Ricordo di un tempo che fu
Akashi
non si era mai soffermato a pensare ai frammenti di passato che, in
tasselli piccoli e frammentati, taglienti, componevano la sua vita:
non era sicuro di ricordare con chiarezza ciò che avrebbe
voluto
tenere sempre stretto a sé, ancorato alla pelle e
attanagliato nel
cuore. Eppure, il suo inconscio tumultuoso gli aveva permesso di
ricordare la loro prima volta con una trasparenza che credeva fosse
impossibile ottenere.
I ricordi si mescolano, si modificano, si
rimpiccioliscono fino ad essere dimenticati per sempre oppure si
ingrandiscono a tal punto da assumere false connotazioni, e non per
nostra volontà, ma per un semplice scherzo della fragile
mente umana
e dello scorrere imperturbabile del tempo. Nei ricordi, ognuno vede
ciò che più desidera.
In quel momento, Akashi fu sicuro che
fosse tutto vero: chissà perché proprio quel
giorno, un gesto
quotidiano come aprire e richiudere l'armadietto dello spogliatoio lo
aveva riportato a un tempo che non gli apparteneva più, lo
aveva
riportato indietro di due anni.
Il cigolio del suo armadietto
attuale non era poi tanto diverso da quello che gli apparteneva al
Teiko, e così aveva percepito un sospiro tremante
carezzargli le
labbra e un calore inaspettato infondersi nel petto, una dolce
reminiscenza che riecheggiava ancora lontana, gli ronzava intorno e
gli sfiorava la pelle, negandogli il piacere di una carezza.
Akashi
sentì di dover chiudere gli occhi per catturare quel ricordo
che per
così tanto tempo aveva inseguito e cercato di visualizzare
senza mai
riuscirci.
Aveva iniziato la seconda media da appena un mese e si
era trattenuto più del dovuto in palestra,
dopodiché, forse per
godere di un silenzio insolito ed estraneo, si era trattenuto nello
spogliatoio anche dopo essersi cambiato e Nijimura - che era rimasto
a scuola per discutere col coach delle prime partite che avrebbero
dovuto affrontare -, lo aveva raggiunto.
Era stata quella la loro
prima volta, ma entrambi sapevano che se ne avessero avuto
l'occasione sarebbe avvenuto molto prima: Akashi aveva appena chiuso
l'armadietto e aveva lasciato che la schiena aderisse al metallo
freddo, poi aveva flesso leggermente il capo ed era rimasto a
guardare Nijimura in silenzio, lo aveva richiamato a sé con
la sola
forza dello sguardo, ormai stufo di quell'attesa.
Nijimura si era
avvicinato fino a giungergli di fronte, poggiandosi pigramente
all'armadietto con l'avambraccio.
Erano rimasti in silenzio e non
avevano mai osato sciogliere l'intreccio che li teneva incatenati
l'uno agli occhi dell'altro.
Nijimura si era chinato e Akashi si
era alzato in punta di piedi, aveva lasciato correre la mano sulla
nuca calda e nuda dell'altro e lo aveva trascinato giù, lo
aveva
condotto alle proprie labbra con un gesto che, per quanto prepotente
e aggressivo potesse sembrare, era soltanto una richiesta, la
soddisfazione di un desiderio che dopo tanto tempo veniva finalmente
esaudito.
Esattamente come si erano guardati, erano rimasti a
lungo stretti l'uno all'altro, con le labbra incatenate e le dita
bianche di Akashi intrecciate ai capelli corvini di Nijimura.
In
quel momento, solo in quel momento, con gli occhi chiusi e il
silenzio dello spogliatoio vuoto, Akashi poté finalmente
ritrovare
le emozioni che erano andate perdute nel baratro del tempo: avvertiva
le labbra morbide e calde di Nijimura sulle proprie, il solletico dei
capelli fra le dita e i continui brividi di piacere provocati dal
passaggio calmo delle sue mani sulla propria pelle.
Reticente
all'idea che presto avrebbe dovuto dire addio a quelle sensazioni,
consapevole che molto probabilmente quella sarebbe stata l'ultima
volta che il suo inconscio gli avrebbe offerto una memoria
così
importante con una chiarezza tale da fargli venire ancora i brividi,
Akashi si rese conto che quella reminiscenza era dolce e dolorosa
allo stesso tempo e con la stessa devastante intensità: era
il
ricordo di un tempo che fu, di qualcosa che mancava.
Frequentava
una scuola diversa, indossava una divisa diversa ed era circondato da
persone diverse. E Nijimura non c'era più, e l'unica persona
al
mondo che lo aveva amato e che lui aveva amato non c'era più.
«Sei-chan? È l'ora di andare.»
Akashi
riaprì gli occhi e rivolse la propria attenzione a quella
voce.
Comunicò con un cenno della mano di andare avanti senza di
lui, e così poté rimanere di nuovo solo.
Tutti i frammenti che
fino a qualche attimo prima era riuscito a riunire per recuperare
l'immagine di un tempo che ormai non gli apparteneva più,
però, si
erano già ridotti in pezzi più piccoli, briciole
di echi troppo
lontani perché si potessero ricatturare.
Quel ricordo era
scappato e non sarebbe più tornato.
Indossò la felpa e imbracciò
il borsone con un'espressione indifferente e imperturbabile, infine
si avviò verso l'uscita dello spogliatoio e
ripeté mentalmente il
nome di Nijimura.
Lo ripeté ancora e ancora, più volte, per non
dimenticarlo completamente, per non recidere l'ultimo filo che lo
teneva ancora legato al tempo in cui era stato felice.
Le persone
tristi sono fatte di ricordi felici andati perduti: Akashi era fatto
di un ricordo che fu e che mai sarebbe più stato.
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Angolino invisibile dell'autrice:
Seriamente,
non chiedetemi cosa sia ciò che ho appena scritto. Immagino
che aver
letto "Bambini nel tempo" di McEwan e The Thought-Fox di
Hughes mi abbia fatto male, visto che sono stata influenzata dal
tempo, dai ricordi e dalla caccia (che nel caso di Hughes è
la
caccia all'ispirazione e nel caso di Akashi, per quanto i due
appartengano a due realtà completamente diverse,
è la caccia ad un
ricordo).
Come ho già specificato nella trama, questa è una
NijiAka senza pretese, scritta semplicemente perché avevo
una voglia
assurda di questi due e sentivo di dover sputare fuori qualcosa. Non
pensavo sarei finita sul triste, e invece.
Badate bene che per "prima volta" intendo "primo bacio" e non "sesso".
Come al solito so di
non riuscire a rendere Akashi come si deve. E boh, ho questa visione
di una persona autoritaria e forte, sì, ma che dentro di
sé
nasconde tantissime cose, fra cui la tristezza. Nh, la prossima volta cercherò di
scrivere qualcosa di più allegro, perdonatemi!