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Autore: mikichan17    25/07/2008    5 recensioni
Una terribile malattia sospesa tra sogno e realtà. Spetterà a Sasuke, sulla sua pelle, scoprire dove finisce uno ed inizia l'altra. (SasuNaru)
[3^ classificata ex-aequo al SasuNaru Themed contest indetto da Rosicrucian e Nami]
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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the meaning of goodbye

 

The meaning of Goodbye

<< In dreams begin responsibilities >>
[Delmore Schwarz]

I.

- Sasuke, smettila di comportarti come una mogliettina isterica per favore!
Lo apostrofò, roteando infastidito i vispi occhi azzurri.
- Usuratonkaichi.
Borbottò il moro, strappandogli dalle mani il grosso scatolone che si ostinava a voler trasportare fino al piano superiore. Non glielo avrebbe permesso, non nelle sue condizioni.
- Decisamente, teme, inizi ad irritarmi.
Brontolò, superandolo in fretta ed iniziando a salire i pochi gradini a due a due saltellando, come per dimostrargli che lui poteva fare questo ed altro.
- Dobe...
Lo sentì ringhiare alle sue spalle e la cosa lo divertì non poco, facendogli aumentare un po’ la velocità fino a raggiungere il piano e voltarsi verso l’irritato Sasuke con un sorriso vittorioso stampato in volto.
- Guarda un po’ mammina, sono riuscito addirittura a camminare da solo!
Sasuke assottigliò lo sguardo, iniziando a salire le scale pestando i piedi su ogni gradino con stizza per nulla celata.
- Naruto, non sei divertente.
Sibilò, passandogli al fianco e regalandogli uno sguardo di puro odio.
Naruto sorrise amaramente, voltandosi poi per seguire l’altro verso il piccolo appartamento che condividevano da quasi un anno ormai.
Sasuke si fermò di fronte alla porta in legno scuro facendo roteare le chiavi, prima di posare a terra lo scatolone e fermarsi con aria pensierosa.
- Sasuke?
Lo chiamò il biondo, fissandolo interrogativo.
- Le lastre, sono rimaste in macchina.
Rispose dopo qualche attimo, iniziando a cercare in tasca probabilmente le chiavi dell’auto, estraendo poi un piccolo portachiavi a forma di ventaglio con appesa solamente una chiave scura.
- Vado io.
Disse Naruto, sbrigativo, afferrando la chiave e iniziando a ripercorrere la strada al contrario, senza dare a Sasuke modo di replicare.
Con un leggero sbuffo il moro aprì la porta di casa e la spinse piano con una mano, usando l’altra per sorreggere il grosso scatolone che conteneva alcune delle cose di cui Naruto aveva avuto bisogno durante il ricovero.
Lasciò che l’uscio si accostasse senza chiudersi, gettando poi distrattamente il mazzo di chiavi su uno scaffale nelle vicinanze ed appoggiando la scatola sul tavolo della piccola sala.
Un pallido rossiccio si faceva strada tra le tende tirate, fendendo la luce soffusa del lampadario dall’aria tanto precaria.
Dopo aver abbandonato le scarpe da qualche parte, con un rumoroso sospiro si lasciò cadere sul divano blu scuro, cercando di ritrovarvi un po’ dell’energia che sentiva abbandonarlo giorno dopo giorno sempre più in fretta.
Dall’alto della sua posizione, il contenitore di cartone lo fissava superiore, scrigno di una parte della loro vita che andava avanti da troppo tempo.
Con stizza gli diede una manata, facendolo cadere dal tavolo con un tonfo sordo e rovesciandone il contenuto sul caldo parquet di un legno chiaro. Con gli stanchi occhi di ossidiana osservò distrattamente alcuni vestiti giacere ai suoi piedi, qualche rivista di argomenti per lui soporiferi e qualche lettera, probabilmente con gli auguri per una pronta guarigione e probabilmente da parte di Sakura, Kiba, Shikamaru o qualcun’altra della lunga lista di persone che non si sarebbero risparmiate per Naruto.
Poco più in là giaceva una piccola cornice di legno scuro, familiare alla mano pallida che la raccolse con cura quasi reverenziale.
Sobbalzò quando si sentì sospingere da un fiume di ricordi mentre la piccola fotografia rovinata appena un po’ dal tempo si lasciava guardare per la millesima volta.
Era stata scattata il giorno del diploma, durante la festa organizzata da Naruto per il gruppo dei ‘soliti’, come li chiamava lui. Un piccolo numero di persone sorridevano allegre all’obbiettivo: nel salotto di quella che doveva essere casa Hyuuga se non ricordava male, su alcune poltrone e poltroncine, c’era Sakura, al fianco di Ino, che allungava una mano dietro la nuca dell’amica per fare il gesto delle corna, in un vano tentativo di non essere scoperta; c’era Shikamaru che sorrideva esasperato al fianco di Chouji, troppo impegnato ad addentare una costoletta grigliata per cimentarsi in un sorriso di qualunque genere; Kiba sollevava con un sorrisone orgoglioso stampato in volto il cucciolo di cagnolino trovatello che aveva salvato dalla strada e da cui non si separava praticamente mai, fissato torvo da Shino, che si era ritrovato con la codina scodinzolante di Akamaru, così si chiamava, proprio in faccia; poco più in là Hinata, in piedi, reggeva un vassoio pieno di bicchieri, bibite e qualche birra, abbozzando un sorrisino timido mentre si avvicinava agli amici. Infine, seduti su una poltroncina rosso scuro, c’erano anche loro, Sasuke e Naruto, il biondo in braccio al moro, che lo stringeva leggero ma possessivo. L’ampio sorriso di Naruto sembrava irradiare l’intera stanza e la luce dei bellissimi occhi azzurri si univa a quella degli altri presenti nella piccola cornice, occhi di ragazzi che hanno una vita davanti e sono pronti ad affrontarla, più o meno.
Naruto non si separava mai da quella foto, ovunque andasse voleva che lo seguisse.
Diceva gli ricordasse ogni giorno che, nonostante le difficoltà, c’era sempre un valido motivo per andare avanti, faticare, soffrire... motivo che poteva nascondersi dietro ad una banalità o, come in quel caso, nel sorriso di un amico.
Sasuke aveva sempre invidiato il suo modo di vedere la vita: lui, cinico e materialista, non vedeva oltre la concretezza dei fatti, il successo o l’insuccesso, vincere o perdere.
Con il passare del tempo però, doveva ammetterlo, quella testa quadra un po’ lo aveva cambiato.
Si concesse un piccolo sorriso, prima di poggiare la cornice sul tavolo e cominciare a pensare di preparare qualcosa per la cena. Magari gli avrebbe cucinato del ramen, tanto per festeggiare il suo ritorno a casa.

*

Un allegro bip-bip accompagnò l’apertura della grossa Volvo nera.
Il regalo per il diploma di Sasuke se avesse potuto avrebbe fatto le fusa quando una mano abbronzata accarezzò la carrozzeria metallizzata in un gesto di affezione nostalgica.
Naruto si lasciò scappare un sorriso pensando a quante ne avessero passate in quella macchina; se avesse saputo parlare probabilmente avrebbe avuto parecchio da raccontare, dai viaggi con tutta la casinista combriccola di amici, agli spostamenti di tutti i giorni, i loro litigi quotidiani, le rappacificazioni... anche qualcosa solo per orecchie maggiorenni.
Ghignò tirando la maniglia e aprendo la portiera.
Gli interni in pelle emanavano uno strano mix di odori che per un attimo gli fece storcere il naso, mentre cercava distrattamente la busta bianca.
Individuatala abbandonata sotto un sedile, allungò un braccio per recuperarla, quando d’improvviso si sentì attraversare da un fremito incontrollato.
I muscoli presero a tremare leggermente, come se quella scossa provenisse dall’interno stesso delle sue ossa.
Scosse forte la testa, solo un brivido, si disse, stava bene.

- Non so come diavolo la vedi tu, ma secondo me dovresti starci attento. Sarebbe meglio sentire il parere di Sakura...
- NO!
Kiba riappoggiò la cornetta del telefono, voltandosi interrogativo.
- Tutto bene amico?
Certo che stava bene, stava benissimo.
- Che problema c’è se chiamo Sakura?
Naruto gli rivolse lo sguardo più eloquente ed innervosito che gli riuscì.
- Sakura uguale crisi isterica, uguale trascinamento di peso in ospedale, uguale tutti lo verranno a sapere, uguale Sasuke lo verrà a sapere, uguale Sasuke molto innervosito, uguale mia soppressione.
Kiba si avvicinò all’amico, senza riuscire a trattenere un leggero ghigno.
- L’Uchiha imbufalito fa una certa impressione anche a me, in effetti.
Avanzò di qualche altro passo in direzione di Naruto, appollaiato su una delle sedie della cucina.
- Ma qui stiamo parlando della tua salute.
Continuò, mentre lo sguardo serio del biondo non accennava a spegnersi.
- Kiba. Io. Sto. Bene.

Quando aprì la porta dell’appartamento un profumo meraviglioso raggiunse il suo naso, facendolo arricciare, alzarsi ed allargarsi per non perdere un dettaglio di quella scia di incantevole fragranza.
- Ramen!
Gioì, fiondandosi in cucina ad abbracciare l’improvvisato cuoco, che si muoveva con gesti poco sicuri tra pentole e zuppiere.
- Ti ho mai detto che ti amo?
Cinguettò, mentre allungava una mano nel furtivo tentativo di rubacchiare qualcosa, vanificato da un colpo secco infertogli da un grosso cucchiaio di legno, che ora vorticava pericolosamente nelle sue vicinanze.
- Staccati, Dobe.
Borbottò infastidito Sasuke, tentando inutilmente di scrollarselo di dosso, mentre si allungava per recuperare un mestolo sullo scaffale più alto.
- Come sei freddo! Ah, ops. Scusa, avevo dimenticato con chi avessi a che fare...
Naruto non poté evitare di ghignare all’occhiata gelida che ricevette in risposta, mentre slacciava le braccia dalla vita dell’altro. Raggiunta una delle seggiole del piccolo tavolo della cucina vi si abbandonò pesantemente.
- Allora, a cosa devo questo onore? Insomma, Sasuke Uchiha ai fornelli è paragonabile ad un miracolo!
Sasuke quasi ringhiò, continuando a dargli le spalle.
- Alla tua testa quadra.
Borbottò stizzito.
Quando il moro si voltò teneva tra le mani due grosse scodelle fumanti, che appoggiò di malagrazia sotto il naso di Naruto, andando poi a recuperare una sedia anche per sé.
Non era certo la prima volta che lo vedeva mangiare, ma ogni volta riusciva a stupirlo come la prima: l’aria concentrata, la fronte corrucciata e le bacchette che si muovevano a velocità impressionanti, facendogli ingurgitare quantità inimmaginabili ogni secondo.
Ricordava ancora la prima volta che erano usciti a pranzo. Naruto lo aveva trascinato ad un chiosco, di ramen ovviamente, e lì aveva dato sfogo a tutti i suoi peggiori istinti animaleschi, divorando cinque o sei porzioni, senza fermarsi un secondo se non per ordinarne un’altra.
Concentrato com’era non si era neppure accorto che Sasuke non aveva toccato cibo, in parte impressionato e similmente disgustato da quella sottospecie di fogna che mangiava al suo fianco, in parte non apprezzando particolarmente la pietanza, era rimasto per tutto il tempo a fissare l’altro abbuffarsi senza sosta, con un espressione ebete che poi il biondo non mancò di rinfacciargli più e più volte.

Quando Naruto terminò la prima scodella e si preparava ad avventarsi sulla seconda, Sasuke tossicchiò leggermente per attirare la sua attenzione.
Un paio di occhi azzurri lo fissarono interrogativi, in attesa.
- Credi che potrò mangiare anche io, dobe?
Naruto sembrò ragionarci su, parzialmente confuso, prima di accorgersi dell’errore.
- Ah. Questa era... tua?
Il moro annuì con finta serietà, facendogli gesto di lasciare la presa e concedergli un pasto decente.
- Pensavo che detestassi il ramen...
Piagnucolò Naruto, avvicinandogli piano la scodella con riluttanza mal celata.
- Se è per questo detesto anche te.
Puntualizzò Sasuke, con un espressione seraficamente inquietante che fece imbronciare il biondo.
Mentre il moro mangiava con una lentezza più o meno studiata, Naruto prese a giocherellare con le bacchette, facendole restare in bilico sulle sue dita con aria assorta.
- Uffa però,
Borbottò infantilmente, deciso a stuzzicare l’altro, che non lo degnava di uno sguardo mentre si dedicava al suo pranzo.
- Tu non dovresti togliermi il cibo di bocca! Perché...
Si fermò pensieroso, alla ricerca di un motivo valido, quando lo raggiunse l’illuminazione.
- Perché io sono malato, ecco!
Si pentì della propria uscita quando vide gli occhi di Sasuke allargarsi leggermente; non ci fu nessuna risposta. L’Uchiha posò sul tavolo le bacchette di legno, si alzò compostamente tenendo lo sguardo fisso sul pavimento e spostò la ciotola da sé a Naruto, prima di lasciare la stanza.

- Perché diavolo se la prende quel teme?
Sbottò, stringendo nei pugni la coperta leggerla che lo copriva nel lettino.
- Naruto-kun, è solo preoccupato...
Disse dolcemente la ragazza al suo fianco, rimboccandogli il lenzuolo con tocco leggero.
- E anche noi lo siamo.
Concluse Hinata, rivolgendogli un timido sorriso.
A quel tono Naruto non resistette e si lasciò rilassare, tornando ad arricciare le labbra in un riso appena accennato.
- Oh, Hinata-chan, come farei senza di te?
La ragazza arrossì visibilmente, abbassando lo sguardo sulle mani che si tormentava senza sosta.
I capelli scuri formavano un discreto sipario tra lei ed il mondo, mentre un unico pensiero la tormentava.
"Oh, Naruto, come faremmo noi senza di te?"

Quasi gli scappò una risata alla visione che ebbe di Sasuke, quando lo raggiunse. Se ne stava rannicchiato sul divano, fissando lo sguardo corrucciato su qualcosa che non comprendeva, borbottando tra sé ogni tanto a bassa voce, probabilmente insulti a lui rivolti.
- Sasuke...
Tentò, sempre trattenendo un lieve ghigno. Non si aspettava alcuna risposta e non la ricevette.
- Avanti teme, stavo solo scherzando!
Non fosse stato lui, non avesse conosciuto il moro meglio di se stesso e non fosse abituato alle sue solite reazioni, probabilmente avrebbe rabbrividito all’occhiata che Sasuke gli rivolse.
- Ok, ok, sono stato stupido!
Ammise, alzando le mani in segno di resa, gettandosi di malagrazia a sedere sullo stomaco dell’alterato compagno, che nonostante la posizione scomoda continuò a non degnarlo della sua attenzione.
Naruto sorrise dolcemente.
Maledizione, con che testa dura aveva a che fare!
Dimenandosi un po’ riuscì a far stendere Sasuke sul divano ed a trovare una posizione comoda rannicchiandosi praticamente su di lui.
Doveva ricordarsi di ringraziare quel maniaco di Jiraya che aveva ben pensato di regalare loro un grosso divano blu notte per il loro nuovo appartamento; storse il naso ricordandosi dei commenti che fece riguardo tutti i possibili utilizzi di un divano ampio come quello... ringraziarlo era eccessivo, già.
Trasse un profondo respiro, riempiendosi la testa dell’inebriante profumo che emanava il ragazzo al suo fianco, sempre lo stesso,sempre quello, da tanti anni, ma questo non gli impediva di fargli quel meraviglioso effetto ogni volta.
- Sasuke, scusami.
Lo bisbigliò quasi, ma quando una mano si posò piano tra i suoi capelli seppe che lui lo aveva sentito.

Un tonfo sordo lo distrasse dai suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
- Hai intenzione di sfondarla quella?
Chiese sardonico, indicando distrattamente la poltroncina su cui Sasuke si era lasciato rumorosamente cadere.
Un basso ringhio fu l’unica risposta.
- Ne, teme, siamo di cattivo umore oggi?
Posò sul comodino al suo fianco la rivista decisamente poco interessante che Sakura gli aveva lasciato per occupare i tempi morti tra una visita e l’altra.
Decisamente il gossip non faceva per lui.
Così come i tempi morti, le attese, tutto quel silenzio, tutto quell’odore di ospedale.
- Beh? Si può sapere che hai?
Era veramente incredibile, invece di essere lui quello sempre innervosito e da consolare, giorno dopo giorno entravano in quella piccola e bianca stanzetta sempre volti imbronciati, persone di cattivo umore o sguardi gelidi.
Davvero non riusciva a capire che diavolo stesse succedendo a tutti!
- Tsunade non mi lascerà assistere all’operazione
Borbottò Sasuke dopo qualche tempo, lo sguardo corrucciato puntato alle sue scarpe e le mani pallide che stringevano convulsamente i braccioli della poltroncina.
- E allora?
Un paio di occhi sgranati si posarono su di lui.
- E allora?! Tu rischi la vita e io non posso nemmeno guardare! Ti sembra poco?!
Naruto fece spallucce, per nulla colpito dall’attacco di rabbia dell’altro.
- Si, mi sembra che non ci sia niente di grave.
Sasuke lo fulminò con lo sguardo, alzandosi velocemente e dirigendosi a passo svelto fino all’uscita.
- Sasuke!
Quando si fermò e tornò a cercare il suo sguardo il biondo gli fece segno di avvicinarsi.
Non faceva per lui nemmeno quella prolungata costrizione a letto, decisamente no.
Ma non gli conveniva cercare di fare qualche idiozia perché pareva che parecchia gente lì non l’avrebbe presa bene.
- Ehi, teme...
Cominciò, quando lo vide rilassarsi leggermente.
- Non c’è niente di bello da vedere mentre mi aprono la testa... certo, forse sarebbe la volta buona che ti dimostro che il cervello ce l’ho, checché tu ne dica, ma a parte questo, nient’altro direi.
Gli sorrise incoraggiante ed allungò piano una mano fino a sfiorare la sua.
- Ci vedremo quando mi sveglierò. E già che ci siamo, potresti molto spontaneamente pensare di portarmi a mangiare del ramen! Magari offrendo tu... si, ottima idea, grazie Sasuke, sono commosso!
Il moro lo guardò male, senza però trattenere un sorriso appena accennato.
- Sasuke...?
- Nh?
- Ti amo.

Un bussare insistente lo svegliò di soprassalto.
- Avanti Naruto, apri questa dannata porta!
Si concesse tutto il tempo necessario per stiracchiarsi e sbadigliare per bene, per poi andare ad aprire a quella voce nota.
- Kiba!
- In persona! E ti ho portato anche un regalino!
Il castano si fece strada nell’appartamento senza esitazione, facendo cenno poi a qualcuno alle sue spalle di seguirlo.
Tre figure sorridenti sfilarono una dopo l’altra di fronte ad un Naruto ancora intontito.
- Tre meravigliose pulzelle tutte per te, amico.
Il biondo sorrise salutando le ragazze, mentre si lasciava chiudere la porta alle spalle.
Queste quasi non lo considerarono, spostandosi direttamente a depositare una serie di sacchetti in cucina.
Naruto guardò Kiba interrogativo, ricevendo in risposta solo un espressione ugualmente confusa.
- Naruto, ci siamo permesse di farvi un po’ di spesa.
Spiegò Sakura tornando in salotto con le mani libere.
- Già, decisamente non vi consideriamo in grado di cavarvela da soli.
Aggiunse Ino raggiungendo l’amica e andando poi a gettarsi sulla prima sedia che le capitò a tiro.
Hinata spuntò da dietro le due ragazze con un piccolo mazzo di fiori in mano, lo sguardo basso e le guance arrossate.
- Un pensiero, per te.
Bofonchiò imbarazzata, porgendoglielo.
- E’ da parte nostra, i fiori li ho scelti io modestamente.
Continuò Ino, sorridendo orgogliosamente. Tutti sapevano bene della sua grande passione per i fiori e del fioraio che aiutava i suoi genitori a gestire.
- Già, non si sbrigava più. Ancora qualche minuto e l’avremmo uccisa.
Ghignò Sakura, spostandosi per la casa alla ricerca di un vaso adatto.

- Scusala, Naruto. Non siamo riusciti a dissuaderla dal portarti altri fiori.
La risata leggera di Sakura riempì per un attimo il silenzio creatosi, spezzando quell’atmosfera tanto tesa.
- Oh, beh, poco male! Così posso sopravvivere alla puzza di Kiba!
Naruto ghignò all’amico, che mostrò una finta espressione indignata.
Sentì Sasuke al suo fianco trattenere anche lui una risata e strinse di più la mano intrecciata alla sua.

Era incredibile vedere come tutto questo fosse così naturale: gli amici di sempre, giornate come tante altre, le solite invasioni in casa altrui. Il sorriso di Naruto si allargò.
La sua attenzione fu attirata poco dopo da un leggero tossicchiare di Kiba al suo fianco.
- Suppongo che questo sia tuo.
Disse, ammiccando maliziosamente al foglietto di carta che gli stava porgendo.
Lo prese, curioso.
" Dobe la prossima volta che ti addormenti evita di farlo sul mio stomaco, non sei esattamente leggero. Sono a scuola, Kiba verrà a seccare. Non fare idiozie. Ti amo, Sasuke."
Kiba sghignazzava deliberatamente rumoroso e questo gli costò un rapido calcio negli stinchi da parte di Naruto, prima che tornasse a prestare attenzione a Ino che continuava a blaterare riguardo al significato dei fiori, di come fossero profumati, di come fossero belli, mentre Sakura non mancava di interromperla e prenderla in giro appena possibile.
Hinata intanto gironzolava per la sala sistemando tutto quello che le capitava sotto mano con l’aria di chi, alla fine, deve sempre fare la parte dell’adulto.
La seguì con lo sguardo per qualche tempo, mentre aggraziatamente si faceva strada tra la piccola folla che occupava l’appartamento, evitando un Kiba gesticolante che raccontava ad una Ino poco interessata quanto fosse diventato grande il suo Akamaru, schivando Sakura in iperventilazione che si lamentava di come fosse complicato stare dietro alle lezioni di quella strega di Tsunade ed infine andando ad aprire quando il campanello suonò ancora una volta.
Si riscosse dai suoi pensieri quando un altro paio di voci familiari si fecero spazio.
- Ehilà, Naruto!
- Shika! Shino! Cho!
Tutti sembrarono distrarsi dalle loro precedenti occupazioni per dare il benvenuto ai nuovi arrivati, mentre Naruto cominciava a chiedersi quanto ci sarebbe voluto perché la casa esplodesse con tutta quella gente stipata in ogni angolo.
- Allora Naruto, com’è essere di nuovo a casa?
Chiese Shikamaru con aria stancamente allegra, mentre immediatamente individuava il divano e vi trovava ristoro. Chouji gli passò davanti velocemente, seguendo per istinto il profumo di cibo proveniente dalla spesa delle ragazze, diretto verso la cucina.
Il biondo fece spallucce, guardandosi intorno.
- Rumoroso, direi. E bello. Qua finalmente posso prendere Kiba a calci nel sedere quando dice idiozie.
Kiba lo guardò storto, incrociando le braccia.
- E’ inutile Kiba,
Ridacchiò Sakura, mettendogli una mano sulla spalla.
- Non puoi spaventare Naruto con quello sguardo, lui vive con Sasuke Uchiha, non so se mi spiego.
Una risata generale echeggiò per qualche tempo tra le mura della stanza. Si sentiva così bene, così libero, era tutto così confortevole... si, era davvero bello essere a casa. Forse fu per questo che quando una fitta di dolore gli attraversò lo sguardo e la testa prese a girare leggermente decise di stringere i denti e lasciar passare.
Nessuno parve accorgersene, fortunatamente. Solo Shino lo guardava in modo strano, quasi cercasse di leggerlo dentro.
Distolse lo sguardo, con noncuranza.
Kiba intanto aveva iniziato a bisticciare con Sakura su come lui in realtà fosse molto più temibile e soprattutto affascinante dell’Uchiha, mentre Ino lo guardava compassionevole, sghignazzando ogni tanto.
- Allora Naruto,
Lo chiamò Shikamaru, indicando la scacchiera di legno ordinatamente disposta sopra uno scaffale.
- Non avevamo una sfida in sospeso?

- Maledizione, non puoi aver vinto ancora tu!
L’altro ragazzo sorrise, picchiettandosi un dito sulla tempia.
- Tutto grazie a questo, che vuoi farci...
Naruto mise su il broncio, guardandolo di sbieco.
- E’ stata tutta fortuna, la prossima volta vincerò io!
Shikamaru sbadigliò, portandosi una mano a coprire la bocca aperta.
- Ma certo, ma certo...
- Potrei batterti anche all’istante, se volessi!
Continuò Naruto, gesticolando animatamente.
L’altro si stiracchiò, prima di sistemarsi più comodamente sulla poltroncina.
- A-ha, certo. Ma dopo il sonnellino...

Naruto non aveva mai avuto una famiglia nel vero senso della parola.
I suoi genitori erano morti quando lui era tanto piccolo da non poter ricordare nemmeno i loro volti e non aveva parenti stretti interessati alla sua vita o alla sua salute. Una zia alla lontana un giorno si era ritrovata con un pargolo di troppo tra le mani ed aveva preferito lasciarlo in un istituto, provvedendo di malavoglia a pagare la retta e qualcosa per gli alimenti.
Appena era stato abbastanza grande per farlo Naruto aveva lasciato il collegio ed era andato a vivere da solo, aveva iniziato a frequentare una scuola pubblica ed aveva trovato il modo di andare avanti con le sue sole forze.
Poi, tutto d’un tratto, come se finalmente la vita si fosse accorta che forse anche lui meritava qualcosa, gli aveva regalato loro, i migliori amici che potesse desiderare, le persone migliori che avrebbe mai potuto incontrare... e l’amore più grande che avrebbe potuto vivere.
Iniziare a sorridere era stata una reazione naturale.
Aveva iniziato a farlo davvero, con la gioia di riscoprirsene capace.
E da quel giorno non aveva più smesso, non un solo istante.
Aveva sorriso anche il giorno in cui era finito all’ospedale la prima volta.
Aveva sorriso mentre lo informavano del tumore che lo consumava.
Aveva sorriso alle persone che soffrivano per lui.
Lui non sarebbe andato da nessuna parte, continuava a ripeterglielo.
Non aveva paura, mai.

- Ehi, lo sapete che detesto quelle facce!
I ragazzi si fermarono sulla soglia, cercando di sorridere debolmente.
- Perché diavolo dovreste essere così depressi tutti? Eh?
Sbuffò, che gente testarda.
- Avanti, voglio sentirvi ripetere tutti insieme: Arrivederci! E lo sapere il significato di arrivederci? Significa che ci si rivede. Chiaro?
Li vide annuire piano e lasciare spazio sui loro volti a leggeri sorrisi più spontanei.
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci Sakura-chan!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci Ino-chan!
Ad ogni saluto la tensione scemava leggermente ed a tutti parve di sentire la forza di Naruto contagiarli, a poco a poco.
- Arrivederci, Naruto!
- Arrivederci, Kiba. Ehi, quei cioccolatini sono miei però!
- Arrivederci, Naruto-kun...
- Arrivederci, Hinata-chan!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci, Shika!
- Arrivederci, Naruto.
- Arrivederci, Shino!
- Arrivederci, Naruto!
- Arrivederci, Cho! Vabbè, prendetela voi la scatola di cioccolatini...
- Nh.
- Arrivederci anche a te... Sasuke.

 

Ora Naruto poteva dire di avere una famiglia, anche se non nel vero senso della parola.
La stessa famiglia che in quel momento gli invadeva la casa e gli restituiva tutti i sorrisi che lui aveva donato loro, con la spontaneità propria solo del vero affetto.
Una famiglia fatta di amici ed in modo particolare della persona più importante della sua vita.
Non avrebbe potuto desiderare niente di più.

Mentre trascinavano quello scomodo lettino attraverso i corridoi dell’ospedale li vide tutti lì.
Tsunade sembrò piuttosto innervosita quando scattò seduto per sventolare la mano in segno di saluto.
- Hinata-chan, ti affido Kiba! Sakura che fai? Non si piange! Ino, per favore, vedi di farla smettere! E che è quel muso lungo Shino-kun? Skika, voglio la rivincita quando esco di qui, chiaro? Ehi Cho, passa una patatina! Ok ehm... forse è meglio di no, nonna Tsunade potrebbe decapitarmi.
Sasuke se ne stava più in là, in silenzio, e lo guardava.
Gli sorrise dolcemente, salutandolo con un veloce cenno del capo, per lui sarebbe bastato.
Era davvero un ragazzo fortunato, pensò, lasciando scivolare lo sguardo su tutti quei volti amici.
Il suo sorriso si indebolì quando lesse negli occhi di tutti qualcosa di strano, come se, in silenzio, gli stessero rivolgendo il loro ultimo saluto.
Quante volte doveva dirglielo? Detestava gli addii!
Era un arrivederci, solo arrivederci.
- Arrivederci, ragazzi.

Quando tornò a prestare attenzione al caos circostante stava ancora sorridendo.
Anche mentre la mano ricominciava a tremare forte e la testa vorticava dolorosamente.
Anche se debolmente, le sue labbra rimasero increspate anche quando i contorni si offuscarono, quando i suoni si fecero ovattati, quando sentì tanto lontana la porta che si apriva e si richiudeva di colpo, quando percepì la voce di Sasuke, allarmata, chiamare il suo nome.
Quando svenne, sorrideva ancora.

- Ci sono parenti, qui?
- No, dottoressa Tsunade, non ha parenti.
- Allora lo dico a voi. Le sue condizioni sono stabili. L’operazione è riuscita, ma...
Una serie di sguardi preoccupati si posarono sulla donna alla porta.
- Ma? La prego, ci dica come sta!
La incitò Sakura, alzandosi da quella maledetta poltroncina scomoda della sala d’attesa.
- Sta bene, sta bene... per ora.
Sasuke le si avvicinò svelto.
- Che significa ‘per ora’?
Tsunade sospirò.
- Il problema non è risolto. Il suo tumore non è stato rimosso completamente, non era possibile. Potrebbero esserci complicazioni in futuro.

 

 

To be continued...

 

Terzo posto! *-*
Questo è il mio primo podio in assoluto e per me è stata una grandissima gioia.
Ci tengo a ringraziare Rosicrucian e Nami che hanno indetto questo bellissimo concorso e lo hanno magistralmente gestito; grazie di questo regalo inaspettato ed anche un pò immeritato...^^

Ci tengo anche a fare i complimenti alle altre podiste, Stray cat Eyes, Shiro Neko e Mala_Mela (che mi affianca al terzo posto^^), leggete le loro storie, meritano davvero!^^ Complimenti anche a tutte le altre partecipanti!

Ora non mi resta che lasciare questa fic ai vostri giudizi... Sarà composta da tre capitoli in tutto, non li ho messi tutti assieme perchè sarebbe stata troppo lunga.^^

Spero vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi un commento (anche se non vi è piaciuta, ovviamente). Grazie mille^^

Miki.

 

 

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