Titolo:
“Una vita lunga sarebbe meglio passarla in compagnia”
Autore:
slice
Pacchetto scelto: Okonomiyaki, citazione da Kimi ni Todoke -
Nell’istante in cui mi ha chiamata per nome, io mi ero già
innamorata.
Fandom scelto: Naruto
Genere: Romantico,
Introspettivo
Personaggi: Uchiha Itachi, Uzumaki
Karin
Avvertimenti: what if?, one shot.
Contesto: dopo la
guerra nel manga. Siamo nel mulino che vorrei, in realtà,
ovvero nel futuro della mia what if. Niente di complicato perché
è tutta roba di contorno, ma nella mia testa - e in una delle
mie serie - Itachi è a Konoha con suo fratello e tutti vissero
felici e contenti. Per sempre, tipo.
Note: l'okonomiyaki è
il cibo preferito di Karin e il cavolo è quello di Itachi,
secondo il databook e narutopedia.
Una vita lunga sarebbe meglio passarla in compagnia
Karin
apre la porta pianissimo. In vita sua non ha mai dovuto fare così
piano, ha sempre saputo quante persone c'erano nelle vicinanze e su
quante poteva avere la meglio; tuttavia, adesso che alla maggior
parte di loro è stato sigillato il chakra, non è più
tanto sicura.
Per paura che a un certo punto la porta cigoli, non
la apre del tutto, scivola nella fessura tra quella e lo stipite e
prima di immettersi completamente nel corridoio si guarda intorno.
In
fondo, dove l'assenza di finestre fa il corridoio sempre un po' più
buio, la porta della camera dove dorme Sasuke è chiusa. Una
volta ha potuto intravedere un pezzo di un letto troppo grande per
essere a una piazza e uno specchio con davanti un'elegante scrivania;
piccoli gingilli luccicanti che non nascondevano la polvere sul
mobile le hanno fatto capire come mai lui non abbia mai voluto far
entrare nessun altro o perché quella porta sia sempre chiusa a
chiave.
Lei si ricorda solo i capelli rossi di sua madre, lisci,
lunghi, morbidi, si ricorda di averli stretti, di un bacio leggero
sulla tempia, mentre tutta la sua attenzione era su quelle ciocche
rosse. Si ricorda la risata di suo padre quando lei tirava troppo e
sua madre si lamentava debolmente. Non c'è altro, ma sa che se
quelle cose fossero in una stanza nessun altro riuscirebbe a metterci
piede.
Adesso comunque non fa più molto caso a quella
camera. È stato quel periodo morto in cui era agli arresti
domiciliari, in cui non aveva nemmeno la possibilità di
starnutire senza il permesso dell'Hokage, a manomettere il suo umore
al punto di dover trovare sfogo anche nelle piccole curiosità;
e una porta chiusa sarebbe un mistero fastidioso per ogni persona,
anche qualcuno senza la pungente curiosità dei ninja.
La
camera dove dormono Juugo e Suigetsu è su un lato del
corridoio, la porta è spalancata e Karin intravede i due
letti; uno rifatto e uno incasinato. Sospira. Quello stupido Suigetsu
è un animale in tutto quel che fa e si stupisce che gli
abbiano permesso di tenersi il suo chakra dopo poche settimane. Karin
vorrebbe leggere quella singolare valutazione psicologica che ha
portato Konoha a tenersi uno così. Ancora non sa cosa se ne
faccia Konoha di Suigetsu.
Assottiglia lo sguardo sul lenzuolo che
tocca terra e il cuscino per metà oltre il bordo del
materasso, poi sospira nuovamente e sposta l'attenzione sulla porta
dopo la sua, sullo stesso lato del corridoio. Un'altra stanza che è
rimasta chiusa a suon di minacce per molto tempo.
A lei non hanno
mai sigillato il chakra perché quando quella scema con i
capelli rosa stava cercando di tenere in vita Itachi, lei aveva
salvato Sasuke, facendosi mordere, e dopo anche Naruto. Insomma, in
effetti l'unico modo di distrarre Sasuke dal fratello maggiore
agonizzante a terra si è rivelato esattamente strillargli
nell'orecchio “teme!”, ma a vedere com'erano ridotti
entrambi dopo lo scontro sarebbe stato meglio fermarsi a quello,
invece di prendersi a schiaffi fino a non potersi più
rialzare. Naruto però sembrava contento così.
Alla
fine Itachi è uscito dalla prigione, ha testimoniato contro
due vecchiacci - amici di Danzo, a quanto ha capito - e dopo è
stato mandato in quella casa con loro a scontare arresti domiciliari
con accuse vaghe, poiché a quanto pare, mentre alcuni - di cui
potrebbe fare i nomi - pensano che Itachi abbia già scontato
abbastanza, il resto del villaggio - quelli di cui i nomi neanche li
sa - soprattutto dove si parla di civili, ha preteso una pena per
l'attacco a Konoha dopo la morte del Sandaime. Gente che si è
aggrappata a quel che poteva, pensa lei, però non cambia che
Itachi è ancora lì. Chakra sigillato e arresti
domiciliari sono un incubo se si ha come amico Uzumaki Naruto e lui
sa dove abiti, ma Itachi pare la calma fatta persona e i suoi occhi
sorridono ogni volta che Sasuke tenta di strozzare il jinchuuriki.
La
stanza di Itachi è chiusa, ma non del tutto, c'è una
piccolissima fessura di luce che appare se lei si sbilancia
abbastanza.
Karin decide infine che, se non altro, è
abbastanza sola per poter fare i tre passi che la separano dal bagno
anche con quel ridicolo abbigliamento che ha per dormire.
Il sole
è sorto da molto, è alto, molto alto, e lei si deve
abbassare per vederlo dalla finestra del bagno.
In quella piccola
stanza c'è molta più luce che nel corridoio e tiene gli
occhi stretti anche dopo che si è lavata il viso. C'è
stato un tempo in cui ha portato le lenti a contatto, ma quegli
aggeggi infernali le hanno irritato gli occhi come se avesse lavato
le cornee con il sapone, perciò è tornata presto alla
sua confortevole montatura da secchiona. Sasuke comunque non la
guarda mai, quindi con, senza o metà montatura sarebbe la
stessa cosa.
Ha appena finito di asciugarsi la faccia quando il
suo stomaco mormora all'improvviso; è decisamente ora di fare
colazione.
In barba a come dovrebbero stare i suoi stupidissimi
capelli, apre la porta del bagno e scivola sul lato del corridoio
fino alle scale.
Non è che non voglia farsi sentire da
nessuno, ma convivere con quattro maschi significa mangiare porzioni
da donzella ed essere sempre impeccabile e per una volta che sente di
poter essere sola vuole fare una colazione abbondante in pigiama,
senza doversi chiedere se sta abbastanza dritta sulla sedia.
Appoggia
la mano sul muro e s'inclina verso la cucina, appena arriva in fondo
alle scale. Poi si ferma ad ascoltare.
“Fai colazione con
me, Karin?”
Lei sobbalza, arrossendo quasi all'istante e fa
per tornare su, quando la voce di Itachi la blocca sul posto.
“Ho
preparato un okonomiyaki troppo grande...” dice, quasi pensasse
a voce alta.
Lei si morde le labbra, fortemente indecisa.
Itachi
è la persona più gentile che lei abbia mai conosciuto.
Da bambina era suo padre, mentre sua madre aveva un caratterino
particolare, ma crescendo si era dimenticata come fosse un uomo
buono. Orochimaru le aveva fatto credere di avere un letto e un pasto
caldo al sicuro tutto per lei, di essere il giusto punto fermo a cui
potersi aggrappare, in realtà era tutto in funzione della sua
utilità e ci ha messo poco a capirlo. Ha imparato presto a
pensare a se stessa, ma aveva creduto alla mano tesa del sennin per
molto tempo perciò quella punta di gratitudine per il letto e
il pasto caldo non era mai passata del tutto. Fino a poco tempo
prima.
Itachi le trasmette calma e fiducia ed era dalla morte di
suo padre che non le provava più.
Una sedia striscia
lievemente in terra, in cucina.
“Lo vuoi con la salsa o
senza?”
Karin fissa l'angolo come se i suoi occhi potessero
acquisire il potere di svoltarlo da un momento all'altro. Itachi la
mette in crisi e a lei quella sensazione non piace. Eppure si trova
spesso seduta sull'engawa con lui o sul divano o a fissarlo mentre
scambia monosillabi con Sasuke, che per loro devono essere
discorsoni, ma lei non riesce a decifrarli e li fissa con vaga
ammirazione e palpabile confusione.
Quasi sovrappensiero svolta
finalmente quell'angolo e si trova davanti il ragazzo voltato di
spalle, con la spatola in una mano e il pentolino della salsa
nell'altra.
“Con la salsa,” borbotta.
Deve ancora
scoprire come diavolo faccia quello lì ad avvertirla, ché
ha il chakra sigillato, è mezzo cieco e prende delle medicine
per respirare; se ha capito bene quel che ha sentito dire alla tizia
con i capelli rosa. Pare che Itachi sputi sangue, la mattina, lei non
sa se l'ora torni bene a lui o la malattia abbia il timer, ma di
sicuro non deve essere bello svegliarsi in quel modo, perciò
il fatto che lui sia spesso in cucina prima dell'alba le fa pensare
che cucinare lo distragga.
Non fa in tempo a sedersi che le viene
messo un piatto sotto al naso. Lo guarda, poggiando lentamente le
chiappe sulla sedia, e poi senza alzare gli occhi ringrazia.
Lui
fa un verso in risposta, senza darle troppo peso, proprio prima di
infilarsi in bocca un pezzo di cavolo. Karin gli è sempre un
po' grata per il modo in cui lui gestisce la cosa: le dispiacerebbe
non ringraziarlo, ma sono ere che non ringrazia più nessuno e
si imbarazza sempre, l'ex nukenin cattivo che ha davanti deve
essersene accorto perché permette al momento di passare con
leggerezza e lei non sente il bisogno di scappare lontano.
Le
bacchette tintinnano un momento tra le sue dita, poi le usa per
tirare su un primo boccone.
Sorprendentemente, Itachi è un
ottimo cuoco. Non che ci sia scritto da qualche parte che doveva
essere una schiappa in cucina, ma pare impossibile che quello sappia
fare tutto. Karin ha immaginato che un bel ragazzo, un abile ninja e
un fine martire potesse anche essere gentile, intendersi di libri e
sapersi fare nuovi amici nell'arco di poco tempo, ma la cucina è
stata troppo. Si era ripromessa di non stupirsi più, invece lo
ha trovato a ricucire la divisa del fratello e allora gli ha preso un
gelato dal frigo e ha continuato lei; perché non è
possibile che uno si faccia tutto da solo e poi debba anche
provvedere agli altri, c'era un'incrinatura nel cosmo, da qualche
parte, e probabilmente la realtà si sarebbe sgretolata di lì
a poco, se lei non fosse intervenuta. Vederlo rilassato sul divano a
mangiarsi il gelato le è sembrato molto più giusto.
In
quel momento reprime uno sbadiglio e rimesta nel suo piatto, cercando
di mangiare con calma, invece di strafogarsi come fa quell'animale di
Suigetsu.
A lei piace l'okonomiyaki, lo mangiava spesso da bambina
e son pure dovuti passare molti anni perché potesse gustarlo
ancora. Adesso lo mangia un giorno sì e uno no.
Il fatto è
che Itachi è una bella persona che fa da mangiare anche per
Sakura e Naruto, che compaiono spesso a casaccio. Poi però
Sasuke spellunzica nel piatto come un uccellino, Suigestu mangia con
foga ma è subito pieno, mentre Juugo mangia un tot grammi di
quello e un tot di quell'altro perché dice che fa presto a
ingrassare, poi loro due non possono certo mangiare tutto solo per
ripulire la tavola. Così, se la tizia rosa e il jinchuuriki
non si degnano di presentarsi, rimangono avanzi per il giorno
dopo.
Andrebbero bene per il pranzo se solo sua maestà
Sasuke potesse mangiare cibo riscaldato, senza fare tante storie. Per
questo Itachi cucina okonomiyaki per colazione. Lei non si
lamenta.
Penserebbe che gli avanzi sono l'unico motivo, se solo
non le chiedesse sempre di far colazione con lui.
“Perché
fai spesso l'okonomiyaki?” chiede, fingendo di farlo
sovrappensiero.
Probabilmente è solo una coincidenza, in
fondo chiunque all'interno del suo team può essersi accorto
della sua propensione verso quella voce del menù, con tutte le
volte che si sono fermati in una locanda, e poi averlo riferito a
Itachi, visto che cucina sempre lui.
Il ragazzo la guarda un
momento, poi ancora prima che risponda i suoi occhi sono di nuovo nel
piatto.
“Un po' per gli avanzi, ma anche perché mi
piace il cavolo,” dice, “è il mio piatto
preferito.”
Lei sorride all'idea che sia stato l'unico
bambino il cui cibo preferito era una verdura.
“È
divertente?”
Karin sobbalza lievemente e alza lo sguardo di
scatto; Itachi la sta guardando con la testa piegata da una parte, la
sua espressione curiosa e concentrata su di lei le fa salire uno
strano calore sulle guance. Scuote velocemente la testa,
affrettandosi a negare.
“No no, era solo... mh,”
mugugna, imbarazzata, “sembra... giusto, ecco.”
“Che
io mangi tanto cavolo?”
“No, cioè... Sì!”
sbuffa, agitandosi sulla sedia, “non ha un gran contenuto
nutrizionale, ma previene i tumori.”
A pensarci bene lo
trova pure azzeccato perché il cavolo fa molto bene e ha un
buon sapore, ma se non lo avesse saputo non ne avrebbe mai mangiato
nemmeno un boccone poiché prima di ingoiarlo ha dovuto passare
per il cattivo odore e l'aspetto poco invitante. Itachi è un
po' così, sembra cattivo, cupo, quasi inquietante, più
che altro per la reputazione che si è fatto, da vicino invece
è un super cucciolo.
In quel momento avrebbe riso alla sua
stessa battuta, se solo il silenzio nella stanza non le avesse fatto
partire un allarme. Alza la testa e trova l'altro a
osservarla.
“Vorresti che vivessi a lungo?”
Karin
ci mette qualche secondo a riprendere il filo del discorso, ma ormai
le sue guance sono già calde, i suoi occhi sempre più
spalancati e la sua postura più rigida; non serve nemmeno che
distolga lo sguardo perché ha la mente persa nel cercare di
ricordare come abbia fatto lui a incastrarla così bene.
Abbassa allora gli occhi sul piatto nella speranza che l'altro faccia
altrettanto.
“L'okonomiyaki è la tua ricetta
preferita,” dice Itachi, tornando all'argomento originale con
un sorriso nel tono della voce che la fa accigliare.
Lo è e
a questo punto si aspettava che lo sapesse, perché Suigetsu
straparla, mentre dovrebbe farsi un po' di affari suoi. Tuttavia non
ci trova niente di divertente, lei ha sorriso perché l'ordine
cosmico esiste e il cibo preferito di quel tizio strano, che sa fare
tutto perché ha passato metà della sua vita da solo
senza potersi fidare di nessuno, è infatti ricco di composti
minerali che aiutano a prevenire i tumori. Però effettivamente
a lei piace l'insieme; e se c'è il cavolo meglio così.
“È
una bella coincidenza, Karin,” dice Itachi, tornando a
mangiare, “così ci facciamo compagnia.”
Karin è
sicura ci sia un significato nascosto che al momento non riesce a
cogliere, forse troppo distratta dalle sue guance che scottano, ed è
pure sicura che Itachi sappia come metterla in crisi e che questo non
dovrebbe piacerle, invece riesce solo a pensare che nell'istante in
cui l'ha chiamata per nome, lei si era già innamorata.
I personaggi non mi appartengono e non c'è lucro. Manco quello.