The meaning of Goodbye
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[Delmore Schwarz]
I.
- Sasuke, smettila di comportarti come una
mogliettina isterica per favore!
Lo
apostrofò, roteando infastidito i vispi occhi azzurri.
- Usuratonkaichi.
Borbottò
il moro, strappandogli dalle mani il grosso scatolone che si ostinava a voler
trasportare fino al piano superiore. Non glielo avrebbe permesso, non nelle sue
condizioni.
- Decisamente, teme, inizi ad
irritarmi.
Brontolò, superandolo in fretta ed
iniziando a salire i pochi gradini a due a due saltellando, come per
dimostrargli che lui poteva fare questo ed altro.
- Dobe...
Lo sentì ringhiare alle sue
spalle e la cosa lo divertì non poco, facendogli aumentare un po’ la velocità
fino a raggiungere il piano e voltarsi verso l’irritato Sasuke con un sorriso
vittorioso stampato in volto.
- Guarda un po’
mammina, sono riuscito addirittura a camminare da solo!
Sasuke assottigliò lo sguardo, iniziando a salire le scale
pestando i piedi su ogni gradino con stizza per nulla celata.
- Naruto, non sei divertente.
Sibilò, passandogli al fianco e regalandogli uno sguardo di puro
odio.
Naruto sorrise amaramente, voltandosi
poi per seguire l’altro verso il piccolo appartamento che condividevano da quasi
un anno ormai.
Sasuke si fermò di fronte alla
porta in legno scuro facendo roteare le chiavi, prima di posare a terra lo
scatolone e fermarsi con aria pensierosa.
-
Sasuke?
Lo chiamò il biondo, fissandolo
interrogativo.
- Le lastre, sono rimaste in
macchina.
Rispose dopo qualche attimo,
iniziando a cercare in tasca probabilmente le chiavi dell’auto, estraendo poi un
piccolo portachiavi a forma di ventaglio con appesa solamente una chiave
scura.
- Vado io.
Disse Naruto, sbrigativo, afferrando la chiave e iniziando a ripercorrere
la strada al contrario, senza dare a Sasuke modo di replicare.
Con un leggero sbuffo il moro aprì la porta di casa e la
spinse piano con una mano, usando l’altra per sorreggere il grosso scatolone che
conteneva alcune delle cose di cui Naruto aveva avuto bisogno durante il
ricovero.
Lasciò che l’uscio si accostasse
senza chiudersi, gettando poi distrattamente il mazzo di chiavi su uno scaffale
nelle vicinanze ed appoggiando la scatola sul tavolo della piccola
sala.
Un pallido rossiccio si faceva strada
tra le tende tirate, fendendo la luce soffusa del lampadario dall’aria tanto
precaria.
Dopo aver abbandonato le scarpe da
qualche parte, con un rumoroso sospiro si lasciò cadere sul divano blu scuro,
cercando di ritrovarvi un po’ dell’energia che sentiva abbandonarlo giorno dopo
giorno sempre più in fretta.
Dall’alto della
sua posizione, il contenitore di cartone lo fissava superiore, scrigno di una
parte della loro vita che andava avanti da troppo tempo.
Con stizza gli diede una manata, facendolo cadere dal tavolo
con un tonfo sordo e rovesciandone il contenuto sul caldo parquet di un legno
chiaro. Con gli stanchi occhi di ossidiana osservò distrattamente alcuni vestiti
giacere ai suoi piedi, qualche rivista di argomenti per lui soporiferi e qualche
lettera, probabilmente con gli auguri per una pronta guarigione e probabilmente
da parte di Sakura, Kiba, Shikamaru o qualcun’altra della lunga lista di persone
che non si sarebbero risparmiate per Naruto.
Poco più in là giaceva una piccola cornice di legno scuro, familiare alla
mano pallida che la raccolse con cura quasi reverenziale.
Sobbalzò quando si sentì sospingere da un fiume di ricordi
mentre la piccola fotografia rovinata appena un po’ dal tempo si lasciava
guardare per la millesima volta.
Era stata
scattata il giorno del diploma, durante la festa organizzata da Naruto per il
gruppo dei ‘soliti’, come li chiamava lui. Un piccolo numero di persone
sorridevano allegre all’obbiettivo: nel salotto di quella che doveva essere casa
Hyuuga se non ricordava male, su alcune poltrone e poltroncine, c’era Sakura, al
fianco di Ino, che allungava una mano dietro la nuca dell’amica per fare il
gesto delle corna, in un vano tentativo di non essere scoperta; c’era Shikamaru
che sorrideva esasperato al fianco di Chouji, troppo impegnato ad addentare una
costoletta grigliata per cimentarsi in un sorriso di qualunque genere; Kiba
sollevava con un sorrisone orgoglioso stampato in volto il cucciolo di cagnolino
trovatello che aveva salvato dalla strada e da cui non si separava praticamente
mai, fissato torvo da Shino, che si era ritrovato con la codina scodinzolante di
Akamaru, così si chiamava, proprio in faccia; poco più in là Hinata, in piedi,
reggeva un vassoio pieno di bicchieri, bibite e qualche birra, abbozzando un
sorrisino timido mentre si avvicinava agli amici. Infine, seduti su una
poltroncina rosso scuro, c’erano anche loro, Sasuke e Naruto, il biondo in
braccio al moro, che lo stringeva leggero ma possessivo. L’ampio sorriso di
Naruto sembrava irradiare l’intera stanza e la luce dei bellissimi occhi azzurri
si univa a quella degli altri presenti nella piccola cornice, occhi di ragazzi
che hanno una vita davanti e sono pronti ad affrontarla, più o
meno.
Naruto non si separava mai da quella
foto, ovunque andasse voleva che lo seguisse.
Diceva gli ricordasse ogni giorno che, nonostante le
difficoltà, c’era sempre un valido motivo per andare avanti, faticare,
soffrire... motivo che poteva nascondersi dietro ad una banalità o, come in quel
caso, nel sorriso di un amico.
Sasuke aveva sempre invidiato il suo modo di vedere la vita:
lui, cinico e materialista, non vedeva oltre la concretezza dei fatti, il
successo o l’insuccesso, vincere o perdere.
Con il passare del tempo però,
doveva ammetterlo, quella testa quadra un po’ lo aveva cambiato.
Si concesse
un piccolo sorriso, prima di poggiare la cornice sul tavolo e cominciare a
pensare di preparare qualcosa per la cena. Magari gli avrebbe cucinato del ramen, tanto per festeggiare
il suo ritorno a casa.
*
Un allegro bip-bip accompagnò l’apertura
della grossa Volvo nera.
Il regalo per il
diploma di Sasuke se avesse potuto avrebbe fatto le fusa quando una mano
abbronzata accarezzò la carrozzeria metallizzata in un gesto di affezione
nostalgica.
Naruto si lasciò scappare un
sorriso pensando a quante ne avessero passate in quella macchina; se avesse
saputo parlare probabilmente avrebbe avuto parecchio da raccontare, dai viaggi
con tutta la casinista combriccola di amici, agli spostamenti di tutti i giorni,
i loro litigi quotidiani, le rappacificazioni... anche qualcosa solo per
orecchie maggiorenni.
Ghignò tirando la
maniglia e aprendo la portiera.
Gli interni
in pelle emanavano uno strano mix di odori che per un attimo gli fece storcere
il naso, mentre cercava distrattamente la busta bianca.
Individuatala abbandonata sotto un sedile, allungò un braccio
per recuperarla, quando d’improvviso si sentì attraversare da un fremito
incontrollato.
I muscoli presero a tremare
leggermente, come se quella scossa provenisse dall’interno stesso delle sue
ossa.
Scosse forte la testa, solo un brivido,
si disse, stava bene.
- Non so come diavolo la vedi tu, ma
secondo me dovresti starci attento. Sarebbe meglio sentire il parere di
Sakura...
- NO!
Kiba riappoggiò la cornetta del telefono, voltandosi
interrogativo.
- Tutto bene
amico?
Certo che stava bene, stava
benissimo.
- Che problema c’è se chiamo
Sakura?
Naruto gli rivolse lo sguardo più
eloquente ed innervosito che gli riuscì.
-
Sakura uguale crisi isterica, uguale trascinamento di peso in ospedale, uguale
tutti lo verranno a sapere, uguale Sasuke lo verrà a sapere, uguale Sasuke molto
innervosito, uguale mia soppressione.
Kiba si
avvicinò all’amico, senza riuscire a trattenere un leggero
ghigno.
- L’Uchiha imbufalito fa una certa
impressione anche a me, in effetti.
Avanzò di
qualche altro passo in direzione di Naruto, appollaiato su una delle sedie della
cucina.
- Ma qui stiamo parlando della tua
salute.
Continuò, mentre lo sguardo serio del
biondo non accennava a spegnersi.
- Kiba. Io.
Sto. Bene.
Quando aprì la porta dell’appartamento un profumo
meraviglioso raggiunse il suo naso, facendolo arricciare, alzarsi ed allargarsi
per non perdere un dettaglio di quella scia di incantevole
fragranza.
- Ramen!
Gioì, fiondandosi in cucina ad abbracciare l’improvvisato
cuoco, che si muoveva con gesti poco sicuri tra pentole e
zuppiere.
- Ti ho mai detto che ti
amo?
Cinguettò, mentre allungava una mano nel
furtivo tentativo di rubacchiare qualcosa, vanificato da un colpo secco
infertogli da un grosso cucchiaio di legno, che ora vorticava pericolosamente
nelle sue vicinanze.
- Staccati,
Dobe.
Borbottò infastidito Sasuke, tentando
inutilmente di scrollarselo di dosso, mentre si allungava per recuperare un
mestolo sullo scaffale più alto.
- Come sei
freddo! Ah, ops. Scusa, avevo dimenticato con chi avessi a che
fare...
Naruto non poté evitare di ghignare
all’occhiata gelida che ricevette in risposta, mentre slacciava le braccia dalla
vita dell’altro. Raggiunta una delle seggiole del piccolo tavolo della cucina vi
si abbandonò pesantemente.
- Allora, a cosa
devo questo onore? Insomma, Sasuke Uchiha ai fornelli è paragonabile ad un
miracolo!
Sasuke quasi ringhiò, continuando a
dargli le spalle.
- Alla tua testa
quadra.
Borbottò stizzito.
Quando il moro si voltò teneva tra le mani due grosse
scodelle fumanti, che appoggiò di malagrazia sotto il naso di Naruto, andando
poi a recuperare una sedia anche per sé.
Non
era certo la prima volta che lo vedeva mangiare, ma ogni volta riusciva a
stupirlo come la prima: l’aria concentrata, la fronte corrucciata e le bacchette
che si muovevano a velocità impressionanti, facendogli ingurgitare quantità
inimmaginabili ogni secondo.
Ricordava ancora
la prima volta che erano usciti a pranzo. Naruto lo aveva trascinato ad un
chiosco, di ramen ovviamente, e lì aveva dato sfogo a tutti i suoi peggiori
istinti animaleschi, divorando cinque o sei porzioni, senza fermarsi un secondo
se non per ordinarne un’altra.
Concentrato
com’era non si era neppure accorto che Sasuke non aveva toccato cibo, in parte
impressionato e similmente disgustato da quella sottospecie di fogna che
mangiava al suo fianco, in parte non apprezzando particolarmente la pietanza,
era rimasto per tutto il tempo a fissare l’altro abbuffarsi senza sosta, con un
espressione ebete che poi il biondo non mancò di rinfacciargli più e più
volte.
Quando Naruto terminò la prima
scodella e si preparava ad avventarsi sulla seconda, Sasuke tossicchiò
leggermente per attirare la sua attenzione.
Un paio di occhi azzurri lo fissarono interrogativi, in
attesa.
- Credi che potrò mangiare anche io,
dobe?
Naruto sembrò ragionarci su,
parzialmente confuso, prima di accorgersi dell’errore.
- Ah. Questa era... tua?
Il moro annuì con finta serietà, facendogli gesto di lasciare la presa e
concedergli un pasto decente.
- Pensavo che
detestassi il ramen...
Piagnucolò Naruto,
avvicinandogli piano la scodella con riluttanza mal celata.
- Se è per questo detesto anche te.
Puntualizzò Sasuke, con un espressione seraficamente
inquietante che fece imbronciare il biondo.
Mentre il moro mangiava con una lentezza più o meno studiata, Naruto
prese a giocherellare con le bacchette, facendole restare in bilico sulle sue
dita con aria assorta.
- Uffa
però,
Borbottò infantilmente, deciso a
stuzzicare l’altro, che non lo degnava di uno sguardo mentre si dedicava al suo
pranzo.
- Tu non dovresti togliermi il cibo
di bocca! Perché...
Si fermò pensieroso, alla
ricerca di un motivo valido, quando lo raggiunse
l’illuminazione.
- Perché io sono
malato, ecco!
Si pentì della propria uscita quando vide
gli occhi di Sasuke allargarsi leggermente; non ci fu nessuna risposta. L’Uchiha
posò sul tavolo le bacchette di legno, si alzò compostamente tenendo lo sguardo
fisso sul pavimento e spostò la ciotola da sé a Naruto, prima di lasciare la
stanza.
- Perché diavolo se la prende quel
teme?
Sbottò, stringendo nei pugni la coperta
leggerla che lo copriva nel lettino.
-
Naruto-kun, è solo preoccupato...
Disse
dolcemente la ragazza al suo fianco, rimboccandogli il lenzuolo con tocco
leggero.
- E anche noi lo
siamo.
Concluse Hinata, rivolgendogli un
timido sorriso.
A quel tono Naruto non
resistette e si lasciò rilassare, tornando ad arricciare le labbra in un riso
appena accennato.
- Oh, Hinata-chan, come
farei senza di te?
La ragazza arrossì
visibilmente, abbassando lo sguardo sulle mani che si tormentava senza
sosta.
I capelli scuri formavano un discreto
sipario tra lei ed il mondo, mentre un unico pensiero la
tormentava.
"Oh, Naruto, come faremmo noi
senza di te?"
Quasi gli scappò una risata alla visione che ebbe di
Sasuke, quando lo raggiunse. Se ne stava rannicchiato sul divano, fissando lo
sguardo corrucciato su qualcosa che non comprendeva, borbottando tra sé ogni
tanto a bassa voce, probabilmente insulti a lui rivolti.
- Sasuke...
Tentò, sempre
trattenendo un lieve ghigno. Non si aspettava alcuna risposta e non la
ricevette.
- Avanti teme, stavo solo
scherzando!
Non fosse stato lui, non avesse
conosciuto il moro meglio di se stesso e non fosse abituato alle sue solite
reazioni, probabilmente avrebbe rabbrividito all’occhiata che Sasuke gli
rivolse.
- Ok, ok, sono stato
stupido!
Ammise, alzando le mani in segno di
resa, gettandosi di malagrazia a sedere sullo stomaco dell’alterato compagno,
che nonostante la posizione scomoda continuò a non degnarlo della sua
attenzione.
Naruto sorrise
dolcemente.
Maledizione, con che testa dura
aveva a che fare!
Dimenandosi un po’ riuscì a
far stendere Sasuke sul divano ed a trovare una posizione comoda rannicchiandosi
praticamente su di lui.
Doveva ricordarsi di
ringraziare quel maniaco di Jiraya che aveva ben pensato di regalare loro un
grosso divano blu notte per il loro nuovo appartamento; storse il naso
ricordandosi dei commenti che fece riguardo tutti i possibili utilizzi di un
divano ampio come quello... ringraziarlo era eccessivo, già.
Trasse un profondo respiro, riempiendosi la testa
dell’inebriante profumo che emanava il ragazzo al suo fianco, sempre lo
stesso,sempre quello, da tanti anni, ma questo non gli impediva di fargli quel
meraviglioso effetto ogni volta.
- Sasuke,
scusami.
Lo bisbigliò quasi, ma quando una
mano si posò piano tra i suoi capelli seppe che lui lo aveva
sentito.
Un tonfo sordo lo distrasse dai suoi
pensieri, riportandolo alla realtà.
- Hai
intenzione di sfondarla quella?
Chiese
sardonico, indicando distrattamente la poltroncina su cui Sasuke si era lasciato
rumorosamente cadere.
Un basso ringhio fu
l’unica risposta.
- Ne, teme, siamo di
cattivo umore oggi?
Posò sul comodino al suo
fianco la rivista decisamente poco interessante che Sakura gli aveva lasciato
per occupare i tempi morti tra una visita e l’altra.
Decisamente il gossip non faceva per lui.
Così come i tempi morti, le attese, tutto quel silenzio, tutto
quell’odore di ospedale.
- Beh? Si può sapere
che hai?
Era veramente incredibile, invece di
essere lui quello sempre innervosito e da consolare, giorno dopo giorno
entravano in quella piccola e bianca stanzetta sempre volti imbronciati, persone
di cattivo umore o sguardi gelidi.
Davvero
non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo a tutti!
- Tsunade non mi lascerà assistere
all’operazione
Borbottò Sasuke dopo qualche
tempo, lo sguardo corrucciato puntato alle sue scarpe e le mani pallide che
stringevano convulsamente i braccioli della poltroncina.
- E allora?
Un paio di
occhi sgranati si posarono su di lui.
- E
allora?! Tu rischi la vita e io non posso nemmeno guardare! Ti sembra
poco?!
Naruto fece spallucce, per nulla
colpito dall’attacco di rabbia dell’altro.
-
Si, mi sembra che non ci sia niente di grave.
Sasuke lo fulminò con lo sguardo, alzandosi velocemente e dirigendosi a
passo svelto fino all’uscita.
-
Sasuke!
Quando si fermò e tornò a cercare il
suo sguardo il biondo gli fece segno di avvicinarsi.
Non faceva per lui nemmeno quella prolungata costrizione a letto,
decisamente no.
Ma non gli conveniva cercare
di fare qualche idiozia perché pareva che parecchia gente lì non l’avrebbe presa
bene.
- Ehi, teme...
Cominciò, quando lo vide rilassarsi
leggermente.
- Non c’è niente di bello da
vedere mentre mi aprono la testa... certo, forse sarebbe la volta buona che ti
dimostro che il cervello ce l’ho, checché tu ne dica, ma a parte questo,
nient’altro direi.
Gli sorrise incoraggiante
ed allungò piano una mano fino a sfiorare la sua.
- Ci vedremo quando mi sveglierò. E già che ci siamo, potresti molto
spontaneamente pensare di portarmi a mangiare del ramen! Magari offrendo tu...
si, ottima idea, grazie Sasuke, sono commosso!
Il moro lo guardò male, senza però trattenere un sorriso appena
accennato.
- Sasuke...?
- Nh?
- Ti amo.
Un bussare insistente lo svegliò di
soprassalto.
- Avanti Naruto, apri questa
dannata porta!
Si concesse tutto il tempo
necessario per stiracchiarsi e sbadigliare per bene, per poi andare ad aprire a
quella voce nota.
- Kiba!
- In persona! E ti ho portato anche un
regalino!
Il castano si fece strada
nell’appartamento senza esitazione, facendo cenno poi a qualcuno alle sue spalle
di seguirlo.
Tre figure sorridenti sfilarono
una dopo l’altra di fronte ad un Naruto ancora intontito.
- Tre meravigliose pulzelle tutte per te,
amico.
Il biondo sorrise salutando le
ragazze, mentre si lasciava chiudere la porta alle spalle.
Queste quasi non lo considerarono, spostandosi direttamente a
depositare una serie di sacchetti in cucina.
Naruto guardò Kiba interrogativo, ricevendo in risposta solo un
espressione ugualmente confusa.
- Naruto, ci
siamo permesse di farvi un po’ di spesa.
Spiegò Sakura tornando in salotto con le mani libere.
- Già, decisamente non vi consideriamo in grado di cavarvela
da soli.
Aggiunse Ino raggiungendo l’amica e
andando poi a gettarsi sulla prima sedia che le capitò a tiro.
Hinata spuntò da dietro le due ragazze con un piccolo mazzo
di fiori in mano, lo sguardo basso e le guance arrossate.
- Un pensiero, per te.
Bofonchiò imbarazzata, porgendoglielo.
- E’ da parte nostra, i fiori li ho scelti io
modestamente.
Continuò Ino, sorridendo
orgogliosamente. Tutti sapevano bene della sua grande passione per i fiori e del
fioraio che aiutava i suoi genitori a gestire.
- Già, non si sbrigava più. Ancora qualche minuto e l’avremmo
uccisa.
Ghignò Sakura, spostandosi per la
casa alla ricerca di un vaso adatto.
- Scusala, Naruto. Non siamo riusciti a
dissuaderla dal portarti altri fiori.
La
risata leggera di Sakura riempì per un attimo il silenzio creatosi, spezzando
quell’atmosfera tanto tesa.
- Oh, beh, poco
male! Così posso sopravvivere alla puzza di Kiba!
Naruto ghignò all’amico, che mostrò una finta espressione
indignata.
Sentì Sasuke al suo fianco
trattenere anche lui una risata e strinse di più la mano intrecciata alla
sua.
Era incredibile vedere come tutto questo fosse così
naturale: gli amici di sempre, giornate come tante altre, le solite invasioni in
casa altrui. Il sorriso di Naruto si allargò.
La sua attenzione fu attirata poco dopo da un leggero tossicchiare di
Kiba al suo fianco.
- Suppongo che questo sia
tuo.
Disse, ammiccando maliziosamente al
foglietto di carta che gli stava porgendo.
Lo
prese, curioso.
" Dobe la prossima volta che
ti addormenti evita di farlo sul mio stomaco, non sei esattamente leggero. Sono
a scuola, Kiba verrà a seccare. Non fare idiozie. Ti amo,
Sasuke."
Kiba sghignazzava deliberatamente
rumoroso e questo gli costò un rapido calcio negli stinchi da parte di Naruto,
prima che tornasse a prestare attenzione a Ino che continuava a blaterare
riguardo al significato dei fiori, di come fossero profumati, di come fossero
belli, mentre Sakura non mancava di interromperla e prenderla in giro appena
possibile.
Hinata intanto gironzolava per la
sala sistemando tutto quello che le capitava sotto mano con l’aria di chi, alla
fine, deve sempre fare la parte dell’adulto.
La seguì con lo sguardo per qualche tempo, mentre aggraziatamente si
faceva strada tra la piccola folla che occupava l’appartamento, evitando un Kiba
gesticolante che raccontava ad una Ino poco interessata quanto fosse diventato
grande il suo Akamaru, schivando Sakura in iperventilazione che si lamentava di
come fosse complicato stare dietro alle lezioni di quella strega di Tsunade ed
infine andando ad aprire quando il campanello suonò ancora una
volta.
Si riscosse dai suoi pensieri quando
un altro paio di voci familiari si fecero spazio.
- Ehilà, Naruto!
- Shika! Shino!
Cho!
Tutti sembrarono distrarsi dalle loro
precedenti occupazioni per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, mentre Naruto
cominciava a chiedersi quanto ci sarebbe voluto perché la casa esplodesse con
tutta quella gente stipata in ogni angolo.
-
Allora Naruto, com’è essere di nuovo a casa?
Chiese Shikamaru con aria stancamente allegra, mentre immediatamente
individuava il divano e vi trovava ristoro. Chouji gli passò davanti
velocemente, seguendo per istinto il profumo di cibo proveniente dalla spesa
delle ragazze, diretto verso la cucina.
Il
biondo fece spallucce, guardandosi intorno.
-
Rumoroso, direi. E bello. Qua finalmente posso prendere Kiba a calci nel sedere
quando dice idiozie.
Kiba lo guardò storto,
incrociando le braccia.
- E’ inutile
Kiba,
Ridacchiò Sakura, mettendogli una mano
sulla spalla.
- Non puoi spaventare Naruto
con quello sguardo, lui vive con Sasuke Uchiha, non so se mi
spiego.
Una risata generale echeggiò per
qualche tempo tra le mura della stanza. Si sentiva così bene, così libero, era
tutto così confortevole... si, era davvero bello essere a casa. Forse fu per
questo che quando una fitta di dolore gli attraversò lo sguardo e la testa prese
a girare leggermente decise di stringere i denti e lasciar
passare.
Nessuno parve accorgersene,
fortunatamente. Solo Shino lo guardava in modo strano, quasi cercasse di
leggerlo dentro.
Distolse lo sguardo, con
noncuranza.
Kiba intanto aveva iniziato a
bisticciare con Sakura su come lui in realtà fosse molto più temibile e
soprattutto affascinante dell’Uchiha, mentre Ino lo guardava compassionevole,
sghignazzando ogni tanto.
- Allora
Naruto,
Lo chiamò Shikamaru, indicando la
scacchiera di legno ordinatamente disposta sopra uno scaffale.
- Non avevamo una sfida in sospeso?
- Maledizione, non puoi aver vinto
ancora tu!
L’altro ragazzo sorrise,
picchiettandosi un dito sulla tempia.
- Tutto
grazie a questo, che vuoi farci...
Naruto
mise su il broncio, guardandolo di sbieco.
-
E’ stata tutta fortuna, la prossima volta vincerò io!
Shikamaru sbadigliò, portandosi una mano a coprire la bocca
aperta.
- Ma certo, ma
certo...
- Potrei batterti anche all’istante,
se volessi!
Continuò Naruto, gesticolando
animatamente.
L’altro si stiracchiò, prima di
sistemarsi più comodamente sulla poltroncina.
- A-ha, certo. Ma dopo il sonnellino...
Naruto non aveva mai avuto una famiglia nel vero
senso della parola.
I suoi genitori erano
morti quando lui era tanto piccolo da non poter ricordare nemmeno i loro volti e
non aveva parenti stretti interessati alla sua vita o alla sua salute. Una zia
alla lontana un giorno si era ritrovata con un pargolo di troppo tra le mani ed
aveva preferito lasciarlo in un istituto, provvedendo di malavoglia a pagare la
retta e qualcosa per gli alimenti.
Appena era
stato abbastanza grande per farlo Naruto aveva lasciato il collegio ed era
andato a vivere da solo, aveva iniziato a frequentare una scuola pubblica ed
aveva trovato il modo di andare avanti con le sue sole forze.
Poi, tutto d’un tratto, come se finalmente la vita si fosse
accorta che forse anche lui meritava qualcosa, gli aveva regalato loro, i
migliori amici che potesse desiderare, le persone migliori che avrebbe mai
potuto incontrare... e l’amore più grande che avrebbe potuto
vivere.
Iniziare a sorridere era stata una
reazione naturale.
Aveva iniziato a farlo
davvero, con la gioia di riscoprirsene capace.
E da quel giorno non aveva più smesso, non un solo
istante.
Aveva sorriso anche il giorno in cui
era finito all’ospedale la prima volta.
Aveva
sorriso mentre lo informavano del tumore che lo consumava.
Aveva sorriso alle persone che soffrivano per
lui.
Lui non sarebbe andato da nessuna parte,
continuava a ripeterglielo.
Non aveva paura,
mai.
- Ehi, lo sapete che detesto quelle
facce!
I ragazzi si fermarono sulla soglia,
cercando di sorridere debolmente.
- Perché
diavolo dovreste essere così depressi tutti? Eh?
Sbuffò, che gente testarda.
- Avanti,
voglio sentirvi ripetere tutti insieme: Arrivederci! E lo sapere il significato
di arrivederci? Significa che ci si rivede. Chiaro?
Li vide annuire piano e lasciare spazio sui loro volti a leggeri sorrisi
più spontanei.
- Arrivederci,
Naruto.
- Arrivederci
Sakura-chan!
- Arrivederci,
Naruto.
- Arrivederci
Ino-chan!
Ad ogni saluto la tensione
scemava leggermente ed a tutti parve di sentire la forza di Naruto contagiarli,
a poco a poco.
- Arrivederci, Naruto!
- Arrivederci,
Kiba. Ehi, quei cioccolatini sono miei però!
- Arrivederci, Naruto-kun...
-
Arrivederci, Hinata-chan!
- Arrivederci,
Naruto.
- Arrivederci, Shika!
- Arrivederci, Naruto.
-
Arrivederci, Shino!
- Arrivederci,
Naruto!
- Arrivederci, Cho! Vabbè, prendetela
voi la scatola di cioccolatini...
-
Nh.
- Arrivederci anche a te...
Sasuke.
Ora Naruto poteva dire di avere una famiglia, anche
se non nel vero senso della parola.
La stessa
famiglia che in quel momento gli invadeva la casa e gli restituiva tutti i
sorrisi che lui aveva donato loro, con la spontaneità propria solo del vero
affetto.
Una famiglia fatta di amici ed in
modo particolare della persona più importante della sua vita.
Non avrebbe potuto desiderare niente di più.
Mentre trascinavano quello scomodo
lettino attraverso i corridoi dell’ospedale li vide tutti lì.
Tsunade sembrò piuttosto innervosita quando scattò seduto per
sventolare la mano in segno di saluto.
-
Hinata-chan, ti affido Kiba! Sakura che fai? Non si piange! Ino, per favore,
vedi di farla smettere! E che è quel muso lungo Shino-kun? Skika, voglio la
rivincita quando esco di qui, chiaro? Ehi Cho, passa una patatina! Ok ehm...
forse è meglio di no, nonna Tsunade potrebbe decapitarmi.
Sasuke se ne stava più in là, in silenzio, e lo
guardava.
Gli sorrise dolcemente, salutandolo
con un veloce cenno del capo, per lui sarebbe bastato.
Era davvero un ragazzo fortunato, pensò, lasciando scivolare
lo sguardo su tutti quei volti amici.
Il suo
sorriso si indebolì quando lesse negli occhi di tutti qualcosa di strano, come
se, in silenzio, gli stessero rivolgendo il loro ultimo saluto.
Quante volte doveva dirglielo? Detestava gli
addii!
Era un arrivederci, solo
arrivederci.
- Arrivederci,
ragazzi.
Quando tornò a prestare attenzione al caos
circostante stava ancora sorridendo.
Anche
mentre la mano ricominciava a tremare forte e la testa vorticava
dolorosamente.
Anche se debolmente, le sue
labbra rimasero increspate anche quando i contorni si offuscarono, quando i
suoni si fecero ovattati, quando sentì tanto lontana la porta che si apriva e si
richiudeva di colpo, quando percepì la voce di Sasuke, allarmata, chiamare il
suo nome.
Quando svenne, sorrideva
ancora.
- Ci sono parenti, qui?
- No, dottoressa Tsunade, non ha parenti.
- Allora lo dico a voi. Le sue condizioni sono stabili.
L’operazione è riuscita, ma...
Una serie di
sguardi preoccupati si posarono sulla donna alla porta.
- Ma? La prego, ci dica come sta!
La incitò Sakura, alzandosi da quella maledetta poltroncina scomoda della
sala d’attesa.
- Sta bene, sta bene... per
ora.
Sasuke le si avvicinò
svelto.
- Che significa ‘per
ora’?
Tsunade sospirò.
- Il problema non è risolto. Il suo tumore non è stato
rimosso completamente, non era possibile. Potrebbero esserci complicazioni in
futuro.
To be continued...
Terzo posto! *-*
Questo è il mio primo podio in
assoluto e per me è stata una grandissima gioia.
Ci tengo a ringraziare
Rosicrucian e Nami che hanno indetto questo bellissimo concorso e lo hanno
magistralmente gestito; grazie di questo regalo inaspettato ed anche un pò
immeritato...^^
Ci tengo anche a fare i complimenti alle altre podiste,
Stray cat Eyes, Shiro Neko e Mala_Mela (che mi affianca al terzo posto^^),
leggete le loro storie, meritano davvero!^^ Complimenti anche a tutte le altre
partecipanti!
Ora non mi resta che lasciare questa fic ai vostri
giudizi... Sarà composta da tre capitoli in tutto, non li ho messi tutti assieme
perchè sarebbe stata troppo lunga.^^
Spero vi sia piaciuta e che vogliate
lasciarmi un commento (anche se non vi è piaciuta, ovviamente). Grazie
mille^^
Miki.
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