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Autore: Ortensia_    05/05/2014    0 recensioni
«Reticente all'idea che presto avrebbe dovuto dire addio a quelle sensazioni, consapevole che molto probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che il suo inconscio gli avrebbe offerto una memoria così importante con una chiarezza tale da fargli venire ancora i brividi, Akashi si rese conto che quella reminiscenza era dolce e dolorosa allo stesso tempo e con la stessa devastante intensità: era il ricordo di un tempo che fu, di qualcosa che mancava.»
[Una NijiAka senza pretese.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Shuuzou Nijimura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo di un tempo che fu



Akashi non si era mai soffermato a pensare ai frammenti di passato che, in tasselli piccoli e frammentati, taglienti, componevano la sua vita: non era sicuro di ricordare con chiarezza ciò che avrebbe voluto tenere sempre stretto a sé, ancorato alla pelle e attanagliato nel cuore. Eppure, il suo inconscio tumultuoso gli aveva permesso di ricordare la loro prima volta con una trasparenza che credeva fosse impossibile ottenere.
I ricordi si mescolano, si modificano, si rimpiccioliscono fino ad essere dimenticati per sempre oppure si ingrandiscono a tal punto da assumere false connotazioni, e non per nostra volontà, ma per un semplice scherzo della fragile mente umana e dello scorrere imperturbabile del tempo. Nei ricordi, ognuno vede ciò che più desidera.
In quel momento, Akashi fu sicuro che fosse tutto vero: chissà perché proprio quel giorno, un gesto quotidiano come aprire e richiudere l'armadietto dello spogliatoio lo aveva riportato a un tempo che non gli apparteneva più, lo aveva riportato indietro di due anni.
Il cigolio del suo armadietto attuale non era poi tanto diverso da quello che gli apparteneva al Teiko, e così aveva percepito un sospiro tremante carezzargli le labbra e un calore inaspettato infondersi nel petto, una dolce reminiscenza che riecheggiava ancora lontana, gli ronzava intorno e gli sfiorava la pelle, negandogli il piacere di una carezza.
Akashi sentì di dover chiudere gli occhi per catturare quel ricordo che per così tanto tempo aveva inseguito e cercato di visualizzare senza mai riuscirci.
Aveva iniziato la seconda media da appena un mese e si era trattenuto più del dovuto in palestra, dopodiché, forse per godere di un silenzio insolito ed estraneo, si era trattenuto nello spogliatoio anche dopo essersi cambiato e Nijimura - che era rimasto a scuola per discutere col coach delle prime partite che avrebbero dovuto affrontare -, lo aveva raggiunto.
Era stata quella la loro prima volta, ma entrambi sapevano che se ne avessero avuto l'occasione sarebbe avvenuto molto prima: Akashi aveva appena chiuso l'armadietto e aveva lasciato che la schiena aderisse al metallo freddo, poi aveva flesso leggermente il capo ed era rimasto a guardare Nijimura in silenzio, lo aveva richiamato a sé con la sola forza dello sguardo, ormai stufo di quell'attesa.
Nijimura si era avvicinato fino a giungergli di fronte, poggiandosi pigramente all'armadietto con l'avambraccio.
Erano rimasti in silenzio e non avevano mai osato sciogliere l'intreccio che li teneva incatenati l'uno agli occhi dell'altro.
Nijimura si era chinato e Akashi si era alzato in punta di piedi, aveva lasciato correre la mano sulla nuca calda e nuda dell'altro e lo aveva trascinato giù, lo aveva condotto alle proprie labbra con un gesto che, per quanto prepotente e aggressivo potesse sembrare, era soltanto una richiesta, la soddisfazione di un desiderio che dopo tanto tempo veniva finalmente esaudito.
Esattamente come si erano guardati, erano rimasti a lungo stretti l'uno all'altro, con le labbra incatenate e le dita bianche di Akashi intrecciate ai capelli corvini di Nijimura.
In quel momento, solo in quel momento, con gli occhi chiusi e il silenzio dello spogliatoio vuoto, Akashi poté finalmente ritrovare le emozioni che erano andate perdute nel baratro del tempo: avvertiva le labbra morbide e calde di Nijimura sulle proprie, il solletico dei capelli fra le dita e i continui brividi di piacere provocati dal passaggio calmo delle sue mani sulla propria pelle.
Reticente all'idea che presto avrebbe dovuto dire addio a quelle sensazioni, consapevole che molto probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che il suo inconscio gli avrebbe offerto una memoria così importante con una chiarezza tale da fargli venire ancora i brividi, Akashi si rese conto che quella reminiscenza era dolce e dolorosa allo stesso tempo e con la stessa devastante intensità: era il ricordo di un tempo che fu, di qualcosa che mancava.
Frequentava una scuola diversa, indossava una divisa diversa ed era circondato da persone diverse. E Nijimura non c'era più, e l'unica persona al mondo che lo aveva amato e che lui aveva amato non c'era più.


«Sei-chan? È l'ora di andare.»


Akashi riaprì gli occhi e rivolse la propria attenzione a quella voce.
Comunicò con un cenno della mano di andare avanti senza di lui, e così poté rimanere di nuovo solo.
Tutti i frammenti che fino a qualche attimo prima era riuscito a riunire per recuperare l'immagine di un tempo che ormai non gli apparteneva più, però, si erano già ridotti in pezzi più piccoli, briciole di echi troppo lontani perché si potessero ricatturare.
Quel ricordo era scappato e non sarebbe più tornato.
Indossò la felpa e imbracciò il borsone con un'espressione indifferente e imperturbabile, infine si avviò verso l'uscita dello spogliatoio e ripeté mentalmente il nome di Nijimura.
Lo ripeté ancora e ancora, più volte, per non dimenticarlo completamente, per non recidere l'ultimo filo che lo teneva ancora legato al tempo in cui era stato felice.
Le persone tristi sono fatte di ricordi felici andati perduti: Akashi era fatto di un ricordo che fu e che mai sarebbe più stato.

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Angolino invisibile dell'autrice:

Seriamente, non chiedetemi cosa sia ciò che ho appena scritto. Immagino che aver letto "Bambini nel tempo" di McEwan e The Thought-Fox di Hughes mi abbia fatto male, visto che sono stata influenzata dal tempo, dai ricordi e dalla caccia (che nel caso di Hughes è la caccia all'ispirazione e nel caso di Akashi, per quanto i due appartengano a due realtà completamente diverse, è la caccia ad un ricordo).
Come ho già specificato nella trama, questa è una NijiAka senza pretese, scritta semplicemente perché avevo una voglia assurda di questi due e sentivo di dover sputare fuori qualcosa. Non pensavo sarei finita sul triste, e invece.
Badate bene che per "prima volta" intendo "primo bacio" e non "sesso".
Come al solito so di non riuscire a rendere Akashi come si deve. E boh, ho questa visione di una persona autoritaria e forte, sì, ma che dentro di sé nasconde tantissime cose, fra cui la tristezza. Nh, la prossima volta cercherò di scrivere qualcosa di più allegro, perdonatemi!





   
 
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