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Autore: Straightandfast    06/05/2014    3 recensioni
Sophie forse lo sapeva già la prima volta che si erano incontrati.
Lo sapeva già quando aveva incontrato quegli occhi scuri come la pece,quando il suo sguardo si era posato sulla sua mascella ben modellata o sul suo naso dritto,quando aveva notato la macchia di caffè sui pantaloni neri o l'orecchino sul lobo sinistro. Lo sapeva già quando lui le aveva rivolto la parola e un sorriso gentile,cercando di toglierla dall'imbarazzo derivante dal fatto di essere completamente bagnata di fronte ad un perfetto sconosciuto. Lo sapeva già quando poi era scappata,rivolgendogli solo un sorriso rapido,intimidita da tanta cortesia.
Sophie lo sapeva già la prima volta che lo aveva visto,che Zayn Malik le avrebbe completamente fottuto la testa.
E forse aveva iniziato a farlo già da quel primo giorno,da quel primo incontro.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1
Meeting Sophie



Da piccola Sophie avrebbe voluto fare la parrucchiera.
Lunghissimi pomeriggi della sua infanzia erano stati spesi a pettinare bambole dai capelli biondi e fluenti,aggiustando loro il taglio e facendo tinte che solo a pensarci,adesso,le davano il voltastomaco.
A 13 anni,poi,tutte le sue amiche volevano fare le attrici,e così anche lei,pur riconoscendo di non saper nemmeno dire una bugia ai suoi genitori -cosa che le avrebbe dovuto far capire che la recitazione non era proprio il suo forte- aveva pregato la madre di iscriverla ad una scuola di teatro,esperienza che si era conclusa pochi mesi dopo,in modo del tutto fallimentare.
Da quel momento,aveva iniziato a pensare di non essere portata a fare nulla,a meno che non si prendesse in considerazione il suo meraviglioso talento nel riuscire a mettere in bocca dieci marshmallows senza inghiottirne nemmeno uno,e senza soffocare.
Ma qualcosa le diceva che questa suo talento,se pur decisamente raro,non la avrebbe potuta aiutare qualora avesse avuto bisogno di trovare un lavoro.
Così,si era goduta i successivi anni senza più aspirazioni di nessun tipo.
 
A 16 anni,però,aveva scoperto la fotografia.
Poteva ancora ricordare alla perfezione la curiosità che aveva provato quel giorno di Natale quando,tra i tanti regali,ne aveva scovato uno con la carta verde brillante,il suo colore preferito e,con l’ingordigia che la contraddistingueva da sempre,lo aveva scartato velocemente.
Quando poi,tra le sue mani,era caduta una Reflex,lei era rimasta assolutamente stupita.
Non aveva mai dimostrato alcun interesse nella fotografia,e le uniche foto che avesse mai scattato erano quelle d’obbligo ogni qualvolta fosse andata in vacanza con i suoi o con le amiche,niente di più. A dire la verità,si era sempre giudicata troppo imbranata e impacciata per poter essere in grado di scattare una foto senza metterci il dito davanti o senza inciamparsi con la macchina fotografica in mano.
Quell’aggeggio pieno di tasti,pulsanti e opzioni un po’ le incuteva timore.
La Reflex era dunque rimasta relegata in un cassetto un po’ incasinato del comodino della ragazza per ben due mesi,accanto ad un pacchetto aperto qualche anno prima di Haribo,fino a quando,in partenza per un viaggio con la sua migliore amica,Melanie,non aveva deciso di provare quella macchina fotografica tanto grande ed estremamente pericolosa nelle sue mani.
Aveva iniziato facendo una foto proprio a Mel,e non appena aveva visto il risultato era rimasta a bocca aperta;dopo qualche minuto di contemplazione quasi adorante,aveva deciso però che era troppo facile fare una bella foto quando il soggetto era una ragazza che si sarebbe trovata perfettamente a suo agio tra le modelle di Victoria’s Secret.
Giorno dopo giorno,però,si era accorta che dovunque la puntasse,la macchina fotografica faceva delle foto meravigliose,e si sentì di nuovo in grado di fare qualcosa.
Ritornata a casa,i suoi genitori erano rimasti sinceramente e piacevolmente colpiti dalla sua capacità,e l’avevano incoraggiata ad iscriversi ad un corso di fotografia,che riuscì decisamente molto meglio di quello di teatro che aveva intrapreso qualche anno prima. Così,a 16 anni e mezzo,Sophie,aveva deciso che da grande avrebbe fatto la fotografa.
Da quel momento in poi,difficilmente usciva di casa senza la sua adorata Reflex,tanto che a volte se la infilava al collo prima ancora di mettersi i pantaloni,cosa che esasperava sua madre,a volte decisamente preoccupata per la sanità mentale di quella sua unica figlia.
 
 
Ed ora,esattamente tre anni dopo,a 19 anni,si ritrovava a correre per le strade incredibilmente bagnate di una Londra di metà Marzo,come sempre senza ombrello,con i capelli lunghi e biondi e bagnati quasi quanto il marciapiede sotto i suoi piedi,ed in testa un vortice di parolacce che poco si addicevano al suo volto pressoché angelico.
Era in ritardo,come sempre.
Dannatamente,schifosamente e maledettamente, in ritardo.
 
Lo sapeva,sapeva che non era una buona idea quella di uscire con Mel la sera prima di un importante appuntamento di lavoro,il primo della sua miserabile vita,ma la sua amica sapeva essere davvero convincente,quando voleva. E inoltre aveva appena comprato un adorabile vestitino azzurro e non vedeva l’ora di metterlo,quindi in realtà la sua migliore amica non si era dovuta sforzare troppo per convincerla.
La sua idea,però,era quella di bere un drink,al massimo due e di tornare a casa;di certo non aveva programmato di bere a schifo e di andare a letto alle tre e mezza del mattino.
Il risultato,però,era che stava correndo come una deficiente, con un mal di testa degno delle migliori rockstar mondiali e un aspetto da zombie;a nulla era servito il suo tentativo di coprire le occhiaie con del correttore e così,innervosita,non si era truccata per niente.
A ripensarci,non era stata una grandiosa idea,pensò Sophie mentre si guardava con rassegnazione nel finestrino di un auto.
Non che si stesse recando ad un colloquio di lavoro per il posto da modella o qualcosa del genere,ma nel tempo aveva imparato che un bel faccino ed un bel corpo potevano fare la differenza nelle occasioni più disparate.
Rassegnata a tornare a casa senza niente di buono in mano,suonò il citofono dell’elegante palazzo nel quale la stavano aspettando;gli aprirono la porta senza nemmeno chiedere chi fosse e lei salì le scale il più velocemente possibile,maledicendosi per aver sempre preferito sigarette e dolci a delle sedute in palestra.
Ansimante arrivò davanti ad una porta enorme in mogano,allo stipite della quale la aspettava una bellissima ragazza dai capelli e occhi scuri,che non appena la vide le rivolse un caloroso sorriso: Sophie non potè fare a meno di sorriderle a sua volta,vergognandosi immediatamente del respiro ansimante che solo tre rampe di scale erano riuscite a procurarle.
“Buongiorno,signorina Fanning.Io sono Celine.”La accolse,sorridendo di nuovo. “Entri pure,la stavo aspettando.” A Sophie ispirò una spontanea simpatia,solo per il fatto che non aveva guardato storto le sue Doctor Martens bucate e bagnate fradice o i suoi capelli decisamente simili ad una criniera di cavallo e le stesse infradiciando il tappetino che,ne era sicura,doveva essere costato un occhio della testa.
“Mi scusi per il ritardo,davvero.Non succederà più.” Mormorò la bionda,cercando di suonare convincente almeno alle sue stesse orecchie:se ci fosse stata Mel,o qualsiasi altra persona che l’avesse frequentata almeno due volte,sarebbe scoppiata a ridere di fronte a questa sua affermazione.Chiedere a Sophie di arrivare puntuale era come chiedere a Miley Cyrus di vestirsi decentemente,una buona volta.
 
La bionda stava cercando una buona scusa per il suo mostruoso ritardo ma,entrando,rimase a bocca aperta.
L’ufficio nel quale si trovavano era meraviglioso;ogni cosa era abbinata perfettamente alle altre,perfino la ragazza che l’aveva accolta,oltre a sembrare appena uscita da una rivista di moda,sembrava vestita in modo tale da intonarsi perfettamente con l’ambiente. L’immensa finestra dalla quale si scorgeva tutta Londra,con tanto di London Eye in primo piano,la fece innamorare perdutamente di quel posto;pensò che avrebbe potuto scattare una foto degna dei migliori concorsi fotografici del mondo,da quella finestra.
 
“Oh non preoccuparti,anche io ho qualche problema con la sveglia al Lunedì mattina.”Rispose la mora,passando velocemente da un lei molto formale ad un tu informale,decisamente più consono alla loro vicinanza di età.
“Magari fosse solo il Lunedì mattina.” Rise Sophie,sedendosi su una poltrona di fronte alla ragazza,sentendosi subito meno nervosa;certo i suoi capelli erano ancora un disastro,e aveva i pantaloni così appiccicati al sedere che prevedeva già che andare in bagno sarebbe stato un inferno,ma perlomeno aveva di fronte a sé una ragazza davvero gentile,e non lo scorbutico sessantenne con cui si era immaginata di dover parlare.
“Vorrà dire che farò in modo che i tuoi servizi saranno sempre dopo le undici di mattina.”A quelle parole,Sophie rischiò seriamente di strozzarsi con la sua stessa saliva,altro suo talento che era migliorato con gli anni;cercando di darsi un contegno,però,si limitò a strabuzzare gli occhi e a rivolgere a Celine una domanda sconcertata.
“I miei servizi?”Ripetè,boccheggiando.
“Sì,i tuoi servizi. Sempre che tu accetti di lavorare per noi.”
 
Se solo avesse potuto Sophie si sarebbe alzata in piedi e avrebbe ballato la Danza della Felicità per almeno un’ora di seguito;ma supponeva,anche se con rammarico,che la mora davanti a lei avrebbe trovato quantomeno strano il balletto che lei e Melanie avevano inventato qualche anno prima e che improvvisavano ogni volta che ad una delle due accadeva qualcosa di  particolarmente bello. Mentalmente,promise a se stessa che si sarebbe contenuta fino a quando non sarebbe arrivata a casa e avrebbe potuto lanciarsi in una danza sfrenata insieme alla sua migliore amica.Nel frattempo decise di cercare di capire per quale diavolo di motivo per una volta in vita sua,qualcosa le stava andando bene.
 
“Questo vuol dire che..i miei scatti sono piaciuti?”Chiese incredula.
Aveva passato ore ed ore delle sue nottate a scegliere le fotografie da mandare all’agenzia,ma nessuna le sembrava all’altezza:improvvisamente scatti che erano sempre stati i suoi preferiti erano diventati banali,e perfino brutti. Alla fine,dopo aver stressato notevolmente famigliari ed amici,arrivando anche a chiedere un consiglio ad una signora incontrata per strada,perché a sua detta “ci vuole oggettività”,ne aveva mandate dieci. Ovviamente,per tutti i giorni successivi si era pentita mille volte e aveva cambiato idea altrettante;ora,però,non poteva credere che gli scatti di una ragazzina di 19 anni potessero essere piaciuti ad un’agenzia del genere.
“Piaciuti?Ci siamo innamorati dei tuoi scatti,letteralmente.”Rispose Celine entusiasta. “Se mi aspetti un secondo ti vado a prendere il contratto.Intanto pensa se ti va di accettare.”
Non appena la ragazza chiuse la porta dietro di sé,Sophie lasciò il suo viso libero di reagire come avrebbe dovuto:un grande sorriso prese spazio e si mangiò le guance,tanto era grosso. Si aspettava,ad ogni modo,che da un momento all’altro arrivasse qualcuno e gli dicesse che si erano sbagliati,non erano le sue fotografie che avevano guardato,le gettasse un’occhiata di compassione e dicesse “ci dispiace molto ma devi tornare a casa.”
Perciò guardò la porta con aria timorosa per cinque minuti buoni,terrorizzata di scoprire che anche questa volta aveva fallito.
L’unica persona che entrò,però,fu semplicemente Celine,tornata con dei fogli ed una penna,sempre con quel sorriso rassicurante stampato in volto.
“Allora,accetti?” Chiese nuovamente,nonostante il volto raggiante della bionda non lasciasse molto spazio a dubbi.
“Cazzo,sì!”Esclamò a piena voce,letteralmente strappando dalle mani della sua nuova datrice di lavoro la penna. “Cioè,si certo,mi piacerebbe molto.”Borbottò poi,cercando di riprendersi dall’ennesima figuraccia.
Celine si limitò a sorridere dolcemente,intenerita dalla spontaneità di Sophie;parlottarono ancora alcuni minuti,nei quali si accordarono sul primo lavoro della giovane,la settimana successiva e sullo stipendio,cose che le sembrarono del tutto futili e di secondo piano,rispetto alla possibilità di lavorare facendo ciò che le piaceva di più al mondo.
Quando arrivò il momento di salutarsi,la ragazza non riuscì a trattenersi e si lanciò verso Celine soffocandola con un abbraccio che definire caloroso sarebbe stato un eufemismo: le ripetè circa mille volte “grazie”,arrivando a suonare patetica perfino alle sue stesse orecchie e poi,chiudendosi la porta alle spalle,si lanciò per le scale,presa da una felicità che non ricordava di provare da tempo.
 
Per tutta la strada verso casa continuò a rileggersi nella mente le parole del suo primo contratto di lavoro,e cercò di decidere in che modo avrebbe annunciato la notizia a Melanie:si era preparata un bel discorsetto ma,non appena la sua amica le aprì la porta di casa,con un volto incerta,pronta a consolarla nel caso di un fallimento o a fare festa nel caso di vittoria,non riuscì a trattenersi.
“Mi hanno preso,Mel,mi hanno preso,ci credi?” Urlò.
Non riuscì nemmeno a finire la frase che la ragazza di fronte a sé si lanciò nella Danza della Felicità,con tanto di urletti e sproloqui decisamente poco fini su come “cazzo io lo sapevo,porca puttana,che eri troppo brava,non potevano non prenderti quegli stronzetti!”
 
Mentre Sophie raccontava per filo e per segno alla rossa come era andata quel pomeriggio,non potè fare a meno di sentirsi molto,molto fortunata per la seconda volta nella giornata;guardando gli occhi verdi spalancati della sua amica,sentendo i suoi assurdi urletti e vedendola sinceramente al colmo della felicità per lei,capì che non ce l’avrebbe mai fatta senza Melanie al suo fianco. Era davvero l’amica più sincera e speciale che avrebbe mai potuto trovare.
 
Trascorsero la serata insieme,mangiarono una pizza bagnata a causa della pioggia che il portapizze doveva aver incontrato nella via,videro un film strappalacrime al termine del quale si ritrovarono in lacrime e si sentirono molto due casalinghe disperate:a mezzanotte in punto,decisero di andare a dormire e,come facevano spesso da quando vivevano insieme,si misero nello stesso letto.
Melanie sapeva che Sophie aveva sin da piccola una paura matta del buio,e che per questo di notte spesso non riusciva a dormire,e così,senza dirle nulla,aveva preso l’abitudine di mettersi accanto a lei che,chissà poi perché,in questo modo si sentiva protetta e dormiva come un angioletto.
 
“Oggi ha chiamato James,di nuovo.”Sogghignò Melanie,dicendo a se stessa che,dopo una giornata all’insegna della felicità,poteva permettersi di prenderla in giro sull’argomento che più la mandava in bestia ultimamente.
“Dio,Mel. Ti giuro che non riesco a capire perché ho accettato di uscirci. Dire che è assillante è un complimento!”Esclamò infatti Sophie esasperata.
“Lo sai benissimo perché ci sei uscita. E’ colpa della tua fissazione per il nome James,che deriva dall’indigestione di libri di Harry Potter che hai fatto negli ultimi quindici anni. Io te lo avevo detto che era stupido uscire insieme a lui solo perché a 8 anni hai deciso che tuo marito si sarebbe chiamato James,ma tu non mi hai dato ascolto!” Sogghignò allora la rossa in risposta:era decisamente tipico di Sophie fare una cosa del genere,totalmente insensata,senza pensare alle conseguenze future.
“Bè se avessi saputo che dopo l’appuntamento più noioso della storia mi avrebbe chiamato almeno dieci volte al giorno per le successive due settimane,non ci sarei mai uscita,fidati. Nemmeno se si fosse chiamato Potter,di cognome.” Esclamò nuovamente la bionda,facendo ridere la sua amica,da sempre molto divertita dalla sua fissazione per ogni cosa che riguardasse la saga di Harry Potter,fissazione del resto in parte condivisa anche da lei stessa.
“In ogni caso,Soph, sul serio dovresti uscire con un ragazzo,seriamente.Ormai è passato un anno,dovresti provare a superare..” Iniziò incerta Melanie,osservando accuratamente la reazione nel viso della sua amica,per scoprire su di esso eventuali tracce di tristezza o rabbia.
“Mel,lo sai,ora come ora non mi va. Magari domani incontro l’uomo della mia vita e avrò di nuovo voglia di uscire con qualcuno perché mi piace sul serio e non perché ha lo stesso nome del mio personaggio letterario preferito. Ma per ora,la categoria uomini è solo un ammasso di stronzi traditori,per me.” Mormorò lei,leggermente dimessa rispetto al suo solito carattere dirompente,ma assolutamente decisa.
Melanie sorrise,accoccolandosi sul letto e chiudendo gli occhi.
“Allora dormi,mostriciattolo,che devi essere bella per domani.”
“Perché?”
“Bè,l’hai detto tu no?Potresti incontrare l’uomo della tua vita!”Esclamò contenta. “Me lo immagino già,moro,tenebroso e pieno di tatuaggi,un tipino da presentare ai genitori,proprio.” Continuò poi,descrivendo esattamente il modello di bellezza ideale di Sophie.
“Zitta,Mel,che in quanti a gusti pessimi sei imbattibile.”Così venne liquidata,con un sorriso dolce ed un bacio sulla guancia.
 
Sophie,come aveva già detto alla sua amica,non aveva alcun interesse nell’incontrare un ragazzo,non si sentiva pronta:pensò che,probabilmente,si sarebbe ritrovata a cinquant’anni single e disperata,ancora ferita dalla sua ultima relazione.
Chiuse gli occhi,sospirando e dopo cinque minuti si addormentò.
Non sapeva ancora cosa il destino aveva riservato per lei.
 



 
EHIII,SALVE!
Piacere,io sono Chiara,e sono un po' spaventata e un po' emozionata
all'idea di scrivere questa storia su questo sito,perchè ci tengo tanto!
Duuunque spero che qualcuno la legga e mi faccia sapere cosa ne pensa,sarei davvero felice :D

In questo primo capitolo,che funge anch un po' da prologo conosciamo Sophie,
una dolcissima ragazza un po' casinista ma -spero-simpatica,
che ottiene il lavoro della sua vita.Conosciamo anche Mel,molto meno casinista e anche meno dolce,
ma a suo modo tenera e sicuramente divertente..
sì,non ci sono i 1D,ma prometto che compariranno presto,giuro!

Vi saluto a tutti e tutte,vi voglio già bene,
Chiara



 
  
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