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Autore: Gdgemi    04/05/2014    0 recensioni
Raven è un ragazzo come gli altri, va a scuola, esce con gli amici... se non fosse per il dispositivo impiantato dentro di lui che gli permette di sfruttare e amplificare a proprio piacimento qualsiasi forma di impulso elettrico. Questa sua capacità lo fa rientrare nell'elenco dei Peace Maker, giovani modificati in macchine da guerra e sfruttati dall'esercito. Raven e compagni si estranea dall'esercito e decide di fondare un'organizzazione tutta sua e vivrà le sue vicende nella grande metropoli di Vanessa, città futuristica divisa in quattro fazioni...
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Cos’è la vita?-

L’odore della morte. Raven non avrebbe mai immaginato cosa volesse dire morire. Per lui tutto era un gioco in cui doveva scovare gli avversari e abbatterli con i suoi fulmini neri.
Il giovane, mentre la compagna creava illusioni nella mente dei soldati nemici, continuava a colpirli con potentissime scariche elettriche nere che riducevano i loro corpi in cenere. Le difese dei terroristi erano vane. Non riuscivano nemmeno a sparare ai due bambini a causa delle forti illusioni che Feira creava nella loro mente, facendoli credere che i propri compagni fossero nemici o creando dei mostri grotteschi di fronte a loro.
Uno dopo l’altro i soldati caddero come foglie degli alberi d’autunno. Una poesia già c’è che ne parla, ma tale visione atroce passava come un balocco agli occhi di un bambino con la mente vuota e plagiata da uomini in divisa con il solo intento di far successo in carriera vincendo delle battaglie impossibili grazie al loro aiuto. Il sangue colava tetro sulle mura di Abumad, mentre l’esercito alleato assisteva alla scena metà stupito e metà indignato.
In poco meno di un ora la città era presa.

Raven e Feira si ritrovarono soli davanti ad una fontana tinta di rosso nella piazza centrale. Le strade erano vuote e silenziose, coperte da un tappeto di sangue. Il ragazzo si mise a sedere sul bordo della fontana, si guardò le mani e la sua espressione cambiò da eccitata a schifata. Si girò verso la fontana e vomitò tutto ciò che aveva in corpo.
Cos’era quella sensazione? Raven non riusciva a capirlo. Si sentiva distrutto, come se avesse fatto qualcosa contro natura. Si voltò verso Feira e le chiese:
“F-feira? Cosa succede quando uno muore?”.
“…” Feira sospirò e rispose “Davvero non lo sai? Quando una persona muore, smette di esistere. Abbiamo cancellato la vita di centinaia di persone. Vedi? E’ per questo che esistiamo, siamo nati per portare tristezza e sconforto nel mondo”.
“No! Non è vero! Doveva essere solo un gioco!”.
“Stupido ragazzino, pensi davvero che la morte sia un gioco? Se non fossi obbligata non farei mai del male a nessuno… non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

Raven non rispose a quella dichiarazione. Era in uno stato di totale confusione, non sapeva più cos’era giusto o sbagliato e a chi credere. Sapeva soltanto che doveva seguire Feira, perché lei gli avrebbe dato le risposte che cercava.
“Ma allora cos’è la vita?” era questa la domanda che lo affliggeva.
Si rimisero in marcia verso il campo, con l’amaro in bocca nonostante la vittoria.
Tornati alla base furono accolti da applausi di centinaia di soldati, gioiosi per la vittoria facile e senza perdite. A loro non importava niente dei due Peace Maker, erano solo felici di non essere scesi in battaglia. Come dargli torto. Ognuno di loro aveva famiglia e amici da cui tornare, invece per Raven e Feira non vi era niente.
“Ragazzi! State bene?”.
Con grande sorpresa dei due, il professor Klaus corse ad abbracciarli con le lacrime agli occhi.
“Ma cosa..?” disse Feira.
“Oh scusate, sapete.. ho delle figlie e mi piange il cuore vedervi andare in guerra da soli”.
Dopo aver lasciato i due si diresse verso il tendone del colonnello. Raven era entusiasta di essere stato abbracciato da Klaus, si sentiva come se avesse ricevuto dell’affetto paterno, ma per Feira non fu così..
“Che uomo viscido… Se ti piange il cuore allora non ci mandare!” disse a bassa voce, senza che nessuno la sentisse.
I sentimenti di Raven erano sempre più in contrasto, aveva troppe cose da capire e troppa poca esperienza.
I tre ripresero l’elicottero il mattino dopo per raggiungere l’aeroporto e tornare a Yggdrasil per godere di un breve periodo di riposo prima della prossima missione.
“Ah professore!” il giovane assistente di Klaus li salutò con energia davanti all’ascensore nella hall dell’edificio.
“Ah eccoti qui, porta i ragazzi nelle loro camere e poi torna in laboratorio per i nuovi esperimenti”.
“Si signore!” disse allegro l’assistente, portando via con se i due bambini.
“Quanta energia” disse Klaus dirigendosi verso il laboratorio.

Un ombra alle spalle dei due ragazzi li stava osservando con malizia.

Arrivato alla propria stanza Raven salutò l’assistente e Feira e si sdraiò a letto fissando il soffitto.
Il ricordo del giorno precedente gli sembrava solo un sogno iniziato bene e finito in un incubo. Necessitava di qualcuno che gli insegnasse cosa fare, qualcuno o qualcosa che gli desse delle risposte.
“E’ stancante eh?” disse una voce calma e rilassata dalla porta d’ingresso.
Un ragazzo dai capelli neri e una tuta sportiva bianca e blu si parò davanti a Raven.
“C-chi sei tu?” chiese Raven spaventato.
“Ci siamo già visti, io sono Frido, il titano del ghiaccio” si presentò con un inchino.
“Cosa vuol dire titano?”.
“Beh, anche tu lo sei.. Un titano in realtà è una bestia leggendaria della mitologia. Ma nel nostro caso, i titani sono i possessori dei Gear speciali in grado di sprigionare un’immensa quantità di energia. Siamo il top del top” spiegò Frido.
“Il.. top” ripeté Raven “Che cos’è la mitologia?”.
“Cosa? Non sai cos’è la mitologia?!” chiese stupito Frido.
“Scusa se non sono mai andato a scuola..”.
“Accidenti… Aspetta qui! Ti porto della roba interessante!” Frido scivolò fuori dalla stanza grazie ad un tappeto di ghiaccio creato da lui e riapparve dopo qualche minuto con una pila di libri in braccio.
“Ecco qui!” disse spargendo i libri sul letto di Raven.
“Guarda, questo è un libro scolastico, qui ti spiega tutti i generi letterari e ti introduce a vari tipi di racconti” fece passare per le mani di Raven un libro voluminoso ma dall’aria fragile.

Il ragazzo cominciò a sfogliarlo e vi trovò un sacco di didascalie e spiegazioni di cose che lui non aveva mai sentito.

“Prendi questi libri intanto, sono i migliori per i neofiti” gli passò due libri con la sigla HP scritta sopra “E… Ah, ho anche questo se ti interessa”.
Frido porse a Raven un libro molto più piccolo rispetto agli altri e in copertina uno sfondo blu e un ragazzo assieme ad un corvo che teneva due pattini in mano. Raven iniziò a sfogliarlo e ne rimase colpito perché non vi erano solo scritte, ma dei fantastici disegni posti in sequenza su ogni pagina.
“E questo cosa sarebbe?” si chiese meravigliato.
“E’ un fumetto. Proviene dal Giappone e ce ne sono tantissimi di questo genere… Mhm però aspetta, per te è meglio iniziare con questo” gli levò dalle mani quel fumetto e gliene porse un altro.
Stavolta in copertina vi era un bambino con un turbante e un flauto in mano, con sfondo simile alle città in medio-oriente.
“Parla di magia, labirinti, principi e un sacco di altra roba che…” gli occhi di Frido iniziarono a brillare mentre parlava sempre con più passione.
“Frido” disse una voce fredda dal corridoio “E’ tempo di partire per la missione”.
“Dannato cagnolino..” sussurrò Frido, che aveva tramutato la sua espressione da raggiante a gelida.
“Bene” disse tornando a sorridere a Raven “Leggi tutto mi raccomando!”.
Detto questo se ne andò e lasciò Raven da solo con tutta quella montagna di libri che aveva già iniziato a paragonare a dei tesori.
“Forse così troverò delle risposte..” pensò il bimbo mentre apriva il suo primo libro e iniziava a scoprire cosa vi era nel mondo che lo circondava a lui ignoto.

Così trascorsero nove anni della vita di Raven, fra libri e fumetti, missioni e omicidi. Troverà mai la sua risposta?
 
  
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