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Autore: Himeko _    03/05/2014    5 recensioni
Quando un cuore viene ferito ci mette molto per risanare la ferita. Esso crea attorno a sé delle barriere per impedire che venga nuovamente fatto a pezzi.
Ma cosa succederebbe, se lì fuori, con più di sette miliardi di persone nel Mondo, trovasse proprio la sua metà?
Sarebbe capace di abbassare le barriere, per battere all’unisono insieme alla sua metà?
[Estratto]
«Avrò del tempo per me, con te?».
Shade non rispose, limitandosi ad osservarla.
Rein era bella, bellissima, anche con i capelli spettinati raccolti in un'altrettanto disordinata treccia, il suo maglione addosso e quelle ridicole pantofole a forma di panda ai piedi.
Mi ami?, sembravano domandare gli occhi verde-acqua, vigili, nonostante la notte in bianco.
Non puoi immaginare quanto, rispose, cingendole delicatamente la vita, facendo scontrare lievemente le loro fronti per poter catturare ogni singola sfumatura del suo sguardo.
«Avrai tutto il tempo del mondo, con me».
// SOSPESA per mancanza d'ispirazione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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08 Giugno 2015 – Modifiche dell’impaginazione.



 
The reasons of the heart


• Capitolo uno •
 
Closed chapter.

 
Karma.
Sì, doveva essere colpa del karma, non c’erano altre spiegazioni.
Questo era ciò che pensava Rein, mentre ascoltava svogliatamente il monologo del prete, in attesa che si decidesse ad arrivare al fulcro di quella cerimonia, che si stava dilungando fin troppo per i suoi gusti.
Non solo faceva caldo, troppo per gli standard della seconda settimana di settembre, e nemmeno farsi aria con il foglio di carta color crema la rinfrescava, ma si sentiva addosso anche gli occhi di Fango, il testimone dello sposo.
Karma, si ritrovò a pensare nuovamente la ragazza, sospirando pesantemente.
La giornata era, decisamente, iniziata male fin dalle prime ore del mattino.
Si era dovuta svegliare alle prime luci dell’alba, lei che doveva essere in vacanza dopo avere dato gli ultimi esami decretando al meglio la fine del primo anno universitario, per sedare una crisi isterica della sposa, altri non era che sua sorella, perché la parrucchiera, o la truccatrice, non aveva ben capito, era in ritardo e lei si era dovuta trattenere dal farle notare che non erano nemmeno le sette del mattino, nonostante il salotto fosse illuminato dai sottili raggi del sole che filtravano attraverso le tende gialline.
A questa sarebbe seguita una crisi nervosa di Rein, se non fosse stato per l’immediato intervento di Elsa, la madre, che con molta persuasione, e qualche occhiataccia, aveva impedito che la sua secondogenita andasse a fare una scenata al cospetto di Fine sul colore dell’abito scelto per lei.
Giallo chartreuse.
Davvero, un bel colore. Aveva pensato ironicamente Rein, guardando, con odio, il vestito appeso alla gruccia.
Fine non poteva scegliere un colore migliore, davvero.
Non solo ora sarebbe sembrata un’accozzaglia di colori totalmente inabbinabili, dovuta al colore turchese dei suoi capelli ed il vestito di una strana tonalità color pera, ma sarebbe sembrata più in carne di quanto non fosse in realtà.
Alla tenera età di dodici anni, aveva appreso perfettamente quanto quel colore la ingrassasse. Certo, doveva considerare che all’epoca il tessuto era lucido e non morbido come quello di adesso, ma questo non cambiava molto, alla fine.
Elsa l’aveva costretta ad indossarlo, usando qualche velata e malcelata minaccia, e dopo l’aveva posizionata di fronte allo specchio in modo che potesse vedersi in tutto il suo splendore.
Effettivamente il vestito le cadeva delicatamente sul corpo delineandone perfettamente le forme, ma rimaneva quel piccolo ed insignificante dettaglio, che la madre non voleva vedere: il colore turchese dei suoi capelli.
Come aveva previsto la treccia a lisca di pesce, poggiata sulla spalla destra, contrastava terribilmente con il colore dell’abito, e Rein lo aveva fatto notare alla madre, che aveva storto leggermente il naso e l’aveva fissata direttamente negli occhi, attraverso il riflesso rimandato dallo specchio, intimandole di non rovinare il giorno di sua sorella per un suo capriccio.
La ragazza avrebbe voluto ribattere, ma alla fine aveva solo annuito pensando che qualcuno lassù dovesse avercela con lei.
Poi, come se non bastasse, mentre si dirigeva nella chiesetta fuori città, dove si sarebbe svolta la cerimonia, aveva trovato dei lavori in corso ed era rimasta bloccata nel traffico per una buona mezz’oretta, cosa che l’aveva fatta innervosire parecchio, ed aveva cominciato a pensare, per la prima volta da quando si era svegliata, che forse, nelle sue vite precedenti aveva fatto qualcosa di male per cui stava pagando in questa, e quindi aveva ricondotto tutto al karma.
Visto che aveva rifiutato elegantemente il ruolo di damigella della sposa, dopo avere parcheggiato era entrata direttamente nella chiesa e si era avvicinata all’altare per salutare lo sposo, cogliendo qualcosa di famigliare nel viso dell’uomo in piedi accanto a lui, intento a tranquillizzarlo.
Quando gli occhi scuri del ragazzo si erano posati su di lei, Rein aveva chiaramente sentito il cuore fare una giravolta, mentre le gambe sembravano non essere in grado di sostenerla, ma quella sensazione era passata nel giro di pochi secondi, e lei aveva rivolto un sorriso di circostanza a Fango, il suo ex ragazzo, che nel frattempo le stava facendo una radiografia completa, partendo dalle gambe scoperte all’attaccatura dei capelli.
Il karma, si ritrovò a pensare Rein per la seconda volta in un’ora, mentre sorrideva con dolcezza al cognato cercando di tranquillizzarlo e di sfuggire a quella situazione piuttosto imbarazzante.
Fortunatamente l’arrivo della sposa, le permise di allontanarsi e di andarsi a sedere accanto alla madre, sempre sentendosi addosso lo sguardo del testimone, che non l’aveva abbandonata per tutta la cerimonia.
La turchese si costrinse a pensare a qualcos’altro ed irrimediabilmente le venne in mente la parola più contorta, e più significativa, che avesse mai incontrato nella sua vita.
Cicatrice.
[ci-ca-trì-ce]
s.f. (pl. –ci)
a. Traccia più o meno visibile che rimane sulla pelle nel punto in cui una ferita si è rimarginata: aveva una cicatrice ben visibile in mezzo alla fronte
|| Far cicatrice, cicatrizzare;
b. fig. Segno di un’esperienza dolorosa: la sua scomparsa ha lasciato profonde cicatrici nel mio cuore;
c. MED Tessuto che chiude le ferite e ripara le mancanze di sostanza di organi animali
|| estens. Riferito anche a tessuti vegetali: un tronco pieno di cicatrici.
No, non si era fatta male con il foglio di carta color crema con il quale si faceva aria.
E nel parco lì accanto non aveva visto degli alberi con delle incisioni sulla corteccia.
Segno di un’esperienza dolorosa: la sua scomparsa ha lasciato profonde cicatrici nel mio cuore.
Fortunatamente non aveva ancora subito nessuna grave perdita, anche se i tre punti non ricevuti nell’ultimo esame…
Nuovamente si sentì osservata e questa volta, invece di fare finta di niente, alzò il volto e fulminò Fango, che le sorrise con quel ghigno che aveva sempre adorato.
Segno di un’esperienza dolorosa: essere lasciati in uno squallido parcheggio senza una valida spiegazione.
Ecco.
Era questo il motivo per cui le era tornata in mente quella strana parola e, al tempo stesso, le prudeva la cicatrice di quella ferita al cuore che l’aveva segnata nel profondo, ma che non si era più riaperta e non lo avrebbe mai fatto, perché lei, Rein, non glielo avrebbe permesso.
Se la ricordava ancora la scenografia della loro separazione, che le era rimasta impressa nella mente per mesi.
Lei che guidava fino ad arrivare in quel piccolo parcheggio vicino ad una pompa di benzina.
Lui che arrivava con la sua macchina, parcheggiava a qualche metro di distanza, scendeva e le veniva incontro.
Lei che sorrideva e gli si avvicinava di un passo.
Lui che arretrava di un passo.
Lei che rimaneva immobile con lo sguardo perso ad osservare, senza vederlo veramente, il ragazzo, avendo finalmente capito le sue intenzioni.
Lui che le diceva che lei non era la ragazza adatta a lui perché troppo santa.
Lei che annuiva, incapace di parlare ed intendere realmente la parola “santa”.
Lui che la salutava con un cenno del capo e se ne andava via con passo strascicato.
Lei che rimaneva immobile sotto la luce di un lampione, fino a quando la prima goccia le toccava il volto, seguita subito da altre, che si mescolavano con le sue lacrime.
Lui che dopo tre giorni dalla loro separazione non si faceva scrupoli a farsi vedere nei corridoi avvinghiato ad una ragazza di cui non conosceva neanche il nome.
E quello era stato il colpo di grazia.
Lei aveva sempre pensato di essere importante per Fango, ma a quanto pare si sbagliava.
Da allora aveva innalzato delle barriere attorno a sé, attorno al suo cuore, per non soffrire più.
Forse era per questo che non si lasciava andare totalmente con i ragazzi, e respingeva qualunque essere di sesso opposto le si avvicinasse mostrandole interesse.
Ritrovarsi Fango in chiesa era stata una sorpresa che le aveva fatto uno strano effetto.
Se da una parte si era sentita messa in soggezione dal suo sguardo e ne era quasi intimorita, dall’altra era lusingata dalle attenzioni che sembrava rivolgerle, perché doveva ammetterlo, Fango era sempre stato bello.
E con quello smoking dalla tonalità blu scuro era ancora più affascinante, bello e attraente di quanto ricordasse.
Un adone. Sì, Fango era un adone, pensò Rein guardandolo di sottecchi, distogliendo subito lo sguardo, mentre sentiva le guance infiammarsi.
Una gomitata da parte della madre la costrinse a concentrarsi nuovamente sulla cerimonia, che era giunta allo scambio degli anelli.
«Io Bright, accolgo te Fine, come mia sposa» stava dicendo il biondo con la voce emozionata, «con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. E di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita» concluse, infilando l’anello all’anulare di Fine.
«I-Io Fine, accolgo te Bright, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. E di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Disse la rossa, infilando a sua volta l’anello a Bright.
«Ed io vi dichiaro marito e moglie» esclamò il prete, concludendo la cerimonia, mentre tutti i presenti si alzavano in piedi per applaudire i novelli sposi.



Rein sedeva in disparte su uno sgabello, posto accanto al bancone degli alcolici, mentre le note di una musica romantica invadevano la sala, che gli sposi avevano affittato in uno dei migliori ristoranti della città.
«Posso avere l’onore di questo ballo, signorina?» le sussurrò una voce roca e bassa nell’orecchio, facendola rabbrividire impercettibilmente.
«Solo se mi offri un cocktail» rispose Rein, voltandosi con studiata lentezza per osservare negli occhi il “misterioso” interlocutore.
«Cocktail? Sei sicura di stare bene?» domandò Fango con una nota di divertimento nella voce, mentre faceva un cenno al barman.
«Mai stata meglio» rispose la ragazza, assaggiando l’alcolico che le aveva appena ordinato il ragazzo. «Rhum? Davvero?»
«Allora qualcosa della vecchia e timida Rein è rimasto» rispose Fango osservandola, mentre le prendeva il bicchiere dalle mani e se lo portava alle labbra, poggiandole nello stesso punto in cui vi erano delle tracce del lucidalabbra della ragazza, che scosse lievemente la testa.
«A quanto pare tu non sei cambiato di una virgola» disse alzandosi e dirigendosi verso la pista da ballo, dove le coppiette ballavano avvinghiate.
«Tu hai solo fatto uscire fuori la vera te» disse Fango poggiandole le mani sui fianchi, stringendola a sé, mentre la blu si voltava a fissarlo.
«Mi sto pentendo di averti lasciata» sussurrò ancora il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio, interrotto solo dalle note della canzone.
«In un parcheggio? Sì, devo ammettere che è stato piuttosto squallido».
«Touché».
«Conosco quello sguardo, cosa c’è?»
«Sei splendida» rispose Fango guardandola negli occhi verde-acqua.
«Certo» disse Rein alzando gli occhi al cielo, «potevi inventarti qualcosa di meglio».
«Rein, dico sul serio, sei meravigliosa».
«Forse non lo hai notato, ma indosso un vestito color giallo chartreuse che fa a pugni con i miei capelli turchesi» gli fece notare ironicamente la ragazza, scostandosi leggermente dal petto del ragazzo.
«E questo ti rende ancora più eccitante» soffiò Fango sul collo della ragazza, posandole un delicato bacio a fior di pelle.
«E questo non ti dà il diritto di prenderti certe confidenze» ribatté la blu, staccandosi dal suo cavaliere, sebbene il suo cuore scalpitasse per uscirle fuori dal petto.
«Andiamo, lo sappiamo tutti e due che tra di noi c’è attrazione» disse Fango smettendo di ballare, fermandosi a bordo pista.
«Non lo nego, Fango, ma io ho già una relazione. Cosa pensavi, che una volta rivistoti ti sarei saltata addosso come se nulla fosse successo? Be’, mi dispiace ma hai sbagliato a fare i conti. Sono passati due anni ed io sono cambiata, come avrai notato. Quello che c’è stato tra di noi è stato importante, ma a quanto pare importava più a me che a te visto che non ti sei fatto scrupoli ad infilare la lingua nella bocca della rossa dopo solo tre giorni! Ormai appartieni al mio passato, perché da quando ho iniziato l’Università ho aperto un nuovo capitolo della mia vita e tu appartieni ad un capitolo chiuso da tempo. E ora se non ti dispiace vado a casa a togliermi questi tacchi che mi stanno uccidendo». Sputò con rabbia Rein, allontanandosi a passo svelto dalla pista da ballo e da Fango, con la consapevolezza di avere chiuso definitivamente un capitolo importante della sua vita.





 
 
Note dell' Autrice:
Buooon pomeriggio!
No, aspettate!
Prima di prendermi ad ortaggi in faccia, esiste una spiegazione plausibile per tutto. Davvero.
Partiamo da ciò che mi ha spinta a riscrivere i capitoli, aggiungendo e togliendo alcune scene e molti flashback: mancanza d’ispirazione e voglia di lasciare un bel ricordo di me all’interno del Fandom.
Ebbene sì, per chi non lo sapesse, questa sarà l’ultima storia che pubblicherò all’interno della sezione Twin Princess, ma non escludo che, se mi dovesse venire in mente qualcosa, in futuro potrei tornare a scriverci.
Dato che ho la stessa delicatezza di un elefante in una cristalleria, anzi, oggi io sono anche peggio dell’elefante, volevo modificare – senza cancellare la storia – i capitoli, ma per sbaglio ho cancellato il prologo e non sapendo come porvi rimedio ho pensato di cancellare tutto per non sfalsare l’ordine dei capitoli.
Sì, oggi combino solo danni, per esempio questa mattina prima di uscire mi sono macchiata il maglioncino con il caffè e ho dovuto cambiarmi in meno di cinque minuti. Risultato: coda sfatta, a cui ho posto rimedio sul treno, stranamente in orario.
Quindi, questa non sarebbe altro che la riedizione, spero migliorata, della vecchia fan fiction.
Inoltre non volevo fare passare Fine per una poco di buono e Bright per un uomo infedele.
Ma facciamo il punto della situazione:
1. Bright e Fine si sono sposati, be’ questo era previsto anche nella precedente versione, ma questa volta non vi è stato alcun intoppo. Non ho voluto far fare la parte della damigella o della testimone a Rein, perché mi sarei creata da sola una fossa, non sapendo più come uscirne fuori. Voglio dire, Fango e Rein testimoni, cosa potrebbe mai succedere?
2. Rein ha chiuso definitivamente il capitolo Fango. Davvero, come si fa a fare soffrire una ragazza e provarci il giorno del matrimonio del tuo migliore amico? La reazione di Rein a me non pare fuori luogo, ma se aveste questa impressione fatemelo sapere. E fatemi sapere cosa ne pensate di questo Fango adone e provocante, lo ammetto, l’ho fatto apposta! :)
3. No, non vi dirò con chi si vede Rein, sempre se non abbia mentito…
Ed ora vi lascio ai vostri dubbi!
A presto, sperando di non avere rovinato il capitolo,
Dolcemente Complicata – dovrei seriamente smetterla di firmarmi così, Ciao! ♥
  
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