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Autore: ReaRyuugu    04/05/2014    1 recensioni
[...] fai fatica a mentire persino a te stesso quando cerchi di convincerti che la sensazione di fastidio e di inquietudine che provi sia solo una sciocca impressione, e che nessuno sia in grado di prevedere e condurre le tue mosse come temi che stia accadendo da qualche tempo a questa parte.
Esattamente da quando, alla ricerca di un passatempo sbrigativo, sei finito tra le spire venefiche di chissà quale furbo serpente tentatore: non puoi negare di aver odiato il suo atteggiamento così falsamente espansivo ed amichevole fin dal primo momento in cui hai letto le parole nella chat del gioco online in cui avevi deciso di indulgere, ma non credevi che un soggetto del genere sarebbe arrivato a cercarti anche al di fuori di quel ristretto ambito ludico, non potevi neanche lontanamente immaginare che rifiutata la prima richiesta di amicizia di quel “LuckyNow”, egli avrebbe continuato ancora ed ancora a insistere per tornare in contatto con te.

[ImaHana - Imayoshi Shouichi x Hanamiya Makoto]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Makoto Hanamiya, Shoichi Imayoshi
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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{Realtà Virtuale

 

 

 

 

 

Ridicolo.

Non sei niente di diverso da questo, pensi, guardando quello specchio che davanti ai tuoi occhi riflette con scherno la figura quasi parodica della tua stessa persona infagottata in strati e strati di vestiti pesanti, facendosi beffe della tua espressione corrucciata accentuata ancora di più dalle sopracciglia spesse aggrottate sugli occhi stretti.

Oh, vorresti proprio sapere com’è che sei riuscito a ficcarti in quella stupida situazione.

Certo, da una parte sei più che sicuro di avere tutto sotto controllo, ma dall’altra ti senti come se appena messo il primo piede fuori casa ti troverai immediatamente sovrastato da occasioni impreviste che, nonostante tutto, ti lasceranno in bocca il retrogusto acido e amaro dell’idea che qualcuno le stia manovrando – anzi, che ti stia manovrando: per quanto il tuo carattere orgoglioso ti impedisca categoricamente di dichiarare resa e, soprattutto, per quanto le tue doti di bugiardo siano note e conosciute praticamente da chiunque abbia mai avuto a che fare con te per più di dieci minuti, fai fatica a mentire persino a te stesso quando cerchi di convincerti che la sensazione di fastidio e di inquietudine che provi sia solo una sciocca impressione, e che nessuno, nessuno sia in grado di prevedere e condurre le tue mosse come temi che stia accadendo da qualche tempo a questa parte.

Esattamente da quando, alla ricerca di un passatempo sbrigativo, sei finito tra le spire venefiche di chissà quale furbo serpente tentatore: non puoi negare di aver odiato il suo atteggiamento così falsamente espansivo ed amichevole fin dal primo momento in cui hai letto le parole nella chat del gioco online in cui avevi deciso di indulgere, ma non credevi che un soggetto del genere sarebbe arrivato a cercarti anche al di fuori di quel ristretto ambito ludico, non potevi neanche lontanamente immaginare che rifiutata la prima richiesta di amicizia di quel “LuckyNow” egli avrebbe continuato ancora ed ancora a insistere per tornare in contatto con te, al punto che pur di non perdere completamente la pazienza avevi deciso di dargli corda.

Sorprendentemente, eri arrivato presto alla realizzazione che in fin dei conti non era una persona così appiccicosa così come aveva dimostrato di essere durante quel breve escape game; sembrava anzi diventare tale solo nelle sessioni di gioco che vi vedevano costretti ad una cooperazione forzata, laddove come se non avessi ancora intuito quale fosse il suo modus operandi cercava di arruffianarsi te e tutto il resto del party, al punto che era quasi divertente vedere gli altri cadere in quelle assurde moine e nel presunto carattere allegro che quell’avatar occhialuto si sforzava di ostentare: non puoi certo dire che quel genere di atteggiamento ti piacesse, soprattutto perché anche se eri sicuro di leggere dietro le righe delle sue azioni in un modo o nell’altro finivi comunque vittima dei suoi egoistici piani, ma in fin dei conti neanche tu sei mai stato una persona dotata di tutta questa grande, schiacciante morale, e riconosci che sei l’ultimo individuo su questo pianeta che può permettersi di giudicare il grado di marciume di qualcuno che, per giunta, conosci solo per un nome fittizio.

Non avevi fatto fatica, comunque, ad abituarti a quel suo particolarmente odioso aspetto: c’era altro in lui che ti faceva, e che ti fa ancora, salire i brividi lungo tutta la spina dorsale, tant’è che un’improvvisa sensazione di freddo e fastidio si impossessa immediatamente di te, portandoti di riflesso ad agganciare quei due bottoni della giacca che avevi pensato di lasciar perdere.

È lo stesso freddo che hai provato la prima volta che fuori da una sessione di gioco avete intrapreso una chat privata, momento che ancora maledici e detesti con tutta la tua anima. Volevi solo cercare di capire meglio cosa avesse in mente e che razza di persona fosse, ma non c’era voluto molto che da carnefice che tenta di intrappolare la sua vittima tu diventassi il suo libro preferito, da sfogliare avanti e indietro a suo piacimento: il solo pensare a tutta la semplicità con cui quello sia stato in grado di leggerti da capo a piedi pur non avendoti mai visto in faccia ti fa imbestialire come non mai, così come ti fa infuriare ricordarti che te ne sei sempre reso conto troppo tardi, solo quando premuta per chiuderla la X rossa in alto a destra della finestra di chat la realizzazione di aver raccontato sempre più di quanto ti eri fatto raccontare ti colpiva come una mannaia tra capo e collo.

E lui era finito per saperne sempre di più, e tu per capirci sempre di meno.

Sospiri seccato mentre finalmente ti schiodi dallo specchio bastardo che ti ricorda quanto tu sia miserabile per dirigerti con passo pesante verso camera tua, dove con un tocco della mano agiti il mouse per accendere lo schermo rabbuiato del computer sul quale ti chini per leggere l’ora.

Hai ancora dieci minuti, pensi mentre ti abbandoni sulla seggiola che ti accoglie con un infastidito cigolio; tiri indietro la testa, massaggiandoti le tempie che ti sembrano sul punto di scoppiare.

È esattamente lì che tutti i vostri ‘incontri’ fino ad ora hanno avuto luogo, mediati dalla Rete in grado di nullificare le distanze che vi separano: giorno dopo giorno era diventata ormai un’abitudine quella di parlare almeno per un paio d’ore con lui, solo talvolta concedendosi una giocata a qualche action, FPS o punta e clicca che alla lunga erano diventati tutti uguali, quasi oscurati dalla tua stessa testardaggine e decisione di scoprire l’identità della persona con cui sei finito per passare molto più tempo che con chiunque altro.

E proprio quando pensavi che i giochi fossero finiti e che potessi concentrarti solo su di lui (per quanto, Dio, sembri patetico detto in questo modo) dal mezzo del nulla ecco che lui ti contatta, catturando e facendo sua la tua attenzione come già troppe volte prima di quel momento.

 

“Oi, Mist!”

“Lasciami in pace, sto studiando.”

“Eeeh~? Non essere così sgarbato, dai! E poi non ci credo, mi dai l’idea di qualcuno che i libri non li tocca nemmeno con lo sguardo! Però scommetto che a scuola vai benissimo lo stesso, o sbaglio?”

 

Perché diavolo era riuscito ad intuire una cosa del genere, tra l’altro? Ecco un’altra cosa che ti faceva terribilmente infuriare. Cos’aveva, con sé, una sfera di cristallo?

 

“Ad ogni modo, cosa vuoi?”

“Ho scoperto un nuovo gioco, ti va di provarlo? Ti lascio il link! Mi ci sono già iscritto col solito nick, è aperto da poco quindi magari se ti iscrivi adesso trovi ancora libero ‘Mist’! Hahah! Altrimenti, al massimo usi il tuo nome vero!”

 

Ti piacerebbe, avevi pensato, allontanando cautamente per qualche secondo le dita della tastiera come per evitare che i tuoi pensieri potessero in qualche modo magicamente trasferirsi dal tuo cervello allo schermo.

 

“Un simulatore di vita online? Non pensavo ti piacessero questo genere di giochi, Lucky.”

“Infatti, per me è la prima volta ed ero curioso di provare pur non sapendone niente, ahah… però tu sembri ambientarti subito così bene in tutte le nostre partite! Quindi pensavo che magari avremmo potuto iscriverci insieme e spalleggiarci a vicenda, che ne dici?”

 

Stava seriamente cercando di lusingarti per una cosa così infinitamente stupida?

Avevi quasi voglia di ignorare le sue richieste, ma l’idea che potesse trasferirsi definitivamente su quella piattaforma di gioco senza più tornare in quella attuale per qualche motivo ti infastidiva.

Dovevi continuare a seguirlo, a cercare di capire che tipo fosse. Da un simulatore di vita online avresti potuto carpire molte più informazioni.

 

“D’accordo, anche se non garantisco una partecipazione assidua.”

“Aaah~! Lo sapevo che avrei potuto fare affidamento su di te, Mist! Ah, quando ti iscrivi ricordati di mettere che sei maggiorenne, hm!”

“Cosa… perché, scusa?”
“Solo un accorgimento, che vuoi che sia? La maggior parte di questi giochi hanno features che non sono sbloccabili per i minorenni, e noi vogliamo cercare di divertirci appieno, giusto?”

Ti esce un sospiro dalle labbra che neppure ti rendi conto di fare mentre, riaperti gli occhi serratisi da soli nel corso di quella breve reminiscenza, guardi il palmo di quella stessa mano con cui avevi acconsentito la tua partecipazione a quella lenta, dolorosa discesa verso la gola più profonda degli inferi.

Certo, ammetti che all’inizio non era stato così male. Immergerti nell’atmosfera di quel nuovo mondo virtuale ti aveva fatto quasi dimenticare l’indagine perpetua che avevi avviato nei confronti del tuo compagno di giochi, la quale aveva subito un arresto brusco e quasi deluso quando ti eri reso conto che dal suo avatar non avresti potuto intuire niente di fruibile (a meno che non avesse i capelli di tre colori diversi anche nella vita reale, ma dubitavi fortemente che fosse il caso). Potresti quasi, quasi riconoscere che per un po’ era stato divertente scoprire tutte le caratteristiche di quell’universo realistico e paradossale al contempo, e che probabilmente non sarebbe stato lo stesso se quell’altro non fosse stato con te: sembrava quasi che fosse finalmente soddisfatto delle informazioni che aveva raccolto sul tuo conto, e che avesse deciso di smetterla di metterti davanti il suo fare inquisitorio per lascare spazio ad un atteggiamento un po’ meno costruito mentre ti era intorno.

Sembrava, appunto.

La verità, e solo ora ti rendi conto di poterlo affermare con una certezza schiacciante, era che stava aspettando solo il momento giusto per invadere ancora di più il tuo spazio vitale, facendoti abbassare la guardia fino a che non si sarebbe presentata l’apertura giusta per prendere in mano propria quegli aspetti di te che eri riuscito a celare anche davanti alla sua perspicacia bruciante.

E, difficile ammetterlo, l’occasione gliel’avevi posta proprio su un piatto d’argento.

Ingenuamente, con un’imprudenza che non è mai stata da te, avevi fatto notare che più due avatar passavano tempo assieme, più interazioni si sbloccavano e più esse facevano guadagnare punti ai due giocatori: la maggior parte di esse erano quasi imbarazzanti, ma alla fin fine che male c’era se due personaggi fittizi si abbracciavano, si carezzavano o si baciavano?

Era solo per i punti.

Era solo per avanzare nel gioco.

Apparentemente così la pensavate entrambi, visto e considerato che durante il compiersi di quelle azioni non mancavate di discuterne in chat con un certo grado di divertimento, puntando una volta ad un errore di animazione, un’altra ad un bug ridicolo che si poteva scorgere solamente in una certa angolazione; ma via via che il rapporto virtuale tra quei due ammassi di pixel si ‘approfondiva’, più le vostre discussioni diventavano silenziose, al punto che nessuno proferiva una singola parola quando di comune e silenzioso accordo, i vostri avatar finivano per fare sesso tra di loro.

E oh, quanto avresti desiderato che quell’improvviso mutismo fosse dovuto alla vergogna provata da entrambi! Purtroppo, però, per quanto ti riguardava non era certo l’imbarazzo che teneva occupate le tue mani.

Sai bene che l’essere umano è perfettamente in grado di raggiungere determinati picchi di tristezza quali l’eccitarsi sessualmente davanti ad un’accozzaglia di poligoni, ma mai avresti pensato di trovartici tu su questa remota vetta del cattivo gusto, mentre la mano scivolava da sola sotto i pantaloni per sfogare il desiderio represso che con tuo estremo rammarico premeva con insistenza contro la stoffa dei boxer, al punto che masturbarti davanti allo schermo – per quanto vergognosamente penoso tutto ciò fosse – era diventato l’unico modo che avevi per non diventare completamente scemo ed avere a che fare con una dannatissima erezione che, altrimenti, chissà quando avrebbe deciso di lasciarti in pace.

E proprio durante una di queste imbarazzanti sessioni che avevano preso a ripetersi almeno una volta per notte, mentre eri già intento a sbottonarti i jeans, improvvisamente il suono trillante della chat ti aveva costretto ad alzare gli occhi, solo per incontrare con lo sguardo un improvviso messaggio da parte sua.

 

“Ehi.”

 

Niente ‘Mist’ e nomignoli, solo un richiamo veloce. Per qualche motivo potevi sentire il respiro mozzartisi in gola.

 

“Che c’è?”

“Ti stai toccando?”

 

Diretto come una freccia, avevi sussultato come se una punta di ferro ti fossi finita direttamente nella giugulare.

Avresti ben voluto evitare di rispondergli, ma tacere sarebbe stato come annuirgli direttamente in faccia.

 

“Prima rispondi tu alla stessa domanda, hm?”

“Aah… non ti posso nascondere proprio niente, eh?”

 

Beh, l’unica cosa che ti consolava era che almeno non eri l’unico profondamente miserabile tra i due.

 

“E lo dici così, senza resistere neanche un po?”
“Tu invece stai resistendo anche troppo, devo prenderlo come un sì?”

 

Maledetto bastardo.

 

“Sì.”

“Hai un microfono? Sono curioso di sentirti ansimare.”

 

Altra freccia, altro sussulto. Cosa diavolo era quella frase da maniaco sessuale?!

 

“Non credo di aver capito bene.”

“Ah? Ho semplicemente scritto che sono curioso di sentirti ansimare, non riesco ad essere più chiaro di così!”

“Perché diavolo vorresti sentirmi ansimare?! Non fa parte degli obiettivi del gioco!”
“Oh, ma in un certo senso è come se invece ne facesse parte appieno, o sbaglio? Stiamo facendo ogni cosa per passare il tempo in un mondo fittizio, e tutto ciò che facciamo può comodamente prendere la piega del virtuale. Per quello che ne so, l’idea di toccarti ora come ora potrebbe essere la più remota e nascosta nel tuo cervello, e per quello che ne sai tu potrebbe esserlo anche per me! Nessuno mi dà la certezza che se ti sentirò ansimare sarà un piacere vero e proprio e non tu che ti diverti a respirare nel microfono, ma proprio perché tutto ciò non è realmente reale non avrà nessuna importanza. È tutto virtuale, Mist.”

 

Non ti aspettavi un muro di testo del genere nel giro di qualche secondo, quasi come se quello si fosse preparato il discorso in anticipo, ma la tua solita acutezza era anche troppo disturbata dall’eccitazione e dalla frustrazione di non essere in grado di porvi rimedio – anche se, devi ammetterlo, per quel poco che ci capivi lì per lì il tutto sembrava avere molto più senso di quanto non sembrasse.

 

“Ok… ?”
“Oh beh, io dico così, ma poi se tu vuoi che diventi ‘reale’, allora quello è tutto un altro paio di maniche…”

 

Al diavolo, non avevi più voglia di leggere quei discorsi spropositati su reale e virtuale. Che cazzo era, un estratto sconosciuto ai più dal film di Matrix?

 

“Va bene, stai zitto, ora accendo il microfono. Non aspettarti granché, che di là ci sono i miei che dormono, non posso fare casino.”

 

Lo dicevi a lui, sì, ma era come se lo stessi ricordando a te stesso per esser sicuro di non lasciarti troppo andare in quel virtuale circolo di perdizione – proposto che, per essere sinceri, era andato a farsi fottere nel momento in cui avevi picchiettato un dito sul microfono per essere sicuro che l’altro stesse sentendo, avvicinando inconsciamente (o forse no?) sempre di più le labbra all’apparecchietto per permettergli di sentirti meglio.

Era tutto più o meno uguale al solito, ma allo stesso tempo era tutto profondamente diverso, non avevi neanche bisogno (per una volta tanto, grazie al cielo) di guardare lo schermo per eccitarti, tanto che le palpebre erano crollate da sole sui tuoi occhi via via che i tuoi ansiti diventavano più forti e raggiungevano sicuramente le percezioni del tuo virtuale compagno. E lui, cosa stava facendo? Si stava toccando sul serio, o poco fa mentiva? Immerso nell’estasi, eri sicuro che non avesse raccontato cazzate. Stava godendo anche lui, in quell’istante, e mentre i tuoi ansiti arrivavano alle sue orecchie i suoi, anche se non potevi udirli, li sentivi contro la tua stessa pelle; anche se chiaramente non c’era, era comunque come se fosse lì, ovunque, sopra, dentro di te, mentre il pensiero di essere suo ti soggiogava con una crudeltà quasi sadica.

Il piacere che hai provato quella notte non credi di averlo mai sperimentato prima di allora.

Il solo pensarci adesso ti accende un fuoco che vorresti che si spegnesse all’istante. Certo, hai goduto e non puoi negarlo, ma è stato tutto in funzione di quel maledetto bastardo, che guarda caso fin dall’inizio ti aveva invitato ad iscriverti con un account da ‘maggiorenne’. Com’è possibile che tu ti sia fatto manipolare in quel modo? È qualcosa che non ti fa essere in pace con te stesso, una sconfitta a cui senti di dover rimediare il prima possibile.

Sei stato tu quindi a cercare l’occasione giusta per ritorcergli contro il suo stesso gioco, ed essa è arrivata solo qualche sera dopo quegli eventi: eri appena arrivato online quando il suo nickname aveva iniziato a lampeggiare nella finestra di chat.

 

“Oi, Mist! Ti sei connesso tardi, oggi, pensavo che non saresti più nemmeno arrivato!”

“Non ero in casa, non crederai davvero che la mia vita giri solamente intorno a questo computer?”
“Così mi è parso, ahah!”

 

Se solo avessi potuto gli avresti staccato immediatamente le dita una per una.

 

“Comunque, mi sei sembrato piuttosto impaziente. Dovevi dirmi qualcosa?”
“Ah, sì, esatto! Stavo pensando… anche tu vivi a Tokyo, no? Nei prossimi giorni non potrò connettermi perché sarò completamente immerso nei libri, la stagione degli esami si avvicina, ahah… ! Non riusciremo a giocare insieme per parecchio, quindi ho pensato che sarebbe stata una buona idea incontrarci finalmente di persona. Giusto per fare una specie di rimpatriata a due, per ricordare i momenti più memorabili davanti ad un caffè prima che gli studi mi sconfiggano del tutto!”

 

Ecco che all’improvvisa tornava a fare la parte dell’amicone, mentre tu esitavi con i polpastrelli sulla tastiera prima di dargli una risposta.
Cos’aveva in mente, così all’improvviso? Perché voleva incontrarti? Non eri per niente sicuro di quali fossero le vere intenzioni di “LuckyNow”, ma quella era la prima volta che ti diceva qualcosa di sé e non volevi lasciare intentata l’opportunità che ti si era parata davanti.

Si sarebbe pentito del momento in cui aveva deciso di avere a che fare con te.

 

“Capisco. Beh, direi che potremmo vederci questo sabato al caffè davanti al centro commerciale.”
“Ah! Da quant’è che sei diventato così socievole? Ero sicuro che avresti fatto un sacco di storie!”

Voleva farti cambiare idea, per caso?!

“Credo solo che sia un incontro opportuno, mi dispiacerà non poter giocare più assieme, ma riconosco anche che è importante che tu arrivi preparato agli esami.”

“Sei così gentile! Allora, sabato alle quattro? Come ti riconoscerò?”
“Avrò una sciarpa azzurra e una giacca color petrolio.”
“’Color petrolio’? Sei davvero puntiglioso per i colori, hahah! D’accordo, cercherò di individuare la tua sciarpa tra la folla, allora!”

 

Queste sono le ultime parole che puoi leggere nella finestra di chat, mentre con fare pensoso fissi gli ideogrammi neri su sfondo bianco come ad assicurarti per l’ennesima volta che tu non abbia letto fischi per fiaschi.

Ma no, il messaggio dice proprio “sabato alle quattro” e in questo momento, manco a dirlo, è proprio sabato, e le quattro si stanno avvicinando più in fretta di quanto vorresti.

Sistemandoti la sciarpa attorno al collo ti decidi finalmente a fiondarti fuori casa, affondando le mani in tasca e la testa in ogni possibile pensiero. Innanzitutto, sei sicuro che non sia una persona pericolosa? Sbuffi, aggrottando ancora di più le sopracciglia: se cercherà di fare qualche passo falso allora non sarà né la prima né l’ultima persona che mandi all’ospedale.

In secondo luogo, però, c’è un interrogativo più grande che ti tormenta, portandoti a sostare anche troppe volte con l’idea di fare dietro front e tornartene tra le mura della tua stanza.

Qual è il modo migliore di fargliela pagare? Fino ad adesso hai sempre pensato che non sarebbe stata una cattiva idea quella di fingere benevolenza nei suoi confronti solo per distruggerlo quando meno se lo sarebbe aspettato, ma ora ti domandi se non sia per caso meglio assistere alla sua disfatta di nascosto, lontano dalla sua attenzione, osservandolo in silenzio mentre si convince che al vostro appuntamento non sarebbe arrivato nessuno.

Più ci pensi, meno ti senti in grado di pensarci davvero: di questo avevi paura solo qualche manciata di minuti fa, mentre il tuo stesso riflesso ti prendeva in giro per la tua incapacità, stavolta, di intaccare il suo piano e sgretolarlo davanti ai suoi occhi.

Sei talmente immerso in questo groviglio fastidioso di pensieri che non ti rendi conto che i tuoi piedi ti hanno già portato automaticamente al punto di rendez-vous, rendendo praticamente impossibile l’attuarsi del tuo ‘piano b’. Ti guardi intorno, dando una rapida occhiata all’orologio che porti al polso: è anche vero che, sebbene ti sia permesso di presentarti lì con un elegante ritardo di cinque minuti, nessuno sembra averti ancora riconosciuto. Matura in te l’idea che sia stato lui, magari, a darti l’appuntamento lì con l’unico scopo di darti buca, ma prima che tu possa decidere di tornare a casa una voce fastidiosa e orribilmente familiare ti riscuote.

 

“Ah? Mist, sei tu?”

 

Vorresti convincerti che non sia così, che sia tutto frutto della tua immaginazione, ma non puoi assolutamente non riconoscere il proprietario di quella voce.

Ti volti piano, come se questo potesse rendere la conferma che aspetta alle tue spalle un po’ meno dolorosa, ma quando lo vedi – i capelli neri che in ciocche sottili gli ricadono sulla fronte, gli occhi stretti nascosti dietro gli occhiali, il sorriso orribilmente saccente che gli incurva odiosamente la bocca – non riesci neanche a spiccicare parola per quanto forte è la sensazione di impotenza che ti schiaccia fino a farti sentire un insignificante esserino incapace di intendere e di volere.

Imayoshi Shouichi è lì davanti a te, e sebbene tu lo senta affermare un ipocritissimo “Chi se l’aspettava che fossi proprio tu ‘Mist’? Così non abbiamo neanche bisogno di presentarci!” i tuoi pensieri sono già diventati più forti di tutti i rumori che ti circondano, ogni impeto di vendetta che sfuma in un bagno di acido muriatico.

Cazzate, tutte cazzate! Lui sapeva benissimo con chi ha avuto a che fare fino ad ora, sin dal primo giorno in cui vi siete parlati, e sei tu il cretino che non si è reso conto che ‘LuckyNow’ non poteva essere nessun altro oltre a lui. Come hai potuto tralasciare indizi così palesi, come hai fatto a non renderti conto che c’era solo una persona possibile capace di leggere così bene nei pensieri degli altri?

Vorresti vomitargli addosso tutto il tuo disprezzo, ma sei talmente destabilizzato da questa sconfitta che nemmeno protesti quando ti prende per un braccio, trascinandoti dentro al locale davanti al quale vi siete dati appuntamento.

E sia, gli concedi pure questa grande, opprimente vittoria; gli concedi di ridere alle tue spalle e di sentirsi vincitore per un po’, ma questa è l’ultima volta che i fili della tua ragnatela vengono tranciati in questo modo.

Hai ancora tutto il tempo che ti serve per contraddire la sua convinzione di essere nel pieno controllo della situazione.

 

 

 

Pensandoci adesso, ti sembra ridicolo che tu abbia potuto immaginare una cosa simile.

Alzi gli occhi stanchi al soffitto sopra di te, sbattendo un paio di volte le palpebre ma non muovendo nessun altro muscolo: la sola idea che tu possa battere un essere perfido come lui ha dell’incredibile e dell’assurdo, al punto che neppure quando affermavi che avresti preso la tua rivincita ne eri poi così tanto convinto.

Sbuffi, voltando di poco lo sguardo per vedere lui sdraiato accanto a te, il viso rilassato in un’espressione tranquilla mentre con un braccio poggiato sul tuo petto si prende la libertà di vagare nel mondo dei sogni, lasciandoti con noncuranza ancorato alla veglia, la testa troppo dolorante e piena di umiliazione, soddisfazione, rassegnazione e quant’altro per permetterti di dormire.
Ripercorri silenziosamente tutto quello che è successo a partire da quel pomeriggio, tirando un sospiro che ti fa desiderare solo che quel dannato avambraccio la smetta di comprimerti i polmoni in quel modo: mentre voi due, o meglio, mentre lui parlava davanti ad una tazzina di caffè tu, con le dita strette attorno alla ceramica di una tazza di cioccolata calda che aveva insistito per offrirti, memore dei gusti che avevi alle medie e che purtroppo o per fortuna non sono cambiati neanche un po’, gli tiravi ogni maledizione possibile, la rabbia che però offuscava ogni tuo tentativo di cercare un modo di rispondere a quello smacco.

Fosse stata solo la rabbia, poi: la verità è che sentivi dentro anche un’inquietudine folle, una specie di consapevolezza che le cose non sarebbero finite così. Chiaramente le due non facevano altro che contrastare l’una con l’altra, impedendoti di compiere qualsiasi gesto che fosse diverso dal corrugare la fronte e ringhiare ad ogni tentativo di conversazione di quell’altro, quando in realtà avresti solo voluto scappare.

Scappare per guadagnare il tempo necessario per ideare meglio i dettagli del tuo personale regolamento di conti, ma scappare anche da quell’atmosfera strana che si stava costruendo intorno ad entrambi.

Quell’altro non si sarebbe mai accontentato solo di un caffè e di quattro chiacchiere casuali, in mente aveva ben altro: ne hai avuto la conferma quando, dopo averti portato fuori come si porta un bambino capriccioso via dal negozio che non vuole visitare, ti aveva afferrato per il polso e condotto, senza nessuna possibilità di ribellione, lontano dall’area commerciale, imboccando quella che pareva essere la strada verso la sua scuola superiore.

Ha aspettato a malapena di entrare nella struttura dei dormitori: già nel corridoio che avreste dovuto percorrere per raggiungere la sua stanza si era preso la libertà di schiacciarti contro un muro e di premere aggressivamente le labbra contro le tue, innescando in te il primo vero moto di protesta dall’inizio di quell’assurda situazione.

Non avresti potuto fare molto per sottrarti a lui, certo, ma non potevi permetterti di dare l’idea di star facendo di proposito il taciturno e l’accondiscendente!

 

“Vuoi morire?! Che cazzo fai, toglimi le mani di dosso!”

“Ma come, così all’improvviso mi dici che non vuoi? Mi illudi così?”

 

Senza che potessi accorgertene vi aveva già condotto davanti alla porta della sua camera, spingendoti contro di essa per aprirla e buttarti sul letto, lui sopra di te, i tuoi occhi infuriati che incontravano i suoi, socchiusi e maliziosi.

 

“Certo che non voglio! E dopo avermi riempito di quelle stronzate sul ‘reale’ e il ‘virtuale’, poi!”
“Era una piccola bugia che mi sono permesso di dirti! Non dirmi che ti sei offeso perché ho considerato il nostro ‘rapporto’ più reale di quello che ti ho fatto intendere…”
“Ma chissenefrega delle tue bugie, sono io a volere che tutto rimanga virtuale!”

 

Scalpitavi, ma lui non si muoveva di un millimetro. Al contrario, il suo sorriso si era fatto anche più ampio, mentre lento si abbassava sul tuo volto e sussurrava, suadente, usando lo stesso tono che probabilmente il demonio ha usato nell’Eden per indurre l’umano nel peccato.

 

“Sei proprio sicuro di aver mai davvero considerato tutto ciò che c’è tra ‘Mist’ e ‘LuckyNow’ qualcosa di virtuale?”

 

Un singolo sussulto ti aveva scosso, mentre la consapevolezza che la domanda di Imayoshi non era posta a caso ti colpiva con tutta la violenza possibile.

La tua ossessione nei suoi confronti non era virtuale, era la cosa più reale a cui potevi pensare in quel momento.

Era reale il bisogno febbrile che avevi di conoscerlo, era reale l’eccitazione che provavi durante l’intimità simulata dei vostri giochi.

Era riuscito ad inchiodarti al suo giaciglio non solo con la forza del suo fisico, ma anche con quella delle sue parole, che si era dimostrata per l’ennesima volta più imponente della tua.

Ti aveva fatto suo, prendendo possesso di ogni singolo centimetro della tua pelle e della tua anima, dominandoti con la foga e con la passione che avevi sentito scorrerti dentro anche durante quella notte, quando come un virus letale si era già impadronito tirannicamente della tua mente.

E tu non ti sei ribellato, anzi, sei arrivato al punto in cui tu stesso gli urlavi di continuare, stringendoti a lui, graffiandolo, affondando i denti nelle sue spalle mentre attimo dopo attimo ogni goccia della vostra energia si prosciugava rapidamente, vaporizzata dal fuoco che accesosi nei vostri animi vi consumava nel modo più deliziosamente scottante, fino a che l’ultimo ansito non fu emesso e l’ultima spinta non fu assestata, lasciandovi entrambi esausti ed inermi.

Lui, come già detto, era crollato quasi subito; tu invece eri rimasto immobile in una dimensione di confusione in cui ancora sei immerso, mentre il respiro solo adesso si permette di darsi una vaga regolata.

Ha vinto di nuovo lui?

Probabile, ma stavolta non è stata una vittoria completa. Gli hai permesso di controllarti, sì, ma devi ammettere che la sensazione della pelle che si squarciava sotto le tue unghie era decisamente soddisfacente.

Sorridi appagato, finalmente chiudendo gli occhi: la coscienza di avere ancora una possibilità contro di lui, per qualche motivo, ti soddisfa quasi più dell’amplesso che vi ha appena logorati.

Il come ci riuscirai, sinceramente, adesso ti interessa poco: il sole era già basso quando quell’altro si era preso la libertà di crollarti addosso come un masso, quindi in mezzo a tutte queste seghe mentali sicuramente adesso è sera più che inoltrata.

Dovresti voltarti verso la sponda del letto che ti può permettere di andartene e defilarti da là alla svelta, magari per avere la soddisfazione di pensare che, quando Imayoshi si sveglierà, al suo fianco non vedrà nessuno, ma un’ondata di stanchezza ti fa presto cambiare idea, e sistemandoti sul materasso troppo stretto per entrambi ti volti verso di lui.

Dopotutto, non cascherà certo il mondo se gli concedi un’altra piccola vittoria.

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh cielo mi rendo conto adesso che una ff che ho letto di recentissimo possiede il tema molto simile del conoscersi online senza che uno sappia chi sia l’altro hahahaHAHAHA MI DISPIACE G-G-GIURO CHE NON CI HO PENSATO IO ERO SOLO MOLTO ASSUEFATTA DAL DRAMA CHE HO ASCOLTATO… !!! ;;;;;;

Ad ogni modo, salve a tutti!

Era da una vita che volevo scrivere un’ImaHana come si deve, e finalmente sono riuscita a farmi venire un’idea fruibile che ho sviluppato nel giro di una giornata e messo giù tra un mal di testa lancinante e una crisi di starnuti. Evviva!
Ciò che mi ha ispirata è stato questo meraviglioso drama che tutti voi dovete ascoltare e leggere, unito al mezzo headcanon che questa ending card sia appunto scattata (?) durante l’appuntamento di Mist e LuckyNow.

Per il resto… non so particolarmente cosa dire, anche perché sono le tre e mezza di notte e ho passato le precedenti ore a scrivere come una forsennata.

Al solito grazie a chiunque passerà ed eventualmente deciderà di recensire! Cercherò di rispondere a tutti perché mi piace scambiare opinioni con la gente, se non lo faccio o l’ho già fatto in separata sede o Hanamiya ha stampato la suola della sua scarpa sulla mia faccia o semplicemente sono un’inetta che si dimentica di fare le cose importanti.

Alla prossima!

   
 
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