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Autore: MagikaMemy    08/05/2014    2 recensioni
Una diciassettenne confusa e un pò scema, un migliore amico gay fino al midollo, un ex affascinante e tormentato, un compagno di classe che diventa improvvisamente il tuo braccio destro... Emma credeva di essere immune all'amore, ma alla fine questo sembra averla trovata comunque. O no? Quando un'amicizia si trasforma in qualcosa di più... intenso? Come capire i propri sentimenti senza rischiare un'ulteriore crisi di nervi? Ma soprattutto... COSA INVENTARSI PER DARE UN TAGLIO ALLA SFIGA EPOCALE CHE TI INSEGUE DALLA NASCITA?!
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi avevano detto che l'amore è come una gomitata sulle gengive.

Un soufflè smontato. Un rotolo di carta igienica finito quando sei ospite in una casa dove non sai dove cercarne altra. Un telefilm sospeso alla penultima stagione. Un libro di Fabio Volo.

E invece, no.

Perchè ho scoperto che, difatti, è PEGGIO.



LOVE LOVE BATTLE!

(L'amore è una guerra)


Capitolo primo: la desolazione di una fanciulla e dei suoi sogni infranti

E' il primo giorno di scuola.

E' il primo giorno di scuola e non ho nulla da mettermi.

E' il primo giorno di scuola, non ho nulla da mettermi e sono già in ritardo per il pullman.

E' il primo giorno di scuola, non ho nulla da mettermi, sono già in ritardo per il pullman e sto per rivedere il ragazzo che mi ha spezzato il cuore.

Il quale, per grazia divina, è stato felicemente assegnato ad un'altra sezione, ma certo se calcoliamo tutto il resto servirebbe ben altro per farmi stare col morale più alto delle suole delle mie ciabatte di Pluto.

"Emma, hai finito di guardarti allo specchio come se fossi sotto psicofarmaci?"

Quella che mi ha appena gentilmente dato il suo personale buongiorno è Valeria, mia amica e compagna di stanza dal primo anno.

E diciamo che di prima mattina non è il massimo della gentilezza- ma in fondo, io non lo sono mai, quindi non posso permettermi di farle la predica.

Al momento è tutta presa dal riempire la sua nuova borsa firmata con degli inutili quaderni vuoti, come se avesse davvero intenzione di sforzarsi a prendere appunti il primo giorno di scuola.

Quanta meravigliosa ingenuità.

Lancio un'ultima occhiata allo specchio (devo dire che quell'enorme brufolo comparso magicamente tra le sopracciglia mi dà quel giusto input di autostima di cui necessitavo. Sì, il mio sarcasmo è affilato ma di facile comprensione, se mi si impara a conoscere) e, ravvivandomi i capelli, esco dal bagno lasciandolo a Vale per concentrarmi sul mio armadio.

Dopo aver cercato per quaranta minuti di uscire dal mucchio mostruoso di abiti in cui mi ero tuffata (o meglio, dopo essere stata risucchiata da essi, roba che Dotrothy e le sue scarpette del cazzo possono baciarmi le chiappe) riemergo vincitrice e con il bottino in mano: un rarissimo paio di jeans sfilacciati sul ginocchio (e non perchè sono caduta come un'idiota sulle scale, eh... no no, perchè vanno di moda...), una fantastica canottiera azzurra e una camicia a quadri abbinata, roba che manco le nerd dei film americani avrebbero il coraggio di mettersi certe cose, ma io sì e ho anche la faccia tosta di spacciarlo per un look stile college.

Mi vesto in fretta, mentre Valeria borbotta qualcosa dal bagno a proposito delle sue tette e di quanto siano cresciute durante l'estate, poi mi infilo gli stivali e apro il beauty, nella vana impresa di dare un senso alla mia faccia post risveglio.

Dopo qualche minuto sono pronta, lasciando i capelli così come sono, che tanto pettinarli è perfettamente inutile perchè tra dieci minuti saranno già schifosamente spettinati.

Afferro uno dei miei quarantadue cappelli e dico a Valeria che sono pronta, poi scendo in sala mensa per la colazione.

Al contrario di quanto avessi pensato, sono una delle prime. Fantastico.

Mi guardo attorno e mentre Sonia La Cuoca mi offre un pacchetto di fette biscottate e la mia confezione monoporzione di Nutella (primo raggio di luce di questa altresì buia mattinata) mi affretto a raggiungere il tavolo dove di solito io e le altre ragazze ci sistemiamo.

Attorno a me, solo ragazzine del primo anno eccitate per il loro ingresso al liceo e Manuel, un ragazzo del mio stesso anno che mi si avvicina e, sbattendo lo zaino a terra, si stravacca sulla sedia di fronte alla mia sospirando.

"Manuel, possibile che tu riesca ad essere scoglionato sin dalle sette e trenta del mattino?"

"Emma ti prego, evita."

Mi tappo la bocca e, lasciando a sè stesse le fette biscottate, tendo un agguato all Nutella.

Ora, credo sia il caso di spiegare la situazione.

La sottoscritta Emma Parisi (tipa ordinaria: capelli biodni mediamente lunghi, occhi din un indefinito incrocio tra l'azzurro e il grigio, bassa statura, fisico a clessidra) studia in una scuola con dormitori annessi per diventare chef.

La nostra scuola si trova a dieci minuti di pullman dal mio dormitorio, che è misto ed ospita sia ragazzi che ragazze. I ragazzi sono all'incirca una quarantina, tutti appartenenti alle prime tre sezioni del terzo e del quarto anno.

Gli altri maschietti abitano nel dormitorio nella parte opposta del paese (siamo in un paesino di montagna, dove fa un freddo antartico in media dieci mesi su dodici, una roba da pazzi) e quindi, oltre alla scuola e alle eventuali uscite pomeridiane, non abbiamo occasione di beccarli.

Ogni fine settimana il dormitorio chiude e siamo costretti a rincasare.

Io abito a Roma, in periferia, in una casa abbastanza grande da ospitare gli altri tre membri della famiglia (padre, madre e sorella maggiore rompicoglioni) e il mio cane, un carlino di tre anni di nome Frank.

Siamo al primo giorno di scuola, siamo arrivati al dormitorio ieri sera e questo nuovo anno scolastico mi ha rotto le palle ancor prima di iniziare.

Dove eravamo rimasti?

Ah, sì, la mia colazione consumata con tutta l'eleganza di cui sono capace.

Mentre mi imbratto di Nutella ogni centimetro del viso e chiacchiero animatamente con Manuel del nostro comune malessere da Primo Giorno la mensa inizia a riempirsi, con flotte di studentesse dei vari anni che chiacchierano animatamente, tirate a lucido come le bambine il giorno della prima comunione.

Il che mi lascia perlpessa, forse perchè non mi tirerei a lucido neanche se dovessi incontrare Johnny Depp, ma sorvoliamo.

Sento qualcuno abbracciarmi da dietro e mi sbucano davanti Mia e Nadia, mie compagne di classi e migliori amiche, residenti nella stanza di fianco la mia.

"Buongiornooooooo!"

Oggi Mia è in uno dei suoi giorni di iperattività, e scuote il caschetto castano di qua e di là, sbattendo gli occhioni verdi che manco Bambi.

Io sbuffo mentre Nadia, piccola e svelta, si sbriga ad arraffare la poca Nutella rimasta in mio possesso per mandarla giù come fosse una bottiglia di whisky.

"Ehy, Ottava Nana, porta rispetto a chi si è alzato prima per avere la sua razione di Nutella!"

"Non rompere i coglioni" dice quieta, sorridendo e baciandomi la guancia.

Io sorrido mentre Manuel inizia un monologo su quanto speri di non avere la Ubaldi come prof di scienze alimentari, poi uno degli istitutori ci chiama e ci invita a salire sul pullman.

Ma, essendo i turni per andare a scuola doppi, decido di fare del sano nonnismo inespresso lanciando alle primine occhiate eloquenti.

Queste interrompono i loro discorsi su Justin Bieber per alzarsi, un pò in imbarazzo, e riempire il pullman con le ragazze del terzo e del secondo anno.

Io rimango bellamente seduta mentre la mensa si svuota nuovamente, mentre dalle finestre vedo il pullman in cortile avviarsi lungo il tragitto.

Dopo una decina di minuti noi ragazze del quarto anno e le studentesse del quinto siamo tutte in sala, mentre alcune di noi si avviano verso il cortile già con la sigaretta tra le dita.

Una volta sotto al porticato, prendo posto su una delle eleganti sedie di plastica del dormitorio e mi ci fiondo con pacata calma.

"Emma, sembri uno scaricatore di merluzzi."

Guardo Fabio, un amico della terza sezione che mi accende la sigaretta e gli sorrido: "Ho già zero voglia di andare a scuola, ti prego di non mettertici anche tu."

"Dico solo che dovresti essere un pò più femminile, e che cazzo."

"Uao, che gentleman."

Nadia sospira: "Emma, Fabio ha ragione! Cioè, capisco che tu sia nervosa all'idea di..."

Minuto di silenzio, io la guardo in cagnesco e lei abbassa lo sguardo leggermente in difficoltà.

Fortuna che Mia ha un ottimo tempismo, e posso sempre contar su di lei per sentirmi dire ciò di cui

in quello speficifico momento proprio non ho bisogno.

Sorrise e saltella su sè stessa, entusiasta: "Eddài Emma, prima o poi dovrai affrontare Davide! Guardati, sei fantastica stamattina."

"Sì, come un furetto messo sotto da un camion." rispondo flemmatica, dando mostra di tutta la mia autostima.

Valeria, spuntata come un fungo dal portone, mi guarda e alza gli occhi al cielo: "Tanto non hai via di scampo. E poi devi smetterla di evitare l'argomento... in fondo vi siete solo lasciati, e che sarà mai?"

"Ah, non chiederlo a me. Quando gli ho proposto di non rovinare il rapporto con cose tipo 'togliamoci il saluto' mi ha praticamente uggiolato in faccia e poi se n'è andato. Tra l'altro, "e buttO la sigaretta a terra, contrariata "non sono neanche stata io, a lasciare lui. Che atteggiamento idiota."

"Non puoi non ammettere che sarebbe imbarazzante."

"Cosa, Nad? Salutarlo dando esempio di tutta la mia educazione nonostante mi abbia accannato per potersi gettare sulle primine come un lupo famelico digiuno da sei mesi?"

Mia mi dà un'irritante pacca sulla spalla: "Tesoro, magari lui non è ancora pronto per una ragazza come te... voglio dire, sei così intelligente, seria..."

Sta per uscirmi una rispostaccia, ma capisco che il suo tentativo di tirarmi su il morale è sincero e le rispondo con un sorriso.

Poi arriva il pullman e mi ritrovo catapultata nella realtà.

Il tragitto dormitorio-scuola dimostra essere più complicato del previsto: con le cuffie alle orecchie cerco di concentrarmi su 'Here comes the sun', ma neanche i magici FabFour riescono a farmi ignorare il cuore che mi batte all'impazzata, e qui credo di dover illustrare lil mio background romantico.


Davide Trentin frequenta il dormitorio maschile ed è dal primo anno il migliore amico di un mio compagno di classe, tale Alessandro Guerra (che la guerra ce l'ha dentro la testa perchè è un misto tra un genio e un idiota). Nonostante lo conoscessi di vista non avevo mai avuto occasione di parlargli, se non durante un'avvincente partita a biliardino vinta da me e Valeria, durante la quale ci eravamo dolcemente scambiati epiteti poco gradevoli.

Mediamente alto, capelli neri e folti spettinati ad arte, pelle scura (sua madre è straniera) e occhi a mandorla profondi e di un castano intenso.

Apparentemente non avevamo nulla in comune, se non la fissazione per i cappelli e l'amore disincantato per tutto ciò che avesse un minimo accenno nerd.

Ci salutavamo per i corridoi, ma spesso ci ignoravamo e basta, semplicemente perchè non avevamo interesse a conoscerci, o almeno credo.

Poi, il dramma.

La nostra scuola organizza per gli studenti del terzo e del quarto anno due stage estivi; il primo di tre settimane, il secondo di due mesi, in strutture alberghiere (solitamente villggi turistici in cerca di stagisti da sfruttare con uno stipendio ridicolo, perchè fa esperienza.)

I gruppi di ragazzi e ragazze sono di una decina di persone per ogni destinazione, e datesi i numerosi amici in comune mi sono ritrovata nello stesso gruppo di Davide e Mia (lui e Alessandro sono i suoi migliori amici sin dai tempi delle medie, formando una specie di magico trio che manco Harry Potter con Ron ed Hermione).

Sul pullman che ci avrebbe portato a destinazione ci siamo rivolti la parola per un timido 'ciao', per poi iniziare a parlare ininterrottamente durante tutto il tragitto- il che spiegherebbe perchè a metà strada ci eravamo praticamente già raccontati metà della nostra esistenza, datesi che il villaggio turistico che ci avrebbe ospitati per lo stage lavorativo si trovava parecchio a sud, sul mare.

Una volta giunti, le nostre stanze erano accanto e siamo diventati un gruppo molto affiatato.

Non conoscevo molta gente, diciamo che mi ero ritrovata lì per caso perchè Mia mi aveva costretto a partire con lei e Nadia e Valeria mi aveva abbandonato per andare a Londra da una sua lontana parente (lo stage non era obbligatorio, ma all'epoca credevo che fosse importante fare un'esperienza in una vera cucina per la mia futura carriera).

Dopo una settimana, nessuno poteva negare che tra me e Davide si era creata una strana sintonia, poi culminata in un romantico bacio sulla riva del mare.

Era la prima volta che mi piaceva davvero un ragazzo, e Davide mi aveva inaspettatamente folgorata, perchè era proprio il tipo che piaceva a me: faceva battute idiote, ci gettavamo a vicenda in piscina e una volta mi aveva invitato a guardare le stelle su una coperta in mezzo al prato davanti le nostre stanze, per poi passare tutta la sera a cercare di raccogliere sufficiente coraggio a prendermi la mano e baciarmi.

Ovviamente io non avevo capito le sue intenzioni (sono parecchio lenta riguardo i sentimenti), e finchè non mi ha effettivamente baciato non ero riuscita a capire che lui provasse effettivamente interesse per me, la qual cosa era ai miei occhi incomprensibile.

Ok, ok, penso sia abbastanza chiaro che la mia autostima è praticamente inesistente, ma andiamo avanti.

Una volta terminate le settimane di stage siamo tornati a Roma meravigliosamente accoppiati, con tanto di uscite lungo le vie del centro e tenere coccole sotto il Colosseo.

Io, neanche a dirlo, nonostante la mia indole apatica ero cotta come un galletto allo spiedo in rosticceria.

Eravamo andati avanti così tutta l'estate, progettando la nostra complicità anche tra i banchi di scuola una volta giunti a settembre, ma due settimane fa mi è arrivata la batosta.

"Mi dispiace, Em... ho capito di non provare più quello che provavo all'inizio."

E certo, difatti siamo stati insieme così tanto tempo che immagino tu fossi follemente innamorato, vero?!


Ora, tra i corridoi polverosi e i saluti degli amici ritrovati, cerco la mia nuova aula con Nadia e Mia e mi guardo attorno isterica.

E lo vedo.

Avete presente nei film, quando il ragazzo che piace alla tipa protagonista cammina tra gli armadietti e la folla di studenti lo fa passare in mezzo, tipo diva del cinema la notte degli oscar con tanto di musichetta pop in sottofondo e vento che gli scompiglia ad arte i capelli?

Ecco, dimenticatelo, perchè lui è stato appena buttato addosso al muro da un gruppetto del primo anno in preda crisi ormonale.

Le manda a fanculo, poi guarda i loro aitanti culetti da quattordicenni e sembra perdonarle.

Una di loro si volta e gli sorride, ricambiata; poi torna dalle sue amiche e lui si raddrizza.

Alessandro, accanto a lui, vede Mia e ci corre incontro; lui mi guarda, i nostri occhi si incontrano, le campane suonano e il mio cuore si spezza rovisonamente in altre dodici parti... poi se ne frega e si gira dall'altra parte, con lo sguardo al pavimento, girando l'angolo.

Resto a guardarlo andare via, senza capire il motivo di tanto astio, ma Alessandro mi dà una gomitata sul naso riportandomi alla realtà.

"Grazie Ale, era proprio quello che mi ci voleva per iniziare l'anno."
Lui mi guarda e mi sorride.

"Buongiorno anche a te, Em. Ti trovo più acida del solito, quindi deduco che tu sia contenta di essere rientrata a scuola."

"Come il primo giorno di mestruo" gli rispondo, per poi entrare nella nostra nuova classe a passo di marcia e fiondarmi nel solito banco.

Dico 'solito' perchè sin dal primo anno mi siedo al terzo banco della fila centrale, lato sinistro, accanto a Valeria.

Il resto della classe entra lentamente, tutti visibilmente su di giri; tra i tanti ci sono Orfeo, magrolino e perfettamente vestito da capo a piedi come sempre, Tommaso e Capretta (il pagliaccio della classe, 'Capretta' è il suo cognome e nessuno lo chiama diversamente tipo dalla terza elementare) che mi corrono incontro abbracciandomi.

"Prevedo un anno di lacrime! Come va la nostra principessa dal cuore spezzato?" mi domanda Tommaso, sfilandomi il cappello e indossandolo.

Metto il broncio e gli mollo uno dei miei famosi 'ceffoni amichevoli' sulla guancia paffuta, poi lo guardo incantata.

"Tommy, ma... ma sei diventato un figo! Cioè, quanto ti sei alzato?!"

Tommaso sorride trionfante: "Tsk, ti sei innamorata di me?"

Gli giro intorno interessata e sorrido maliziosa: "Peeeerò, hai messo un culetto niente male! Da dove è sbucato?!"

"Mangio tanti spinaci!" e mi abbraccia baciandomi una guancia.

Tommaso è, assieme a Orfeo, uno dei miei migliori amici, anche se il mio supermigliroeamicoperlavitanonostanteidifetti è Federico, migliore amico di Tommy e residente in'unaltra classe.

Alessandro getta lo zaino nel banco accanto a mio, alla mia sinistra, e mi sorride.

"Ehilà, Parisi! Questa botta siamo semi compagni di banco!"

"Che culo." dico, apatica, poi riprendo posto e lui si avvicina all'improvviso, pericolosamente.

Mi ritrovo con i suoi occhioni spalancati dalle ciglia lunghe praticamente a distanza zero e sussurra piano: "...ce l'hai anche con me?"

Il suo tono di voce è dispiaciuto e lo guardo, poi sorrido sincera.

"Oh Ale, certo che no. Tu non... non c'entri nulla. Scusami, sono solo nervosa."

Sembra sollevato e mi fa l'occhiolino: "... se hai bisogno di qualcosa io sono qui."

Poi si alza e mi sorride vago: "So che non ci siamo cagati molto fino allo scorso anno, ma quest'anno cerchiamo di essere amici!"

Lo dice con tale entusiasmo che non posso fare a meno di ridere, e gli stringo la mano con fare complice.

"...ci sto, Guerra."


Giornata TRAUMATICA.

Sono nel cortile del dormitorio, sdraiata sul muretto, sotto il sole settembrino caldo al punto giusto.

Ho abbandonato Valeria in camera da sola che tenta di montare la tendina della doccia per rilassarmi con le cuffie alle orecchie, in attesa che arrivino le diciassette e, quindi, le due ore di studio obbligatorie.

La scuola è cominciata da due settimane e oggi abbiamo avuto il primo test di inglese (materia in cui per fortuna non ho la minima difficoltà), per poi passare a due ore di matematica che mi hanno fatto ben sperare di non venire a meno alla mia tradizione di un bel quattro stamapto sul pagellino anche quest'anno.

Grandioso.

Il dormitorio è deserto perchè quasi tutte le ragazze sono uscite per andare nella piazza del paese, luogo di incontro con i ragazzi del dormitorio maschile, quindi posso crogiolarmi al sole in pace per quanto mi pa...

"Cucù!"

A momenti soffoco quando Federico mi si siede sulla pancia, approfittando dei miei occhi chiusi.

Lo supplico di spostarsi e mi abbraccia, nel pieno di un attacco di coccolosità acuta.

"Fede, cosa ci fai qui?! Non mi avevi detto che saresti venuto."

"SORPRESA!"

...minuto di silenzio, alzo gli occhi al cielo.

"Uaooo, ora sì che la mia giornata ha un senso!" poi gli bacio la guanci e gli faccio posto al mio fianco, contenta.

"Sono felice di vederti, ma purtroppo il mio radar degli scoop è pari a zero in questo momento."

Federico guarda l'orizzonte come le tipe degli harmony e sorride al niente, con fare profondo: "Oh, ma cherie, ma io non ero in cerca di scoop... è che mi mancavi!!" conclude, teatrale, gettandomisi addosso per poi rinsavire.

"Ehy, e quelle tette?!"

"Sono gonfie per il ciclo."

"Ah, allora non è vero che sei incinta."

"No tesoro, anche se ammetto che le notti passate con lo Spirito Santo sono state intense."

Una ragazza del primo anno ci passa accanto e sentendo il discorso lancia verso di noi uno sguardo perlpesso, Federico le dice "Honey, so di essere bellissimo, ma così mi imbarazzi."

Lei scappa via arrossendo e io gli dò una gomitata: "Fede, quanto sei stronzo!"

"Amore, io non sono stronzo, au contraire. Mi addolora spezzare tutti questi cuori, credimi, non ci dormo la notte. Capisco che è difficile non guardare il mio splendido volto."

"...ssssssì, ok. Andiamo al bar, ho bisogno di un caffè."

Ci incamminiamo verso il bar accanto il dormitorio e mi guarda ammiccante mentre zucchero il mio caffè.
"Come va la tua storia d'amore?"

"Non sapevo di averne, al momento..."

"EMMA, sii seria..." piccola pausa, sgguardo interessato al culo del barista biondo "Alessandro mi stava dicendo giusto ieri sera che sei e pezzi."

"Io... io non sono a pezzi! E' che mi fa star male il fatto che Davide mi abbia perfino tolto il saluto... dico io, che cosa gli avrò mai fatto di male?"

"Tesoro, gli uomini sono dei pezzi di merda. Prima ti lasciano facendo gli splendidi con frasi come 'ti amo troppo', poi appena ti rifai una vita rispuntano fuori con un messaggio dicendo che non vogliono tornare assieme, ma ti pensano ancora e..."

"Fede, questo è successo a te, non a me."

Mi guarda e poi sorride.

"Oh beh, non cambia poi molto la sostanza della cosa."

Sospiro e bevo il mio caffè, sperando che gli alieni prima o poi mi trovino e mi portino via.


Nell'angolino dell'autrice.

Ciao a tutti, sono MagikaMemy e benvenuti nel 'fantatsico' mondo di Emma!

...OK, STO SCHERZANDO.

Questa long è basata sulla mia esperienza al liceo, una storia che mi ha profondamente cambiata e che mi sono ormai lasciata alle spalle, ma mi è rimasta nel cuore.

Ho sempre pensato di aver vissuto delle esperienze degne di un telefilm, e questo è il risultato: finalmente ho trovato il coraggio di attingere a piene mani nel mio passato e scrivere tutta la faccenda.

Inizio col dire che i personaggi e i fatti narrati sono ispirati alla realtà della mia vita scolastica, di conseguenza spero che vi divertiate come mi sono divertita io all'epoca (ormai sono passati due anni).

Cercherò di essere il più fedele possibile alla realtà, ma molte cose che descriverò probablmente vi sembreranno assurde... beh, è tutto vero! Ahahah.

So che gettarmi nel campo delle 'originali' comporta spesso una delusione datesi che le recensioni sono sempre molto scarse, quindi mi farebbe piacere ricevere i vostri commenti o le eventuali critiche. Mi raccomando, vi aspetto, anche solo per conoscervi!

Grazie per aver letto, un abbraccio, Memy.

   
 
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