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Autore: slice    08/05/2014    4 recensioni
Sì, lo so, è una ItachiKarin! Ma, se potessimo andare oltre per un momento, vorrei parlare anche del futuro utopico post guerra in cui è ambientata o della compagnia danzante che, benché i personaggi trattati davvero siano soltanto i protagonisti, si può vedere tutt'intorno. Parliamo dell'okonomiyaki e della colazione dei campioni perché il cavolo a merenda non ci sta, ma a colazione sì. Parliamo di come senza farlo apposta io sia riuscita a prendere IL pacchetto, senza pensare a niente - l'unica che ha scelto quello, per altro u.ù - e a trovare trama e incastri dopo, come se invece fosse stato tutto calcolato. *indossa il mantello di medioman*
Terza classificata al contest "Scambio di citazioni" indetto da S.Elric.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Karin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Titolo: “Una vita lunga sarebbe meglio passarla in compagnia”
Autore: slice
Pacchetto scelto: Okonomiyaki, citazione da Kimi ni Todoke - Nell’istante in cui mi ha chiamata per nome, io mi ero già innamorata.
Fandom scelto: Naruto
Genere: Romantico, Introspettivo
Personaggi: Uchiha Itachi, Uzumaki Karin
Avvertimenti: what if?, one shot.
Contesto: dopo la guerra nel manga. Siamo nel mulino che vorrei, in realtà, ovvero nel futuro della mia what if. Niente di complicato perché è tutta roba di contorno, ma nella mia testa - e in una delle mie serie - Itachi è a Konoha con suo fratello e tutti vissero felici e contenti. Per sempre, tipo.
Note: l'okonomiyaki è il cibo preferito di Karin e il cavolo è quello di Itachi, secondo il databook e narutopedia.







Una vita lunga sarebbe meglio passarla in compagnia



Karin apre la porta pianissimo. In vita sua non ha mai dovuto fare così piano, ha sempre saputo quante persone c'erano nelle vicinanze e su quante poteva avere la meglio; tuttavia, adesso che alla maggior parte di loro è stato sigillato il chakra, non è più tanto sicura.
Per paura che a un certo punto la porta cigoli, non la apre del tutto, scivola nella fessura tra quella e lo stipite e prima di immettersi completamente nel corridoio si guarda intorno.
In fondo, dove l'assenza di finestre fa il corridoio sempre un po' più buio, la porta della camera dove dorme Sasuke è chiusa. Una volta ha potuto intravedere un pezzo di un letto troppo grande per essere a una piazza e uno specchio con davanti un'elegante scrivania; piccoli gingilli luccicanti che non nascondevano la polvere sul mobile le hanno fatto capire come mai lui non abbia mai voluto far entrare nessun altro o perché quella porta sia sempre chiusa a chiave.
Lei si ricorda solo i capelli rossi di sua madre, lisci, lunghi, morbidi, si ricorda di averli stretti, di un bacio leggero sulla tempia, mentre tutta la sua attenzione era su quelle ciocche rosse. Si ricorda la risata di suo padre quando lei tirava troppo e sua madre si lamentava debolmente. Non c'è altro, ma sa che se quelle cose fossero in una stanza nessun altro riuscirebbe a metterci piede.
Adesso comunque non fa più molto caso a quella camera. È stato quel periodo morto in cui era agli arresti domiciliari, in cui non aveva nemmeno la possibilità di starnutire senza il permesso dell'Hokage, a manomettere il suo umore al punto di dover trovare sfogo anche nelle piccole curiosità; e una porta chiusa sarebbe un mistero fastidioso per ogni persona, anche qualcuno senza la pungente curiosità dei ninja.
La camera dove dormono Juugo e Suigetsu è su un lato del corridoio, la porta è spalancata e Karin intravede i due letti; uno rifatto e uno incasinato. Sospira. Quello stupido Suigetsu è un animale in tutto quel che fa e si stupisce che gli abbiano permesso di tenersi il suo chakra dopo poche settimane. Karin vorrebbe leggere quella singolare valutazione psicologica che ha portato Konoha a tenersi uno così. Ancora non sa cosa se ne faccia Konoha di Suigetsu.
Assottiglia lo sguardo sul lenzuolo che tocca terra e il cuscino per metà oltre il bordo del materasso, poi sospira nuovamente e sposta l'attenzione sulla porta dopo la sua, sullo stesso lato del corridoio. Un'altra stanza che è rimasta chiusa a suon di minacce per molto tempo.
A lei non hanno mai sigillato il chakra perché quando quella scema con i capelli rosa stava cercando di tenere in vita Itachi, lei aveva salvato Sasuke, facendosi mordere, e dopo anche Naruto. Insomma, in effetti l'unico modo di distrarre Sasuke dal fratello maggiore agonizzante a terra si è rivelato esattamente strillargli nell'orecchio “teme!”, ma a vedere com'erano ridotti entrambi dopo lo scontro sarebbe stato meglio fermarsi a quello, invece di prendersi a schiaffi fino a non potersi più rialzare. Naruto però sembrava contento così.
Alla fine Itachi è uscito dalla prigione, ha testimoniato contro due vecchiacci - amici di Danzo, a quanto ha capito - e dopo è stato mandato in quella casa con loro a scontare arresti domiciliari con accuse vaghe, poiché a quanto pare, mentre alcuni - di cui potrebbe fare i nomi - pensano che Itachi abbia già scontato abbastanza, il resto del villaggio - quelli di cui i nomi neanche li sa - soprattutto dove si parla di civili, ha preteso una pena per l'attacco a Konoha dopo la morte del Sandaime. Gente che si è aggrappata a quel che poteva, pensa lei, però non cambia che Itachi è ancora lì. Chakra sigillato e arresti domiciliari sono un incubo se si ha come amico Uzumaki Naruto e lui sa dove abiti, ma Itachi pare la calma fatta persona e i suoi occhi sorridono ogni volta che Sasuke tenta di strozzare il jinchuuriki.
La stanza di Itachi è chiusa, ma non del tutto, c'è una piccolissima fessura di luce che appare se lei si sbilancia abbastanza.
Karin decide infine che, se non altro, è abbastanza sola per poter fare i tre passi che la separano dal bagno anche con quel ridicolo abbigliamento che ha per dormire.
Il sole è sorto da molto, è alto, molto alto, e lei si deve abbassare per vederlo dalla finestra del bagno.
In quella piccola stanza c'è molta più luce che nel corridoio e tiene gli occhi stretti anche dopo che si è lavata il viso. C'è stato un tempo in cui ha portato le lenti a contatto, ma quegli aggeggi infernali le hanno irritato gli occhi come se avesse lavato le cornee con il sapone, perciò è tornata presto alla sua confortevole montatura da secchiona. Sasuke comunque non la guarda mai, quindi con, senza o metà montatura sarebbe la stessa cosa.
Ha appena finito di asciugarsi la faccia quando il suo stomaco mormora all'improvviso; è decisamente ora di fare colazione.
In barba a come dovrebbero stare i suoi stupidissimi capelli, apre la porta del bagno e scivola sul lato del corridoio fino alle scale.
Non è che non voglia farsi sentire da nessuno, ma convivere con quattro maschi significa mangiare porzioni da donzella ed essere sempre impeccabile e per una volta che sente di poter essere sola vuole fare una colazione abbondante in pigiama, senza doversi chiedere se sta abbastanza dritta sulla sedia.
Appoggia la mano sul muro e s'inclina verso la cucina, appena arriva in fondo alle scale. Poi si ferma ad ascoltare.
“Fai colazione con me, Karin?”
Lei sobbalza, arrossendo quasi all'istante e fa per tornare su, quando la voce di Itachi la blocca sul posto.
“Ho preparato un okonomiyaki troppo grande...” dice, quasi pensasse a voce alta.
Lei si morde le labbra, fortemente indecisa.
Itachi è la persona più gentile che lei abbia mai conosciuto. Da bambina era suo padre, mentre sua madre aveva un caratterino particolare, ma crescendo si era dimenticata come fosse un uomo buono. Orochimaru le aveva fatto credere di avere un letto e un pasto caldo al sicuro tutto per lei, di essere il giusto punto fermo a cui potersi aggrappare, in realtà era tutto in funzione della sua utilità e ci ha messo poco a capirlo. Ha imparato presto a pensare a se stessa, ma aveva creduto alla mano tesa del sennin per molto tempo perciò quella punta di gratitudine per il letto e il pasto caldo non era mai passata del tutto. Fino a poco tempo prima.
Itachi le trasmette calma e fiducia ed era dalla morte di suo padre che non le provava più.
Una sedia striscia lievemente in terra, in cucina.
“Lo vuoi con la salsa o senza?”
Karin fissa l'angolo come se i suoi occhi potessero acquisire il potere di svoltarlo da un momento all'altro. Itachi la mette in crisi e a lei quella sensazione non piace. Eppure si trova spesso seduta sull'engawa con lui o sul divano o a fissarlo mentre scambia monosillabi con Sasuke, che per loro devono essere discorsoni, ma lei non riesce a decifrarli e li fissa con vaga ammirazione e palpabile confusione.
Quasi sovrappensiero svolta finalmente quell'angolo e si trova davanti il ragazzo voltato di spalle, con la spatola in una mano e il pentolino della salsa nell'altra.
“Con la salsa,” borbotta.
Deve ancora scoprire come diavolo faccia quello lì ad avvertirla, ché ha il chakra sigillato, è mezzo cieco e prende delle medicine per respirare; se ha capito bene quel che ha sentito dire alla tizia con i capelli rosa. Pare che Itachi sputi sangue, la mattina, lei non sa se l'ora torni bene a lui o la malattia abbia il timer, ma di sicuro non deve essere bello svegliarsi in quel modo, perciò il fatto che lui sia spesso in cucina prima dell'alba le fa pensare che cucinare lo distragga.
Non fa in tempo a sedersi che le viene messo un piatto sotto al naso. Lo guarda, poggiando lentamente le chiappe sulla sedia, e poi senza alzare gli occhi ringrazia.
Lui fa un verso in risposta, senza darle troppo peso, proprio prima di infilarsi in bocca un pezzo di cavolo. Karin gli è sempre un po' grata per il modo in cui lui gestisce la cosa: le dispiacerebbe non ringraziarlo, ma sono ere che non ringrazia più nessuno e si imbarazza sempre, l'ex nukenin cattivo che ha davanti deve essersene accorto perché permette al momento di passare con leggerezza e lei non sente il bisogno di scappare lontano.
Le bacchette tintinnano un momento tra le sue dita, poi le usa per tirare su un primo boccone.
Sorprendentemente, Itachi è un ottimo cuoco. Non che ci sia scritto da qualche parte che doveva essere una schiappa in cucina, ma pare impossibile che quello sappia fare tutto. Karin ha immaginato che un bel ragazzo, un abile ninja e un fine martire potesse anche essere gentile, intendersi di libri e sapersi fare nuovi amici nell'arco di poco tempo, ma la cucina è stata troppo. Si era ripromessa di non stupirsi più, invece lo ha trovato a ricucire la divisa del fratello e allora gli ha preso un gelato dal frigo e ha continuato lei; perché non è possibile che uno si faccia tutto da solo e poi debba anche provvedere agli altri, c'era un'incrinatura nel cosmo, da qualche parte, e probabilmente la realtà si sarebbe sgretolata di lì a poco, se lei non fosse intervenuta. Vederlo rilassato sul divano a mangiarsi il gelato le è sembrato molto più giusto.
In quel momento reprime uno sbadiglio e rimesta nel suo piatto, cercando di mangiare con calma, invece di strafogarsi come fa quell'animale di Suigetsu.
A lei piace l'okonomiyaki, lo mangiava spesso da bambina e son pure dovuti passare molti anni perché potesse gustarlo ancora. Adesso lo mangia un giorno sì e uno no.
Il fatto è che Itachi è una bella persona che fa da mangiare anche per Sakura e Naruto, che compaiono spesso a casaccio. Poi però Sasuke spellunzica nel piatto come un uccellino, Suigestu mangia con foga ma è subito pieno, mentre Juugo mangia un tot grammi di quello e un tot di quell'altro perché dice che fa presto a ingrassare, poi loro due non possono certo mangiare tutto solo per ripulire la tavola. Così, se la tizia rosa e il jinchuuriki non si degnano di presentarsi, rimangono avanzi per il giorno dopo.
Andrebbero bene per il pranzo se solo sua maestà Sasuke potesse mangiare cibo riscaldato, senza fare tante storie. Per questo Itachi cucina okonomiyaki per colazione. Lei non si lamenta.
Penserebbe che gli avanzi sono l'unico motivo, se solo non le chiedesse sempre di far colazione con lui.
“Perché fai spesso l'okonomiyaki?” chiede, fingendo di farlo sovrappensiero.
Probabilmente è solo una coincidenza, in fondo chiunque all'interno del suo team può essersi accorto della sua propensione verso quella voce del menù, con tutte le volte che si sono fermati in una locanda, e poi averlo riferito a Itachi, visto che cucina sempre lui.
Il ragazzo la guarda un momento, poi ancora prima che risponda i suoi occhi sono di nuovo nel piatto.
“Un po' per gli avanzi, ma anche perché mi piace il cavolo,” dice, “è il mio piatto preferito.”
Lei sorride all'idea che sia stato l'unico bambino il cui cibo preferito era una verdura.
“È divertente?”
Karin sobbalza lievemente e alza lo sguardo di scatto; Itachi la sta guardando con la testa piegata da una parte, la sua espressione curiosa e concentrata su di lei le fa salire uno strano calore sulle guance. Scuote velocemente la testa, affrettandosi a negare.
“No no, era solo... mh,” mugugna, imbarazzata, “sembra... giusto, ecco.”
“Che io mangi tanto cavolo?”
“No, cioè... Sì!” sbuffa, agitandosi sulla sedia, “non ha un gran contenuto nutrizionale, ma previene i tumori.”
A pensarci bene lo trova pure azzeccato perché il cavolo fa molto bene e ha un buon sapore, ma se non lo avesse saputo non ne avrebbe mai mangiato nemmeno un boccone poiché prima di ingoiarlo ha dovuto passare per il cattivo odore e l'aspetto poco invitante. Itachi è un po' così, sembra cattivo, cupo, quasi inquietante, più che altro per la reputazione che si è fatto, da vicino invece è un super cucciolo.
In quel momento avrebbe riso alla sua stessa battuta, se solo il silenzio nella stanza non le avesse fatto partire un allarme. Alza la testa e trova l'altro a osservarla.
“Vorresti che vivessi a lungo?”
Karin ci mette qualche secondo a riprendere il filo del discorso, ma ormai le sue guance sono già calde, i suoi occhi sempre più spalancati e la sua postura più rigida; non serve nemmeno che distolga lo sguardo perché ha la mente persa nel cercare di ricordare come abbia fatto lui a incastrarla così bene. Abbassa allora gli occhi sul piatto nella speranza che l'altro faccia altrettanto.
“L'okonomiyaki è la tua ricetta preferita,” dice Itachi, tornando all'argomento originale con un sorriso nel tono della voce che la fa accigliare.
Lo è e a questo punto si aspettava che lo sapesse, perché Suigetsu straparla, mentre dovrebbe farsi un po' di affari suoi. Tuttavia non ci trova niente di divertente, lei ha sorriso perché l'ordine cosmico esiste e il cibo preferito di quel tizio strano, che sa fare tutto perché ha passato metà della sua vita da solo senza potersi fidare di nessuno, è infatti ricco di composti minerali che aiutano a prevenire i tumori. Però effettivamente a lei piace l'insieme; e se c'è il cavolo meglio così.
“È una bella coincidenza, Karin,” dice Itachi, tornando a mangiare, “così ci facciamo compagnia.”
Karin è sicura ci sia un significato nascosto che al momento non riesce a cogliere, forse troppo distratta dalle sue guance che scottano, ed è pure sicura che Itachi sappia come metterla in crisi e che questo non dovrebbe piacerle, invece riesce solo a pensare che nell'istante in cui l'ha chiamata per nome, lei si era già innamorata.





I personaggi non mi appartengono e non c'è lucro. Manco quello.



  
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