I tre colori primari sono gli stessi colori dei tre cristalli, mi domando se esiste davvero un dio che si prende gioco degli umani o, forse, è solo la natura che ci guarda con espressione beffarda. Tuttavia, nessuno è al comando del nostro mondo da millenni, cosa impossibile visto che i cristalli sono stati persi, e noi guardiani abbiamo il compito di proteggere la Terra dagli esseri malvagi che vogliono prenderne il controllo. Ci sono stati svariati tentativi di prendere il controllo del nostro mondo da parte di altre creature ma, per fortuna, si sono rivelati tutti vani.
Non credo di essere all’altezza di questo compito, non credo di essere in grado di proteggere il mondo dalla distruzione.
Mi alzo in piedi per uscire dalla soffitta e involontariamente faccio cadere un vecchio baule. Nella sua caduta si apre rovesciando il suo contenuto per terra. Ci tantissime carte e parecchie foto di mia nonna. La cosa più strana è che in mezzo a quelle carte ci sono alcuni pugnali, inoltre, le foto ritraggono mia nonna con strane creature. Con quelle foto in mano mi si gela il sangue. Mia nonna era una guardiana, non c’è altra spiegazione. Trovo anche sacchettino, lo apro e trovo alcuni cristalli e foglietto. Jason mi ha parlato di questi cristalli, sono degli apri-porte, sul foglietto c’è una scritta una frase, sicuramente è quella frase che mi trasporta nel corridoio dove troverò solo le porte che corrispondono ai cristalli che sono in mio possesso.
Metto tutto in ordine e appena finito rimango alcuni minuti a fissare gli apri-porte prima di pronunciare ad alta voce quelle strane parole.
- SAK IM ALAKA FILL!
Prendo il cristallo che brilla di color argento mi fermo davanti alla porta del medesimo colore e lo infilo nella serratura. Appena entro scopro un negozio d’armi con parecchi clienti che gironzolano da una parte all’altra del locale. Ci sono armi di ogni genere dalle lame lunghe a quelle corte, dagli archi agli scudi e alle armature.
C’è una ragazzo che aiuta a servire al bancone, sembra avere più o meno la mia età e il suo aspetto è fuori dal comune. Ha i capelli a striature alternate di rosso e nero, i suoi occhi sono di un scarlatto incredibile. I suoi movimento sono agili e decisi. Indossa dei jeans, una maglietta bianca e una giacca in pelle nera e delle converse anch’esse nere. Nonostante non si vedono ragazzi di questo genere tutti i giorni, devo ammettere che è davvero attraente.
Distolgo lo sguardo prima che si accorga che lo sto fissando. Ripeto quelle strane parole e ritorno nella mia soffitta. Devo avvertire immediatamente Jason, non posso avventurarmi da sola nelle Lune che non conosco e per quanto ne so, sono stata molto fortunata a finire in un’armeria. Promemoria per me: pensare prima di agire!
Metto tutti gli apri-porte nel sacchettino ma prima di uscire dalla porta sento un rumore, prima leggero e quasi non me ne accorgo, ma poi si fa sempre più forte tanto da attirare la mia attenzione. In mezzo agli scatoloni, bauli dei vecchi ricordi di famiglia e le decorazioni natalizie, qualcosa si muove.
Una ragazza dall’aspetto famigliare si solleva dagli scatoloni, capelli castani e fisico snello, naso a punta, occhi verdi… Sono io.
Rimango paralizzata in preda alla confusione, lei si avvicina me e mi fissa senza espressione, non so che fare o pensare, è la cosa più strana che mi sia mai successa.
Mi prende la mano e mi sorride, con un filo di voce riesco a dire “cosa sei?”. Sorridendomi ancora il suo viso (o il mio) comincia a deformarsi e dopo un attimo mi ritrovo un topolino bianco nella mano. Il topolino mi fissa e anch’io fisso lui per alcuni minuti. Decido di tornare a fare quello che stavo facendo, ovvero, andare da Jason portandomi questo…questo…essere… forse lui saprà cosa dirmi.
Jason lo guarda perplesso, il topo scende dalla mia mano e trasforma il suo aspetto in quello di Jason guardandolo con la stessa curiosità con cui lui lo guardava.
Alla sua trasformazione Jason esclama:
- Wow!
- Sai dirmi cos’è? – dico.
- È una creatura mutaforma nota come Aatxe, è capace di assumere un aspetto umano e di qualsiasi altro essere vivente. Dove hai detto che l’hai trovato?
- Era nella mia soffitta. Dopo essere andata nell’armeria sono tornata e ho trovato lui.
- Come ci sei finita nell’armeria?
- Ho scoperto che mia nonna era una guardiana e in mezzo alle sue cose ho trovato gli apri – porte.
- Sei stata parecchio fortunata a finire lì e non altrove.
- Si, si lo so, mai fare di testa mia.
- Comunque dobbiamo andare nell’armeria è arrivato il momento che tu ti faccia un equipaggiamento così da poterti allenare, e poi chi lo sa, magari farti acquistare un potere.
- E che ne faccio di questo Aaxte?
- Ora è tuo, sarà il tuo più fedele compagno.
- Che cosa? E perché?
- Non lo so, è uno dei più grandi misteri della storia dei guardiani. A un certo punto della tua vita si presenta una creatura magica che ti resterà fedele per sempre. C’è chi sostiene che lo fanno per aiutarci nel nostro compito, chi invece pensa che servono per combattere la solitudine. Io ho Loren, la mia fenice e tu adesso hai lui. Ti consiglio di dargli un nome il prima possibile.
- Ok… lo chiamerò… Maxwell.
Entrati nell’armeria, con Maxwell che si agita nella mia tasca con le sembianze di un topo, ci rivolgiamo al ragazzo che avevo visto prima.
- Jason! Quale onore! – sorride il ragazzo.
- Alucard! Amico mio.
- Al, lei è Susan. È diventata guardiana da poco ed ha bisogno di armi e armatura.
- Piacere di conoscerti Alucard – dico con tono sommesso.
- Piacere mio Susan. Bene, per prima cosa devi sapere che ogni guardiano ha la sua “armanima” a cui sarà legato per tutta la sua vita. L’armanima prende il suo nome dal fatto che quando la utilizzerai la sentirai viva nelle tue mani e in combattimento diventerete una cosa sola. Tuttavia, devi ovviamente imparare ad utilizzare altre armi.
- Va bene… da dove incominciamo? – dico.
Incomincio a provare svariati tipi di armi, mentre il ragazzo esperto dagli strani capelli mi elenca le loro caratteristiche.
Purtroppo nessun tipo mi si addice, tranne qualche pugnale che riesco a maneggiare, così Alucard decide di farmi provare le spade. Ne esce una dal suo fodero e devo ammettere che è molto bella.
- Questa spada è molto particolare, Acciaio temprato, la lunga lama è omogenea. Elsa a bracci brevi e manico con doppia impugnatura con pomolo a tripla cuspide. Lunghezza lama 100 centimetri. Lunghezza totale 130 centimetri. La sua lunghezza è di 120 centimetri, di cui 80 di lama; l’impugnatura è rivestita in cuoio amaranto o bordeaux e ha due gemme verdi incastonate: una sul pomolo e l'altra al centro dell'elsa; la guardia crociata, che può staccarsi dalla lama premendo la gemma al centro dell'elsa, è composta da una parte decorata con ghirigori in oro e da due lame mobili , si trasforma in una sorta di arma per gli scontri ravvicinati.
- Forse non esiste armanima per me – dico.
- Non darti per vinta, prova questa.
- La lama si presenta a doppio taglio, rialzata nel suo centro con una leggera scanalatura ai lati, questo per consentire di essere affilata al meglio. La punta risulta di un particolare colore azzurro, questo perché essa è stata prima freddata ad acqua e poi lasciata in un ghiacciaio, la luce del sole l'ha resa di questa colorazione. Il medio forgiato con cura particolare è testato per essere resistente alle lame più dure, conservando intatta la sua affilatura. Il forte si restringe al congiungimento dell'elsa, mostrando la doppia lama che costituisce questa spada, atta per renderla più forte e resistente. Costruita per ingaggiare con estrema facilità le lame avversarie, l'elsa presenta una particolare forma a corna, con una decorazione al centro nella retta con la lama, che ricorda l'immagine di un teschio. L'impugnatura, congiunta con il pomolo, è strettamente rivestita da uno strato di cuoio molto sottile, in modo da evitare eventuali sfilacciature, e presenta particolari scanalature adatte a favorirne la presa. Il pomolo invece si apre ingrandendosi a tronco di cono per non far scivolare la mano.
- Finalmente!
- Congratulazioni Susan – dice Alucard – hai trovato la tua armanima.
- Non dovrei provarli prima? – dico.
- Sono taglia unica, si adattano a qualsiasi tipo di corporatura – dice con tono ovvio.
- Allora, cosa mi offri?
- 14 spezie, 3 lozioni curative e una pepita d’oro.
- Grazie dell’aiuto Al.
Mi chiede di dargli gli apri porte, glieli porgo dopodiché comincia ad aprire una porta dopo l’altra controllandone l’interno. Appena trovata quella desiderata mi invita ad entrare, è una stanza da letto niente male, c’è una cucina, un letto, una libreria, un armadio e un tavolo con qualche sedia.
- D’ora in poi tu vivrai qui – dice.
- Bello scherzo, ma adesso devo tornare a casa.
- Non sto scherzando, non puoi tornare. Fai parte di questo mondo adesso e non puoi rifiutarti di seguire il tuo compito. Rivedrai la tua famiglia una volta ogni due mesi e domani ti lascerò dirle addio.
- Non ci penso proprio! Non voglio vivere qui, da sola. Non dirò addio alla mia famiglia e non lascerò che tu me lo impedisca. – dico seccata.
- Se non lo farai ti uccideranno – dice con tono calmo e privo di preoccupazione.
- Perché?
- Perché muoiono guardiani ogni giorno per proteggere le Lune e nessuno può e deve rifiutarsi di eseguire il compito per cui esistiamo. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti e chi non lo farà e rinnegherà la propria natura sarà giustiziato. Si è creata questa legge secoli fa, poiché molti guardiani abbandonavano il loro mondo per vigliaccheria lasciando la Terra in preda al caos. E se tu vuoi morire, sei libera di farlo.
Si avvicina a me e mi solleva il capo per guardarmi negli occhi.
- Farai quello che ti dico?
- Perché ti preoccupi per me? Perché mi hai presa sotto la tua tutela?
- Perché appena troviamo un giovane guardiano dobbiamo addestrarlo e chi lo trova dovrà occuparsene.
- Susan, farai quello che ti dico?