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Autore: peluche    07/05/2014    2 recensioni
SPOILER TASM2!
"Ti farai dei nemici e qualcuno si farà male, spesso le persone più vicino a te.
Perciò devi promettermi che non coinvolgerai Gwen."
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Una foto di Gwen il giorno del diploma attaccata al muro.
Quant'era bella quel giorno, pensò. Un'altra di loro due in primo piano, scherzavano.
Dove sei andata Gwen?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Parker
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Be my Hero.

 

Sentiva la risatina indemoniata di Harry, scaraventato contro il muro ma che ancora aveva la forza di ridere.
Ti porterò via la speranza, gli aveva detto.
Gwen, scappa! Gli aveva urlato.
Ma non era servito. Non era servito pregarlo, attaccarlo, fermarlo..
L'ingranaggio diete un taglio netto alla ragnatela e Peter ebbe appena il tempo di girarsi e vedere cosa stava succedendo. La vedeva ancora, cadere sempre più giù, sempre più lontana da lui. Ma lanciò quella ragnatela con tutta la forza che aveva in corpo, pregando che arrivasse in tempo. Ma Gwen aveva già capito tutto. Lo aveva letto negli occhi di Harry, lo aveva avvertito nel momento in cui gli ingranaggi si erano distrutti sotto i suoi piedi. Riusciva a vedere una macchiolina rossa e blu che cercava di spingersi sempre di più verso di lei e l'unica cosa che avrebbe voluto dire era: Ti amo Peter, non è colpa tua.
Si svegliò di soprassalto, come succedeva quasi ogni giorno. I vestiti del giorno prima e di quello ancora prima e così via, accumulati sopra la scrivania. Una foto di Gwen il giorno del diploma attaccata al muro. Quant'era bella quel giorno, pensò. Un'altra di loro due in primo piano, scherzavano.
Dove sei andata Gwen?

Scese di corsa al piano di sotto, le occhiaie che si facevano sempre più evidenti, il viso magro magro. Zia May era lì che stirava. Lo guardò mentre apriva il frigo e desidererò tanto che suo nipote, il suo Peter, le rivolgesse una parola, una qualsiasi. Erano passati due mesi e in quella casa per due mesi nessuno osava dire parola. Peter si sedeva a tavola, una tazza di latte tra le mani e una scatola di cereali alla sua destra. Anche il mangiare sembrava aver perso il gusto. Zia May si teneva più occupata che poteva e le uniche voci che si sentivano erano quelle alla televisione.
Gli omicidi, i furti, continuano ad aumentare a New York. - diceva la signora in giallo al telegiornale – La polizia sta cercando di fare il possibile per rintracciare i criminali, mentre di spider man ancora nessuna notizia.. tante sono le persone che si sono riunite a Time Square nella speranza che il loro eroe possa tornare..
Peter spense la televisione, mise la tazza dentro il lavandino e fece per andare verso la porta..
«Dovrebbe tornare.. - disse a un tratto zia May – dava la speranza a tanta gente.»
Peter rimase di spalle, gli occhi lucidi, i pugni serrati.
«Io esco.» disse solamente.
«Dove vai?» gli chiese la zia.
Ma Peter non rispose.
Uscì sbattendo la porta e May sospirò. Sapeva benissimo dove in realtà il nipote stesse andando. Era dal giorno del funerale che Peter passava ogni giorno, fino a sera tardi, sulla tomba di Gwen. Se ne stava lì, seduto a fissare la lapide.

Gwen Stacy 1994 – 2014

Amorevole figlia e premurosa sorella.

«Oggi ho visto tua madre, - iniziò a raccontare Peter – non ho avuto il coraggio di andarle incontro e sono scappato.»
Ogni giorno le raccontava cosa gli fosse successo. Ogni giorno senza ricevere una risposta. Ogni giorno senza più speranza. Gwen era morta. Era morta per colpa sua, per il suo egoismo. Avrebbe dovuto lasciarla andare in Inghilterra, diventare donna, moglie e mamma. E invece era morta e con lei era morto pure lui. Tutto il suo mondo e tutto ciò che gli apparteneva. Spider man era morto, aveva fallito. E Peter Parker con lui.
E mentre tornava a casa e si perdeva tra le strade di New York, si ritrovò in mezzo a un mucchio di gente con striscioni, cartelli.. la città rivoleva indietro il suo eroe. Passò accanto a un vicolo e ci vede su un muro un graffito che ritraeva la maschera di spider man. Dei bambini gli corsero accanto e facevano finta di lanciarsi ragnatele.
Ti farai dei nemici, - sentì risuonare nelle orecchie – e qualcuno si farà male, spesso le persone più vicine a te.. - correva, cacciando via quella visione – perciò devi farmi una promessa Peter, promettimi che non coinvolgerai Gwen.
Quasi inciampò in un tombino, si dovette reggere alla ringhiera di casa. Aprì la porta di corsa e cadde sul tappeto di ingresso. Iniziò a piangere, a sbattere i pugni contro il pavimento, a urlare quel nome che più lo ripeteva e più gli bruciava la gola.
«Peter!» Zia May corse verso di lui, rimettendolo in piedi.
«L'ho uccisa io Zia May!» disse, tra i singhiozzi.
«Ma di cosa stai parlando?»
«Gwen è morta per colpa mia! - continuò – Avrei dovuto proteggerla, tenerla lontana, lasciarle vivere la sua vita..»
«Ma figlio mio, cosa dici..» May cercò di tranquillizzarlo, ma Peter non ne volle sapere.
«Tu non capisci!» urlò, cercando di andare di sopra..
«Lo so! - disse a un tratto May – Lo so!»
Peter si bloccò sulle scale, frastornato. Si voltò verso sua zia confuso.
«Pensavi davvero che non l'avessi capito? - continuò lei – Torni sempre con il corpo maciullato, scompari senza avvisare, stai chiuso in camera per ore.. lo so Peter..»
«Quindi puoi capire perchè è colpa mia..»
«No! - si sovrappose May – Non posso accettarlo.»
«Zia May tu..» provò a dire lui.
«Ascolta Peter, - si impose di nuovo lei – Gwen era grande abbastanza per prendere una decisione.. sapeva a cosa stava andando in contro e nonostante tutto ha scelto di stare con te perchè ti amava.. è stata una sua scelta.. Peter, Gwen non è morta per colpa tua.. è morta per un tragico incidente, per colpa di un mostro.. non l'hai uccisa tu.»
E in quel momento, come se si fosse tenuto tutto dentro per mesi, Peter si porse verso May e si lasciò stringere, sentendo quel calore della madre che aveva sempre desiderato e che aveva sempre avuto accanto. Come se in quell'abbraccio potesse sentire l'affetto di Gwen: la sua dolcezza, il suo vedere sempre il buono nelle persone, le sue fossette sulle guance quando sorrideva, il suo adorabile vizio di grattarsi il naso, la sua risata contagiosa, la sua prepotenza, il suo coraggio, la sua determinazione, il suo amore...
Gwen non era morta. Gwen era in ogni singola foglia degli alberi, in ogni fiore, in un raggio di sole che ti riscalda il viso, in quell'arcobaleno che segna la fine di una tempesta, era in quella signora che portava a spasso il cane, in quella bambina che saltava sulla corda, e soprattutto era nel suo cuore.

Gwen ha scelto di stare con te.
Si ripeteva queste parole nella testa e finalmente gli sembrò che tutto avesse un senso. Riprese quella tuta rossa e blu, accartocciata dentro una scatola, la guardò per un istante e le parole di Gwen gli tornarono in mente.
Siamo noi che scegliamo di essere. Tu porti speranza alla gente, perchè hai scelto di essere il loro eroe. Io ho scelto di essere qui adesso, in questa strada, insieme a te. Siamo noi che scegliamo il nostro destino Peter. Non ti dimenticare mai chi sei e cosa hai portato a questa città. La speranza. Sii il mio eroe, Peter Parker.
Peter si lanciò fuori dalla finestra. Gli era mancata quella sensazione. Sentire il vuoto sotto i suoi piedi, il vento, la sensazione di volare, di toccare il cielo con un dito. Aveva subito tante perdite, ma una cosa non l'avrebbe mai persa: la voglia di rialzarsi. Gwen gli aveva fatto ricordare cosa stava per perdere. Lo aveva reso di nuovo vivo, orgoglioso di ciò che era. Aveva il grande dono di proteggere le persone, e non l'avrebbe messo da parte. Avrebbe combattuto affinchè nessuno potesse perdere un altro Ben, un altro George, un'altra Gwen..
«Ehi amico, - disse il poliziotto – lascia stare il bambino.»
Peter atterrò quasi qualche metro più avanti, con lo stupore di tutti. Si avvicinò al bimbo mascherato che se ne stava lì, davanti a un grasso e grosso rapinatore di banche.
«Sapevo che saresti tornato!» esclamò eccitato il bambino.
«Grazie per avermi sostituito.»
«Dove sei stato?» il bimbo si tolse la maschera e guardò Peter con il broncio.
«Vedi piccolo, - iniziò lui – mi ero perso, ma una persona molto speciale mi ha fatto ricordare chi ero.»
«Puoi ringraziarla da parte mia?» chiese il bimbo, pieno di gioia.
Peter sorrise, commosso. Si mise una mano sul cuore, pensando a Gwen.
«Certo, - disse – ora via da qui.»
Il piccolo tornò tra le braccia della madre, disperata nell'aver visto il figlio andare contro al folle, per voler imitare il suo eroe. Peter tornò all'uomo, ma prima notò una figura sfocata alla sua destra. Capelli biondi, cerchietto, cappotto azzurro, fossette sulle guance..
Ebbe un sussulto al cuore, ma sapeva che Gwen sarebbe rimasta con lui per sempre, in qualunque posto si trovasse. Avrebbero intrapreso strade diverse ma prima o poi sarebbero tornati insieme. D'altronde, lei era il suo binario e lui.. lui era Spider Man.


 

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Salve:)
Era da un pò che volevo scrivere qualcosa su Gwen e Peter. Spider man è il personaggio della Marvel che preferisco, sin da piccola. Se devo dirvi la verità la morte di Gwen mi ha toccata veramente tanto.. avevo già letto il fumetto quindi ero preparata, ma vederlo su uno schermo in diretta è stato comunque traumatico. Anche perchè penso davvero che lei sia la sua anima gemella ed è per questo che non sopporto Mary Jane. Chieso scusa ai fans. Ho odiato la Marvel per questa scelta perchè sono dell'idea che Peter aveva già sofferto abbastanza, ma comunque. Spero che vi piaccia questa piccola one-shot. So che non è granchè sentivo comunque il bisogno di scrivere. Detto ciò, mi dispiace moltissimo per Emma che deve lasciare il cast e R.I.P. Gwen Stacy. Uno dei personaggi migliori che sia mai stato creato:)

 

  

 
  
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