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Autore: Lylawantsacracker    04/05/2014    4 recensioni
Dean ha perso le due persone che amava di più al mondo. Cosa deciderà di fare della sua vita?
{Questa fanfiction si ricollega a "Can you remember your lives?", ma non è necessario averla letta, poiché narra di fatti antecedenti a quelli della storia ^^}
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Il giorno in cui Sam e Dean Winchester riuscirono a chiudere l'ultimo dei cancelli infernali, fu un giorno segnato da terribili perdite e sofferenze.

Abbadon era riuscita a distruggere la Prima Lama. Una volta persa quella potente arma, i due Winchester capirono che l'unica soluzione era quella di chiudere i cancelli dell'Inferno.
Sam aveva deciso di affrontare nuovamente le prove, che questa volta sarebbero state ancora più dure e complicate, incurante del rischio.
Castiel era disposto ad aiutarli, e a curare Sam nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
I due fratelli avevano sfruttato, inoltre, la sua abilità di teletrasporto per chiudere i cancelli in giro per il mondo.
Erano ben sette, uno per ogni continente. Ora mancava l'ultimo, quello situato nel cimitero Rookwood, a Sydney.*
Ebbero successo. Purtroppo.
Abbadon, che fino alla fine si rifiutava di arrendersi, mentre il vortice la trascinava all'interno del cancello, afferrò Castiel per le gambe. Dean cercò di trattenerlo, afferrando di rimando la sua mano. Questa gli sfuggì subito, e disperato si aggrappò al suo impermeabile. Era terrorizzato. Non poteva perderlo. Non poteva permettere che passasse l'eternità all'Inferno.
La presa di Abbadon si fece troppo forte, e riuscì definitivamente a trascinare Castiel con sé.
Dean cadde a terra, con l'impermeabile ancora tra le mani.
Il cancello, intanto, si chiuse davanti a lui.

Dean era in preda al panico. Non riusciva a parlare, non riusciva a respirare.
Si sentiva come se fosse stato trascinato all'Inferno anche lui. Aveva perso una delle persone che più amava al mondo, per sempre.
- Cas... - sussurrò, stringendo l'impermeabile a sé. - Cas...
Sam, intanto, era a terra, in ginocchio. Non era riuscito ad aiutare il fratello nello sforzo di trattenere Castiel. Era stremato dalla fatica, le prove che aveva dovuto svolgere per riaprire i cancelli erano state estenuanti. - Dean, mi dispiace. Io... - iniziò a dire debolmente, ma fu interrotto da un violento attacco di tosse.
Dean riacquistò lucidità, e si precipitò dal fratello. - Ehi. - disse, dandogli pacche sulla schiena per farlo smettere.
Sam iniziò a tossire sangue, con le braccia appoggiate a terra.
- Sammy, Sammy, resisti. Chiamo un'ambulanza. - disse Dean, tremante. Tirò immediatamente fuori il cellulare, e chiamò il numero d'emergenza australiano.
- Pronto? Sono Dean Smith**. Mio fratello si sta sentendo male, è molto grave. Sta tossendo sangue.
L'operatore disse che avrebbero inviato subito una vettura, e riattaccò.
- Sammy, stanno arrivando, resisti. - ripeté Dean, ma poi si accorse che i colpi di tosse erano terminati. Sam era accasciato a terra, i lunghi capelli sparsi a ventaglio intorno alla testa. Non respirava più.
Ogni singola molecola di Dean, bruciava, urlava dal dolore. Ma l'urlo non si estese alla voce, che rimase in un silenzio carico d'orrore.
Non poteva neanche fare un patto con un demone per salvarlo, stavolta. Non poteva fare nulla.


~~~

Il funerale di Sam si svolse in una calda giornata primaverile. Il sole abbagliante e il cinguettio degli uccellini facevano da sottofondo alle vuote parole del prete.

Dean era in silenzio. Non piangeva nemmeno. Aveva pianto tutte le sue lacrime in quel dannato cimitero australiano.
Era venuta più gente di quanta si aspettasse. C'erano i vecchi compagni del college di Sam, e i loro amici. Si erano presentati persino i Ghostfacers, ma senza il solito brio.
Charlie, Garth e Jody avevano cercato di non lasciarlo solo un minuto, in quei giorni.
Dean era grato del loro affetto, sebbene non sapesse come esprimerlo.
Parlava solo a monosillabi.
Il prete terminò il suo vuoto discorso, e guardò Dean. Quest'ultimo prese una manciata di terra e la gettò nella fossa, in cui la bara era già stata deposta.
Poi se ne andò, senza dire una parola.


~ ~ ~

Erano passati quattro mesi dal funerale di Sam. Dean si limitava a rispondere alle chiamate, ma non voleva più vedere nessuno. Né voleva più uscire dal bunker. Si limitava a farlo quando aveva bisogno di fare la spesa.
Dean, quel giorno, si svegliò piuttosto tardi. Riusciva a dormire grazie a dei potenti sonniferi che gli aveva prescritto il medico. Erano circa le dieci, e si alzò, tenendo stretto l'impermeabile di Castiel.
Infatti Dean aveva l'abitudine di dormire stretto a quell'indumento, come se fosse una parte dell'angelo da poter tenere con sé.
Parve pensarci un po' su, poi lo posò nuovamente sul letto, con delicatezza.
Si diresse verso la vecchia stanza di Sam, che si stava impolverando sempre di più.
Dean parve non farci caso, e vi entrò con un sorriso.
-Ehi, Sammy, dormiglione. Sono le dieci, dovresti essere bello pimpante!
Dean aveva preso da subito l'abitudine di continuare a parlare con Sam e Castiel, sebbene fosse cosciente che non fossero lì con lui.
Poi, dopo mesi di questa abitudine e svariati antidepressivi, aveva iniziato ad avere vere e proprie allucinazioni, alternate a momenti di lucidità.
- Lasciami dormire ancora un po', non fare il rompiballe. - rispose il Sam immaginario.
- Okay, okay, come vuoi. - disse Dean alzando le mani. - Io vado a farmi una birra.

Uscì dalla stanza con un vago senso di angoscia, che decise di ignorare.
Prese una birra dal frigo, accese la televisione e si accomodò sul divano.
In quel momento squillò il cellulare.
Sospirando, Dean rispose alla chiamata.
- Pronto?
- Ciao Dean, sono Jody. Sabato sera c'è una serata ad un pub vicino casa mia, una cover band degli AC/DC che suona da Dio. Ti va di venire?
- No, Jody, scusami. Sam è ancora provato dallo sforzo. Lo so che c'è Castiel che può badare a lui, ma preferisco esserci anch'io. Sarà per un'altra volta.
Ci fu un lungo silenzio dall'altra parte della cornetta. - Dean... Non offenderti. Ma penso che dovresti parlare con qualcuno di quello che è successo e di quello che provi. Tutta quella robaccia che continui a prendere ti fa solo stare peggio. Sfogarti, invece, ti farebbe bene. Lo sai che quello di cui parli non è reale. Sam è morto, Dean. E Castiel... beh, sai che fine ha fatto. Ma tu non puoi andare avanti così.
Dean sospirò angosciato. - Lo so, Jody. Lo so che non sono reali. Ma è l'unico modo in cui riesco a sopravvivere. Ora devo andare, ci sentiamo. - disse, e riattaccò.
Lo sapeva che quello che vedeva non era reale. Ma il problema era proprio questo. Che aveva iniziato a vederli sul serio.
Ogni sera, nel letto, vedeva gli occhi azzurri di Castiel che lo osservavano. Sentiva il calore delle sue braccia intorno alle sue spalle, sebbene non l'avesse mai provato.
La mattina, quando faceva colazione, sentiva la risata di Sam. Quella che non faceva ormai da anni.
Sapeva che erano solo allucinazioni; ma lui viveva per quei momenti. Era l'unico motivo per cui si alzava dal letto ogni giorno.
Si prese il volto tra le mani. Jody aveva ragione; non poteva andare avanti così.

Provò un'enorme angoscia.
Pensò a Castiel. Pensò al futuro che avrebbero potuto avere insieme, se le cose fossero andate in modo diverso. In quel momento, si rese conto della sua stupidaggine nell'aver negato i sentimenti che provava verso l'angelo per tutti quegli anni. Se fosse stato più sincero con se stesso e con Castiel, magari avrebbero potuto godere di più dei loro momenti insieme.
Ma ormai era troppo tardi. Era troppo tardi per tutto.
Dean pensò a suo fratello, e al suo fallimento. Non era riuscito a salvarlo. Non era riuscito a fare quello che aveva giurato di fare sempre. E non poteva perdonarsi per questo.

 

Sollevò il volto, con un'idea folle in testa.
Si alzò dal divano, e andò in cucina.
Aprì il frigo, prese una bottiglia di rum, e tornò nella sua stanza.
Si sedette sul letto, con ancora la bottiglia in mano, e prese un paio di flaconi dal cassetto del comodino lì accanto.
Uno conteneva dei sonniferi, l'altro degli antidepressivi.
Guardò le due fotografie sul comodino. Una ritraeva lui da piccolo e sua madre, con lo stesso sorriso. L'altra era una foto di gruppo dei tempi dell'Apocalisse, con lui, Sam, Castiel, Bobby, Jo ed Ellen.
Si asciugò gli occhi lucidi, lottando contro le lacrime.
Decise di pregare Castiel, sebbene fosse sicuro che non sarebbe riuscito a sentirlo.
- Cas – disse. Sapeva che non c'era bisogno di parlare ad alta voce, ma voleva farlo. Erano le sue ultime parole, in fondo. - Cas, probabilmente non puoi sentirmi. Ma nel dubbio, ci provo. Voglio solo dirti che mi dispiace. Mi dispiace che tu sia rinchiuso in quel posto di merda. Non te lo meriti. Una creatura pura e perfetta come te non dovrebbe essere lì. E non lo dico perché sei un angelo, ma perché sei tu.
Sai chi meriterebbe di stare lì? Io. Quando ero piccolo, mio padre mi ripeteva sempre che non avrei mai combinato nulla di buono. E aveva ragione. Ho solo tante morti sulla coscienza, e nient'altro. Non sono riuscito a salvare né te né Sam, le due persone che amavo di più al mondo. Che senso ha continuare a vivere? Che senso ha continuare a vivere senza di voi, e sapendo che è stata tutta colpa mia?***
Prima di andare, voglio dirti un'altra cosa. Sono felice di averti incontrato, Cas. La tua presenza mi ha riempito l'anima, e mi ha reso un po' migliore di quello che ero, forse. Ma non troppo.
Ti amo, Cas, e l'ho sempre fatto, anche se sono stato troppo stupido per ammetterlo quando ne avevo l'occasione.
Ora è meglio che vada. Non so dove, ma non mi importa. Voglio solo porre fine a questa vita del cazzo.

Nonostante i suoi sforzi, ormai le lacrime scorrevano libere sul suo volto sfigurato dal dolore.
Tremante, stappò la bottiglia, e iniziò a mandare giù le numerose pillole, una manciata alla volta.

 

La bottiglia cadde a terra con un tonfo, e il poco liquido rimasto colò sul pavimento.
Dean si rannicchiò di lato sul letto.
La stanza girava vorticosamente; si sentiva nel bel mezzo di un tornado.
Rivide il volto di Sam, illuminato da un sorriso che non vedeva da anni.
Si trasformò improvvisamente nel Sam bambino, che lo baciò sul naso, dicendogli che gli voleva bene.
Rivide Castiel con uno dei suoi rari sorrisi, che lo guardava con la testa leggermente inclinata di lato, come era solito fare.
Sorrise, e tese un braccio verso di lui, mentre socchiudeva gli occhi.
- Cas...
Fece ricadere il braccio, stanco. Strinse l'impermeabile a sé, con un ultimo sforzo.
Poi cadde in un sonno da cui non si sarebbe svegliato mai più.









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* Ho spulciato un po' Internet, e a quanto pare una tradizione sostiene che ci sono sette cancelli infernali in giro per il mondo, uno dei quali in Australia.
** La solita faccenda dei nomi falsi eccetera 
*** Non è colpa sua, si sa, ma Dean si deve dare la colpa di qualsiasi cosa come al solito, se no non è contento.

Allooora.
È da un po' che scrivo questa fic, e continuo a modificarla e a modificarla ancora, tanto che non riesco a giudicare il risultato finale èè
In ogni caso, ho avuto la conferma di una cosa: sono una sadica killer omicida. Portatemi nella prigione degli autori di fanfiction.
Ok, la smetto con le cretinate °v° ditemi cosa ne pensate (anche se pensate che fa schifo)

  
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