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Autore: Martyx1988    24/07/2008    2 recensioni
Un giovane elfo mandato a sorvegliare le azioni del sovrintendente, una ragazza allontanata da ciò che amava di più, costretta a mettere le sue doti di guerriera al servizio della Terra di Mezzo, in attesa del ritorno del Re e del suo principe...
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Denethor, Faramir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Verso la guerra


Fuori dal Dimholt regnava un'atmosfera surreale. Il cielo grigio e denso di nubi lasciava a stento passare qualche timido raggio di sole in lontananza. Il silenzio era tetro e lugubre, molto simile a quello della montagna. La via è chiusa. Fu creata da coloro che sono morti, e i morti la custodiscono. La via è chiusa. Così citavano i pitogrammi sopra l'entrata. Eppure ce l'avevano fatta e ora Gimli il nano, Aragorn e Legolas potevano respirare nuovamente aria fresca. La loro però era l'unica presenza in quella landa desolata. I morti non avevano risposto alla chiamata del re, avrebbero continuato a vivere da maledetti per l'eternità. Aragorn cadde a terra sconsolato, portandosi una mano al petto, sul monile ormai sempre meno luminoso. La speranza stava morendo insieme a lei, insieme alla Terra di Mezzo. La gentile mano di Legolas si appoggiò sulla spalla dell'uomo, mentre gli occhi dell'elfo presero a scrutare l'orizzonte.
La guerra imperversava a Minas Tirith, tutti coloro che potevano combattere avevano imbracciato le armi per difendere l'ultimo avamposto degli uomini contro Mordor. Centinaia di migliaia di orchi contro qualche migliaio di uomini, forse meno. Tra loro anche un elfo stava rischiando la vita per tenere alta la speranza. L'ultimo avamposto, l'ultimo baluardo. Forse non sarebbe giunto in tempo per vederla ancora viva, per vederla combattere come la prima volta.

Caras Galadhon era in fermento come non lo era mai stata. Dama Galadriel e Sire Celeborn avevano invitato per l'occasioni illustri ospiti da tutti i reami elfici della Terra di Mezzo. Elrond di Granburrone coi suoi figli, tra cui spiccava per grazia e bellezza Arwen Undomièl, Thranduil signore del Bosco Atro e il suo primogenito Legolas, il più impaziente, e Gandalf il Grigio, presenza inaspettata ma gradita. L'occasione era stata una speciale dimostrazione di due giovani guerrieri addestrati a Lothlorien, i migliori secondo Haldir, il loro comandante. A loro sarebbero stati affidati importanti compiti, in relazione alla pericolosa situazione in cui versava la Terra di Mezzo. Sauron stava risorgendo, Barad-dur era stata quasi interamente ricostruita, l'anello stava chiamando il suo signore. Le terre più in pericolo erano quelle degli uomini, confinanti con Mordor, dimora dell'Oscuro Signore, Gondor specialmente. Caduta Minas Tirith, la sua capitale, sarebbe caduta la Terra di Mezzo. Uno di quei due guerrieri sarebbe stato inviato in quella città, per proteggerne la caduta dall'interno, per mano di Denethor, il sovrintendente. L'altro sarebbe partito alla ricerca della creatura chiamata Gollum, colui che per più tempo aveva tenuto l'anello per se e ne era stato logorato.
Un elfo si fece largo tra gli ospiti, seduti in cerchio intorno all'arena dove si sarebbe svolto il combattimento, ed entrò in essa per annunciare gli sfidanti, che atterrarono elegantemente sul campo, vestiti di una semplice camicia smanicata e di un paio di pantaloni corti al ginocchio, nulla ai piedi, una maschera a coprire gli occhi. I capelli castani di uno erano intrecciati sulla nuca, quelli biondi dell'altro raccolti in una semplice coda. Unica regola del combattimento: non uccidere l'avversario.
Al segnale dell'elfo, i due sfidanti iniziarono a studiarsi, occhi negli occhi, poi il biondo prese l'iniziativa ed estratto un pugnale dalla cintura dei pantaloni attaccò l'avversario, che però fu lesto a parare anch'esso con un pugnale e a contrattaccare. I due diedero inizio ad uno spettacolo mai visto, la loro bravura era superiore a quella di qualsiasi altro guerriero vivente, si schivavano, paravano e attaccavano con ordine, armonia e forza allo stesso tempo. Tutti i presenti espressero la loro meraviglia nel vedere la bravura di entrambi, eccetto il principe Legolas e Haldir, i cui occhi erano solo per il combattente moro. Probabilmente nessuno se ne era accorto, ma quel guerriero combatteva in modo diverso dall'avversario. Il biondo era un freddo calcolatore, razionale e preciso, mentre il moro ci metteva sentimento, qualcosa che nel mondo elfico era poco conosciuto e che entrambi gli spettatori avevano imparato a conoscere in quel guerriero.
In breve, il biondo venne immobilizzato a terra dall'avversario, disarmato e col pugnale puntato alla gola. Il respiro di entrambi era affannoso, ma negli occhi c'era ancora voglia di combattere. L'elfo arbitro del combattimento lo dichiarò sconfitto, annunciando quindi la vittoria dello sfidante dai capelli castani, che subito venne portato al cospetti di Dama Galadriel e degli altri ospiti illustri. La signora di Lorien si alzò in piedi ed invitò il vincitore a togliersi la maschera. Eseguì l'ordine, seppur con riluttanza, scoprendo così il suo viso di donna e le sue fattezze di Mezzelfo. All'inizio lo stupore pervase gli spettatori, ma l'oggettiva bravura della fanciulla, elogiata anche dalla loro signora, mise a tacere qualsiasi maldicenza su di lei.
"Tuttavia ho ancora una curiosità da soddisfare" continuò Galadriel, guardando intensamente la ragazza "Cosa ha portato il fedele Haldir a trasgredire la regola e ad insegnare l'arte del combattimento ad un Mezzelfo?" lo sguardo della donna si posò sul suo ufficiale, che fu però anticipato da Legolas.
"E' stata una nostra richiesta speciale" spiegò il principe "Dopo aver visto la predisposizione di Elanor per il combattimento in un attacco di Orchetti, durante il quale ha prontamente salvato la vita a me e re Thranduir mio padre, ci siamo rivolti al generale Haldir affinchè la prendesse sotto la sua custodia"
"E Haldir ha sfruttato appieno le sue potenzialità, oserei dire" intervenne Gandalf, alzandosi dal suo seggio con l'aiuto del suo bastone "Da quanto ha messo in mostra sotto i nostri occhi, ha imparato molto bene a combattere, quasi avesse imparato segreti di cui nessuno era mai venuto a conoscenza"
Gli occhi di Elanor volarono subito al suo maestro, concentrato ad osservare ogni mossa e a sentire ogni parola dello stregone.
"Indubbiamente sei diventata l'allieva prediletta del tuo maestro, Elanor" continuò il vecchio.
"Io...ho solo cercato di mettere a frutto i suoi insegnamenti" cercò di giustificarsi.
"E lo hai fatto egregiamente, direi" continuò Gandalf "Più che egregiamente"
Elanor sembrava quasi spaventata dalle parole dello stregone e lentamente si stava allontanando dal suo interlocutore, quando una mano le si poggiò sulla schiena. Legolas, vedendo il suo smarrimento, era entrato nell'arena.
"Propongo che Elanor sia mandata a Gondor. Sebbene a lei spetti il compito di rintracciare Gollum, sono convinto che il suo essere Mezzelfo potrebbe andare a nostro vantaggio" parlò nuovamente Gandalf, ma un "NO" secco da parte di Haldir interruppe il suo discorso.
"Per quale motivo ti opponi a questa proposta, Haldir? Dopotutto, le verrebbe affidata la mansione meno pericolosa" domandò Celeborn, incuriosito dalla reazione del suo soldato.
Haldir non rispose subito, il suo sguardo viaggiò più volte da Elanor a Gandalf al suo re, prima che decidesse di dire qualcosa.
"Elanor è stata addestrata in maniera diversa, si è visto. Ha caratteristiche diverse di combattimento rispetto agli altri giovani elfi, la sua parte umana le conferisce caratteristiche peculiari che la rendono una guerriera unica nel suo genere. Si è dimostrata un'allieva speciale ma non solo per questo ho preso a cuore il suo destino. Sono infatti orgoglioso di essere anche il padre di questa fanciulla che avete davanti, un padre che l'ha destinata ad essere considerata inferiore per tutta la durata della sua vita, che l'ha abbandonata e rinnegata in quanto per metà di razza umana, ma che comunque l'ha sempre amata ed è stato fiero di vedere nascere in lei un guerriero quale adesso è. Mi oppongo alla proposta di Gandalf il Grigio con la semplice motivazione che, ora che ho ritrovato mia figlia, non la voglio perdere di nuovo"
Il silenzio calò tra gli elfi di Lorien, stupiti dalla rivelazione del loro ufficiale, la cui risolutezza però non vacillò mai di fronte a quel silenzio. Solo un singhiozzo riuscì a romperlo, un pianto umano proveniente da colei che in parte umana era e che per questo era stata misconosciuta da un padre che anni dopo le aveva fatto da mentore tenendo nascosta la sua identità.
Elanor corse via dall'arena ad una velocità considerevole, seguita a ruota dal principe Legolas. l'unico che l'avesse veramente apprezzata per quello che era.

Un ventata d'aria gelida, più fredda della sua glaciale pelle di elfo, gli sfiorò il collo e lo costrinse a voltarsi. La figura opaca del re dei Morti era lì, dietro di loro, in attesa.
"Aragorn..." chiamò semplicemente l'elfo, senza distogliere mai lo sguardo dalla possente armata del Dimholt. L'uomo si voltò anch'esso, per poi alzarsi velocemente davanti a ciò che vide. Si avvicinò persino Gimli, pur mantenendo salda la presa sull'ascia.
"Avete scelto" disse Aragorn, con la speranza che cresceva nel cuore.
"Non ancora. Devi assicurarci che manterrai il giuramento" biascicò il re dei Morti.
"Avete la mia parola di re. Qualsiasi sia l'esito della battaglia alle porte di Gondor, alla fine di essa voi sarete liberi"
"Molto bene, Aragorn figlio di Arathorn, il mio esercito è ai tuoi ordini"
L'uomo si inchinò in segno di gratitudine, imitato in parte da Gimli e da Legolas. Il cuore dell'elfo era nuovamente ricolmo di speranza, forse non era tutto perduto e si poteva arrivare in tempo per salvare Minas Tirith. I moli di Umbar attendevano i tre compagni e la loro armata. Lì avrebbero trovato le navi dei pirati pronti a partire per combattere contro gli uomini, le avrebbero prese e con esse sarebbero giunti a Gondor via fiume, per poi combattere lungo tutto il Pelennor fino alle mura della città. Il regno degli uomini avrebbe avuto ancora qualche giorno di vita, avrebbe retto come ultimo baluardo dei popoli ribellatisi al male, sarebbe stata il punto di partenza per l'esercito diretto verso l'ultima battaglia alle porte del Nero Cancello.

La battaglia imperversava, gli orchi si riversavano sulle mura come l'edera, inarrestabili e interminabili, aiutati dai Nazgul, seminatori di terrore dall'alto delle loro cavalcature nere. I soldati all'ultima cerchia, stanchi di assistere al massacro dei loro compagni, avevano insistito per andare a combattere al loro fianco ed Elanor aveva accettato, lasciando ai loro posti solo i soldati più giovani. Ora anche lei combatteva, lancia in mano e capelli al vento, si abbatteva sugli avversari come una furia, urlando la sua rabbia al cielo nero. La notte stava calando sul Pelennor, di Rohan nessun segno. Le mura resistevano, ma il cancello sarebbe presto crollato sotto i colpi dell'ariete, Grond.
Gandalf ordinò la ritirata dentro la seconda cerchia, lasciando agli orchetti la possibilità di dilagare all'interno della prima. Le porte delle mura si chiusero dietro le spalle di Elanor, rimasta in fondo per proteggere la fuga ai soldati.
"Quanto resisteremo?" domandò la fanciulla mentre riprendeva fiato.
"Non lo so, forse è meglio non pensarci. Disponi le truppe lungo la cerchia, noi continueremo comunque a contrastarli"
Elanor stava per impartire gli ordini quando la voce di Pipino giunse alle fini orecchie di entrambi.
"Gandalf! Denethor è uscito di senno! Sta bruciando vivo Faramir!"
L'elfo e lo stregone si guardarono allarmati.
"Precedici al mausoleo dei re e dei sovrintendenti, io impartisco gli ordini e vi raggiungo" ordinò Gandalf, facendo salire Pipino in groppa a Ombromanto e iniziando a percorrere il perimetro delle mura.
Elanor non se lo fece ripetere e, montata su Uthièl, prese la strada verso il palazzo.
   
 
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