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Autore: imperfectjosie    07/05/2014    1 recensioni
Eppure, se continuava a lasciare il suo prezioso cappello nelle mani di Nami quando si apprestava a combattere, doveva pur significare qualcosa.
|Rufy/Nami|
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: One Piece
Pairing: Rufy/Nami
Rating: Verde
Note: Un po' di sano fluffolismo ci vuole. La noia mi rende estremamente tenera.


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'Cause i think you're from another world,
and i, i couldn't love another girl
'Cause you, you make me feel like i'm intoxicated.

To the sky flying high, take me to the Moon!
Day or night, we don't have to say a word.
'Cause you, you make me feel like i'm intoxicated.
Toxicated.

 

 

Eppure, se continuava a lasciare il suo prezioso cappello nelle mani di Nami quando si apprestava a combattere, doveva pur significare qualcosa. Si fidava di lei, Rufy avrebbe sinceramente messo la sua stessa vita tra quelle esili dita, e senza pensarci due volte. Raggomitolato ai bordi della polena soleggiante, il Capitano rifletteva. Dopo la notte scorsa, si era dileguato in fretta dal resto della ciurma, tentando in ogni modo di riordinare le idee. E anche di evitarla. O almeno per il momento. Non sapeva cosa dirle. Non sapeva come comportarsi, non si era mai trovato in una situazione come quella. Sconfiggere i vari rifiuti umani che inquinavano il mare era facile per lui, non doveva pensarci troppo, sapeva perfettamente come agire. Ma lasciare che la sua ubriaca navigatrice lo baciasse, scrollandosela di dosso poco dopo senza aver risposto a quel contatto, era tutt'altra cosa. Conoscendola, Rufy era certo che si sentisse umiliata e secondo quanto Ace gli aveva insegnato in merito, ne aveva ogni ragione. Erano pensieri che fino alla sera dei festeggiamenti per l'ennesima vittoria, non lo avevano mai neppure sfiorato. A lui delle donne non importava niente! Quello sarebbe stato sempre Sanji. Serrò la mascella nel sentirsi così ingenuo. Quell'aspetto che tanto aveva incantato i suoi nakama, stava diventando per il Capitano motivo di vergogna. Perchè non poteva essere diverso? Perchè non riusciva ad alzarsi da quelle maledette tegole di legno e raggiungerla in cabina? Comportarsi come avrebbe fatto qualsiasi altro maschio sano. Invece no, lui aveva paura. Paura sopratutto di deludere le aspettative dell'unica ragazza che gli facesse effetto. Si sfilò il cappello dalla testa, osservandolo attentamente. Di certo Shanks avrebbe saputo come comportarsi, sopratutto sarebbe stato in grado di aiutarlo, di spiegargli che la sensazione alla bocca dello stomaco era perfettamente normale. Come il fatto che quando lei lo sfiorava distrattamente con un braccio, oppure quando la portava in salvo da qualche pezzo di merda che voleva farle del male, i suoi bermuda diventavano improvvisamente stretti e cresceva la voglia di toccarla ulteriormente. Però in maniera totalmente diversa. Ma perché lo aveva baciato? Perchè proprio lui? Era così sbagliato per Nami, lo sapeva. Come sapeva della vecchia tresca che la navigatrice aveva avuto con Zoro. A quel ricordo lontano, un'onda di gelosia lo invase. Stava rimuginando ancora, quando un forte pestare di tacchi fece vibrare il legno della Sunny. Robin? No, l'archeologa andava a letto presto per godersi un buon libro di prima mattina. Ma allora--? Si voltò sorpreso, osservando nella penombra lunare il sorriso sincero sul volto della donna che aveva di fronte. Lo guardava dall'alto. E, secondo Rufy, nella stessa maniera in cui lui guardava un pezzo di carne. Si ritrovò ad arrossire.
« Capitano » cominciò, accomodandosi proprio di fronte a lui e costringendo il corpo di gomma del moro a voltarsi del tutto.
« Da brava navigatrice la devo informare che presto qui verrà a piovere, dovrebbe rientrare! » commentò ironica, ma con quel tono dolce che stranamente non gli era mai stato consono. Rufy si tirò il cappello verso il basso, completamente impacciato. Nami sorrise tenera a quella visione. Lei lo avrebbe aiutato di certo, come in passato aveva fatto lui. Gli si avvicinò, accomodandosi meglio tra quelle gambe prive di qualsiasi imperfezione. Merito del frutto, si disse. Ma Rufy sarebbe stato bello a prescindere. Non era di certo l'aspetto fisico a colpire, quanto più quello che portava dentro. Un enorme faro abbagliante, ricco di speranza, dedizione, sacrificio e puro amore. Lo aveva scoperto con Arlong, continuava a scoprirlo durante ogni singolo viaggio. Quel piccolo uomo ingenuo e all'apparenza sprovveduto, nascondeva un enorme tesoro. E per la prima volta nella sua vita, Nami si ritrovò a bramare qualcosa che non fosse fatta d'oro o di banconote.
« N-Nami senti » cominciò, visibilmente in difficoltà. Si strinse ulteriormente al suo petto, sfregando il volto sulla sottile camicia rossa, ridotta a brandelli nell'ultima Isola. E sorrise.
« Io, ecco- I-Io non so come- »
La mano dietro la nuca evidenziava il suo imbarazzo crescente. Sapendo che con le parole non avrebbe risolto nulla, si apprestò a leccargli il labbro inferiore. E quando nella più totale ignoranza quella muta richiesta fu accolta da Rufy, gli invase la bocca con una danza che all'apparenza avrebbe già potuto spiegare ogni cosa. Capiva perfettamente il perché del rifiuto, la notte scorsa, capiva quanto per Rufy fosse stato difficile da comprendere quel gesto, e anche la confusione in cui lo aveva portato. Ma Nami avrebbe avuto pazienza. Si staccò da quelle labbra, lasciando al Capitano il compito di regolarizzare il respiro. Era così disorientato che fece violenza su se stessa per non ridere.
« Rufy, smettila. Sono qui perché ci voglio stare, ti bacio perché mi va di farlo e ho scelto te perché sei la persona più incredibile che conosca. Voglio solo stare insieme a te, perché ti è difficile accettarlo? »
Il corpo del moro si irrigidì, sciogliendosi subito dopo, nel momento in cui Nami gli prese una mano, portandosela al petto. Il rosso delle guance si intensificò.
« Nami--? » la chiamò, ma inutilmente.
« Mi sono innamorata del mio stesso Capitano. E' una delle regole da non infrangere, tra i pirati. Neh, Rufy? » domandò retorica, rovesciando la testa all'indietro per guardarlo negli occhi. Alla prima espressione di sorpresa del ragazzo, ne seguì un leggero sorriso.
Forse, si disse, non sarebbe stato poi così difficile imparare a farla felice. E forse, anzi, indubbiamente, ne sarebbe valsa la pena.
« Sono un pasticcione Nami, lo sai! Io non so niente su come si debba amare una donna. Sono solo Rufy. Solo Rufy! » ripetè, quasi come se quelle parole servissero a farla rinsavire. Giusto per invogliarla a lasciare quel posto caldo tra le sue gambe e il suo petto, e magari lasciando che si beasse di quello di qualcun altro. Perchè l'unico scopo che aveva un Capitano, un vero Capitano, era quello di rendere felici i propri compagni.
« Solo Rufy? » continuò, fissandolo intensamente. Posò le mani sulle orecchie del ragazzo, lasciando che il frutto del Diavolo facesse il resto. Con il collo a creare un piccolo arco di gomma, Nami si era impossessata dello sguardo attento del moro, che a testa in giù la fissava indeciso sul da farsi. Non si era affatto aspettato una reazione del genere. Sentiva le mani leggere della navigatrice accarezzargli la guancia, per poi posarsi sulle sue labbra ancora una volta. Nami sapeva di buono. Pioggia e foglie di agrumi.
« E ti pare poco? Solo Rufy. » ripetè, mostrandogli una vena pulsante e minacciosa ai lati della tempia. « Quante sciocchezze che mi tocca sentire! »
La voce era pericolosamente vicina a quella che preannunciava una tempesta. Aveva promesso di andarci piano, di farlo ragionare. Eppure quello zuccone continuava a dire scempiaggini! Il volto di Rufy si animò.
« Lo sai, Nami? Non avevo mai notato quanto fossi bella »
Spiazzante e sincero come sempre. Notò con assoluta felicità quanto in fretta si fosse liberato dei suoi dubbi, dei suoi freni. Il cuore della ragazza si fermò, riprendendo a battere quando il terzo bacio di quella serata partì proprio da lui. L'iniziativa non gli mancava e di certo lei l'avrebbe sfruttata per farlo crescere.
Sarebbe diventata la sua Regina. E per farlo avrebbe anche sacrificato il proprio sogno. Perchè disegnare la mappa del mondo intero non sarebbe valso neppure un secondo vissuto insieme a quel buffone del suo Capitano.



END.
 
  
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