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Autore: Roly_chan    04/05/2014    6 recensioni
Dopo l'ultimo scontro con la strega Esther, i Winchester e il resto del gruppo di Mystic Falls dovranno affrontare le conseguenze: amici persi, alleanze pericolose e nuovi problemi.
Tutto questo potrebbe portare alla fine... o all'inizio di una nuova vita, con persone che mai avrebbero immaginato, con sentimenti che sembravano impossibile da riprovare, con un'umanità ritrovata.
Il seguito di "What does it mean to be human?" rivede protagonisti i fratelli Winchester con la loro sorellina Beth -personaggio inventato da me- e tutti i "nostri amici" dell'universo di TVD.
Possibili spoiler per chi non ha ancora visto la quarta stagione di TVD e la settima di Supernatural.
Spero di avervi incuriosito e grazie a chiunque leggerà questa mia storia.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon, Salvatore, Elena, Gilbert, Klaus, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava forte quella mattina.

Un flebile sole illuminava i presenti e la cassa di legno lucido.

Il pastore stringeva con i pollici le pagine del libricino nero, da dove leggeva quelle parole così surreali.

Soprattutto se si pensava a chi era rivolte.

Nonostante la coda bassa che si era fatta, Elena continuava a combattere con i suoi capelli che le finivano sulla bocca.

Magari avrebbe fatto meglio a tenerli sciolti.
Avrebbe nascosto meglio le lacrime.

Teneva la mano destra stretta in quella di suo fratello, ormai da tantissimo tempo.

Sembrava l’unico appiglio solido in tutto quella terribile tempesta, oceano, burrone.. o qualsiasi altra similitudine si vuole fare.

Era venuto il momento che ognuno prendesse un pugno di terreno e lo gettasse sulla bara, prima che venisse coperta del tutto.

I primi furono alcuni colleghi di lavoro, poi fu il turno di Meredith, di Caroline, di Bonnie, di Matt, di Stefan e perfino di Rebekah.

Quando si avvicinò Damon, la situazione sembrò peggiorare e si sentì anche qualche singhiozzo.

Ma il vampiro non ci badò, fece quel gesto senza pensare a niente.

Prese un po’ di terra, la gettò veloce e si allontanò, strofinandosi la mano sulla gamba per pulirla.

Cosa si aspettavano?

Che si sarebbe messo a piangere?

Che sarebbe rimasto a osservare la bara?

Che avrebbe mormorato qualcosa?

Che differenza avrebbe fatto? Già tutta quella cerimonia era inutile!

Perché alla fine quando perdi qualcuno ogni gesto, ogni preghiera, non rimedierà al fatto che l’unica cosa che ti resta è un vuoto dove una volta c’era qualcuno a cui tenevi. E una pietra.

Una stupida pietra con inciso sopra una data di nascita probabilmente fasulla.

E quel nome. Il nome della persona persa, per ricordarti che sì è vero, il tuo migliore amico è morto.

Mise le mani nelle tasche e le strinse a pugno, guardando con gelo le lettere incise sulla pietra: Alaric Saltzman.

Si girò di scatto e con lunghe falcate si allontanò.

Nessuno lo fermò, nonostante si fossero creati dei mormorii.

Passò affianco all’albero dove i Winchester si erano messi, più lontani dalla folla.

Sul loro viso era dipinto il senso di colpa.

Facevano bene a sentirlo.
Era colpa del loro amico angelo! Loro l’avevano portato lì!

Strinse ancora più forte i pugni, trattenendo l’istinto di squarciarli la gola davanti a tutti.

Già avevano avuto una lite quella mattina presto, quando li aveva trovati a casa di Elena, tutti in tiro.

<< Non dirmi che li hai invitati?! >> si rivolse subito alla Gilbert.

<< Non c’è bisogno di un invito per un funerale. Si viene se si vuole. E loro vogliono starmi vicino. >> spiegò la ragazza, mentre prendeva il cappotto.

<< Ti vorrei ricordare che è stato un loro amico a fare fuori Alaric! >> continuò, finché non sentì una mano appoggiarsi sulla spalla, per attirare la sua attenzione.

Quando vide che si trattava di Sam, la scostò con rabbia e risentimento.

<< Senti, non puoi immaginare quanto ci sentiamo in colpa. E nemmeno volevamo venire, ma abbiamo lottato anche noi per salvarlo e siamo amici.. >>

A quelle parole Damon scattò, afferrando per il colletto della camicia l’altro e dicendo:<< Noi non siamo amici. >>

<< Mi dispiace, per la tua perdita. >> continuò però il minore del Winchester, facendo aumentare la stretta del moro e i suoi occhi divennero ancora più da pazzo.

<< Non saranno tuoi amici, ma miei sì. Quindi lascialo andare. >> intervenne Elena.

Il Salvatore la guardò un attimo, capendo che così la stava solamente facendo soffrire di più e liberò lo spilungone.


Sul viso di Beth però c’era solo tanta tristezza.

Di certo non poteva essere felice, si trovava pur sempre a un funerale.. anche se non ricordava chi fosse morto.

Più precisamente, non ricordava un fico secco.

Nemmeno il suo nome.

Damon non aveva avuto molto a che fare con la nuova Beth.

Anche quella mattina, non appena Dean lo aveva visto entrare in casa Gilbert, aveva trascinato la sorella in cucina.

Ormai Ken non la mollava un secondo.

Era praticamente impossibile rimanere due secondi da soli con la ragazza.

Così da quella sera, tre giorni fa, non le aveva parlato più.

Non che avessero qualcosa di particolare da dirsi.

Ma almeno sapere come stava, se potesse fare qualcosa... cosa cavolo era successo davvero!

Com’era possibile che avesse perso la memoria così?

Beth incrociò il suo sguardo e vide in lei l’indecisione.

Beh, doveva avere dubbi su molte cose.

Continuò ad allontanarsi, fino a che non uscì dal cimitero.

Prossima tappa? Il Grill.

Era pronto ad ubriacarsi, portarsi a casa qualche ragazza e godersela.

Incominciò a camminare nella direzione del locale, quando sentì qualcuno seguirlo.

<< Hey tu! >> si voltò per accertarsi che fosse stata proprio la rossa a chiamarlo.

E così era.

Beth si stava sbracciando per farsi notare e facendogli segno di fermarsi.

Quando finalmente lo raggiunse, si piegò in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato.

<< Wau, hai un passo molto veloce. >> la sentì commentare, mentre si rimetteva dritta e cercava di capire se il suo respiro fosse di nuovo regolare.

Non era cambiata per niente, oltre al suo atteggiamento più goffo e timido.

Lo stesso viso da bambola di porcella.
Gli stessi capelli rossi ribelli.
Gli stessi occhi grigi e penetranti.

Indossava una larga giacca a vento grigia e un paio di ballerine nere, e sembrava tanto una bambina.

Ma Damon sapeva che li sotto si nascondeva la stessa combattente con cui aveva vissuto tante avventure in pochi mesi.

Per rispondere al suo commento, scrollò le spalle, attendendo curioso cosa lei volesse dirgli.

<< Mi dispiace, forse non è il momento giusto questo ma sei uno dei pochi con cui non ho parlato in questi giorni. Eppure mi hanno detto che siamo… ehm.. insomma, la parola con la A. >> concluse imbarazzata la rossa.

<< La parola con la A? Intendi amici? >> rispose divertito il vampiro.

<< Sì, non volevo essere inopportuna. Magari poteva darti fastidio.. Comunque! >> cambiò discorso, vedendo che il moro stava per riderle in faccia.

<< Lo siamo o no? >>

<< Direi di sì. Ne abbiamo passate un bel po’ insieme. >>

<< E come mai non sei venuto a trovarmi? >> chiese innocentemente la cacciatrice.

<< Diciamo che non sono molto simpatico ai tuoi parenti.. soprattutto Ken. >>

La piccola Winchester lo guardò attentamente, poi si lasciò sfuggire un sorriso:<< Dean. Effettivamente non parla molto bene di te. E di tuo fratello. Per caso mi avete portato in qualche brutto giro? Siete dei spacciatori? Mafiosi? Ladri? >>

Ok, il Pettirosso stava davvero facendogli ritornare il buon umore.

A stento soffocò un’altra risata, sentendo quelle domande.

<< No, non ti abbiamo fatto niente. E non siamo dei malavitosi. Direi che tuo fratello è un po' invidioso.. insomma, guardami! >>

Beth fece una risatina, mordendosi poi il labbro inferiore per trattenersi.

Probabilmente per rispetto di quella giornata segnata dal lutto.

<< Bè Pettirosso, io vado. >>

Damon avrebbe voluto sfruttare meglio quel tempo con lei, invitarla a bere qualcosa insieme, parlare.

Dille cos’era successo con Elena.

Eppure in quel momento le sembrò un’estranea.

Tutto gli sembrò diverso.

Aveva perso il suo migliore amico.
Non aveva avuto la ragazza.
Non aveva sconfitto nemmeno un nemico.

E ora anche lei.

Per un attimo prese in considerazione di rivelarle tutto.

Riverlarle in che schifo di mondo viveva, di quanto la sua vita fosse difficile e triste.

Dille che tutti i mostri esistevano davvero e che lui era uno di questi.

Voleva allontanarla perché non avrebbe sopportato di perderla.

E questo era già successo.

Lei non era cambiata, poteva imparare a conoscerlo di nuovo. Era piuttosto brava in questo, non ci avrebbe impegato molto.

Ma a quale scopo?

Falla avvicinare a lui per poi mentire su chi fosse?

Tenerla in costante pericolo quando poteva finalmente lasciarla andare?

In quel momento prese un’importante decisione, sapendo che lo avrebbero appoggiato.

Se malaguratamente Beth avesse ritrovato la memoria, lo avrebbe squoiato vivo.

A lui e i suoi complici.

Ma per una volta voleva fare la cosa giusta.

“Lo faccio solo per te.” Pensò, non sapendo di preciso a chi si riferisse.

Alaric, Beth, Elena?

Se stesso?

Non ne aveva idea.

Non aspettò che lei lo salutasse, si voltò e continuò a camminare.

Beth rimase ferma a fissarlo andare via.

Sospirò, abbassando lo sguardo a terra, stringendo forti i pugni.

Non aveva pianto nemmeno una volta, eppure ne sentiva il bisogno.

Rischiava davvero di esplodere se continuava così.

Ma c’era una parte di lei che le dava forza, che le diceva di non arrendersi, che ne aveva affrontato di peggiori.

Esattamente non sapeva cosa potesse esserci peggio di perdere la memoria.

Era avvilente, frustrante, deprimente e ogni minuto aggiungeva un aggettivo per descrivere la sua situazione.

La prima cosa che ricordava risaliva a tre giorni fa.

C’erano voci, tantissime voci.

Si sforzò di ricordare.. qualsiasi cosa.

Ma niente, il vuoto totale.

Il terrore la investì in pieno, strozzandola.

Mugugnò quella che doveva essere un’imprecazione e poi aprì gli occhi.

Ci mise poco a mettere in luce i visi dei ragazzi che si erano fiondati su di lei.

Occhi verdi, grigi, azzurri, marroni..

Tutti però con quell’aria preoccupata e triste.

Si sforzò di ricordarli, ma nulla.

Visto le confidenze e come invadevano il suo spazio personale, dovevano avere un rapporto stretto.

Quando aveva rivelato che non aveva nessuna memoria di loro vide quella che doveva essere anche la sua espressione.

Sbigottimento, paura, incredulità.

<< Andiamo Beth, non dire stupidaggini. >> commentò il ragazzone biondino, cercando di rendere il tono leggero.

Ma lei capì alla perfezione che nemmeno lui credeva alle sue parole.

Non sapeva cosa aggiungere, cosa dire per farli capire che era sincera.

Abbassò lo sguardo, trattenendo le lacrime.

L’unica cosa che sapeva era che un enorme mal di testa stava per colpirla.

Incoraggiante.

Il ragazzo che prima la reggeva per le spalle, la si avvicinò, lanciandole un’occhiata e poi abbracciarla.

Beth rimase per un attimo senza rispondere, ma poi ricambiò.

C’era tanto di quello affetto che non potè resistere.

<< Mi dispiace. >> gli sussurò, non sapendo nemmeno lei perché si stava scusando.

<< Va tutto bene. Troveremo una soluzione. >> la rassicurò, stringendola ancora di più e poi lasciandola andare.

I giorni che seguirono furono davvero pieni.

Aveva due fratelli, Dean e Sam, solo da parte di padre.

Purtroppo tutti e tre avevano perso i genitori, ma Bobby, vecchio amico di famiglia, era diventato il loro punto di riferimento.

Si erano trasferiti da poco a Mystic Falls, per lavoro.

Rebekah, la fidanzata di Sam, era la sua migliore amica. Poi c’erano Elena, Caroline, Bonnie, Jeremy e Matt.

E infine Stefan, Damon e Klaus. Facevano tutti parte dello stesso gruppo, ma Dean le aveva consigliato – intimato più che altro- di stare lontano da quei tre.

Non gli aveva detto il perché, ma vedendo i due fratelli Salvatore dal vivo, immaginò che forse era solo protettivo.

E poi Klaus non era di famiglia? Una specie di cognato?

Chiaramente l’avrebbe dovuto scoprire da sola.

Fin qui, tralasciando la tragica situazione famigliare, sembrava tutto normale.

Un bel gruppo di amici, con le giuste tensioni.

Eppure c’era qualcosa che le stavano nascondendo.
Ne era certa.
Lo capì da subito. Dalla prima conversazione privata che ebbe con i suoi parenti.

Dopo le presentazioni, Sam stava iniziando a spiegare un po’ la loro storia.

<< E’ molto complicato e quasi surreale. Noi facciamo un lavoro molto particolare.. >>

<< Fare l’insegnante e il bidello non mi sembra così particolare. >> commentò Dean, facendo scattare tutti a fissarlo.

<< Cosa.. >> cercò di dire l’altro, ma il maggiore lo interruppe e continuò con il racconto.


Per tutto il tempo gli altri lo guardavano come se fosse impazzito.

Avrebbe voluto chiedere cosa non andasse, ma era solo una perdita di tempo. Sapeva che non le avrebbero detto niente.

Cercò informazioni per casa, ma tutto era nella norma. Così aveva deciso di indagare, domandando in giro.

Non aveva ricavato un bel niente, per ora.

Aveva ancora due assi nella manica però: Stefan e Klaus.

Il primo l’aveva visto al funerale e, a quanto pareva, frequentavano anche la stessa scuola.

Il giorno dopo l’avrebbe perseguitato.

Del secondo invece non aveva nessuna notizia, oltre al fatto che fosse il fratello di Rebekah.

Tirò su con il naso, sorprendendosi che nemmeno in quel momento fosse scoppiata a piangere.

Quel Damon l’aveva piantata in asso.

Evidentemente non aveva questa grande intesa che lei immaginava.

Fin dalla notte in cui iniziavano i suoi ricordi, un posto speciale l’occupava quell’uomo.

Ricordava come l’aveva guardata, come l’aveva toccata.

Ricordava perfino quante rughe gli contornavano gli occhi, quando aveva sorriso flebilmente.

Aveva chiesto a Rebekah che rapporto avesse con lui e lei si era inviperita parecchio.

<< Il lato positivo di tutto questa faccenda è che non ricordi più lui chi sia. E’ un bene. Non stargli vicino, Beth. Ti ferirebbe di nuovo. >>

Significava che c’era stato qualcosa fra di loro?


Da com’era andata il loro ultimo incontro, la situazione era abbastanza chiara: lei aveva una cotta per lui, ma l’altro non la considerava di striscio.

Decise di non pensarci, c’erano cose più urgenti di cui occuparsi.

Si girò per tornare al cimitero, prima di far andare in escandescenza Dean.

<< Beth Winchester. >> si sentì chiamare.

Guardò intorno, ma non notò nessuno.

Lo strano uomo dovette ripetere di nuovo il suo nome, prima che lei si accorgesse che quella voce proveniva dalla macchina, ferma vicino al marciapiede, dove si trovava lei.

<< Sì? >> chiese, non avvicinandosi.

Non aveva più la memoria mica era stupida.

Una delle leggi basi della sopravvivenza era non fidarsi di uomini vecchi, che con un cappellino nero e occhiali da sole, ti chiamavano da una macchina.

Il tipo le sorrise, in maniera davvero inquietante.

E di nuovo scattò in lei quella continua lotta che si portava dentro da due giorni.

Scappare era la cosa migliore, urlare se fosse stato necessario.

Eppure rimase lì ferma, aspettando che quel signore continuasse, sicura che se la sarebbe cavata.

Come non ne aveva idea.

Ma non c’era da preoccuparsi, ne aveva vissute di peggiori.

Ancora una volta quel pensiero.

<< Sei proprio una Winchester, te lo si legge in faccia. E’ stato un piacere conoscerti. >> disse l’uomo, per poi alzare il finestrino e ingranare subito la marcia, andando via.

Beth fece un passo avanti, volendo prendere a pugni il vetro?
Cercando di aprire la portiera?

Probabilmente tutte e due le cose, ma quello fu più veloce.

Decisamente la situazione diventava sempre più strana.

Si guardò intorno, cercando di capire se qualcuno avesse assistito a quella scena.

Che avesse immaginato tutto? Era così surreale!

Che cavolo voleva dire far di cognome Winchester in quel posto?

Prima che incominciasse a dare di matto, sentì di nuovo chiamare il suo nome, questa volta dalla voce familiare e rassicurante di Bobby.

<< Tutto ok? >> le chiese, una volta raggiunta.

<< Certo. >> mentì lei, non troppo abilmente considerata la faccia che fece il vecchio.

Ma il cacciatore non indagò oltre e la invitò a raggiungere l’Impala.

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Da quando la sorella si era allontanata, Dean non faceva che guardarsi intorno, passarsi la mano destra sul viso e fra i capelli.

Lì se c’era qualcuno che rischiava di impazzire era lui.

Era ormai da tre giorni che appena aveva un attimo libero cercava notizie e una spiegazione su quello che poteva essere successo alla piccola Winchester.

Oltre a quel funerale, non era mai uscito di casa e aveva detto di no a ogni caso si era presentato in quei giorni.

Di solito avrebbe preso la palla in balzo.
Fuggire per qualche ora, dimenticare i problemi e occuparsi di piccole cose come una caccia al fantasma o demone di turno.

Ma non quella volta.

La sua famiglia veniva prima di tutto, sempre.

Erano andati Sam e Rebekah e fu inevitabile notare che dal loro ritorno qualcosa si era inclinato.

Dean non chiese però. Le crisi sentimentali in quel momento potevano aspettare.

<< Smettila, sembri un pazzo. >> gli sussurrò il fratello, mentre fissava Elena stringere mani e accettare condoglianze.

La sua amica era un osso duro.

Come la sua ragazza d’altronde.
Le lanciò uno sguardo di sottecchi ed era certo che lei l’avesse notato, ma non battè ciglio.

Era ferma alla sinistra di Bobby, cioè più lontano possibile da lui.

Sam era certo che Rebekah stava pensando di andare da Klaus.

Stava pensando che dopotutto non doveva fidarsi di nessun altro se non del fratello.

Nonostante tutto lui non l’abbandonava.

E questo feriva Sam più di ogni altra cosa.

Lui non aveva intenzione di lasciarla e lei non lo capiva.
Rimaneva ferma della sua idea: lui non la capiva abbastanza.

No, non avrebbe sopportato un’altra giornata a rincorrerla per casa e cercare di parlarle.

<< Vado a dare una mano a Elena. Ci vediamo più tardi. >> annunciò, avviandosi subito verso l’amica senza aspettare la reazione degli altri.

Bobby guardò apertamente la bionda e Dean.
La ragazza seguì con lo sguardo Sam, stringendo le mani sulle braccia.
L’altro invece sembrava non aver nemmeno sentito il fratello.

<< Idioti. >> borbottò l’anziano cacciatore, per poi allontanarsi da lì alla ricerca di Beth.

Gli altri due rimasero fermi per un altro paio di minuti, interdetti su cosa fare, poi seguirono Singer.

Rebekah prese un bel respirò e poi incominciò a parlare:<< Posso dirti la mia teoria? >>

<< Se proprio devi. >>

Il rapporto fra lei e Dean era molto strano.
Più che altro un rapporto fra loro non esisteva.

Oltre al brevissimo flirt che avevano avuto all’inizio, si potevano contare con una mano le volte in cui si erano parlati in maniera civile.

Anche con il suo ritorno da umana, non facevano che mandarsi occhiatacce e urlarsi contro.

Rebekah non aveva dimenticato cosa lui gli aveva detto quella famosa sera davanti casa Gilbert.

Ma in quel momento aveva bisogno di parlare con qualcuno. E lui era l’unico rimasto.

“ Sono messa davvero male allora.” Pensò.

<< Io sono stata la prima ad affermare che probabilmente è stato solo un incidente. Be.. non ne sono più così sicura. >>

<< Perché dici questo? >>

Bene, e adesso come faceva a spiegargli quello che le stava succedendo senza dirgli la verità?
Non ne aveva parlato nemmeno con Sam!

<< Secondo me c’entra mia madre. >> disse, evitando di rispondere alla domanda precedente del cacciatore.

Dean si bloccò, fissandola sconcertato.

<< Esther? Non avevamo detto che al 99% fosse morta? >>

Dopo la rivelazione di Castiel a casa Mikaelson, avevano perso completamente le tracce della strega originaria.

Se il nuovo Castiel aveva ucciso senza tante cerimonie Alaric, perché doveva salvare l’altra?

La donna che gliel'aveva fatto sotto al naso, intendensola anche con Crowley. Era assurdo.

<< Le hai parlato? Perché l’hai vista, vero? >> subito l’accussò Dean.

<< Sono sempre stata in casa a parlare con Beth, e l’unica volta in cui ho messo piede fuori ero con tuo fratello. Quando avrei avuto l’occasione? >> subito si infievorì la bionda, poi espirò.

Doveva calmarsi altrimenti non sarebbero arrivati da nessuna parte.
E poi lei aveva da fare.
Doveva spiccicarsi.

<< Senti, c’è quell’1% che mi fa pensare questo. E’ un punto da cui possiamo partire, non trovi? >>

<< E me lo dici solo ora? Dopo che mi hai visto passare questi notti insonni e Beth stare così male? >> continuò scettico il cacciatore, non rendendosi conto di aver ferito Rebekah.

Non voleva vedere la sua amica soffrire, ma voleva essere certa dei suoi poteri.

<< Oggi ne parlerò anche con Klaus. Sono certa che non si darà pace finché non avrà fatto fuori l’Angelo, e le probabilità che mia madre sia con lui sono alte. >> cercò di convincerlo.

<< Il tuo piano è questo dunque? Trovare Castiel, trovare Esther, trovare la memoria di Beth. >> riassunse Dean, sputando quasi il nome dell’ex amico.

No, non c’era tempo per pensare a quello.

<< Dire che prendiamo più di un piccione con una fava. >> disse vittoriosa la bionda.

<< E in tutto questo puoi scappare da tuo fratello invece di risolvere con Sam. >> affermò il biondino.

<< Io non scappo… e questi non sono affari tuoi. >>e addio alla conversazione decente.

Dean scrollò le spalle, ci aveva provato almeno.

<< Immagino che vorrai andarci da sola.. >>

<< Tornerò il prima possibile. >> lo assicurò.

Detto questo i due si divisero, mentre una fiammella di speranza si accendeva in loro.

Forse poteva davvero essere l’inizio della soluzione.





Salve a tutti! Allora parto con lo scusarmi! So che sono passati mesi dalla fine della prima parte della mia storia, ma per una cosa e per un'altra non sono mai riuscita a pubblicare il primo capitolo. Ma soprattutto portarmi avanti con la storia: quindi c'è un lato positivo. L'aggiornamenti, che avveranno ogni due settimane, saranno puntuali visto che la maggior parte dei capitoli è già scritta.
Detto ciò.. come vi è sembrato questo capitolo? Non succede molto a livello di azione, ma era necessario. Molte cose forse vi sembrano senza senso, ma prima o poi avranno un senso, credetemi xD
Con la speranza che questo prima capitolo via sia piaciuto, vi saluto.
Baci da Roly_chan! 

 

  
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