormorò Harry, con un tono di voce così cupo che avrebbe potuto far appassire i fiori più belli, se solo li avesse avuti davanti a sé.

"Ehi, tutto okay?" Gli domandò intimorita Harmonie, quando lui si decise ad incrociare il suo sguardo, considerandosi forte abbastanza da non piangere.

"Sì. Cosa dovrebbe andare male, infondo? La ragazza che amo non mi ama più!" Sbottò il cantante, alzandosi di fretta dal letto per non essere toccato.

Harmonie sgranò gli occhi, si inginocchiò sul materasso che si piegò sotto al suo peso e guardò Harry afferrare gli unici jeans rimasti nel suo armadio. La bomba era scoppiata. Lui era esausto.

"Haz, non dire cavolate." Affermò la giovane con decisione, incrociando le braccia al petto, sulla difensiva.

"Cavolate? Ma con quale coraggio mi chiedi questa cazzata?!" Ribatté il riccio, per poi infilarsi una maglia bianca, chiudendo l'anta del guarda roba con violenza.

"Harry, sono seria." Continuò Harmonie, la voce ridotta in un sussurro.

"Amo il modo in cui la tua voce accarezza il mio nome, lo sai. Non usare questa mia debolezza a tuo vantaggio." Mormorò il ragazzo, avvicinandosi a lei per carezzarle il viso in quello che dava tutta l'idea di essere il primo e l'ultimo gesto prima di dirsi 'Addio'.

La rossa guardò Harry implorante, sporgendosi e prendendo così le sue mani tra le proprie. "Resto comunque seria. Non dire cavolate."

"Da quando non facciamo l'amore?" Harry si liberò dalla presa in cui era stato intrappolato un attimo prima. Diede un rumoroso pugno contro l'asse del letto a baldacchino, che tremò.

"Stai zitta, eh?" Folle ed indomabile.

Ecco come si sentiva Harry, mentre l'adrenalina si dimenava dentro il suo corpo implorando di essere liberata.

"Da quando non ci facciamo un bagno insieme, come ci piace, o meglio, piaceva fare?" Sussurrò il riccio, avvicinandosi nuovamente ad Harmonie.

"Basta. Basta." Squittì lei, portandosi le mani tra i capelli, scuotendo forte la testa, come se avesse voluto svegliarsi da un bruttissimo sogno.

"Te la faccio più semplice. Dai, questa domanda è facile. Da quanto c'è lui?" Domandò Harry con un cenno di disgusto, stanco di tutto e tutti.

"I silenzi valgono più di mille parole, sai? Torno tra un po'. Nel frattempo...”

Harry si portò con violenza una mano davanti agli occhi, nascondendo così la sua espressione straziata, disperata. "Oh, ma al diavolo!" Gridò reprimendo alcuni singhiozzi.

Stava finendo. Stava finendo tutto.

"Harry..." Sospirò Harmonie, incapace di fare altro, improvvisamente incapace di muoversi.

"Resta." Aggiunse sommessamente, con voce così bassa che riccio non riuscì a sentirla.

Difatti uscì dalla camera, sbattendo sonoramente la porta.

Harmonie continuò a fissare inebetita la porta ormai chiusa, per un tempo indeterminato. Solo quando sentì anche il rumore del cancello di casa scattare si destò da quello stato di incoscienza.

E allora avrebbe voluto raggiungere Harry, si era pure alzata dal letto, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu andare in bagno e di corsa, travolta da un fastidioso conato di vomito.

* * *

Seduta per terra, sulle piastrelle del pavimento gelido, con indosso solo una maglietta di Harry a mo' di pigiama e il saporaccio di cibo rigettato in bocca, Harmonie si era lasciata andare ad un pianto isterico che non stava accennando ad esaurirsi. La testa le girava vorticosamente ed era accaldata, così tanto che le sembrava avere la febbre.

"Harm, vieni qui." Louis fu il primo ad arrivare in aiuto, svegliatosi di colpo con le urla e il fracasso provocato dalla scenata del suo migliore amico.

"Non sono riuscita a parlare, non ho fatto niente per fermarlo, niente Lou!" Gridò la ragazza, portandosi un'altra volta le mani tra i lunghi capelli rossi, rigirandosi poi qualche ciocca tra le dita.

"Andrà tutto bene. Si sono svegliati anche gli altri, all'inizio della litigata. Zayn ha preso la moto, Liam sta provando a chiamarlo. Niall..."

"Niall è arrivato dalla sua amica." Mormorò il biondino del gruppo, sedendosi vicino ad Harmonie, legandole immediatamente i capelli perché ormai era risaputo che, quando era agitata, senza accorgersene, li tirava fino a strapparseli a ciocche.

"Ehi." Mormorò lei, atona.

"Glielo devi dire, Harm. Non è ancora troppo tardi per rimediare." La incoraggiò Louis, stringendola a sé.

"Ho paura di perderlo. L'ho perso."

"Non lo hai perso, ti basterà spiegargli cosa è successo. Confessargli il tuo errore." Obiettò l'irlandese con dolcezza, dandole un tenero pizzicotto su una guancia lentigginosa.

"Nel momento in cui ha sbattuto quella cazzo di porta... Credevo di morire lì, inerte."

"Sono una cogliona, una stupida.” Gli insulti di Harmonie verso se stessa durarono circa un altro quarto d'ora, poi, finalmente, Niall e Louis riuscirono a tirarla su dal pavimento, riunendosi con Liam in salotto, in attesa che Zayn desse loro notizie.

* * *

Harry, con la sua nuova moto, arrivata qualche giorno prima da Los Angeles, sfrecciava per le vie londinesi, imponendosi di non guardarsi attorno quando, ad esempio, si fermava ai semafori. Ogni strada era infatti un dolore per lui, perché ogni strada gli parlava di lei. Il riccio chinò la testa da un lato, poi da un altro, in attesa che l'ennesimo semaforo diventasse verde, ansioso di raggiungere la propria meta. Altri minuti di viaggio, poi tirò giù il cavalletto, spegnendo infine la moto. Il cuore parve esplodergli nel petto, infondendo così calore in tutto il corpo. Quello in cui si trovava era difatti il vicolo in cui aveva visto Harmonie la prima volta. Gli ci era voluto parecchio per arrivarci, ma ne era valsa la pena. Gli occhi di Harry si posarono dall'altra parte della strada, trovandovi l'esatto lampione che, con i propri giochi di luce, aveva fatto dei capelli rossi della ragazza una visione sensazionale.
Il cantante ricordava ogni dettaglio di quell'incontro, avendolo sognato di riviverlo numerose volte.

“Tre mesi.” La voce di Harmonie risuonò nella sua mente, ripetendo le esatte parole che fecero sì che lui si accorse della sua presenza in quella silenziosa sera di metà Giugno, quando altro non voleva che restare solo.

Harry chiuse gli occhi. Come per magia il pomeriggio divenne sera, Harmonie apparve sotto quel lampione, Alicia, al suo fianco iniziò a parlarle. Il riccio rise tra se e sé, rivedendosi intento a sporgersi dalla stradina secondaria per vedere meglio chi fosse la ragazza che, con tanta facilità, stava discutendo sulla propria morte. Come foto appartenenti ad un'unica pellicola, tante scene, troppi ricordi, incominciarono a proiettarsi davanti a lui, in successione. La prima scena che gli si presentò davanti fu quella di due ragazzi, intenti a parlare animatamente, lui intento a convincere lei a seguirlo. Due secondi, rivide questi giovani amanti divertiti dal rotolarsi tra candite lenzuola, dopo la loro prima volta. Harry sussultò, quando poi il bianco delle coperte si trasformò nel bianco tipico dei corridoi ospedalieri e lo scorcio di vita vissuta rievocò ricordi che avrebbe preferito non rivivere. Ma anche questi durarono un istante, il rosso dei capelli della ragazza, sdraiata inerme su un lettino d'ospedale divenne il rosso del red carpet che segnò l'inizio della sua carriera da stylist, della sua nuova vita. Harry si morse il labbro inferiore, sentendo la testa farsi pesante. Ricordò la gioia, l'orgoglio provato nei conforti di Harmonie e incominciò nuovamente ed inevitabilmente a piangere. Le lacrime fecero concludere quel lancinante spettacolino.

"Chi ha rapito il tuo cuore, piccola?" Sussurrò il cantante impercettibilmente, asciugandosi il bagnato sul suo viso con il dorso della mano. Poi, la stanchezza, la tristezza, la rabbia ebbero la meglio. Harry fece in tempo a sedersi dall'altra parte della strada, proprio sul marciapiede in cui sedeva abitualmente Harmonie, poi si addormentò, chiudendosi in se stesso e viaggiando verso il mondo dei sogni.

* * *


"Liam, novità?" Domandò per l'ennesima volta Harmonie, inquieta.

"Niente. Gli si sarà scaricato il cellulare. Zayn starà qui a momenti, non è riuscito a trovarlo.” Le rispose gentilmente Liam, sedendosi vicino a lei, lasciando che poggiasse la guancia sulla sua spalla.

“Conosco Haz, tornerà." Ripeté ancora Louis, accendendo la televisione.

"Forse è meglio che io me ne vada, prima che torni." Harmonie si guardò intorno, come a memorizzare ogni dettaglio di quella casa. Ne avrebbe sicuro sentito la mancanza.

"Sei pazza?! Ancora con questi 'Mi detesterà'? Che palle! Signorina, muovi il culo e vallo a cercare." Sbottò Zayn, entrando in casa.

"Prendi la mia moto, ma vai a passo d'uomo e stai attenta. Fallo per lui." Le consigliò il moro, accompagnandola in garage, insieme agli altri ragazzi.

"Se lui dovesse odiarmi... Promettetemi che non mi abbandonerete, non del tutto." Sibilò l'unica ragazza del gruppo, improvvisando uno chignon per infilarsi bene il casco rosso dell'amico.

Louis se la spupazzò, stringendosela tra le braccia

."Harmonie, non pensare cose stupide. Ti vogliamo bene e continueremo a volertene."
All'abbraccio poi si unirono anche gli altri. Un ultimo sguardo d'intesa, poi Harmonie sfrecciò fuori dal garage, in sella alla 'bambina' dell'anglo-pakistano.

* * *

Alla guida, la giovane si impose di non piangere, provando a fare mente locale, scacciando il ricordo di qualche mese prima, quando era già successa una cosa simile ed era riuscita a trovare Harry solo due giorni dopo, su una spiaggia. Ma Londra non era New York, Londra non aveva come unico gioiello i palazzi alti e il mare nella periferia, Londra aveva ben altro. Aveva la loro storia. Ferma ad un semaforo, Harmonie si guardò intorno. La sua attenzione fu catturata da una ragazza con uno smartphone in mano, seduta sul marciapiede.
"Il marciapiede, ma certo!" Un largo sorriso curvò le labbra della rossa che si preparò a ripartire non appena il semaforo si fosse fatto verde. Tornare al principio di tutto era un buon inizio.

* * *

Harry si sveglio d'improvviso. Stordito, con entrambe le mani chiuse a pugno si sfregò gli occhi, ancora bagnati. Sorrise amaramente, pensando che se ci fosse stata Harmonie gli avrebbe sicuro detto di non farlo, perché poi gli si sarebbero arrossati. Ma lei non c'era e amava pure un altro ragazzo, oltre a lui.

Chissà chi, chissà da quanto e chissà in quale misura.

Il suono del motore di una moto non fece altro che incrementare il pianto dell'appena ventenne che non credeva, ma sperava che quella fosse Harmonie.

* * *
Lei lo riconobbe in men che non si dica. Una bandana a mo' di fascia per domare i capelli ribelli, una maglia bianca a maniche corte, sebbene il clima fosse piuttosto rigido, quel ragazzo piangente sul marciapiede che le dava la schiena era sicuro Harry. Il suo Harry. Con passo lento e felpato, complimentandosi con se stessa per aver messo le Converse ai piedi e con il cielo di Londra che, coperto da nuvole, non dava molto spazio alle ombre, Harmonie si avvicinò al ragazzo. A vederlo così le si strinse il cuore. Era stata una stupida, un'emerita stupida, a nascondergli una cosa tanto grande solo per paura che lui l'avrebbe allontanata. La rossa si strinse nelle spalle, quando gli fu così vicino da potergli quasi sfiorare la schiena con le proprie gambe. Tremavano. Harmonie, però, ignorò il tremore, s'inginocchiò, poi si mise a sedere, in modo da intrappolare il riccio nella sua morsa, circondandogli la vita con le braccia. Lui sussultò, spaventato, poi riconobbe le mani della ragazza che tanto amava e i suoi respiri ripresero il loro ritmo regolare.
"Harm..." Mormorò il ragazzo, dolorante.

"Harry, ti prego. Stammi a sentire." Lo implorò lei. Quella situazione si era fatta insostenibile.

"Dimmi il suo nome."

"Il nome?" Sibilò Harmonie, la voce di un'ottava più alta del normale. Il momento stava arrivando. Pochi istanti e avrebbe confessato tutto.

Harry alzò un sopracciglio, con ovvietà."Di lui. Dimmi il nome." Insistette.

"Non lo so." Sussurrò Harmonie alla sua spalla, inebriandosi del suo profumo. Odorava di Bulgari, ammorbidente per i panni, bagnoschiuma alla camomilla e, poi, la sua essenza preferita: Harry.

Lui strabuzzò gli occhi, il cuore incominciò a martellargli nel petto, battendo all'impazzata. Una sensazione si fece strada nella sua mente, una speranza che, però, lì per lì, gli sembrò nulla.

"Che cazzo dici, Harmonie?" Chiese sconvolto.

"Vorrei che fossi tu a sceglierlo, il nome." Ammise la ragazza, con un soffio di voce.

Harry allora capì e sembrò perdere la capacità di parola, sforzandosi a realizzare ciò che aveva appena sentito. Chiuse gli occhi e sentì l'abbraccio di Harmonie farsi ancora più forte, quasi disperato.

"Da quando, qualche mese fa, è successo quel che è successo, hai passato interi giorni a dirmi che quell'aborto spontaneo, in fin dei conti, era stato un bene..." La ragazza iniziò a tremare contro il corpo del cantante. Faticava a parlare, la sua voce era martoriata dall'ansia, dall'angoscia e dalla paura. Non aveva una chiara idea su cosa sarebbe successo e questo la terrorizzava.

"Per questo," continuò Harmonie, "quando mi sono resa conto di aver rimandato ben due volte l'appuntamento con la ginecologa per l'iniezione contraccettiva e, poi, andando a fare immediatamente una visita, ho scoperto di essere incinta ho preferito tenertelo nascosto." Harry continuava a guardare dritto, nel vuoto.

"Perché so che non è il caso, so che non siamo pronti, so che non sarà facile, non tanto per me, ma per te. Tra tour, fans, interviste..." La rossa sbuffò tristemente, quindi continuò ad esternare le sue paure, senza riserva alcuna.

"Un bambino sarà solo un fardello per la tua carriera. E poi, se tu decidessi di perdonarmi e tra noi dovesse finire..." Una sua lacrima bagnò il collo del cantante. Lui la sentì scorrere lungo la schiena. Sussultò.

"Lasciami. Lasciami ora.“ Propose Harmonie, in un filo di voce. “Fallo adesso, perché poi sarà più difficile, per entrambi. Dimmi che mi detesti, dimmi che con questo bambino ti ho rovinato la giornata e ti rovinerò la vita." La stylist finì di parlare, sciolse la presa dell'abbraccio, si mise in piedi e chiuse gli occhi, incrociando le braccia al petto, come a difendersi da un possibile attacco di rabbia del cantate. Lui però non fece una mossa, non riuscendo a comandare il suo stesso corpo. Era così contento che lo avrebbe urlato a squarciagola, se solo ci fosse riuscito. Un passo, Harmonie si allontanò da lui, con il pensiero che fosse inutile restare lì, ad aspettare chissà cosa, quando avrebbe dovuto cercare un nuovo lavoro, convinta che quel silenzio di Harry fosse nient'altro che un consenso alle sue parole. Il riccio la sentì allontanarsi. Non poteva lasciarla andare via, sarebbe stato il più grosso errore della sua vita. Il cuore gli arrivò in gola, rimbombandogli nelle orecchie, così rosse da sembrare andare a fuoco. Provò ad alzarsi, non ci riuscì e batté il sedere a terra, ma non demorse. Sperando che Harmonie fosse vicina tanto da riuscire ad afferrarla, alzò un braccio all'indietro. Quando sentì tra le dita la stoffa della felpa indossata dalla ragazza, fu così sollevato da sorridere, mettendo in mostra le fossette. Continuava a piangere e, se in un altro momento questa fragilità lo avrebbe infastidito, in quell'istante sembrare una femminuccia dalla lacrima facile gli sembrava cosa giusta.

"Harry..." Mormorò Harmonie, il labbro inferiore tremante, gli occhi lucidi, serbatoi di lacrime con cui aveva e stava lottando, per impedire che queste traboccassero e le bagnassero il viso.

Lui, sentendo un suo singhiozzo, la strattonò a sé, poi, subito dopo, si alzò di scatto. L'attimo successivo si trovarono faccia a faccia. Harry sulla strada, Harmonie sul marciapiede, per stare quasi alla stessa altezza. Il ragazzo le prese il viso tra le mani, accarezzandolo con entrambi i pollici. Un dolce gemito fuoriuscì dalle labbra rosee di Harmonie che lo abbracciò ancora, tenendosi stretta a lui come se fosse stato ossigeno, necessario affinché continuasse a vivere.

"Harmonie, guardami." Le sussurrò Harry all'orecchio, alzandole il volto, per far sì che i suoi occhi azzurri incrociassero i propri. Ancora le carezzò le guance, continuando a rassicurarla dolcemente.

"Sei la mia piccolina  che poi tanto piccola non è."

"Harry, non avresti dovuto strofinarti gli occhi. Se lo fai pizzicano di più..." Harmonie tolse le mani del riccio dal suo viso, tenendogliele strette lungo i fianchi.

"Cerca di tenerli aperti per un po'." Disse, quindi soffiò delicatamente sugli occhi verdi di Harry, per dargli sollievo. Passò qualche secondo, lui li chiuse, infine li riaprì, baciando Harmonie sulla fronte.

"Sei davvero stupida, a volte. Lo sai, vero?" Le domandò lui, approfittando della loro differenza di altezza per darle un buffetto in testa.

"Pensi che io sia arrabbiato, quando non lo sono affatto." Spiegò poi, non smettendo di sorriderle.
"Davvero hai preso alla lettera ciò che dicevo sul bambino? Se ti ripetevo quelle cose, lo facevo solo con l'intenzione di sollevarti un po', te lo giuro." Harmonie guardò Harry con stupore. Un'espressione inebetita si dipinse sul suo viso giovane.

"Tu non sai quante notti ho carezzato il tuo pancino, sognando di sentire una scalciata sotto il palmo delle mie mani. Non hai idea dei film mentali che mi faccio prima di dormire. Il bambino ad un concerto, che gioca con gli altri ragazzi, che fa il rubacuori con le ragazze... Che ci abbraccia e dice che siamo i suoi genitori, e questo basta per renderci perfetti, ai suoi occhi. E sì, l'ho immaginato maschio." Confessò Harry, imbarazzato.

"Sembrava che avessi aver superato tutto e, anche se io ci pensavo ancora, l'equilibrio era tornato. Stavamo così bene insieme, di nuovo. Poi hai iniziato a comportarti come un'estranea e, giuro, credevo di impazzire." Il tono di voce del ragazzo cambiò. Aveva provato così tanto dolore nell'ultimo periodo che, in quel momento, stringere Harmonie con un accenno di possessione gli venne naturale.

"Insomma, chi non darebbe di matto, se la ragazza di cui è innamorato lo allontanasse da sé?"

"Avevo paura che ti accorgessi della pancia... 'Sta volta si nota eccome."

"E adesso mi chiedi di lasciarti, seduta stante. Quando l'unica cosa che voglio davvero è stare al tuo fianco, sempre e comunque." Confessò il cantante posando la fronte su quella della ragazza.

"Sei una stupida, te lo ribadisco."

"Il bambino sarà un peso per te, Haz. Lo sarò anche io. Con una vita come la tua, stare con una ragazza incinta penso che non sarà proprio il massimo. Siamo così giovani." Harry sospirò, teneramente, posando la testa sul petto di Harmonie che si ammutolì, mentre lui si crogiolava nel piacere di sentirla così vicina, ascoltando i battiti irregolari del suo cuore e respirando il profumo delizioso dei suoi capelli.

"Io ti amo, possibile che tu non riesca ancora a capirlo del tutto? Quando lo dico non è per farti contenta, perché si usa o per chissà cosa. Io dico di amarti perché lo sento davvero."

"Sto per scoppiare a piangere istericamente, attento a quello che dici." Singhiozzò la rossa con ilarità. Poi, spensierata come fosse una bambina, si aggrappò ad Harry che le afferrò le gambe e se le strinse lungo i fianchi.

"Uh, la mia ragazza incinta... Se tutti i tuoi pianti isterici comporteranno questi abbracci, fa' pure, non contenerti!" Esclamò il cantante divertito, mordendo poi delicatamente il naso all'insù della fidanzata. Quanto gli era mancato farlo.

"Attento, sono seria."

"Ti giuro che sarà tutto perfetto, okay? Tu fidati di me." La voce di Harry giunse alle orecchie della rossa come fosse un unico raggio di luce nella notte più buia di sempre.

Il ragazzo la guardò, quindi le spostò una ciocca di capelli che le ricadeva fastidiosamente davanti agli occhi. "E adesso spiegami perché stai piangendo. Sicura che sia solo isteria da donna senza ciclo?"

"Ti amo così tanto." Gli rispose Harmonie, carezzandogli la nuca.
Lui chiuse gli occhi, quasi fosse un monaco buddista ed avesse raggiunto il nirvana, o un fanatico di vini e ne avesse appena bevuto un sorso del suo preferito.

La ragazza si perse ancora ad osservare il volto rilassato di Harry, da cui trapelava un sentimento da lei sconosciuto, prima di allora. La gioia di diventare padre, la stessa felicità che, in quella notte di gennaio, al pronto soccorso, non era riuscita a vedere.

“Harm, tu mi fai sentire completo. Non mi stuferò mai di te." Harry le lasciò posare i piedi a terra, baciandola con giudizio, attento a non toccarla, timoroso di farle del male.

"Haz, sto facendo un controllo ogni dieci giorni per evitare qualsiasi complicazione e la ginecologa dice che è tutto perfetto. Quindi puoi pure toccarmi, eh." La ragazza incominciò a ridere, sciogliendo velocemente la bandana indossata dal fidanzato, un po' per fargli un dispetto, un po' per poter passargli liberamente una mano tra i capelli.

"Torniamo a casa." Affermò lui. Voleva toccarla, voleva coccolarla, voleva sentirla sua. Solo sua. Ne aveva bisogno.

Harmonie s'illuminò adocchiando le due moto parcheggiate poco distanti l'una dall'altra, "Voglio fare una gara, chi arriva primo vince un..."

Harry la interruppe secco: "Sei incinta, hai già rischiato troppo venendo qui."

"Ma la ginecologa ha detto che posso... Andando piano ed evitando buche..." Provò a ribattere lei.

"Non se ne parla. Al massimo andiamo insieme con la mia moto, sola non ti lascio. Soprattutto su quella sottospecie di bicicletta modificata da quel pazzo di Zayn."

"Ma la gara?" Canzonò Harmonie, posando il peso su un piede, facendo gli occhi dolci.

"Sh. Prendi il casco e salta su."

"Zayn mi ammazzerà."

"Ci ammazzerà."

I due ragazzi salirono in sella, lei dietro di lui, tenendosi forte. "Visto che ci sei... Vai piano." Mormorò poi, in un lume di ragione.

"Tu non sei normale. Prima vuoi fare una gara, poi vuoi che vada piano."

"Sono incinta!" Gli ricordò la rossa, come se questo avesse potuto giustificare ogni cosa.

"Stringimi."

* * *

Avete lasciato la mia bimba sola, in una stradina di periferia?! Voi siete pazzi! Completamente pazzi!" Li accolse Zayn fuori di testa, urlando smanioso come una cheerleader, mentre gli altri ragazzi, capeggiati ovviamente da Harmonie non facevano che fingere palesemente di essere terrorizzati.

"Zayn, prenditela con Harry. Ha chiamato la tua 'bambina' sottospecie di bicicletta modificata!" Esclamò la ragazza, avendo ritrovato il buon umore.

"Harry." Esordì il moro, con sguardo assassino.

"Haz, se ci rimetto io giuro che ti spelo il micio!" Gridò Louis con fare isterico, vedendo Zaun venirgli incontro minacciosamente, poiché dietro lui si era nascosto il colpevole.

"Sì, ti prego! Zayn prendi Louis, così lui ammazzerà Haitch e a me rimarrà solo la rogna di fare fuori Locky, Prada e quel cane pulcioso di Perrie di cui non ricordo neanche il nome!" Niall iniziò a rotolarsi sul divano, ridendo come un forsennato ed incitando rissa.

"Adesso basta!" Dalla cucina a vista, Liam andò in salotto posizionandosi al centro del campo di battaglia, con una pentola e un cucchiaio di legno in mano, per richiamare l'attenzione.

Rivolse lo guardo a Louis e Niall. “Voi. Andate a farvi una doccia ché domani non farete sicuro in tempo a farvela e puzzerete. Tra mezz'ora vi voglio pronti ad aiutarmi in cucina. "


Poi proseguì, avvicinandosi a Zayn. "Tu. Abbassa la cresta da pollo impazzito che ti ritrovi e vai a prendere la tua 'bambina'."
"E, visto che ci sei, compra un bel pollo, perché una certa persona ha finito tutte le scorte, credendo che stasera noi dovessimo morire di fame." Aggiunse, tirando un'orecchia all'amico.
"Voi due... Ehm... Alle nove e mezzo vi voglio a tavola." Finì, squadrando Harry ed Harmonie, intenti a mangiarsi con gli occhi.
"Sissignore." Acconsentirono i due, salendo freneticamente in camera.

* * *

"Attenta!" Urlò Harry, apprensivo.

La ragazza sbuffò, "Harry, sto solo togliendomi le scarpe, non sto mica facendo chissà cosa."

"Sì, ma..."

"Niente ma. Adesso sono informata, so cosa posso o non posso fare e anche quando valgono queste restrizioni." Altezzosamente, Harmonie si sfilò anche l'altra scarpa, poi si avvicinò al matrimoniale.

"Puoi spiegarmelo?" Chiese bonariamente il riccio, sedendosi sopra il copriletto, a gambe incrociate.

La rossa seguì il fidanzato sul letto, "Siamo sicuri che non sia tu il bambino? Ah, come farò con due lattanti tra qualche mese!" esclamò teatralmente, portandosi una mano sulla fronte.

"Eddai!" Borbottò Harry, accigliandosi, fingendo di essere offeso.

"Per ora mi ha detto solo cosa non posso fare in questi primi tre mesi." Insistette, giacendo supino, con la testa poggiata alle gambe di Harmonie.

"Che fai, prendi nota?!" Domandò lei. Harry aveva infatti sfilato il cellulare dalla tasca dei jeans, selezionando l'icona delle note.

Il ragazzo sghignazzò, cercando di mascherare il rossore delle guance. "Meglio che lo faccia.", affermò.

"Uhm... Ad ogni modo..." La rossa cercò di ricordarsi il più possibile di ciò che le era stato detto, poi chinò la testa, per incrociare lo sguardo del fidanzato, calando così un sipario tra loro e il mondo, grazie ai suoi capelli spropositatamente lunghi.

"Non posso mangiare schifezze, niente cibo crudo o difficile da digerire, non posso bere più di due bicchieri di vino a settimana."

"Okay, ci sono. Poi?"

"Il mio corpo non deve essere molto caldo, quindi niente bagni bollenti, termali... Da evitare qualsiasi botta troppo forte, sebbene il bambino, nei primi tre mesi, essendo più piccolo è, sì più fragile, ma più protetto." Concluse Harmonie tutto d'un fiato, riprendendo aria.

Così spostò Harry dalle sue gambe, per guardarlo meglio.

"Haz?" Il futuro padre sembrava assorto nei suoi pensieri, catapultato in un mondo parallelo.

"Sembri una donna." Constatò lui.

La ragazza sfoggiò un sorriso smagliante. "Ah, e prima cosa sembravo, una scimmia?" Lusingata da quel complimento, decise di buttarla sul ridere, come le veniva meglio fare.

"Ritiro tutto. Sei ancora una bambina antipatica."

"E tu ami questa bambina antipatica che è in grado di farti impazzire."

"Non hai il divieto di fare l'amore..." Biascicò Harry, rapito dallo sguardo malizioso della fidanzata.

Lei dondolò la testa innocentemente. "No, quello si può fare."

"Vieni qui..." Harry si sistemò seduto sul letto, con la schiena poggiata alla spalliera e le braccia spalancate, pronte ad avvolgere Harmonie.

Lei non perse tempo e gli si avvicinò gattonando. Ammaliata dalla visione del fidanzato in attesa, lasciò che gli incisivi affondassero nel labbro inferiore.

Harry sgranò gli occhi.

La ragazza davanti a lui appariva semplicemente irresistibile, sembrava un angelo caduto dal cielo per rendere la sua vita un vero Paradiso terrestre. Quando gli fu abbastanza vicina lui la baciò d'improvviso, attirandola a sé. Questo gesto d'amore mutò, diventando uno di quei baci da film, di quelli dati con lentezza, in cui ci si sofferma e si gode anche del solo rumore della saliva. Le labbra dei due presero quindi a modellarsi le une sulle altre, inumidendosi, sfiorandosi, carezzandosi. Harry emise un gemito di appagamento, allora Harmonie approfondì il loro bacio, usando la lingua per tracciare i contorni della sua bocca che non si fece pregare e si schiuse, lasciando libero accesso.

Il ragazzo,compiaciuto, fece scivolare le mani sotto la maglietta di lei, gliela tolse, poi restò fermo, immobile, a godersi il sapore di Harmonie in bocca, quel sapore di succo d'arancia -per cui la ragazza andava pazza- ed essenzialmente di lei, quel sapore che tanto gli era mancato e di cui non poteva fare a meno. L'eccitazione cresceva, si faceva sempre più consistente. Harmonie sbottonò i jeans neri del ragazzo, sfilandogli repentinamente e liberandosi poco dopo anche dei propri.

Pelle contro pelle, respiro contro respiro.

Harmonie sorrise, quindi lo trascinò con sé, facendo sì che si ritrovasse sotto di lui, appoggiato sui gomiti per non pesarle.

Occhi contro occhi, bocca contro bocca.

Harry si chinò sul collo della ragazza, che infilò le mani tra i suoi ricci scomposti, tirandone delicatamente qualcuno. La guardò con dolcezza, quindi proseguì, scostandole i capelli dal viso per scoprire una parte di pelle tra il collo e la spalla e lasciarvici così dolci e teneri baci, fino ad arrivare ad incontrare il reggiseno color verde acqua. Lentamente glielo sganciò, poi lo lanciò senza vedere dove, chiedendosi quante volte lo avesse fatto e quante ancora lo avrebbe fatto.

"Ottima mira." Commentò Harmonie ridendo, indicando il pezzo di intimo impigliato magistralmente alla lampada sul comodino.

"Beh, anche tu però non scherzi. Hai mirato al mio cuore e devo dire che hai fatto centro." Ribatté Harry, vendendo le guance della ragazza imporporarsi leggermente.

Lei, in imbarazzo, preferì chiudere ancora gli occhi, lasciandosi stuzzicare da Harry, con il viso affondato tra i suoi seni. A lei piaceva essere stuzzicata. A lui piaceva stuzzicarla. Lo eccitava il modo in cui lei inarcava la schiena, tendeva i muscoli, si rilassava, reagiva, si opponeva ad ogni suo tocco, al più lieve, al più malizioso.

Come previsto, la rossa incominciò a fremere sotto il suo corpo, rabbrividendo di un piacere tenuto a freno per troppo tempo. Soddisfatto del risultato ottenuto, Harry ghignò.
"Ma, secondo te... Potrò bere il tuo latte?" Chiese poi, con fare innocente.

Harmonie lo guardò male, socchiudendo gli occhi, poi ribaltò le loro posizioni, mettendosi di nuovo sopra di lui. Divertita, iniziò a fargli il solletico, senza pietà.

Entrambi incominciarono a ridere a più non posso, emettendo gridolini ed insultandosi a vicenda. Erano scemi, quei due, quasi demenziali, non c'è che dire. Battutine sconce, litigate per un non nulla, paure infondate... Tanto amore.

"Sei pazzo, ecco cosa! Pazzo e fuori luogo! Ti meriti questa punizione!" Trillò la rossa, entusiasta dell'effetto che stava avendo su di lui che si stava dimenando a destra e a manca, cercando di rannicchiarsi per evitare di essere toccato.

Se solo avesse saputo che gli sarebbe bastato far scontare il proprio bacino con quello di Harmonie per farla smettere di torturarlo, lo avrebbe fatto prima. Difatti, non appena avvenne quel contatto, la ragazza si fermò, sospirando, desiderosa di sentire
di nuovo, dopo tanto tempo, Harry dentro di sé.
Lui non si lasciò di certo pregare. Velocemente le sfilò gli slip, facendoglieli scorrere lungo le gambe snelle, fino a sfilarglieli dalle caviglie, lasciandola nuda, davanti ai suoi occhi. Poi, con tenerezza, le carezzò la pancia, tracciandovi disegni immaginari con i polpastrelli, percorrendo la linea delle anche, fino ad arrivare al pube, per poi risalire e continuare questo gioco per un po', finché non si accorse di un dettaglio, mai visto fino ad allora.
"Mi passi il pennarello nero che sta sul tuo comodino, piccola?" Chiese amabilmente.
Harmonie glielo diede senza esitazioni, curiosa di capire cosa ci avrebbe voluto fare. Il riccio lo prese velocemente, si chinò un po' verso la pancia della fidanzata, così unì quattro piccoli nei, appena sopra l'ombelico. Lei allora si sporse in avanti.

Un cuore.

Quei nei, che tanto odiava, così come odiava le proprie lentiggini, se uniti, formavano un cuore. Ma Harry non aveva finito, così la incitò a stendersi di nuovo. Nella romantica figura vi disegnò un puntino, vicino al quale scrisse 'H'. Allora lasciò cadere il pennarello sul pavimento, attendendo la reazione della fidanzata. Questa non tardò ad arrivare. Harmonie sfoderò uno dei suoi sorrisi più belli senza neanche rendersene conto, completamente presa dal gesto di Harry.
"Grazie." Mormorò con un filo di voce.
"E di cosa?"
"Non mi hai lasciata andare via da te."
Harry sospirò, chiedendosi come Harmonie potesse essere così dolce, facile da amare. "Non l'avrei fatto neanche se ti fossi messa in ginocchio ai miei piedi." Mormorò poi.

* * *

"Sei sicura che non gli farò male?" Chiese Harry, terrorizzato.
"Haz, so quello che dico. H non si farà niente, te lo assicuro." Gli rispose Harmonie, posando le mani sulle sue spalle.
"Pronta, piccola?"
"Sì." Rispose. Allora Harry, con lentezza, la riempì.
La rossa fece una smorfia di dolore, poi però curvò le labbra in un sorriso, sentendosi finalmente al sicuro.
Harry la guardò. Dio, se era bella quando facevano l'amore. Era stupenda. Capelli scompigliati, guance arrossate, occhi vispi, labbra gonfie dai tanti baci, pelle candida come latte puntellata da piccoli e graziosi nei, corpo longilineo.

"Sei tenera." Costatò il ragazzo, facendo imbarazzare Harmonie un'altra volta. Non aveva ancora imparato ad accettare i complimenti, soprattutto se fatti da lui, quindi sbuffò, rivolse gli occhi al cielo e avvampò più di quanto non avesse già fatto.
"E sarai una madre perfetta." Harry uscì da lei, rientrando un attimo dopo e iniziando a muoversi seguendo un ritmo regolare.
"Ora capisco perché non volevi farti il bagno caldo con me, avevi paura per il bambino." Harmonie chiuse gli occhi, per evitare di piangere incontrollatamente.
Harry si sporse su di lei, così le catturò tra le labbra due lacrime scese ai lati del suo bel viso.

"E mi sentivo sporca... Un'ingrata. Una brutta persona e... E tu sei così bello." Sussurrò Aggiunse la ragazza, gemendo a causa di un'altra lenta ed inebriante spinta del fidanzato.

"Libera la mente." Le rispose lui, con dolcezza.

Il silenzio calò nella camera da letto, così come il sole tramontò fuori dalla finestra, creando formidabili giochi di luce attraverso le tapparelle semichiuse, esaltati dalla luce spenta. Gli unici rumori percettibili divennero i respiri affannati, il battito di cuori accelerato, lo schioccare di pelle contro pelle.

"Dio santo, Harry!" Mugolò Harmonie, contorcendosi sul materasso.

"Piccola... Sei fantastica." Harry crollò su di lei, che si beò di sentirlo completamente sopra di sé. Poi, con fare materno, scostò il piumone e incitò il riccio a coprirsi.

Abbracciati, nudi sotto le coperte, si crogiolarono nella beatitudine più totale del dopo sesso, finalmente sazi. E l'amore scorreva nelle loro vene, come lava sul culmine di un vulcano. Incandescente, bruciava sotto la loro pelle, nella carne e riscaldava i loro corpi.

Quella giornata era iniziata non male, di più, ma stava finendo così bene.

"Haz, ti sei addormentato?" Chiese dolcemente Harmonie, la mano a carezzare la nuca del ragazzo, a fargli i grattini che tanto amava.

Harry sì scrollo il sonno dalle spalle, sentendo nella sua voce un qualcosa di strano. “Tutto okay?" Le chiese, guardandola negli occhi chiari con agitazione.

"Se dovesse andare storta anche questa volta..." Balbettò lei, alzandosi a sedere, chiudendosi in se stessa.

"Non dire cavolate, okay? Questa volta andrà bene. Siamo preparati, non pronti, ma preparati. Sappiamo cosa puoi o non puoi fare, cosa fa male ad H e cosa no, perché dovrebbe andare male?" Il riccio afferrò la ragazza, stringendola a sé.

Ma Harmonie non si convinse. "Poniamo il caso che andrà tutto bene."

“Harry, pensa a quanto sarà fortunato, tra sette mesi, questo bambino. Avrà una famiglia più che amorevole, un'infinità di zii acquisiti che lotteranno per prenderlo in braccio, per viziarlo. Avrà tutto ciò che vorrà perché tu puoi permettertelo, non gli mancherà nulla. Forse solo una madre... In grado di fare la madre." Gli occhi azzurri della ragazza si riempirono di lacrime. Harry la guardò ridendo affettuosamente. Incinta con così tante paure, Harmonie avrebbe avuto bisogno di tutto l'amore del mondo e lui decise che glielo avrebbe dato. Gratuitamente e costantemente.

"Piccola, tu sarai più che in grado di fare la mamma. Le sorelle minori di Louis e Zayn ti adorano. Theo, le poche volte che riusciamo a vederlo, ti sta sempre attaccato. Devi avere fiducia in te stessa." Harry la sollevò, posizionandola tra le sue gambe, con la schiena sul suo petto per cullarla tra le sue braccia.

Lei si appoggiò con la testa ad una sua spalla che baciò con amore. "Te l'ho già detto. Se crollerai, avrai sempre la mia mano per aggrapparti."

"Anche in sala parto?" Chiese lei,con entusiasmo disarmante.

"Ecco... Possiamo non affrontare l'argomento?!" La faccia di Harry mutò in una maschera di terrore. L'idea di vedere ancora la sua ragazza in un ospedale lo fece raggelare.

"Sei proprio un cucciolo d'uomo, Hazza." Constatò la rossa, scompigliandogli ancor di più i capelli scarmigliati.

"E devo dire che questi capelli ti fanno somigliare parecchio a Tarzan." Aggiunse, sorridendo, tanto da incastrare la lingua tra i denti.

"Haitch, piccolino!" Harry batté la mano sul materasso, invitando il piccolo gattino uscito da sotto il letto a saltarci sopra.

Il micio, con un balzo assecondò la richiesta del suo padrone. E, trovando spazio tra le braccia di Harmonie, si mise comodo, con la pancia all'aria.

I due ragazzi lo guardarono dolcemente. Poi iniziarono a battibeccare, ipotizzando l'aspetto e il nome del loro bambino.

"Potrebbe pure essere una femmina, caro." Puntualizzò Harmonie, smontando l'idea che si era fatto il fidanzato.

"Hannah, Holly, Hayley, Harriett... Sì, anche se fosse femmina andrebbe bene." Asserì lui, sognando una Harmonie in miniatura.

"Comunque vada saremo gli H alla quarta!" Confermò la futura mamma, entusiasta.

"E poi alla quinta, e alla sesta, alla settima..."

"Harry?"

“Mh?"

"Mi hai per caso scambiata per un forno?" Domandò Harmonie indispettita. Il tono della sua voce fece scattare Harry.

Con nonchalance, afferrò Haitch per la coda e, fregandosene dei suoi miagolii, lo posò sul pavimento.

I due ragazzi si persero l'uno negli occhi dell'altra vedendo in essi quelli del bambino che non vedevano l'ora di tenere tra le braccia.

Poi, quasi si leggessero nel pensiero, scoppiarono a ridere all'unisono, facendo delle loro voci una sola. Si avventarono di nuovo l'uno sull'altro, ingordi di ricevere e dare amore. Poco importavano le urla di Liam che li chiamava per la cena, i lamenti di Zayn per la moto leggermente ammaccata o degli sghignazzi di Louis e Niall al piano di sotto.

Il mondo intorno a loro sembrava essersi dissolto, limitandosi ai loro baci, ai loro corpi, ai loro cuori e al bambino che presto sarebbe venuto al mondo.


 

(◕‿◕)/Spazio autrice\(◕‿◕)
 
Okay. Giuro che non volevo rischiare che gli H2 si separassero... Questa One Shot, in realtà, non sarebbe dovuta neanche esser così. Ma, come spiegarvi... Girando in internet ho trovato una foto di una bambina con ricci rossi e occhi verdi e... Non sono riuscita a trattenermi. Volete un mio parere? A me, francamente, questo racconto piace. Ci ho messo l'anima, mi sono sforzata per dimostrare che sono migliorata come autrice e beh, il risultato mi soddisfa. Prima di salutarvi, sfrutto quasto spazio autrice anche per ringraziarvi. H2 ha raggiunto le 1262 recensioni, i 562 inserimenti tra preferite/ricordate/seguite e io sono nella lista di autori preferiti di 80 persone. Ancora non riesco a credere a tutto ciò e ringrazio voi, lettrici di H2, perché se ho ottenuto questi risultati il merito è vostro.
Come forse saprete, inoltre, ho iniziato una nuova fanfiction, A-N che ha raggiunto un successo che non credevo affatto raggiungesse, davvero. Ho postato sabato scorso il tredicesimo capitolo e devo dire che mi sta dando molta soddisfazione. Mi auguro che farete un salto a leggerla visto che ci tengo tantissimo ad avere una continuità di lettrici.
Ad ogni modo, vi lascio trama, banner (se ci cliccate sopra, si apre una nuova scheda con il primo capitolo) e trailer.

Vi do appuntamento, stavolta sicuro -considerando che questo sarà l'ultimo mese di scuola- ai primi di giugno!
E, per favore, vorrei tanto i vostri pareri :)

Giorgixx
 
A-N

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l,n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”

“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.
Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin aveva iniziato a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.
"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
   
 
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