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Autore: Emma Bennet    05/05/2014    7 recensioni
SPOILER 3x16
"«Voglio giocare ai pirati!»
[...] Il bambino sbuffò. «Facciamo che tu sei una principessa imprigionata su un'isola deserta da una regina cattiva, e io sono il pirata che ti libera per chiedere il riscatto ai tuoi genitori»
«Ma no! Non puoi chiedere il riscatto ai miei genitori, saresti cattivo anche tu»
«Sono un pirata, Emma! I pirati sono cattivi»
«Non è vero. Anche i pirati possono essere degli eroi, non lo sai?»
[...]
Il famigerato Capitan Uncino, il subdolo pirata, l'egoista donnaiolo, era diventato semplicemente
Killian già da un po' di tempo. [...] Ma come diavolo le veniva in mente di anche solo pensare di tornare a trovare Killian? Come se le importasse... Perché non le importava. Non le importava, vero? E poi probabilmente lui non sarebbe neanche rimasto a Storybrooke, se ne sarebbe sicuramente andato a pirateggiare da qualche parte, perché era questo che lui era. Un pirata."
Anche i pirati possono essere degli eroi. Bisogna solo crederci. Emma ci crederà abbastanza?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Chissà perché ti sei
svegliata.

 

"Tu, vestita da bambina, prigioniera, vuoi scappare da una perfida regina, così seria da star male.
Non so dirti una parola, non ho niente di
speciale, ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare."

 

                     






«Non voglio essere una stupida principessa. No, no e no!»
A otto anni appena compiuti, Emma Swan sapeva già come essere autoritaria, con i pugni sui fianchi e lo sguardo carico di disappunto.
«Certo che devi essere una principessa! Così io posso fare il cavaliere e posso venire a salvarti»
La piccola lanciò un'occhiata altezzosa al suo compagno di giochi, scuotendo i riccioli biondi. «Io non ho bisogno di nessun cavaliere che mi venga a salvare, non ho bisogno di nessuno che mi salvi perché posso salvarmi benissimo da sola»
«E dai, Emma! Vuoi giocare con me o no?»
«Sì, Ricky, ma non voglio essere una principessa. Le principesse sono stupide e inutili e non fanno niente, e i cavalieri sono ancora più stupidi e inutili!»
Ricky alzò gli occhi al cielo. Quando ci si metteva, la sua amica poteva essere veramente petulante.
«Si può sapere cosa vuoi fare, allora?»
Un sorriso birichino fece capolino sulle labbra di Emma.
«Voglio giocare ai pirati!»
«Non puoi fare il pirata, sei una femmina! Lo sanno tutti che non esistono pirati femmine!»
«Ma non è giusto! Io voglio giocare ai pirati»
Il bambino sbuffò. «Facciamo che tu sei una principessa imprigionata su un'isola deserta da una regina cattiva, e io sono il pirata che ti libera per chiedere il riscatto ai tuoi genitori»
«Ma no! Non puoi chiedere il riscatto ai miei genitori, saresti cattivo anche tu»
«Sono un pirata, Emma! I pirati sono cattivi»
«Non è vero. Anche i pirati possono essere degli eroi, non lo sai?»

 

 

 

 

Anche i pirati possono essere degli eroi.
Quando era piccola, Emma Swan ne era fermamente convinta. D'altronde, quando era piccola, Emma Swan nutriva una vera e propria passione, a tratti ossessione, nei confronti dei pirati.
Ma era davvero così? Un pirata poteva davvero essere un eroe?
Sbuffando, la donna si rigirò nel letto, nel tentativo di trovare una posizione più comoda. Noncurante della sua stanchezza – e che giornata era stata! – Morfeo doveva aver palesemente deciso di farsi attendere.
Emma continuava a rivivere gli avvenimenti appena trascorsi: Henry che aveva finalmente riacquistato i propri ricordi, e grazie al bacio fra lui e Regina, anche tutti gli altri abitanti di Storybrooke erano tornati in possesso della propria memoria. E poi lo scontro con le scimmie volanti, e lo sventato rapimento di Henry, e le minacce di Zelena, e la maledizione di Killian... Già, la maledizione di Killian. Per essere precisi, la maledizione alle labbra di Killian.
La donna sospirò, portandosi le mani alle tempie e iniziando a massaggiarsele. Pensare alle labbra di Killian decisamente non era il metodo migliore per conciliarsi il sonno. E poi da quand'è che era diventato Killian?!
Già da un po' di tempo, Emma, e lo sai anche tu. Già da un po' di tempo.

Quella vocina interiore iniziava seriamente a darle sui nervi. Non era un po' troppo cresciuta per avere la sua versione personale del Grillo Parlante che le sussurrava verità che non voleva ammettere nemmeno con se stessa? Perché era questa, la verità. Il famigerato Capitan Uncino, il subdolo pirata, l'egoista donnaiolo, era diventato semplicemente Killian già da un po' di tempo. La domanda, piuttosto, era: come diamine aveva potuto permetterlo? Lei non lasciava entrare nessuno nella propria vita, e meno che mai lasciava entrare qualcuno nella propria sfera privata. Non permetteva a nessuno di condizionarle l'umore, o di ferirla, o di tradirla. O di abbandonarla... No, Emma Swan aveva già conosciuto troppi condizionamenti, troppe ferite, troppi tradimenti. E decisamente troppi abbandoni.
Non aveva bisogno di nuove persone che potessero farle male. Ecco perché era giusto tornare a New York, anche ora che Henry aveva recuperato i propri ricordi. Era una bella vita quella a New York: tranquilla, serena. Comoda.
E poi, a breve, Mary Margaret e David avrebbero avuto un nuovo bambino – uno che avrebbero cresciuto loro, uno che avrebbero conosciuto dalla nascita, uno che non sarebbero stati costretti ad abbandonare – quindi sarebbero stati troppo occupati per sentire la mancanza sua e di Henry. E, una volta al mese, sarebbero potuti tornare a trovare loro e Regina. E Killian.
Emma trattenne un singulto. Ma come diavolo le veniva in mente di anche solo pensare di tornare a trovare Killian? Come se le importasse... Perché non le importava. Non le importava, vero? E poi probabilmente lui non sarebbe neanche rimasto a Storybrooke, se ne sarebbe sicuramente andato a pirateggiare da qualche parte, perché era questo che lui era. Un pirata.
Anche i pirati possono essere degli eroi.
Ma era davvero così? Una persona poteva davvero cambiare così tanto? Lei non ci aveva mai creduto, nel cambiamento: le persone non cambiano, chi nasce tondo, non muore quadro, era solita ripetere. Ma dopotutto, non aveva neanche mai creduto che i personaggi delle fiabe potessero essere reali. O che lei potesse essere una principessa – una stupida principessa – o che potesse essere niente poco di meno che la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro.
Prova qualcosa di nuovo, tesoro. Si chiama fiducia.
Era stato proprio lui, Killian, a pronunciare quelle parole, una volta, rivolto a lei. E gliel'aveva ripetuto più volte, di cercare di fidarsi di lui.
Mi fido di lui.
Ed era stata proprio lei, Emma, a pronunciare quelle parole, solo qualche giorno prima, parlando di lui. Si era fidata di lui. E forse, sotto sotto, si fidava tuttora di lui. Anche se gli aveva detto il contrario.
Non posso fidarmi di te, adesso.
Aveva finto di non notare lo sguardo ferito di Killian, che aveva abbassato gli occhi. Quegli occhi, nei quali riusciva a vedere il mare.
Si era sentita malissimo, Emma, ad apprendere in quel modo della maledizione. Da Zelena, e non da Killian. Killian non gliel'aveva detto, non gliel'aveva confidato, non si era fidato abbastanza di lei da dirglielo.
E lei ci era rimasta male, si era sentita ferita. Tradita. Perché non gliene aveva parlato? Come aveva potuto non parlargliene? Se lui gliel'avesse raccontato, lei non si sarebbe arrabbiata. Avrebbero cercato una soluzione, insieme. Avrebbero trovato un modo per cavarsela, insieme. Invece lui aveva deciso di escluderla, e di non condividere il proprio segreto con lei. Se l'avesse fatto, lei lo avrebbe aiutato a portare il peso della sua maledizione. Ma come poteva fidarsi ancora di lui, dopo che lui le aveva nascosto una cosa così importante?
Lei aveva iniziato ad apprezzare davvero la sua compagnia – vuoi vedere qualcosa di veramente impressionante? – aveva finalmente iniziato a vederlo come uno di loro – stavamo aspettando Hook – lo aveva finalmente accettato nella propria vita – qualunque cosa sia accaduta l'anno scorso, qualunque cosa tu mi stia nascondendo, non m'importa. Sono stanca di vivere nel passato e lui, invece, come l'aveva ripagata? Tradendo la sua fiducia. Mentendole. Mettendo in pericolo la vita di Henry. Come poteva perdonarlo? Come poteva non perdonarlo?
Perché, ed Emma almeno questo lo doveva riconoscere, Killian c'era sempre stato per lei. Aveva combattuto al suo fianco battaglie che non gli appartenevano, aveva combattuto con lei e per lei. L'aveva aiutata ad accettare una parte di sé, la magia, e a conviverci. E c'era stato anche per Henry, e il bambino si era affezionato al pirata, e viceversa.
E anche per quanto riguardava questa maledetta maledizione delle labbra, la donna, in cuor suo, sapeva che lui gliel'aveva tenuto nascosto in un maldestro tentativo di proteggere lei ed Henry. Eppure...
Esasperata dai troppi pensieri, Emma si arrese e decise di alzarsi. Chiaramente, non si sarebbe addormentata a breve. Forse, bere un bicchiere d'acqua, l'avrebbe aiutata.

 

 

 

 

«Bambini! Si può sapere cosa diavolo state facendo?»
Emma e Ricky si voltarono di scatto. La direttrice dell'istituto dove vivevano, Miss Scatcherd, con un cipiglio che non prometteva nulla di rassicurante, si dirigeva a passo deciso verso loro due.
«Nulla, Miss Scatcherd. Stavamo solo giocando»
Ricky chinò il capo; era completamente terrorizzato dalla direttrice, ma non Emma. Emma sosteneva il suo sguardo, le guance rosse ma la testa alta.
«Stavamo solo giocando» rispose la bambina, cercando di mantenere ferma la voce.
La donna lanciò ad Emma uno sguardo sdegnoso, le labbra tese in una linea amara. «Come ti permetti di replicare in questo modo, signorina?»
«Io stavo solo rispondendo alla sua domanda, Miss Scatcherd. Sarebbe stato maleducato da parte mia non farlo, non pensa?»
La direttrice fulminò la bambina con lo sguardo. «Tu sei sempre maleducata, Emma. Ecco perché i tuoi genitori ti hanno abbandonata, sia quelli biologici che quelli adottivi. Chi potrebbe mai desiderare una figlia così?»
Emma si morse l'interno della guancia. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, ma era decisa a trattenerle. Non gliel'avrebbe data vinta a quella dispotica di Miss Scatcherd.
La donna guardò la bambina dall'alto verso il basso. «E sentiamo, a cosa stavate giocando?»
«A-ai pirati» mormorò Ricky, con la voce che gli tremava.
Miss Scatcherd esplose in una risata priva di gioia. «I pirati!
I pirati! Ma perché mi stupisco? A cos'altro potreste giocare voi, piccoli delinquenti? I pirati sono ladri, rapitori, assassini, sono crudeli e spietati e...»
«Non è vero!» la interruppe Emma, il respiro affannato «Anche i pirati possono essere degli eroi!»
«Questo vuole soltanto dire che, oltre che maleducata, sei anche stupida. I pirati non sono eroi, sono cattivi, e cattivi rimarranno. Tu, invece, rimarrai in camera tua e non vi uscirai, così che potrai riflettere sul tuo comportamento sbagliato e sulle tue convinzioni sbagliate» Miss Scatcherd, rossa in viso, sembrava essere fuori di sé.
Emma non replicò, limitandosi a girare sui tacchi e ad avviarsi verso camera sua.
Poco dopo, se ne stava distesa sul suo letto, immobile, a guardare il soffitto.
«I pirati possono essere degli eroi. I pirati possono essere degli eroi» quasi come se fosse un mantra, la bambina continuava a ripetersi queste parole.
Avrebbe potuto persino accettare di essere una
stupida principessa, pur di farsi salvare da un pirata. Ed era così, che sarebbe dovuta andare, un pirata avrebbe dovuto portarla via da quell'istituto grigio e triste, dominato da una regina cattiva, così seria da star male. Era quello che aveva sognato la notte precedente: di essere trovata su una spiaggia di corallo da un pirata alto, bello, affascinante, malizioso, che le avrebbe fatto vedere terre nuove e misteriose. Chissà perché si era svegliata.
«Ti sei svegliata per un motivo, Emma» si disse la piccola «Ti sei svegliata per vivere la tua vita. E se non c'è nessun pirata a salvarti, pazienza, vuol dire che ti salverai da sola. Ma un giorno avrai anche tu il tuo pirata, pronto a salvarti»

 

 

 

 

L'orologio nella cucina di Mary Margaret segnava le tre e diciassette. Un bicchiere d'acqua ormai in vuoto in mano, Emma sedeva scomposta, con lo sguardo perso fuori la finestra. L'indomani mattina, alzarsi sarebbe stata un'impresa, ne era ben consapevole. Sarebbe dovuta tornare a letto al più presto e avrebbe dovuto cercare di prendere sonno, e invece, se ne stava a contemplare il vuoto, mentre la sua mente la tradiva, andando a visitare persone a cui non avrebbe dovuto pensare.
Un pirata alto, bello, affascinante, malizioso, che le avrebbe fatto vedere terre nuove e misteriose.
Il suo tradimento bruciava più di quanto Emma volesse ammettere, ed era proprio questo il problema. Perché il suo tradimento bruciava così tanto?
Mi fido di lui.

Quello era stato un errore, una distrazione. Non avrebbe dovuto concedergli la propria fiducia, Killian era e rimaneva un pirata.
«Ti sorprende?»
«Sei un pirata»
«Sì, è quello che sono. Ma ho dei buoni principi»

Emma scosse la testa: doveva essere decisamente l'ora di tornarsene a letto. Si alzò in piedi e, in quel momento, scorse un'ombra che si aggirava furtiva di fronte al palazzo. Da quanto tempo era lì?
La sagoma era umana, quindi non doveva essere una delle scimmie volanti al servizio di Zelena, ma poteva essere la strega stessa, o Tremotino.
Emma afferrò la propria pistola, che aveva lasciato appoggiata sul tavolino all'ingresso, e il giubbino, aprì la porta e si avviò silenziosamente giù per le scale.
Poteva essere chiunque. Poteva essere qualcuno di pericoloso. Come aveva potuto non accorgersene prima? Perché eri troppo impegnata a pensare ad altro. Sì, la sua voce interiore diventava decisamente sempre più odiosa. Perché eri troppo impegnata a pensare a...
«Hook!»
Il pirata se ne stava appoggiato vicino al palazzo, la fiaschetta di rum in mano, il cannocchiale che spuntava dalla tasca della giacca di pelle.
Emma gli lanciò uno sguardo torvo. «Sei ubriaco?»
L'uomo la guardò di sottecchi, alzando un sopracciglio. «Certo che no, Swan. Mi offendi: avresti dovuto imparare ormai che considero il rum il mio migliore amico, e che lo reggo quasi meglio dell'acqua»
«Non vedo perché avrei dovuto imparare qualsiasi cosa sul tuo conto»
Fredda. Acida. Indifferente. Questo era il modo in cui si doveva comportare, questo era il modo con cui lui meritava di essere trattato.
Killian accusò il colpo, chinando la testa. «Noto che sei ancora arrabbiata con me»
Emma si portò le mani nelle tasche del giubbino, guardandosi i piedi. Si rese conto in quel momento di avere addosso pantofole e pigiama. Si sentì arrossire, per poi maledirsi mentalmente. Da quando le importava di cosa indossava?
Qualunque cosa sia accaduta l'anno scorso, qualunque cosa tu mi stia nascondendo, non m'importa.
La domanda era sempre la stessa: “da quando?”. Da quando aveva ripreso a fidarsi di qualcuno, nonostante avesse giurato a se stessa di non farlo?
Sono stanca di vivere nel passato.
E da quando aveva ripreso a soffrire per essersi fidata di qualcuno?
Se si soffre, vuol dire che si prova ancora qualcosa.
«Sembri completamente persa nei tuoi pensieri» Hook interruppe il suo flusso di coscienza «Sono pensieri piacevoli, almeno?»
Emma lo fulminò con lo sguardo. «Sto solo pensando a cosa diavolo ci fai qui»
«Quindi stavi pensando a me?»
Le labbra di Killian erano pigramente sollevate in un sorriso sghembo. Emma si sentì arrossire. Touché.
«Non essere sciocco. E rispondi alla mia domanda: cosa diavolo ci fai qui?»
Il capitano si strinse nelle spalle. «Potrei farti la stessa domanda»
Emma alzò gli occhi al cielo. «Nel caso in cui l'avessi dimenticato, io ci abito qui»
«Non potrei mai dimenticare nulla che ti riguardi, Swan»
Killian si staccò dal muro, per avvicinarsi di più alla donna; la superava in altezza di diversi centimetri.
Alto.
«E per rispondere alla tua domanda, non riuscivo a dormire»
Gli occhi color ghiaccio dell'uomo continuavano ad ispezionare le sua figura, non la lasciavano un secondo, come se fossero alla costante ricerca di un qualcosa di nuovo. Sulle labbra, ancora il sorriso sghembo.
Bello.
Emma lo guardò stizzita. Perché diamine doveva risultarle sempre così attraente, anche quando lei ce la metteva tutta per odiarlo?
«Troppi rimpianti, capitano?»
Il tono con cui aveva pronunciato quella frase era sarcastico, ma non nascondeva una piega amara.
Killian la guardò negli occhi. «Non ho rimpianti, Emma, non vedo perché dovrei averne. Se ho fatto quello che ho fatto, è stato esclusivamente per proteggerti, per proteggere te e la tua famiglia. La tua sicurezza verrà sempre al primo posto, tu verrai sempre al primo posto. Quindi no, non ho rimpianti»
Affascinante.
Io non sono abituata ad essere importante per qualcuno.
«Come puoi insistere? Come puoi non ammettere di aver sbagliato? Avresti dovuto dirmelo, Killian, avresti dovuto dirmi della maledizione!»
Il pirata rimase in silenzio per qualche secondo, l'unica mano che gli rimaneva intenta a solleticare l'orecchio. Era un gesto che ripeteva spesso. L'aveva fatto anche prima del loro bacio, sull'Isola Che Non C'è.
«Avrei dovuto dirtelo, è vero, se non l'ho fatto è stato solo perché temevo che Zelena potesse farti del male. Volevo risolvere la cosa da solo»
«Hai solo peggiorato la situazione»
Severa. Autoritaria. Implacabile.
«Ti chiedo scusa»
Emma alzò lo sguardo, sorpresa: non si aspettava una così aperta richiesta di perdono.
«Ho sbagliato ad agire così, e sono pronto ad assumermi le mie responsabilità: se averti taciuto questa cosa significa aver perso la tua fiducia, vuol dire che farò di tutto per riconquistarla. Non volevo ferirti, con il mio silenzio, stavo cercando di proteggerti, ma Emma, voglio che tu sappia che io non ti farei mai del male volontariamente» Killian alzò un sopracciglio «A meno che, ovviamente, non sia tu a chiedermelo»
Malizioso.
«Come puoi scherzare così? Non c'è niente su cui scherzare»
«Questo è quello che faccio, Emma, questo è quello che sono»
Sei un pirata.
Hook si strinse nelle spalle. «Cerco soltanto di farti sorridere»
Emma lo guardò storto. «Non mi pare tu ci stia riuscendo»
«Ma questa non è colpa mia, è solo perché tentare di far sorridere te è più difficile che tentare di separare i tuoi adorabili genitori»
Le labbra di Emma si piegarono all'insù.
«Ma non mi dire, è un sorriso quello che vedo sulla tua faccia?»
La donna tentò inutilmente di nasconderlo.
«Vedi? Allora non sono così inutile, dopotutto: se ridi vuol dire che una cosa la so fare»
«Non ho mai pensato che fossi inutile» borbottò Emma.
Il capitano sorrise, mimando un inchino. «Killian Jones al vostro servizio, mia signora, per farvi sorridere. E per proteggervi. E per salvarvi»
Un giorno anche tu avrai il tuo pirata, pronto a salvarti.
Sono tornato per salvare te.

«Stai farneticando»
«Ti conosco, Swan, so cosa stai cercando di fare»
Ti conosco meglio di quanto tu conosca te stessa.
«Puoi alzare tutte le barriere che vuoi, Emma, puoi costruire tutti i muri che preferisci, pur di autoconvincerti che non ne vale la pena, che nessuno merita la tua fiducia, ma io li abbatterò tutti, e sarò qui, giorno dopo giorno, pronto a provarti che io merito la tua fiducia, che io non ti lascerò da sola al primo ostacolo. Non ora che so cosa significa dover stare senza di te»
«Non passerà giorno senza che io ti pensi»
«Bene»

Emma si morse il labbro inferiore. «Non so cosa dirti. Non so cosa tu voglia che io ti dica»
«Non voglio che tu mi dica niente, Swan, non ce ne è bisogno. Volevo solo che tu sapessi, e ora sai»
«Era solo un bacio. Questo sarebbe il tuo segreto più grande?»
«Conta quello che il bacio ha portato alla luce»

La donna annuì, seria. «Si è fatto tardi... Credo che dovremmo entrambi provare a dormire»
Il sorriso sghembo rispuntò sulle labbra del pirata. «Questo vuol dire che sono perdonato?»
Emma alzò gli occhi al cielo. «Buonanotte, Killian»
«Buonanotte, Emma»
Ti sei svegliata per vivere la tua vita. E se non c'è nessun pirata a salvarti, pazienza, vuol dire che ti salverai da sola. Ma un giorno avrai anche tu il tuo pirata, pronto a salvarti.
Ce l'aveva. Finalmente, ce l'aveva.










Author's Corner: questa fanfiction nasce dal mio bisogno malato di produrre un qualcosa che riguardasse questi due, ovvero la mia ultima ossessione (quanto posso amarli? *OOOOOOO*), l'effetto che mi fanno mi rende alquanto simile a una bimbaminkia in calore XD L'unica cosa che posso dire è: I WILL GO DOWN WITH THIS SHIP! Avevo decisamente bisogno di scrivere qualcosa che andasse a sostituire l'acidissima battuta di Emma, "I can't trust you, now", che mi ha veramente spezzato il cuore ç___ç
Scleri a parte, aggiungo un paio di note su questa one-shot: è ambientata durante la 3x16, come suppongo avrete capito, ma si discosta dal finale. Infatti, come sappiamo, la puntata finisce con Snow che sta per partorire, invece, in questa ff, il parto di Snow è ritardato XD e quanto narrato avviene nella notte che segue la battaglia contro Zelena e le sue adorabili amiche scimmiette. 
Le parti in corsivo sono dei flashback sull'infanzia di Emma, che è stata adottata e poi abbandonata a più riprese da diverse coppie, quindi ha trascorso molto tempo in diversi istituti. Quello che ho raccontato, è ambientato proprio durante uno di questi periodi. Ricky e Miss Scatcherd sono personaggi inventati da me, anche se quest'ultimo deve il suo nome all'omonimo personaggio di Jane Eyre, romanzo di Charlotte Bronte.
Questa oneshot, inoltre, contiene molte citazioni dalla serie tv, che sono tutte riportate in corsivo. L'ispirazione mi è venuta grazie alla canzone di Cesare Cremonini, "Il comico", e alla tagline riferita al nostro adorato Killian, "Believe that a pirate can be a hero".
Spero tanto che vi sia piaciuta, ringrazio tutti coloro che leggeranno, e vi chiedo umilmente di lasciare una recensione, che per me sarebbe davvero importante <3
Un bacio!

   
 
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