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Autore: Black Iris    06/05/2014    0 recensioni
una guerra antica e i suoi guerrieri che cercano di vincerla. gli angeli di Michele contro quelli di Lucifero. un angelo in particolare sopravvisuto alla battaglia.
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era troppo caos per focalizzare bene dove si trovasse. Sentiva le tempie pulsare forte e gli bruciavano gli occhi. Si mise le mani nelle orecchie col vano tentativo di bloccare il rumore. Provò ad alzarsi ma un forte dolore alla schiena lo mise in ginocchio facendolo gridare. Sentiva le mani umide e allora si vide i palmi; erano intrisi di sangue. Alzò lo sguardo per capire dove fosse e si accorse di essere in una pozza di sangue bordeaux. Realizzò che fosse il sangue dei suoi compagni, che non era riuscito a salvare in quella dannata guerra. Si sentiva furioso impotente. Si alzò tremando e si guardò intorno alla ricerca della fonte del forte rumore e dolore che percepiva scorrergli nelle ossa, ma non c’era nessuno. Ma allora da dove veniva il rumore? Sentì di nuovo quella fitta di dolore sulla schiena e non capiva cosa fosse. Poi vide quell’immagine sconvolgente delle sue ali spennate e rotte, piene di graffi e ferite che erano più profonde di quanto sembrava. Sentì il cuore in gola, e quasi smise di respirare.
Sia alzò provando ad ignorare il male che sentiva in corpo e partì alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse.
Camminò per ore senza trovare nessuno, solo cadaveri e armi per terra. Il braccio con cui reggeva la spada, era rotto o in qualunque modo non gli sarebbe potuta essere utile. Vide uno scudo non molto lontano dai suoi piedi. Ci si avvicinò e si specchiò in quello che doveva essere lo scudo di un angelo importante. Non sembrava neanche più lontanamente quello di prima, aveva il labbro e il naso rotto e un occhio viola, il resto del viso poi, era tutto graffiato e sporco.
Si sentì stupido. Quando volle combattere non la immaginava così cruenta la guerra e neanche così brutale. Tutto ciò che sapeva del combattimento lo doveva alle lezioni che riceveva in casa. Tra tutti gli allievi che c’erano, però era lui il più bravo, non per niente era l’unico sopravvissuto della battaglia (anche se questo lui non poteva saperlo). Era stato colpevole di superbia, credeva di essere capace quando in realtà non aveva la minima idea di che cosa significasse trovarsi tra le fila di Michele.
Raccolse lo scudo con cui sperava di difendersi da eventuali pericoli. La spada, non era capace di usarla con sinistra. Camminò ancora per molto tra i corpi esanimi di coloro con cui la sera prima, rideva e scherzava, ripetendosi più volte nella mente i loro nomi e chiedendo perdono. Faceva fatica a riconoscerli, neanche i loro volti erano più come prima. Alcuni avevano gli occhi aperti e sembrava che ti stessero ancora guardando, altri si riconoscevano bene, tanto che era difficile pensare che fossero davvero morti. Tra quei corpi non ne trovò tanti di quelli a cui si era affezionato, o forse lo fece, ma erano troppo sfigurati per dirlo.
Non trovò nessuno per miglia e miglia finché non si accasciò stanco su alcune rocce e cercò di chiudere gli occhi visto che era troppo stanco per continuare. Il rumore, che sembrava essersi affievolito, aumentò d’improvviso prendendo l’angelo di sorpresa mentre stava per addormentarsi. Sembrava come se tante unghie stessero graffiando su una lavagna e contemporaneamente si sentivano della grida incorporee che prima non aveva percepito. Si mise sull’attenti e provò a nascondersi dietro ad uno di quei massi ipotizzando che ciò che facesse il rumore si stesse avvicinando. Alzò gli occhi al cielo per una preghiera e vide il paradiso. Era lontano e brillava poco. Non pregò in niente, non ce la fece, rimase incantato, da ciò che c’era in cielo. Ai suoi occhi il paradiso non era mai stato così bello e lontano, troppo lontano per essere raggiunto.
Così come il rumore aveva aumentato era svanito nel nulla e l’angelo si ritrovò circondato da un silenzio troppo innaturale. Si alzò e se ne andò via, lì non si sentiva più al sicuro.
Smise di contare il tempo e camminò per un certo periodo che neppure lui sapeva quanto lungo fosse. Non si fermò a riposare, perché era certo di trovarsi vicino ad accampamento, ma il dolore alle ali non gli dava tregua. Barcollò e gli girò la testa. Cadde in ginocchio sentendo quell’inquietante rumore avvicinarsi, ma non aveva più la forza di proseguire.
Sentì il rumore avvolgerlo di nuovo e percepì una presenza dietro di lui. Non riuscì a voltarsi per vedere che cosa lo avesse seguito. Lo scudo gli cadde. Sgranò gli occhi. Abbassò la testa e  vide un braccio che gli usciva dal petto. Non urlò, nonostante qualcosa gli volesse prendere letteralmente il cuore e cadde a terra in un’amara pozza di sangue. Il suo ultimo pensiero fu “sono morto…”.  

  
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