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Autore: Bloodwriter98    06/05/2014    4 recensioni
Logan ha diciassette anni. Figlio di un'importante famiglia di Elythra, è destinato a diventare guardiano di uno dei quattro elementi.
Eve, invece, è una ragazza umana di diciassette anni che ama stare da sola e non ha amici.
Quando questi due ragazzi, apparentemente molto diversi, si ritroveranno catapultati in un altro mondo nel quale saranno costretti a lottare per sopravvivere, si accorgeranno di avere molte più cose in comune di quante credevano.
Dal testo:
Mi guardò negli occhi sorridendo teneramente.
-Non sei ciò che gli altri dicono tu sia, ma ciò che scegli di essere-
Nonostante il momento critico non potei fare a meno di sorridere.
-E queste frasi sagge dove l'hai lette, su internet?-
Lui scoppiò a ridere.
-Sai, a volte so essere molto poetico - rispose facendo un sorriso sornione.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20 - I'm E.V.D.
 
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Logan
 
Lasciammo la via principale e ci addentrammo nella parte di Elythra completamente distrutta.
Erano sette anni che non ci tornavo più e adesso, in nemmeno due settimane, c’ero stato ben tre volte.
Tutt’intorno a noi regnava un silenzio che faceva accapponare la pelle e l’unico rumore che si sentiva era il vento che faceva sbattere le imposte, ormai completamente rotte, delle case e sollevava la polvere dei detriti.
-Cosa è successo qui? – chiese Eve guardandosi intorno mentre il cavallo avanzava a passo lento.
Sentivo le sue mani attorno alla vita che tremavano, come se sapesse già la risposta ma avrebbe voluto una smentita.
-E’ stato Vins – dissi dando voce hai suoi pensieri – Quando se ne è andato ha aperto un portale e il Signore Oscuro è entrato a Elythra –
Feci un respiro guardando davanti a me con gli occhi vacui.
Ricordavo fin troppo bene quel giorno, le urla, la gente che scappava, mio padre che mi chiudeva a chiave nella mia stanza e la colonna di fumo nera che si alzava dalle case e che si riusciva a vedere dalla mia finestra.
-Poi, però, alla fine, se ne è andato senza fare niente – continuai – Gli anziani credevano di essere stati in grado di resistergli ma è stato lui che li ha lasciati vincere –
-Lo so – ammise lei poggiando la testa contro la mia schiena – Me lo ha detto  –
Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio.
Non potevo far altro che chiedermi cosa sarebbe successo, quando Vins avrebbe saputo la verità su Eve, l’avrebbe uccisa lo stesso? Certo che no, tutte le volte che mi aveva parlato di sua sorella, avevo sempre visto quanto l’amasse e quanto lo tormentasse il pensiero che non ci fosse più. Se però il pericolo fratello pazzo era scampato, non poteva che sorgerne un altro.
Cosa avrebbero fatto gli anziani se lo avessero saputo? Sicuramente non ci sarebbero passati sopra come se niente fosse.
Mi passai una mano sugli occhi sospirando, eravamo arrivati alla villa dei Van Damme.
Scesi da cavallo e aprii il cancello in ferro battuto spingendo l’animale dentro.
-Sembra che tu gli piaccia – dissi guardando Eve di traverso mentre affondava le mani nella sella cercando di non cadere – Sarebbe un bel problema se fosse il contrario, è tuo –
-Mio? – ripeté alzando un sopracciglio.
-Era di tuo padre – spiegai tirando l’animale per le briglie – E, visto che Vincent non è qui, suppongo sia tuo –
Lo legai contro il tronco di un albero che era rimasto ancora in piedi e l’aiutai a scendere.
Questa volta però non entrammo per niente, Eve rimase a guardare incantata la facciata della casa mentre io tracciavo le linee sul viottolo di marmo per aprire un portale.
Feci un passo indietro guardandolo di traverso, di solito i portali venivano aperti contro delle pareti ma non l’avevo visto mai disegnato a terra.
Sarebbe stato, letteralmente, come cadere nel vuoto.
-Hai mai oltrepassato un portale senza sapere di preciso dove andare? – chiese lei guardando scettica il buco nero.
-No – ammisi stirando le labbra – Ma c’è sempre una prima volta –
Allungai la mano prendendo la sua.
-  E se non dovesse funzionare? – ricominciò ma non le lasciai il tempo di finire.
Feci un passo avanti cadendo nel vuoto trascinandomela dietro.
 
Strizzai gli occhi per abituarmi alla luce.
Ci trovavamo in una stanza molto ampia illuminata da un’unica enorme finestra che si apriva su un piccolo balconcino di pietra.
Accanto alla finestra c’era un grande letto a baldacchino con le lenzuola bianche e una marea di cuscini, conoscevo fin troppo bene quell’abitudine.
Rimasi a guardarli come se non potessi credere che ci fossero davvero.
Spostai lo sguardo sul comò accanto a me quando lo vidi, lo stesso medaglione che portava Eve, solo con un monogramma diverso.
V.V.D.
-Ha funzionato … - dissi con un sussurrò – Ha funzionato davvero –
Eve mi afferrò per un braccio e mi trascinò contro una parete alzando un muro di fronte a noi.
-Cosa … -cercai di dire ma mi bloccai quando vidi la porta della stanza aprirsi, e rimasi di sasso.
Era davvero lui, dopo sette anni. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’avevo visto.
Ora aveva i capelli leggermente più corti e si era alzato di parecchi centimetri.
Il viso era leggermente scavato e i lineamenti più marciati, sembrava stanco e le occhiaie nere che gli circondavano gli occhi lo facevano sembrare più adulto.
Avanzai un passo in avanti poggiando una mano sul muro, non potevo credere che fosse lì.
Aveva i capelli bagnati che gli ricadevano sugli occhi e indossava una camicia di cotone nera con il colletto aperto, aveva i piedi scalzi ma sembrava che il contatto con il marmo freddo non gli desse fastidio.
Si lasciò cadere sul letto passandosi una mano sugli occhi e rimase a fissare per qualche secondo il punto in cui ci trovavamo.
Quando distolse lo sguardo, feci un sospiro di sollievo.
Sapevo che avrei dovuto fare qualcosa, ma cosa? Non riuscivo a far altro che stare lì a fissarlo e a paragonarlo con il vecchio Vincent, sembrava ancora lo stesso.
Aveva lo sguardo fisso davanti a se e, quando creò una piccola sfera, rigirandosela tra le dita, stirai le labbra in una specie di sorriso.
Quella era una delle tante abitudini che aveva sempre avuto ma, da piccolo, non era bravo come adesso.
Una volta, quando aveva undici anni, la sfera gli sfuggì dalle mani e ruppe la finestra dello studio di mio padre; ovviamente la mamma si prese la colpa dicendo che aveva lanciato un portapenne perché aveva visto un ragno, Vincent le fu sempre grato.
Ora, invece, faceva muovere la sfera con agilità, come se fosse stata un prolungamento del suo braccio.
Racchiuse la sfera tra le mani e, quando le riaprì, la divise in tante sfere più piccole tutte allineate, sembravano quasi … proiettili.
-Stai giù! – urlai a Eve buttandola a terra mentre i proiettili colpivano il muro facendolo andare in mille pezzi.
- Stai bene? – le chiesi ansioso ma la mia domanda fu interrotta da una risata.
-Non posso credere cha siate venuti – disse Vincent inclinando la testa di lato – E io che volevo fare un’entrata scenica – continuò con disappunto.
Lo ignorai completamente e tornai a guardare Eve ma lei aveva occhi solo per lui.
- Logan, Logan – riprese guardandoci divertito – Pensavi davvero che non mi sarei accorto di una trovata così balorda? – Sembrava quasi offeso.
-E così sei tu la famosa umana –
Eravamo come pietrificati mentre lui sembrava divertirsi.
- Sinceramente ti immaginavo più minacciosa – fece con una smorfia guardandola – In quanto a te – continuò voltando la testa verso di me – Non pensavo fossi così stupido da venire fin qui, con i sigilli, per giunta – aggiunse aggrottando le sopracciglia.
-Cosa ti fa credere che non siamo venuti per una visita di cortesia? – feci brusco ma lui scoppiò a ridere.
-Visita di cortesia? – ripeté in tono ironico – Beh, non è stata una grande idea –
Rimase a guardami con le testa inclinata e mi sentii afferrare per la gola e sbattere contro un muro.
-Vuoi uccidermi? Fallo – gli sputai in faccia quelle parole con quanto più odio avevo e lui si rabbuiò.
-Non potrei mai fare questo a Tia – rispose senza però lasciare la presa.
-Tanto dovrai farlo lo stesso, no? Quando te ne sei andato sapevi che un giorno sarebbe successo –
-Ma non pensavo che ti saresti fatto ammazzare così facilmente – disse sconvolto – Dio mio, Logan, sei un guardiano –
-Beh, non mai pensato che un giorno mi sarei dovuto difendere da te – dissi cercando di allentare inutilmente la presa alla gola.
-Beh – riprese lui cupo – Avresti dovuto, fratellino –
Strinse ancora la presa e annaspai sgranando gli occhi.
-Penso che, adesso che hai di nuovo tua sorella, non sia più così – dissi a denti stretti.
La presa di dissolse di colpo facendomi cadere a terra in ginocchio.
-Cosa?! – fece lui sgranando gli occhi.
Saltò giù dal letto e si avvicinò sconvolto.
-In fondo un po’ vi assomigliate – continuai massaggiandomi la gola e mettendomi a sedere.
Lui spostò lo sguardo su Eve, la sua espressione era un misto di incredulità e rimorso.
Quando lo sguardo gli cadde sul medaglione che portava al collo, lo vidi sbiancare.
-Eve … - disse allungando la mano in avanti quasi con paura che si trattasse di un sogno e potesse svanire da un momento all’altro.
Non l’avevo mai visto così vulnerabile.
-Dovete andarvene – disse riprendendosi – Subito –
Mi afferrò per un braccio tirandomi su.
-Cosa … perché? – chiesi incredulo, ci stava cacciando?
-Il Signore Oscuro potrebbe accorgersi della vostra presenza –  si avvicinò alla parte senza degnarci di uno sguardo e aprì un portale.
Fece un passo all’indietro facendomi cenno di andare.
-Mi farò vivo io – disse guardandoci triste.
Presi Eve per mano e varcammo il portale.
 
Ci ritrovammo nello stesso punto da cui eravamo partiti.
-Come va? – chiesi con uno smorfia guardandola.
Lei aggrottò le sopracciglia. – Scherzi? Mio fratello ha appena scoperto che, dopo diciassette anni che mi credeva morta, sono viva e vegeta e ha provato ad ucciderti, per il resto direi che è andata bene –
Scoppiai a ridere poggiando le labbra sulle sue.
-Sono contento che sia andata bene – le sussurrai all’orecchio sorridendo.
Sciolsi il cavallo e montai in sella. – Allora, signorina Van Damme, che ne direbbe se tornassimo all’istituto? Penso che gli altri si siano già alzati e, non trovandoci, siano andati fuori di testa –
Lei rise e prese la mano, che le tendevo, salendo dietro di me.
 
Entrammo dall’ingresso principale, facendo meno rumore possibile, e cominciammo a salire la scalinata principale che portava alle camere.
Camminavamo in punta di piedi quando una voce ci paralizzò.
-Dove diavolo eravate finiti ?! – urlò Ariana fuori di se.
Si avvicinò a grandi passi incenerendoci con lo sguardo.
-Quando io e Axel ci siamo svegliati e non vi abbiamo visto, ci è preso un colpo –
-Eravamo in missione “Fai sapere al fratello cattivo che vuole ucciderti che sei sua sorella e che quindi non può ucciderti” – buttai là alzando le spalle e sentii Eve sghignazzare.
Ariana invece diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
-Siete completamente impazziti?! Avrebbe potuto farvi del male se non peggio. Come diavolo vi è passato per la testa di andare nel palazzo del Signore Oscuro senza nessuna protezione e soprattutto da soli?!?! –
Noi rimanemmo a fissarla in silenzio.
Fece un respiro profondo calmandosi e ci rivolse un sorriso inquietante.
-Gli anziani hanno fatto una riunione d’urgenza, andiamo –
Girò sui tacchi e si incamminò verso lo studio di Aaron seguita a ruota da noi due.
Nello studio c’erano tutti e, quando entrammo, si girarono a fissarci.
-Bene, ora che ci siamo tutti possiamo iniziare – disse Aaron facendoci gesto di prendere posto.
-Si può sapere dove eravate? – chiese mio padre fulminandoci con lo sguardo mentre ci sedavamo.
- Eravamo usciti a cavallo – risposi con aria di sfida.
-Da soli? – continuò scettico.
-Ti crea problemi? –
-Non è il momento di litigare – si intromise Aaron cercando di calmare la situazione – Suvvia, Robert, sono giovani, lasciali divertire –
Mio padre sbuffò incrociando le braccia.
-Perché questa riunione? – cominciò Axel, aveva lo sguardo assonnato e sembrava essersi svegliato da poco.
-Il problema “Vincent” sta diventando sempre più pericoloso – rispose Miller – Le truppe del Signore Oscuro stanno continuando a forzare la barriera e primo a poi cederà –
-Cosa proponete di fare? – chiese Ariana mordendosi il labbro inferiore.
-Risolvere il problema alla radice – fece brusco mio padre.
Aaron sospirò. - Robert, ti prego –
-E cioè? – chiesi mettendomi dritto.
-Senza Vincent, il Signore Oscuro perderebbe tutto il suo potere, eliminandolo avremo qualche possibilità di resistere –
Mi paralizzai e sentii la sedia accanto a me stridere, Eve aveva gli occhi sbarrati e le unghie conficcate nell’imbottitura della sedia.
-Ti da fastidio la cosa? – fece mio padre con odio.
-Assolutamente – rispose lei fredda – Va tutto bene –
-Meglio così – riprese lui – Perché abbiamo intenzione di agire tra due giorni -
Gli altri guardiani ed io rimanemmo a bocca aperta.
-Proporrei di iniziare subito l’addestramento – propose sorridendo – Due giorni passano velocemente –
Venimmo congedati e mandati nelle nostre stanze a cambiarci mentre, gli anziani, rimasero nello studio, per discutere di come preparare l’attacco.
 
Non sapevo cosa fare, se toccarla o no.
Da quando ci eravamo ritrovati nel cortile per addestrarci, Eve non aveva detto una parola, aveva gli occhi ridotti a due fessure, puntati contro mio padre come se volesse incenerirlo e le mani strette a pugno, così forte, che le nocche erano diventate bianche.
- E’ un cretino – dissi per farle distogliere lo sguardo – Lo fa solo per irritarti –
-Hai sentito cosa ha detto – protestò lei.
Le presi le mani aprendogliele e fissando le ferite che aveva sui palmi.
-Sì, ma non devi farti del male per questo –
Lei scrollò le spalle.
-Ci siete tutti ?- fece Jacob alle nostre spalle, aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, e come dargli torto, non era mica lui che si stava addestrando per fare una missione suicida.
-Bene, non vedo l’ora di iniziare, questo sarà il primo allenamento a cui assisto e non vedo l’ora di vederti in azione – continuò rivolto ad Eve che fece un sorriso tirato – Anzi, perché non inizi tu? –
Lei roteò gli occhi e si incamminò verso il centro del cortile mentre io mi posizionavo di fronte a lei.
-Questa volta sarà un po’ diverso – disse mio padre facendomi spostare – Oggi vi allenerete contro di noi –
Sbiancai di colpo. – Cosa?! –
Potevo anche capire la cosa, ma non il fatto che mio padre combattesse con Eve, ci sarebbero andati giù in modo pesante.
-Non ribattere, Logan – mi richiamò lui – E poi ci saremo anche noi quando attaccheremo il palazzo del Signore Oscuro, quindi tanto vale che ci prepariamo –
Strinsi i denti e mi trascinai dietro Eve.
-Sta attenta – la ammonii quando le passai accanto.
-Oh, non mi farà del male – fece divertita.
-Non intendevo a lui –
Lei si morse il labbro inferiore annuendo e io mi allontanai di qualche passo, l’avevo vista all’opera e, anche se non ci andavo d’accordo, era pur sempre mio padre.
Prima che lei fosse pronta mio padre la colpì facendola finire a terra.
-Dovresti essere più attenta – fece creando un’altra sfera – I tuoi nemici cercheranno di prenderti di sorpresa –
Aveva ragione ma era stato comunque meschino e il fatto che sorridesse soddisfatto mentre lo diceva, non aiutava.
Eve si tirò su e mi padre la colpì più forte facendola andare a sbattere contro un albero.
Strinsi le mani a pugno conficcandomi le dita nei palmi e feci un passo in avanti quando il vento si alzò di colpo.
Sciolsi le mani girando la testa di scatto verso Eve e sbiancando, aveva le iridi completamente bianche e le mani rivolte verso l’esterno.
Indietreggiammo tutti di alcuni passi mentre lei avanzava con un ghigno inquietante.
Allungo le braccia in avanti e mio padre si sollevò in aria, era a circa cinque metri dal suolo, per un attimo nei suoi occhi comparve una scintilla di paura poi sorrise soddisfatto.
Eve strinse le mani e lui cominciò a contorcersi.
-Eve, smettila! – urlai cercando di farmi sentire.
Il vento si era alzato ed era diventato quasi impossibile reggersi in piedi. Avanzai a stento, ad ogni passo il vento mi colpiva sempre più forte e, quando le fui accanto, le gambe, ormai allo stremo, mi cedettero.
-Lo stai uccidendo! – urlai con tutta l’aria che mi era rimasta nei polmoni e il vento cesso di colpo.
Mio padre precipitò, privo di sensi, e il professor Morris arrestò la sua caduta appena in tempo.
Mi tirai su prendendola per le spalle. – Stai bene ?-
Lei però non mi guardava, si fissava le mani con gli occhi sbarrati.
-L’ho ucciso … - disse fuori di se.
-Eve, guardami – le presi il viso obbligandola a fissarmi negli occhi – Sta bene, non è morto –
-Stavo per farlo – ripeté con la voce strozzata – Sapevo che lo stavo uccidendo ma non mi sono fermata –
Lasciai cadere le mani lungo i fianchi.
Gli occhi le erano diventati lucidi e si portò una mano alla bocca vedendo il corpo di mio padre che veniva portato dentro, aveva dei tagli lungo tutte le braccia e i vestiti erano sporchi a di sangue.
-Devo andare – disse girandosi velocemente e correndo sul retro del cortile.
-Eve, aspetta … - dissi ma ormai era troppo lontana per sentirmi.
 
Eve
 
Mi chiusi la porta alle spalle lasciandomi scivolare a terra, non potevo credere a quello che avevo fatto.
Sin da quando ero arrivata, avevo sempre voluto dare una lezione a Robert ma arrivare a cercare di ucciderlo era troppo.
Aprii i palmi fissandoli, quando l’avevo colpito avevo sentito tutto, le ferite che si aprivano, i gemiti di dolore che cercava in tutti i modi di non emettere e il rumore delle sue ossa che si spezzavano tra le mie mani.
Avevo cercato di fermarmi ma era stato inutile.
Poggiai la mano sulla scrivania per tirarmi su e un fogliettino ripiegato cadde a terra, era scritto con una calligrafia ordinata e sottile, totalmente diversa dalla mia.
 
Ci vediamo a casa nostra alle 10:30
V.
 
Guardai di scatto l’orologio, mancavano solo trenta minuti.
Mi alzai velocemente ma, quando posai la mano sulla maniglia, mi fermai; dopo quello che avevo fatto non potevo certo uscire dall’ingresso principale senza che nessuno mi fermasse.
Percorsi a grandi passi la distanza tra la porta e la finestra e la spalancai uscendo sul balcone, da lì al suolo ci dovevano essere all’incirca dieci metri.
Mi misi a sedere sulla balaustra guardando scettica sotto di me, era una cosa folle ma dovevo uscire da lì.
Chiusi gli occhi serrando le labbra e mi diedi una spinta lasciandomi cadere nel vuoto, aprii i palmi delle mani e mi fermai a un metro dal suolo.
Tirai un sospiro di sollievo lasciandomi cadere sull’erba bagnata, dovevo smetterla di fare esperimenti in cui rischiavo la pelle.
Mi rialzai iniziando a correre, creai una folata di vento che mi sollevò sopra il cancello e mi fece atterrare dall’altra parte.
Sorrisi soddisfatta e ricominciai a correre.
 
Note dell’autrice:
 
Lo so, è tardi D: volevo aggiornare ieri ma poi mi sono messa a vedere un film in tv  e non ho fatto in tempo >.<
Sinceramente ero un po’ preoccupata perché avevo in mente di far finire il capitolo in un altro punto ma poi mi sono accorta che ero arrivata già a dieci pagine di word D: così mi sono fermata u.u
Finalmente si incontrano :3 dopo diciassette anni che la credeva morta, Vincent riesce a rivedere sua sorella…..e io la faccio andare via nemmeno dieci secondi dopo XD
Però mi sono ripresa alla fine con il fogliettino che le lascia in camera ;)
Ah, un’ultima cosa: non mi uccidete se il prossimo aggiornamento sarà uno spin-off >.< l’ho quasi finito di scrivere ed è l’ultimo.
Un bacione e a presto :)
  
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