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Autore: Myriam Vembaker    06/05/2014    2 recensioni
Lei, una ragazza persa...
Lui, un ragazzo solo..
Due facce della stessa medaglia che per caso si trovano insieme. Ma cosa succede quando due persone simili, abituate a non amare e non essere amati, entrano in contatto l'uno con l'altro? Possono ancora riuscire a sentirsi a loro agio e stare bene?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stringimi e non lasciarmi andare

Pioggia, pioggia e ancora pioggia, ecco tutto cio` che vedevo fuori dalla finestra della mia classe. Ecco cosa ho sempre odiato della mia bellissima citta`, scuola e pioggia, e l'accoppiata micidiale di quella mattina non faceva altro che incrementare il mio odio. Londra puo` farti sentire cosi` sola certe volte, e la pioggia fornisce il suo contributo in maniera eccezionale. Tutt'altro effetto, invece, lo provoca la neve, e piu` di tutto il sole... Si, credo di essere nata per stare al sole, per sentire i raggi riscaldarmi la pelle e per bearmi di quella bellissima sensazione. Cosa avrei dato per sentirla in quel momento, mentre ero prigioniera in quella gabbia di matti.
- Signorina Logan, vuole rispondere lei? - mi richiamo` la voce della donna piu` odiosa del mondo, la signorina Martinez, nonche` mia professoressa di spagnolo. La guardai con aria confusa, e lei subito rimosse i suoi orrendi occhiali dal naso pronunciato, segno che non me la sarei cavata con un semplice richiamo. - Jennifer Marie Logan, se non vuole degnarci della sua attenzione puo` anche uscire per il resto dell'ora e farsi una bella passeggiata. - Disse ancora in tono altezzoso. Odiavo essere chiamata col mio nome completo, mi faceva sentire la figlia di papa` che non ero, neanche li conoscevo i miei genitori. Ero stata adottata da una famiglia ricca quando avevo pochi mesi di vita, questo si, ma non e` che fossi proprio la ragazza ricca che ci si aspettava di incontrare. Coi miei tre tatuaggi, piercing su ogni centimetro dell'orecchio destro e sulla lingua, e il mio abbigliamento venivo spesso scambiata per una ragazzaccia. Eppure sono sempre stata una delle ragazze piu` dolci del mondo, e se qualcuno avesse spostato lo sguardo dalle mie gambe slanciate, messe in mostra dai miei amati shorts di jeans che mettevo anche d'inverno, avrebbe visto negli occhi blu che mi ritrovo un mare di affetto che ero sempre stata desiderosa di concedere a qualcuno. Certamente, pero`, non alla vecchiaccia infame che mi stava fissando in quel momento. Mi alzai dalla sedia con eleganza, quella non mi mancava mai, e cominciai ad allontanarmi dal fondo della classe. - Credevo di averle spiegato che la mia lezione non e` una sfilata di moda, quindi lasci i suoi pantaloncini firmati a casa, la prossima volta. Magari se cominciasse a cambiare quello, a fine anno conteremmo piu` ore di presenza nella mia classe.- conluse la befana.
- Se non mi cacciasse appigliandosi alla minima stronzata le conteremmo lo stesso, si fidi. - Ribattei camminando molto tranquillamente. In quello stesso momento sentii qualcuno bisbigliare il mio nome, e mi voltai di scatto, giusto in tempo per vedere Styles stringere il cavallo dei suoi jeans scuri rattoppati alle ginocchia e sorridermi con malizia. - Vaffanculo, Styles.- Non mi resi subito conto di non averlo soltanto pensato, ma immediatamente me lo fece notare la vecchia. - D'accordo, questo e` troppo! Styles, Logan, tutti e due dalla preside! - Grido` ancora la stronza, e Styles si alzo` con un ghigno dalla sua sedia. Si affretto` a raggiungermi, e poi sbatte` la porta alle nostre spalle.
- Bella mossa, Styles! Ci hai fatto sbattere fuori entrambi. - dissi seccata.
- Guarda che sei stata tu a mandarmi a fanculo pubblicamente, Logan. - rispose, sorrideva ancora. La voglia di cancellargli quel sorriso malizioso dalla faccia mi pervase, e dovetti lottare contro me stessa per non mollargli un ceffone pesante.
- Mi chiamo Jenny, non Logan. Tienilo a mente, altrimenti nessuno salvera` il tuo faccino d'angelo. - ricorrere a minacce non era proprio da me, ma sentire quel nome piu` volte in una giornata mi faceva salire un nervoso inimmaginabile.
- E io mi chiamo Harry. Chiamami di nuovo per cognome e poi il tuo faccino sara` messo peggio del mio. - feci spallucce e mi allontanai verso l'uscita di emergenza.
- Guarda che l'ufficio della preside e` dall'altro lato.- mi richiamo` lui, e nuovamente non me ne curai.
- Tanto lo sa anche la vecchia che non ci vado mai.- risposi senza voltarmi, poi schiacchiai il maniglione anti panico e scesi le scale di metallo. Fortunatamente la pioggia aveva cessato di scendere copiosa, riducendosi solo a poche goccioline ogni manciata di secondi, cosi mi diressi verso il campetto sul retro e mi sedetti sul mio muretto preferito. Sotto le calze, la pelle d'oca si formo` sulle mie gambe, ma non ci diedi peso. Scavai nella borsa alla ricerca delle mie sigarette, poi ne accesi una e cominciai a vagare con la mente. A volte, raramente, mi sembrava di sentire la voce della mia mamma, quella naturale, mentre mi cantava una dolce ninna nanna in tedesco, ma poi mi davo della stupida. Non potevo certo ricordarla, ero troppo piccola quando i miei se ne andarono. A sei mesi non poteva certo rimanermi impressa una voce. Eppure era proprio nelle sfumature melodiose di essa che mi persi in quel momento, e mi concentrai cosi` tanto che non mi accorsi della pioggia fino a quando la mia sigaretta non fu del tutto zuppa. "Ich liebe dich" continuava a ripetere la voce, poi un'ombra si poso` sulla mia testa, e la pioggia smise di bagnarmi. Alzai gli occhi e vidi Harry coprirmi col suo ombrello. - Che ci fai qui? Non dovevi andare dalla preside?- chiesi, attenta a non mostrare riconoscenza per avermi salvata dalla febbre.
- Oh, ci sono andato. Ma quando ha saputo che mi ero messo nei casini insieme a te mi ha sorriso e mi ha detto che ti avrei trovato qui.- Il tono era dolce e affabile, non potei negargli un sorriso.
- Grazie, Harry - dissi sincera, indicandogli l'ombrello. - Sei stato davvero gentilissimo, non me lo merito.- aggiunsi poi, guadagnandomi l'ennesimo suo sorriso, incorniciato da tenerissime fossette. Non avrei mai immaginato di poterlo anche solo pensare, ma cominciava ad essermi simpatico. Non avevo mai visto quel lato di lui in cinque anni di scuola, e la cosa mi piaceva. Era come conoscere una persona nuova.
- Figurati, non devi ringraziarmi. Ti sarei io molto grato se ci togliessimo dalla pioggia - mi rispose con aria molto carina, ma io lo presi come un tentativo per riportarmi dentro.
- Io non ci torno li`, quindi sprechi il tuo tempo. Preferisco rimanere sotto la pioggia fino a quando la mia amica non mi raggiunge e mi porta a casa con lei.- il mio tono era tornato duro, ero intezionata a non concedergli nessun altro spiraglio. Ma lui non mi stette a sentire, mi prese la mano con la forza e mi trascino` nel parcheggio. Pose fine al nostro cammino solo davanti a quella che credo fosse la sua auto.
-Non voglio tornare a scuola, idiota. La preside mi ha fatto anche due permessi per farci andare via. Voglio solo portarti a mettere qualcosa di asciutto.- il fatto che si preoccupasse per me mi gelo` il sangue nelle vene, era la prima volta che qualcuno lo faceva.
- Ma io non posso tornare a casa, i miei sono fuori per tutto il mese, e io sto dalla figlia della governante, la mia migliore amica. Se mi presento adesso a casa, Michaela dira` tutto a mia madre, e quella rompe peggio della Martinez. - gli spiegai alla bell'e meglio la situazione, cosi` lui mise in moto senza nemmeno dirmi dove andavamo. Eravamo entrambi molto silenziosi, e cio` basto` a non farmi fare domande e a non rendere il tragitto piu` imbarazzante. Passai quasi tutto il tempo a guardare il suo profilo, e per la prima volta mi accorsi di quanto Harold Edward Styles fosse bello. I suoi riccioli sbarazzini erano liberi sulla sua fronte, le labbra erano una tentazione, e il resto era anche meglio. Se non fossi stata cosi` chiusa, forse ci avrei provato. Quando l'auto si fermo', fui costretta a distogliere lo sguardo e mi voltai per osservare la casa che stavamo costeggiando. - Dove siamo? - chiesi finalmente.
- A casa mia. Non potevo lasciarti bagnata come un pulcino a sgocciolarmi in macchina, no? - chiese ironico, ma mi si serro` una morsa nel petto.
- Ma non posso nemmeno presentarmi grondante a casa tua! Tua madre si arrabiera`! - ero allarmata, ma allo stesso tempo nervosa. Non e` il massimo incontrare la madre del ragazzo che un po' comincia a piacerti completamente bagnata.
- Mia madre e mio padre sono come i tuoi, sempre in viaggio per lavoro. Ma almeno loro hanno avuto la decenza di prendermi una casa. Vivo da solo.- mentre parlava non mi rivolgeva lo sguardo, e potevo sentire nella sua voce la stessa solitudine e lo stesso dolore che provavo io. Avrei voluto stringerlo, dirgli che sapevo come si sentiva, ma se il suo carattere somigliava al mio, proprio com'era, non avrebbe voluto. Mi invito` a scendere dall'auto e a seguirlo, cosi` non obiettai e sileziosamente entrai in casa sua, nel suo mondo. Era cosi` accogliente che mi venivano le lacrime agli occhi, mi sentivo a mio agio come mai prima d'ora. Il suo rifugio sembrava fatto apposta per me, cosi` caldo e piccolo sembrava il luogo che avevo sempre immaginato come il mio nido. Harry spari` dietro la prima porta del minuscolo corridoio, lasciandomi sola in cucina, forse per darmi il tempo di metabolizzare quella pace che sentivo crescere dentro di me. Quando torno`, mi porse dei pantaloni di tuta e un'enorme maglietta bianca. - Non saranno i tuoi shorts, ma potrebbero andare.- disse sorridendomi. Poi mi indico` il bagno, spiegandomi dove potevo trovare lo shampoo per i capelli e il phon, e mi saluto`. Mentre mi facevo la doccia, pensavo a come erano strane le circostanze di questo avvicinamento. Tutto era cominciato con un volgarissimo gesto, e adesso mi sentivo al sicuro piu` in sua compagnia che con le persone che mi avevano cresciuta. Era sconcertante la velocita` con la quale la gente entrava e usciva dalla mia vita, eppure sentivo di non volere che Harry ne uscisse. Quando l'acqua calda si spense, fui costretta a frenare i pensieri, credendo stupidamente che potessero sentirsi, tanto che mi si affollavano in testa. Con molta calma mi asciugai i lunghi e liscissimi capelli biondi, e cercai di infilarmi quei vestiti decisamente troppo grandi per me. Era stato carino a prestarmi le sue cose, ma i pantaloni proprio non mi stavano, così misi la maglia che mi calzava a vestito e uscii.
- Cominciavo a preoccuparmi, non uscivi più! - urlò, ma poi arrossì di colpo quando vide che non portavo i pantaloni. - Cristo, Jenny! Infilati i pantaloni! - si copriva il viso con una mano e con l'altra mi faceva cenno di stargli lontano, ma non potevo proprio metterli quei cosi. Erano enormi, mentre io ero poco piu` di un metro e mezzo e pesavo quanto una bambina.
- Se li metto finisco in mutande ugualmente. Guarda te e poi guarda me, ti pare fisicamente possibile? - chiesi ironica. Trattenevo a stento le risate, il suo comportamento era ridicolo. - Dai! Prima mi fai i gestacci in classe, e poi ti imbarazzi per un paio di gambe? Tanto la tua maglia arriva piu` giu` anche dei miei pantaloncini! - la mano di Harry comincio` a vacillare, poi rilasso` le spalle e si volto` verso di me. Guardarlo in canottiera e pantaloni di tuta era un toccasana per gli occhi, ogni centimetro del suo corpo era bellissimo. Riuscivo ad intravedere sulle sue braccia diversi tatuaggi che non erano visibili sotto le maniche lunghe che indossava di solito, e capii che con lui potevo essere davvero me stessa. Non mi considerava la solita viziata ribelle, lui sapeva cosa sentivo. Deglutii a fatica, poi lui sorrise.
- Dammi i tuoi vestiti, li butto in lavatrice...- la sua voce era un sussurro melodioso, avrei potuto ascoltarlo per ore. Annuii soltanto, mi sentivo paralizzata. Ci mise poco a mettere in funzione l'apparecchio infernale che mi aveva sempre odiato, fin da bambina quando, facendo compagnia a Michaela, ci caddi dentro e rischiai la vita. Prendendo per l'ennesima volta la mia mano, mi fece scivolare su una sedia in cucina, e prese a preparare una cioccolata calda. - Scusa se non te lo chiedo, ma dopo essere stati al freddo e sotto la poggia sia d'obbligo la cioccolata. Ti va, no? - ancora le fossette...
- Va bene, ma a me importerebbe piu` poter fumare. Non voglio che la casa ti puzzi di fumo. - questa volta il sorriso e` mio, e la sua espressione diventa confusa, quasi persa. Che gli facessi lo stesso effetto che lui faceva a me? Ne dubitavo fortemente. Di tutta risposta, Harry prese un pacchetto di sigarette dalla sua tasca, ne estrasse una e l'accese. - A quanto pare non e` un problema...- bisbigliai tra me e me.
- Ti prego, Jenny. Se ti senti scomoda o a disagio in cucina puoi dirmelo. Accendo il camino e ci trasferiamo in libreria. Sentiti come se fosse casa tua, e` importante per me, sto meglio anche io se sei rilassata.- le sue parole sembravano sincere, e subito mi sciolsi.
- No, Harry... E` tutta questa situazione che mi mette in imbarazzo.... insomma, ti conosco da poco, sono a casa tua, e tu ti comporti come se sapessi chi sono da una vita. Prima di stamattina non ti avevo neppure mai parlato in cinque anni che siamo in classe insieme, come faccio a stare rilassata? - tutta quella situazione mi stava facendo venir voglia di piangere, avevo una tensione addosso incredibile, ma quella sensazione era mista a un senso di pace, mi sentivo a casa e non capivo come potesse essere possibile. Quel ragazzo era entrato nella mia vita in un momento davvero strano, un momento in cui mi sentivo persa.
- Forse hai ragione, e` una situazione strana anche per me. Non ci conoscevamo, eppure io sentivo di conoscerti da sempre. Ma la cosa piu` strana, dal mio lato, e` che sentivo di doverlo fare. Sentivo di doverti aiutare. Non potevo non farlo, Jenny. Mi sento legato a te in una maniera incomprensibile, e mai come in questo momento sento di stare finalmente bene. - non sorrideva piu`, il suo sguardo era puro, ogni traccia di ilarita` cancellata e nascosta dietro un'espressione che non sembrava gli appartenesse. Era serio, gli occhi gli bruciavano, ed era l'immagine della sincerita` fatta persona... forse potevo davvero fidarmi. Il rumore del latte che cominciava a bollire sul fuoco ci distolse da quel momento di confronto, Harry impreco` a bassa voce e poi comincio` ad armeggiare col cacao. Mi alzai dalla sedia per poggiarmi al ripiano da lavoro, a fianco a lui, e cominciai ad osservarlo. Le sue braccia muscolose erano impegnate a mescolare tra loro latte e cacao, fino a trovarsi davanti un pasticcio marrone. Gli feci cenno di spostarsi e cominciai a riparare al guaio, aggiungendo un po' di latte e contiuando a girare. Rimanendo ancora in silenzio versai il composto in due tazze, Harry prese dei biscotti e poi ci sistemammo in libreria, nell'angolo tra la finestra che portava al balcone e la scaffalatura. Cominciammo cosi` a parlare di noi, di quello che ci piaceva fare, dei nostri sogni. Ridemmo tanto, fumammo qualche sigaretta, e tutto avrebbe continuato a filare cosi` liscio se, ad un tratto, non ci fossimo trovati cosi` pericolosamente vicini. Potevo osservare ogni angolo del suo viso, i suoi lineamenti perfetti erano qualcosa che toglieva il fiato. I suoi occhi erano di un verde brillante, con screziature indefinibili, non li avevo mai notati prima di quel momento. Mi ci persi dentro per un tempo infinito, alternando la direzione dei miei sguardi da essi alle labbra. La curva morbida di queste era una tentazione, per un attimo ebbi l'impressione di trovarmi in un sogno, ebbi paura che tutto finisse proprio quando sembrava che fosse perfetto.
- Hai degli occhi bellissimi... non mi ero mai accorto di quanto fossero azzurri...- disse improvvisamente lui, e capii che mi stava osservando proprio nello stesso modo in cui io osservavo lui. Il suo sguardo faceva eco al mio. I nostri nasi quasi si sfioravano, eravamo vicinissimi, le nostre labbra si desideravano, e annullarono la distanza ancora prima che io me ne accorgessi. Sentire la morbidezza di quella bocca mi fece sentire in paradiso, combaciavamo come i pezzi di un puzzle che si ritrovano dopo tanto tempo per andare a formare un'immagine segreta e bellissima. Le mie mani corsero ai riccioli che tanto avevano catturato la mia attenzione in macchina, sembravano piu` morbidi di qualunque cosa al mondo. Le sue mani calde si appoggiarono ai miei fianchi provocandomi una scossa elettrica in tutta la schiena. I nostri respiri si fecero piu` pesanti e i nostri corpi si avvicinarono automaticamente, come calamite che si attraggono tra loro. Mi sentivo bruciare nel suo abbraccio, il suo profumo mi annebbiava i sensi e le parole non possono bastare per spiegare quello che sentivo dentro di me ogni volta che un altro centimetro di distanza veniva annullato. Ad un tratto, mi ritrovai in ginocchio, a cavalcioni su di lui, stringendo quei capelli in una morsa d'acciaio, forse per la paura di poter essere allontanata. - No...- disse poi, interrompendo il nostro bacio. L'incanto era finito..
- Perche`? - sussurrai a stento, non riuscivo a contenere la delusione... - Stavo cosi` bene.. Non capisco...- ero frustrata, lo volevo, volevo le sue labbra, volevo non staccarmene piu`...
- Jenny, non posso... non posso perche` non voglio che finisca tutto tra un quarto d'ora. Siamo fatti della stessa sostanza, con te sto bene e sento che potremmo diventare qualcosa... Quindi ti prego, non insistere, e rimani semplicemente con me- i suoi occhi erano sinceri, il suo respiro affannoso, tutto il suo corpo mi diceva che eravamo nella stessa situazione. Voleva condividere qualcosa con me, qualcosa di bello e che ci avrebbe portati alla realizzazione di quello che davvero eravamo, non valeva la pena di correre. Anche se lo volevo immensamente dovevo rinunciare e aspettare.... Dopo tutto era la prima persona a volermi davvero e non fisicamente soltanto.
- Capisco... Allora ti prego solo di una cosa: tienimi stretta e non lasciarmi andare - poggiai la testa sulla sua spalla e strinsi la canotta nelle mie piccole mani. Non volevo staccarmi, lui era quello di cui avevo bisogno, sentivo che avrei potuto amarlo.
- Non ci penso nemmeno, piccola....-e le sue braccia mi circondarono energicamente. Seduta sulle sue gambe, avvolta nella coperta delle sue braccia, capii che quella era la mia casa. Non avrei permesso a nessuno di portarmi via. Alzai leggermente il capo per guardarlo in volto, giusto in tempo per sorprenderlo a fare lo stesso, un attimi prima di fare unire le nostre labbra e non staccarle più. Si, l'avrei amato, non c'era dubbio.

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Ok, seconda OS sdolcinata, ma nel complesso credo sia meglio rispetto alla prima <3
Come sempre vi invito a lasciarmi una recensione e a farmi sapere cosa ne pensate. Vi ringrazio anche solo per essere arrivate fin qui, vi voglio bene!!
baci, xx

   
 
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