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Autore: 9Pepe4    08/05/2014    6 recensioni
«Potremmo vederlo insieme» propose, speranzoso. «Star Trek, intendo».
«Mi farebbe piacere» sorrise Neal. Gli fece l’occhiolino mentre sistemava il foglietto al suo posto. «Vedrai, la ciurma del Capitano Kirk è l’unica di cui valga la pena far parte».
Henry si raddrizzò, irradiando buonumore. «Sì?» chiese. «Hai fatto parte di altre ciurme?»
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Mills, Neal Cassidy/Baelfire
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Farne parte

Mentre aspettava che Neal uscisse dal bagno, Henry si prese qualche momento per curiosare in giro.
Guardò la valigia che suo padre non aveva ancora finito di svuotare, sbirciò fuori dalla finestra, premette il piede su un’asse di legno che cigolava, e alla fine si accomodò sul letto matrimoniale da poco rifatto.
C’era una rivista, sul comodino, e il ragazzino la prese e ne scorse rapidamente le pagine.
Quando sentì la porta del bagno che si apriva, sollevò di scatto la testa e rivolse a Neal un gran sorriso.
L’uomo gli sorrise di rimando. «Scusa l’attesa, Henry» disse, chinandosi per prendere da terra le proprie scarpe.
Henry chiuse la rivista e si strinse nelle spalle. «Non fa niente» rispose, «sono io ad essere arrivato in anticipo».
In anticipo di quasi un’ora, in realtà, perché non stava nella pelle all’idea di passare un po’ di tempo con suo padre. Quando si era reso conto di essere arrivato così presto, aveva temuto che Neal si infastidisse, ma l’uomo ne era sembrato felice.
Siccome doveva ancora finire di prepararsi, però, aveva chiesto al ragazzino di aspettare un momento e si era ritirato in bagno.
Sarebbe stato fico, aveva deciso Henry, quando lui fosse cresciuto e suo padre gli avesse insegnato a farsi la barba.
«Sei un tipo mattiniero, eh?» chiese Neal, sedendosi accanto a lui e iniziando a mettersi le scarpe.
«Solo da qualche anno» rispose Henry, onestamente.
Quando era più piccolo, infatti, Regina doveva sudare sette camice per convincerlo ad alzarsi. A quel tempo, lui le provava tutte, dal mettersi il cuscino sopra la testa al nascondersi sotto le lenzuola, ma alla fine sua madre aveva sempre la meglio.
«E tu?» domandò Henry, rimettendo la rivista sul comodino, e notando il portafoglio appoggiato lì sopra. «Sei un tipo mattiniero?»
Neal lo guardò e sorrise. «Nah» rispose. «Ma visto che ho passato un bel po’ di anni a dormire poco e male, mi sembra legittimo cercare di recuperare».
Henry ridacchiò, poi tornò serio e inclinò il capo, ripensando all’acchiappasogni nell’appartamento di New York. «Hai degli incubi?»
Neal gli rivolse un’occhiata intenta. «Non ultimamente».
«Li avevi per via… di tuo padre?» chiese allora il ragazzino, con una nota strana nella voce.
L’uomo finì automaticamente di sistemarsi anche la seconda scarpa. «In parte» ammise.
Immaginava fosse meglio tralasciare la solitudine e il terrore provati sull’Isola Che Non C’è…
«E tu?» aggiunse invece. «Hai degli incubi?»
Henry evitò il suo sguardo e si mise a giocherellare con le maniche della propria giacca, la sciarpa che gli penzolava dal collo.
Neal si accigliò. «Henry?»
Lentamente, il ragazzino alzò la testa. «Sono stato vittima dell’incantesimo del sonno» confessò. «E per tante notti ho avuto lo stesso incubo».
«Vuoi parlarne?»
Henry ci pensò, poi fece un veloce cenno d’assenso. «Ero imprigionato in una stanza in fiamme» disse, «e mi sentivo come se nessuno potesse raggiungermi e salvarmi».
«Mi dispiace» disse Neal, sinceramente.
Il ragazzino abbozzò un sorriso. «Sta migliorando, adesso… Non lo faccio quasi più».
D’impulso, l’uomo allungò una mano a scompigliare i capelli di suo figlio. «Ci sono molte persone che verrebbero a salvarti anche in capo al mondo, Henry. Io, tua madre, i tuoi nonni… Anche una Regina Cattiva, mi sembra».
Il ragazzino accennò una piccola risata.
Neal sapeva di non aver esagerato, quando aveva detto che sarebbe andato sino in capo al mondo, per Henry… Forse era strano, considerato che lo conosceva da pochi giorni, ma suo figlio era sveglio, coraggioso, buono… Era un bambino davvero speciale.
«Tuo padre mi ha aiutato, lo sai?»
Neal sbatté le palpebre. «Come?»
«Per gli incubi» spiegò Henry. «Mi aveva dato una specie di talismano… Con quello, riuscivo ad avere il mio sogno sotto controllo».
L’uomo respirò lentamente. «Gli sono grato, per questo».
Henry lo guardò, incuriosito dal suo tono distaccato, ma decise di non insistere.
Rimasero in silenzio per qualche istante, finché Neal non domandò: «Hai già fatto colazione?»
Henry scosse la testa. «Volevo farla con te».
Neal sorrise ed indicò il portafoglio sul comodino. «Vedi che ci siano abbastanza soldi, allora…»
Henry obbedì di buon grado. Suo padre, scoprì, era una di quelle persone col portafoglio pieno di foglietti: c’erano scontrini, un biglietto da visita ormai consunto, qualche ticket della metropolitana scolorito…
Il portafoglio di Regina non arrivava mai ad essere così pieno – lei buttava sempre via tutto.
Henry si domandò che aspetto avesse quello di Emma, quindi contò in silenzio i soldi.
«Bastano e avanzano» annunciò poi, rivolgendosi a Neal.
Quest’ultimo si alzò e, quando Henry lo imitò, gli mise con gentilezza una mano dietro le spalle. «Allora possiamo andare».
Il ragazzino annuì vigorosamente, e mentre uscivano dalla stanza frugò tra i biglietti nel portafogli del padre.
Fortunatamente per lui, Neal notò che la sua attenzione non era rivolta a dove metteva i piedi, e si premurò di guidarlo sano e salvo in corridoio, altrimenti una zuccata contro lo stipite non gliel’avrebbe tolta nessuno.
Erano quasi arrivati alla caffetteria, quando Henry trovò un foglietto con sopra una firma. «E questo?» chiese, facendolo vedere a Neal. «Cos’è?»
L’uomo abbassò gli occhi su di lui. «Oh… Un autografo di William Shatner».
Henry aggrottò la fronte.
«Il Capitano Kirk» aggiunse allora Neal. «Star Trek».
Il ragazzino si rischiarò. «Ho capito» affermò, mentre entravano nel ristorante di Granny. «Non ho mai visto Star Trek, però».
«Ah, Shatner è bravo» gli assicurò Neal, mentre prendevano posto ad un tavolo libero. «Davvero bravo».
«Wow» disse Henry, contemplando il foglietto con una nuova ammirazione.
Dopo qualche momento, si riscosse e porse a Neal foglietto e autografo.
«Potremmo vederlo insieme» propose, speranzoso. «Star Trek, intendo».
«Mi farebbe piacere» sorrise Neal. Gli fece l’occhiolino mentre sistemava il foglietto al suo posto. «Vedrai, la ciurma del Capitano Kirk è l’unica di cui valga la pena far parte».
Henry si raddrizzò, irradiando buonumore. «Sì?» chiese. «Hai fatto parte di altre ciurme?»
Il sorriso di Neal si affievolì un poco. Per un istante, gli sembrò quasi di sentire l’odore di salsedine e la voce di Uncino che gli spiegava come orientarsi con le stelle.
Quel momento prezioso, alla fine, era stato solo il preludio di un altro tradimento. A distanza di secoli, bruciava ancora nella memoria, nonostante anni e anni di disillusioni avessero reso il dolore più opaco.
Si schiarì la gola. «Diciamo che una volta ho fatto parte della ciurma di un altro Capitano… E non è andata a finire bene».
Uncino l’aveva usato e basta. Quel pensiero, che un tempo era stato doloroso e corrosivo come acido, adesso aveva solo il sapore stanco della rassegnazione.
Henry lo guardò con aria incuriosita. «È lì che hai imparato a governare una nave pirata?»
«Già». Neal scrutò il ragazzino e riuscì a recuperare il proprio sorriso. «E ho imparato anche che Kirk è l’unico Capitano che valga la pena di avere».
Henry rise. «Regola numero uno» annunciò, pomposamente, «da’ sempre retta al Capitano Kirk. Okay. Me ne ricorderò». Si posò un pugno sotto il mento con fare pensoso, poi s’illuminò. «E se lui abitasse qui? A Storybrooke?»
Neal inarcò un sopracciglio. «Il Capitano Kirk?»
«Perché no?» chiese Henry, eccitato. «Il dottor Whale è Frankenstein!»
«Il dottor Whale è…» iniziò Neal, meccanicamente, poi emise un fischio sommesso. «Caspita».
«Forse siamo persino parenti» ipotizzò il ragazzino. «Noi e Kirk, voglio dire».
A quell’uscita, Neal dovette ridere. «Credo che tu abbia già l’albero genealogico più bizzarro del mondo, Henry…»
Suo figlio sorrise. «Sì» confermò, felicemente. «Ma è una famiglia di cui vale la pena far parte, non è vero?»
Neal guardò gli occhi brillanti di Henry, e sorrise a propria volta. Farne parte. «Assolutamente».










Note:
William Shatner guarda OUAT e commenta su Twitter, e io vado pazza per questa cosa ♥
Ho anche un sacco di feels a proposito di Neal ed Henry, quindi diciamo che ho mescolato le due cose (tanto più che Shatner non solo è un Evil Regal, ma anche un fan di Neal, oh my Captain *-*)…
Spero vi sia piaciuta!

P. S. Ma quanto è bello questo video?! Nealfire || Don't You Worry Child  *piange*
  
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