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Autore: GirlWithChakram    04/05/2014    2 recensioni
Piccolo episodio ambientato dopo i fatti della 3X03 ConFaegion.
Kenzi si trova a dover gestire una singolare situazione e questa volta non potrà contare sull'aiuto dei suoi amici Fae...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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THE FAEREST OF THEM ALL

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Kenzi trascinò stancamente le borse della spesa fino alla porta della Club House, uscire per rifornirsi di alcool e snack era stata la scelta sbagliata quel giorno. Doveva dirlo a Bo? Certamente. Lei se la sarebbe presa? Forse. Di una cosa era sicura: la sua amica non l’avrebbe abbandonata.
Entrò esclamando: -Ho una sorpresa Bobo! O per meglio dire: abbiamo un problema…- ma il resto le si bloccò in gola quando vide Lauren in abito da sera che passeggiava tra la cucina e il divano.
La ragazza e la dottoressa non si scambiarono una sola parola e l’imbarazzante silenzio fu interrotto da Bo che, anche lei in tiro, scendeva le scale da camera sua: -Che cosa c’è Kenz?
-Ti ricordi di Aussie?
-Il ragazzo rapito dal coccodrillo qualche tempo fa?
-Proprio lui. Ecco, insomma…
Bo ammiccò. -Se vuoi la casa libera per la notte non preoccuparti, io e Lauren…
-No!- la interruppe Kenzi –Fammi parlare.
-Scusa, vai pure avanti- le rispose la Succubus mentre armeggiava con un paio di orecchini poco collaborativi. Lauren intanto si era seduta sul divano fingendo di non prestare attenzione alla conversazione.
-Oggi mentre ero a fare provviste ho incontrato Aussie e con lui c’era anche Steven…
-Kenzi!- esclamò l’amica –Due ragazzi!? Non pensavo che la mia influenza arrivasse fino a questo punto!
-Mi sorprende che non coinvolga anche qualche ragazza allora!- si intromise Lauren.
Kenzi sbuffò indispettita mentre le altre due scoppiavano a ridere.
-Io sto cercando di fare un discorso serio!
-Certo, certo- si scusò Bo, trattenendo a stento le risate –Continua.
-Stavo dicendo, ho incontrato Aussie e Steven. Lui era un altro dei ragazzi con cui ho passato molto tempo mentre vivevo per la strada. Una volta si prese la colpa per un furto che avevo commesso e finì nei guai al posto mio. Io mi sono sempre sentita in debito e gli avevo promesso che sarebbe potuto venire a riscuotere in qualsiasi momento.
-Fammi indovinare- disse la Succubus –Oggi ha deciso che era il momento giusto?
-Esatto. Lui questa sera deve andare ad un concerto e mi ha chiesto di badare alla sua sorellina.
-Non mi pare un compito così gravoso, tesoro- le rispose l’amica mentre si sistemava le scarpe –Poteva andarti molto peggio.
-Oh, ma non ho finito! Io gli ho chiesto come mai non ha assoldato una babysitter qualsiasi e così ho scoperto che la piccola peste è stata accudita da sette tate diverse e tutte hanno chiesto di non essere mai più contattate, nemmeno per sorvegliarla un paio d’ore!
-Un vero angioletto…- commentò Lauren che nel frattempo si era alzata e messa la giacca, pronta per uscire.
-Ancora non vedo che cosa questo abbia a che vedere con me- disse Bo.
-Ehm, mia cara Succubaby- rispose Kenzi –Mi casa es tu casa, mi problemo es tu problemo, no?
-Non questa sera Kenz, come puoi vedere io e Lauren stiamo per uscire. Prima cena romantica e poi…
-No, ti prego, risparmiami il resto!
-Stavo per dire: una romantica opera teatrale… Fatto sta che questa volta dovrai cavartela da sola, mia piccola umana.
-Ma quella bambina è demoniaca!
La dottoressa si intromise nuovamente: -Suvvia, hai affrontato innumerevoli prove e sconfitto Fae letali, cosa può essere una bambina a confronto?
-Vuoi provarci tu Doc? Magari puoi annoiarla fino alla morte con qualche tua cosa scientifica!
Lauren aprì la bocca per rispondere, ma Bo si mise in mezzo: -Adesso basta tigri. Tu ed io andiamo fuori come stabilito- disse rivolta a Lauren, poi si girò verso Kenzi –E tu… Tu vedi solo di non ammazzare la marmocchia, per il resto fai quello che vuoi: falla ubriacare, legala, chiudila nello scantinato…
-Posso darla in pasto a qualche tuo amico Fae?- domandò acida.
Bo sorrise, poi prese la compagna sottobraccio e insieme uscirono.
Rimasta sola Kenzi sistemò quello che aveva comprato e che ancora giaceva abbandonato nelle borse vicino alla porta, poi si sdraiò sul divano in attesa di sentire il suono di nocche contro la porta che avrebbe segnato l’inizio della sua tortura.
 
Trascorse almeno un’ora prima di quel terribile momento, ma Steven arrivò e quando Kenzi lo sentì bussare, saltò in piedi e pregò che un qualche intoppo avesse impedito al piccolo impiastro di essere con suo fratello, ma le sue preghiere non furono esaurite. Quando aprì la porta si trovò davanti la faccia sorridente di Steve. Non era molto alto e nemmeno molto affascinante, ma lei gli voleva bene e non poteva far a meno di pensare a quante volte la massa di capelli castani arruffati che si trovava lì di fronte le aveva tenuto compagnia nelle fredde notti invernali e nelle interminabili e afose serate estive.
Accanto al suo vecchio amico c’era una bambina. A prima vista non sembrava per nulla pericolosa. Al contrario del fratello, aveva i capelli in ordine e legati con cura in una treccia che le cadeva gentilmente sulla spalla sinistra, aveva abiti un po’ troppo grandi per lei ma comunque adatti ad una bimba di cinque o sei anni. Stringeva forte la mano di Steve e Kenzi era sicura che non fosse intenzionata a lasciarla senza lottare.
-Kenzi- disse Steven senza smettere di sorridere –Ti presento Juliet.
La ragazza sfoderò la propria espressione migliore e tese la mano in segno di amicizia, ma la piccola le fece la linguaccia e poi nascose la faccia contro i jeans del fratello.
-Non è molto socievole- mormorò il giovane –Ma una volta conquistata la sua fiducia, il gioco è fatto.
Ciò che seguì avvenne senza che Kenzi avesse il tempo di controbattere: Steven spinse la sorella dentro casa, fece un cenno di saluto e chiuse la porta. La ragazza sentì solo i suoi passi che si allontanavano.
Appena si rese conto di quanto era appena accaduto, Kenzi sospirò e notò che la marmocchia la fissava in cagnesco.
-Senti- le disse –Io non ti piaccio e ti assicuro che la cosa è reciproca, ma tuo fratello mi ha chiesto di tenerti compagnia per questa sera, fattene una ragione.
-Io voglio tornare a casa!- strillò l’altra con forza. La sua voce sarebbe stata gentile e squillante, come quella di tutti i bambini, ma la rabbia che aveva spinto le parole fuori dalla gola le aveva rese taglienti e crudeli. La sventurata babysitter non si lasciò però intimorire.
-Anche io vorrei che tu te ne tornassi a casa, eppure non succederà. Conosco la tua reputazione, ma non mi fai paura. Ho affrontato situazioni davvero pericolose e tu sei solo un borioso soldo di cacio che io potrei mettere a tacere con un bel colpo in testa. Se ho un briciolo di rispetto per te è perché devo molto a tuo fratello, ma non mi farò scrupoli. Se necessario andrò a prendere la spada che tengo di sopra e ti darò una lezione.
Grosse gocce spuntarono agli angoli degli occhi di Juliet e le parole che pronunciò sorpresero molto Kenzi: -Scusami…
La collera della giovane sparì. In quel momento le era chiaro che la bambina in fondo voleva solo stare a casa propria, possibilmente con il fratello. Non osava chiederle cosa avesse fatto per far impazzire tutte le altre babysitter, ma probabilmente aveva fatto solo un po’ di capricci. Kenzi iniziò a sentirsi in colpa. Non aveva nemmeno provato ad avere cura di Juliet, l’aveva considerata solamente un problema venuto a rovinarle la serata, non aveva pensato a cosa potesse provare la bambina.
-Accetterò le tue scuse, solo dopo che avrai accettato tu le mie. So di non essere molto brava con i bambini, però se collaboriamo forse riusciremo persino a divertirci.
La piccola tirò su con il naso e si asciugò le lacrime, nel frattempo la padrona di casa tirò fuori dal frigorifero due lattine di bibita e frugò nei vari armadi alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Ad un trattò squillò il cellulare. La schermata diceva “Bobo”. Kenzi aprì il messaggio e lesse: “Mi sono quasi scordata di dirtelo. Lauren ha portato dei biscotti, li trovi nel forno. Vai e stendi la peste. Love, Bo”
La ragazza aprì lo sportello del forno e ci trovò un vassoio pieno di delizie al cioccolato dall’odore molto invitante.
Con le provviste sottobraccio fece sedere la piccola ospite sul divano e accese il televisore.
-Possiamo guardare un po’ di tv mentre sgranocchiamo questa roba.
Juliet annuì e iniziò a divorare i dolcetti della dottoressa. Andarono avanti a mangiare saltando da un programma all’altro e anche scambiandosi qualche frase, quanto bastava per dare vita a piccole conversazioni.
Quando Kenzi sbirciò l’orologio vide che ormai erano le dieci e Steven ancora non le aveva detto a che ora sarebbe tornato. Di certo non prima di mezzanotte si diceva, ma cosa ne doveva fare della bambina?
Erano le dieci e mezza quando lui le comunicò che non sarebbe riuscito a passare fino alle due e mezza del mattino. A quel punto Kenzi decise che fosse meglio per lui venire direttamente la mattina dopo, lei si sarebbe occupata della bambina per tutta la notte.
-Tuo fratello farà molto tardi- le annunciò –Così mi ha chiesto di tenerti compagnia fino a domattina, ti va bene?
-Sì…
-C’è qualcosa che non va?- chiese preoccupata.
La bambina arrossì e abbassò lo sguardo. –Ho… Ho sonno.
-Oh, giusto… Vieni, per stasera dormirai nel mio letto.
Le fece strada fino alla camera che era immersa nel più completo disordine, non le era neppure lontanamente passato per la testa di mettere a posto. C’erano vestiti ammucchiati, trucchi sparsi sul pavimento e scarpe che spuntavano da ogni dove.
Kenzi sollevò brutalmente tutto quello che era accatastato sul letto e lo gettò in un angolo. Dopo aver sbattuto per bene cuscino e coperta fece accomodare Juliet.
Rimase ferma per alcuni minuti, in attesa che la piccola si addormentasse, ma la bimba non accennava a voler chiudere gli occhi.
-Non avevi detto di avere sonno?
-Sì, ma voglio la storia della buona notte!
Nessuno aveva mai raccontato a Kenzi una storia della buona notte, o almeno lei non ne aveva memoria, tutto quello che sapeva lo aveva imparato dai film o dalle loro parodie. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa.
Prese una sedia, l’avvicinò al bordo del letto e iniziò a narrare…
 
C’era una volta, in una terra lontana, una bellissima regina. La sua beltà era tale da essere nota in tutti i regni confinanti ed invidiata da molti.
La regina era convinta di essere la più bella creatura sulla terra, ma un giorno, consultando il suo magico oracolo si sentì dire che a corte c’era qualcuno più bello di lei. Si trattava di Bo White.
Devi sapere che in realtà la regina del regno sarebbe dovuta appunto essere Bo White, ma suo padre, prima di morire, aveva sposato La Momrigan, questo era il nome con cui era nota la vanitosa regina, ed era stata lei ad ereditare il trono alla morte del marito.
Quando si sentì dire che la figlia era più bella di lei, La Momrigan decise di farla uccidere e chiamò a sé il suo fedele cacciatore.
Bisogna dire che questo cacciatore non era proprio un cacciatore ordinario, era molto particolare. Lasciando stare il suo terribile senso estetico, che lo portava a vestirsi in modo buffo, e la sua abilità nel trucco, infatti aveva sempre un makeup impeccabile, il cacciatore era noto a tutti per essere un egoista privo di qualsiasi valore morale. Per questo, quando La Momrigan gli comunicò che voleva il cuore di Bo White, lui non mostrò alcuna emozione e decise che avrebbe eseguito i suoi ordini. In cambio gli era stata promessa ricchezza e anche il ritorno dei suoi poteri…
 
-Quali poteri?- interruppe Juliet –Aveva dei poteri magici?
-Ahm… Sì, ma non sono poi così importanti, fammi andare avanti.
 
Il cacciatore portò con sé la principessa Bo White in una radura nel bosco con la scusa di farle cogliere dei fiori, ma in realtà il suo scopo era quello di portare a termine il criminoso piano della regina.
In un momento di distrazione, però, il cacciatore fece cadere il pugnale che teneva nascosto nella camicia e la ragazza capì cosa stava succedendo. Spaventata tentò di scappare, ma l’uomo era molto più veloce di lei e conosceva meglio il bosco, quindi dopo poco riuscì a catturare la fuggitiva.
-Io non voglio farti del male- le disse –Io non voglio più eseguire gli ordini della Momrigan, posso essere un uomo migliore di così.
E con queste parole le lasciò proseguire la sua strada nella foresta.
Quando la regina non vide rientrare il cacciatore capì che qualcosa era andato storto, così iniziò ad architettare un nuovo e letale piano per liberarsi della principessa.
Nel frattempo Bo White, stanca ed affamata, giunse nel punto più oscuro e solitario del bosco, dove solo i più sciocchi o i più coraggiosi osavano avventurarsi. Era ormai sera e lei desiderava un posto in cui potersi riposare dopo quella terribile giornata.
Per sua fortuna scorse un bagliore tra gli alberi e fu così che scoprì una casetta di legno. Decise di chiedere ospitalità e un pasto caldo, così, raccogliendo tutto il proprio coraggio, bussò alla porta con forza e attese.
Passarono alcuni minuti senza che nessuno si accorgesse di lei, ma poi Bo White udì dei passi e delle voci provenire dall’interno.
La porta si aprì con un cigolio e davanti alla principessa apparve un nano. Forse sarebbe più corretto dire che era un uomo di statura sotto la media, fatto sta che questo tizio le aprì la porta e la fece entrare.
L’ambiente era quello di una tipica casetta nel bosco, ma grande abbastanza da farci vivere comodamente anche persone di statura normale. Devi sapere che, infatti, Tricky, si chiamava così il  curioso individuo che aveva fatto entrare la principessa, era l’unico nano della compagnia. I suoi coinquilini erano: Wolfy, un uomo peloso e con un olfatto molto sviluppato, Haley, dotato di una voce celestiale ed una particolare abilità nel fischiettare, Blondy, una biondina misteriosa ma dall’aria poco rassicurante e Doc.
 
-Doc? Come il nano della fiaba originale?
-Aspetta, fammi finire…
 
Doc, una dottoressa un po’ dispotica, ma super intelligente e con una incredibile abilità nel preparare i dolcetti.
 
Juliet si fece pensierosa e dopo poco disse: -Ma sono solo in cinque!
-Lo so- le rispose Kenzi –Ma questa è la mia fiaba e se decido che i nani non sono nani e non sono sette allora è così.
-Mi sembra giusto… Ma dov’è il principe?
-Sbaglio o ti ho già detto che decido io come continua la storia?
 
La curiosa compagnia accolse calorosamente Bo White e la invitò a fermarsi tutto il tempo necessario. Per ricambiare la gentilezza, la principessa si offrì di sistemare la casa e di preparare ai cinque lavoratori tre abbondanti pasti al giorno.
Cominciarono così giorni pacifici e lieti per i sei personaggi, ma si sa che le gioie non sono mai “per sempre”, infatti La Momrigan aveva trovato finalmente il modo per togliere di mezzo la  rivale una volta per tutte. La perfida regina inviò tre maiali assetati di sangue il cui solo scopo era quello di riuscire là dove Vexy, il cacciatore, aveva fallito.
Quando il pericoloso trio lasciò il castello, però, nessuno si accorse che proprio Vexy era lì vicino per scoprire cosa stesse architettando la sovrana. Identificato dunque il gruppo di assassini, si mise in viaggio e cercò di raggiungere Bo White per avvisarla del pericolo.
Giunse un giorno in cui tutti e cinque i nani e la loro ospite erano in casa a spassarsela con un paio di giochi di società. Bastò l’allarme del cacciatore per distogliergli dagli svaghi pomeridiani, ma ci vollero tutta la calma e la disciplina di Tricky per portare ordine e per cercare una soluzione.
I maiali arrivarono quando il sole era ormai basso nel cielo e nella rossa luce del tramonto si prepararono a compiere il massacro.
Fu in quel momento che giunse sul posto il più mitico degli eroi. Spinto dalle ali del fato e dai venti dell’avventura, un misterioso cavaliere giunse in soccorso della principessa e dei suoi bizzarri amici. Il guerriero brandiva un letale bastone magico che poteva essere impugnato solamente dai puri di cuore e perciò raramente si affidava ad un essere umano, ma il coraggioso figuro era molto più di un comune mortale. Era Iznek, la bellissima, incredibilmente sexy e super simpatica ragazza di origini sovietiche che combatteva con la leggiadria di una farfalla e la forza di un orso.
In pochi minuti si liberò dei pericolosi aggressori e, per assicurarsi che La Momrigan la finisse una volta per tutte con le sue malefatte, la fece rinchiudere nelle segrete del castello e poi buttò la chiave.
Da quel giorno i nani, divenuti sei dato che avevano accolto Vexy come uno di loro, si trasferirono a palazzo insieme alla nuova regina Bo White e vissero tutti felici e contenti perché sapevano che Iznek avrebbe continuato a vegliare su di loro.
 
Kenzi finì il racconto e si accorse che il respiro di Juliet si era fatto più lieve e regolare.
Sorridendo, appoggiò la testa sul letto mentre stringeva teneramente la mano della piccola addormentata e anche la cantastorie si lasciò andare ad un sonno profondo.
Bo e Lauren rientrarono poco dopo la mezzanotte e trovarono la casa sorprendentemente ancora intatta e silenziosa. Con passo felpato salirono le scale e socchiusero la porta della camera di Kenzi. La ragazza, addormentata sulla sedia vicina al letto, sembrava vegliare come un angelo custode sulla bambina adagiata tra le coperte.
Le due donne si sorrisero e, cercando di non turbare l’improbabile quiete, uscirono, lasciando sole Kenzi e Juliet nel mondo sospeso tra i sogni e le fiabe.


Nota dell'autore: i dovuti ringraziamenti a chiunque sia arrivato alla fine di questo breve episodio, spero di non avervi fatto perdere tempo. Inoltre un grazie alla mia ormai correttrice ufficiale Wislava, per essere sempre disponibile a sopportare i miei scleri e le mie deliranti storie.
   
 
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