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Autore: Manry    22/12/2004    5 recensioni
Quanto può essere felice e semplice la vita di una ragazza di 18 anni? Gli adulti considerano questa l'età più felice e spensierata ma è davvero così o si cela qualcosa di più profondo nel cuore dei ragazzi
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Si sono ubriaco e allora?”

Una voce di un’ uomo adulto echeggiava nelle stanze di un ’appartamento situato al secondo piano di una palazzina appena fuori dal centro della città.

Urla.

Nella casa non si sentiva altro che urla…urla di uomo e urla di donna. Le voci del padre e della madre di Nelly.

La ragazza se ne stava chiusa nella propria camera con le cuffie alle orecchie ma nonostante tutto continuava a sentire quel rumore, non cera modo perché lei non lo potesse sentire. Si rannicchio su se stessa portandosi le ginocchia al petto appoggiandovi su il mento.

Fissava il muro davanti a lei e nonostante cercasse di reprimerla una lacrima le rigò il volto.

Se l’ asciugò in fretta per non correre il rischio che qualcuno la vedesse.

Lei non voleva piangere, non voleva essere così debole…a 18 anni ancora a piangere…no, era ridicolo…era sbagliato.

Era sbagliato per tanti motivi…lei non era più una bambina e come tale non poteva farsi coinvolgere così dai litigi dei genitori giusto? Era una questione che non la riguardava , loro erano liberi di rovinarsi la vita come meglio credevano perciò…lei non doveva preoccuparsi, non doveva lasciarsi travolgere dagli avvenimenti.

Lei era forte…si, lei era forte…o almeno cercava di convincersi di esserlo.

Continuava a ripetersi nella mente che lei c’era abituata a quelle situazioni, che ormai ci aveva fatto l’abitudine.

Bastava non pensarci, fare finta di niente…era facile!

Ma se era così facile allora perché voleva piangere? Perché sentiva il bisogno di sfogarsi, di urlare ai sui genitori di smetterla di comportarsi come dei bambini?

…Perché non lo faceva?…

Paura.

Lei in fondo aveva paura della possibile reazione del padre, la maggior parte delle sere ubriaco, e di quella della madre, che spesso e volentieri si sfogava su di lei, l’unica persona che avesse a portata di mano in casa.

Quante volte aveva detto che se ne sarebbe andata appena in grado di mantenersi da sola? Quante volte aveva progettato il suo futuro lontano da quella maledetta casa?

Tante…troppe…e alla fine cosa aveva combinato di reale? Niente, era ancora li, con i suoi pensieri nella testa e le urla nelle orecchie.

Si ripeteva sempre che se mai avesse avuto figli si sarebbe impegnata con tutta se stessa per non fargli provare neanche per un piccolo istante quello che lei stava provando ormai da parecchi anni….dover arrivare a sera con l’ansia di dover assistere ancora una volta a un litigio.

Ormai si poteva dire che avesse sviluppato un certo sesto senso per questo. Non sapeva bene spiegarsi come ma cerano certe sere in cui sentiva che al rientro del padre sarebbe scoppiata l’ennesima lite. Si sentiva lo stomaco vuoto e il cuore prendeva a battere più velocemente per l’ansia.

Non le piaceva quella sensazione…

Nelly sussultò quanto il rumore di una sporta sbattere violentemente la sorprese.

Il silenzio era calato nuovamente nella casa, come prima che il padre rientrasse dal lavoro.

Fece passare mezzora prima di avere il coraggio di aprire la porta della sua camera per uscire.

I genitori se ne erano andati a letto e adesso la casa era desolata e silenziosa.

Non voleva incontrare i genitori dopo che questi avevano litigato, non avrebbe saputo come comportarsi. Far finta di niente o mostrare il suo disappunto e la sua agitazione?

Andò in cucina e prese un bicchiere d’acqua prima di poter finalmente andare a letto.

Si distese sotto le coperte verde acqua e chiuse gli occhi.

Le piaceva dormire.

Primo fra tutti le piaceva perché lei era una vera pigrona, lo doveva ammettere, secondo perché poteva evadere dalla realtà, immaginarsi un mondo diverso, dove tutto andava bene.

Si addormentò con in mente ancora una volta l’immagine di un mondo dove lei potesse essere finalmente felice.

La mattina seguente fu svegliata dalla voce del padre.

Ecco che era tornata la normalità.

Le solite azioni…i soliti gesti…

Quando alla mattina si svegliava suo padre era tornata la persona mite che era quando non beveva.

Sembrava che non fosse successo nulla la sera precedente, il suo comportamento era tranquillo e allegro, scherzava e rideva.

Nelly sospirò. Come sempre doveva stare al gioco.

I suoi sentimenti in quel momento doveva metterli in secondo piano. Non poteva mostrasi giù…non poteva non avere voglia di parlare con nessuno o semplicemente di starsene da sola, perché se avesse mostrato una Nelly non allegra e spensierata le avrebbero chiesto che cosa avesse, che problema potesse mai avere.

A quel punto cosa avrebbe dovuto rispondere?

Non voleva assolutamente dirgli che il motivo per cui era già erano i continui litigi e non aveva ne la forza ne la voglia di trovare una scusa plausibile per il suo comportamento.

Più semplice…poteva fingere…ormai lo faceva da talmente tanto tempo che le veniva naturale nascondere il suo vero animo. Nessuno poteva dire cosa ci fosse celato realmente nel suo cuore… perché a nessuno lei lo aveva mai aperto.

Cosa avrebbero potuto capire gli altri dei suoi problemi? Cosa ne potevano sapere loro di quello che lei sentiva?

Anche se ne avesse parlato cosa ne avrebbe ottenuto?

Un abbraccio…parole di conforto…un sorriso…e poi? Lei di questo non se ne faceva nulla.

Un modo per non soffrire…questo voleva sentirsi dire.

Volva che qualcuno le dicesse come fare per diventare talmente distaccata da non provare più nulla, da non provare più nessun sentimento…perché lei veramente non ci riusciva.

Avrebbe rinunciato addirittura a provare sentimenti come l’amore e l’amicizia se con questi se ne fossero andati anche la tristezza e il dolore.

Salutò il padre e la madre poi uscì di casa.

Quello era il momento che preferiva di tutta la giornata.

Solitamente usciva piuttosto presto di casa per poter fare la strada per arrivare a scuola senza dover camminare in mezzo alla folla e al rumore.

Il vento freddo di inizio dicembre le faceva muovere i capelli e la gonna della divisa. Ogni tanto un brivido la faceva tremare e allora si stringeva ancora di più nel cappotto blu con lo stemma della scuola.

“hei Tompson” qualcuno da dietro le sue spalle la stava chiamando.

Si fermò e rimase ferma qualche istante prima di girarsi e vedere il volto della persona che aveva fatto il suo nome.

_-_-_-_

eccomi con il primo capitolo della mia seconda fic su ct. Ciò non significa che lascierò la prima a metà...sol oche ho avuto un periodo un pò...impegnato e non sono riuscita ad aggiornare...spero di poterlo fare presto. Ditemi che ne pensate di questa nuova fic mi raccomando ^_- !!!!!!

By Manry

22-12-2004

  
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