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Autore: gaccia    09/05/2014    9 recensioni
Che le probabilità siano sempre a vostro favore! Che la fortuna sia sempre a vostro favore!
Affidarci alla fortuna o alle probabilità non era la cosa più sicura, non quando gli Hunger Games, i giochi della fame, erano gestiti da Capitol City e dal crudele presidente Snow, non oggi, quando sono riapparsi gli Hunger Games della pace, rinati solo per essere uno spettacolo fine a se stesso, senza morti ne feriti gravi e con tanti soldi come premio per il vincitore.
La fortuna o le probabilità non erano mai a favore di chi partecipava. Mai.
Lo sa bene la figlia di Katniss e Peeta che trentadue anni dopo la terza edizione della memoria, i settantacinquesimi Hunger Games dove i suoi genitori erano sopravvissuti, entra nell'arena per i nuovi pacifici giochi ad affrontare quello che nessuno si sarebbe mai immaginato.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Ciao a tutti!

Eccoci al nuovo capitolo.

Al nuovo ultimo capitolo.

Ringrazio tutti quelli che, con costanza ammirevole, si sono sorbiti tutti i trenta capitoli di una lunghezza stancante, si sono appassionati alla sfiga della protagonista che è più perseguitata di Calimero, che hanno recensito facendomi sentire supportata e incentivandomi a continuare, che si sono divertiti e hanno sopportato i miei orrori.

 

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SORPRESA! Ebbene sì, è l'ultima puntata.

Commenti alla fine e ora... BUONA LETTURA!

 

---ooOoo---

 

«Sono Katniss Everdeen! La ragazza di fuoco! Sono la Ghiandaia Imitatrice! E sono qui per difendere la libertà di Panem!» urla a gran voce.

Gli amplificatori aumentano il suo tono a dismisura, azzittendo per un attimo qualsiasi persona nel raggio di tre isolati.

Poi la piazza esulta. Esulta e inneggia all’eroe che non è più Elki Cox. L’eroe è mia madre.

 

Cox sorride a mia madre come se fosse lì ad inneggiare a lui. «Anche Katniss Everdeen è qui per difendere Panem! Esattamente come me! Faremo di tutto per liberare il popolo dai traditori della pace!». Un altro boato fa tremare la piazza. Altre grida di giubilo tra i presenti.

Mio padre si issa sul piedistallo dove mia madre continua a tenere Cox sotto tiro.

«Non ci devono essere altri morti! La pace è questo!» dice, trasmettendo con gli amplificatori in tutta la piazza, poi copre il microfono.

«Katniss! Katniss, smettila! Metti giù la freccia, non puoi ricominciare. Ti arresteranno, ti drogheranno di nuovo. Non potrai più uscire dal distretto 12. Sarai confinata. È questo che vuoi? Che esempio dai ai tuoi figli?» sibila sottovoce.

Io sono ai loro piedi. Sento quello che dice mio padre e so che ha ragione.

Abbiamo l’attenzione del popolo. Nessuno può colpire senza far scatenare le ire della piazza. Siamo pronti e attenti. Dobbiamo giocarcela bene.

Tra poco Apollo prenderà Cox in custodia e noi potremo produrre il testimone e spiegare il piano del traditore. Solo così riusciremo a farcela.

 

Salgo sulla piattaforma con i miei genitori.

«Sono Chyna Mellark! Sono la candidata per il distretto 12 dei settimi Hunger Games della Pace!» dico con voce chiara, ripetuta dagli amplificatori ai lati della piazza. «Sono stata sorteggiata nel mio distretto con l’inganno! Mi hanno allontanato dal nostro mentore! Mi hanno confinato negli alloggi senza parlare con nessuno e poi mi hanno gettata nell’arena a combattere con armi vere. A dare la morte ai miei amici!». Nessuno fiata. Mia madre tiene ancora Cox sotto tiro.

«Hanno disseminato di trappole mortali e ibridi tutta l'arena! I mentori ci hanno rintracciato e hanno dovuto cercare di abbattere degli hovercraft che ci stavano bombardando! Venticinque candidati sono morti e vogliono il colpevole!» grido forte.

 

Subito un boato della gente accompagna la mia ultima affermazione. Tutti vogliono il colpevole.

«La Paylor! La Paylor è colpevole! La presidente!» varie voci si sovrappongono indicando comunque la Paylor come imputata e già condannata dalla folla.

«No!» urlo più forte e grazie agli amplificatori tutti mi sentono. «Non è stata la Paylor».

A questo punto cala il silenzio nella piazza. Tutti mi ascoltano rapiti e curiosi.

«Abbiamo dei testimoni e sappiamo chi è stato» concludo. Mio padre incalza subito dopo di me.

«E' una persona potente, che aveva un posto di prestigio».

«E' una persona che ha finto di difendere il popolo per farsi amare ed eleggere a suon di piazze» aggiunge mia madre, sempre con la freccia incoccata e senza cedere dalla mira. Probabilmente il suo braccio pulsa di dolore ma lei è una che stringe i denti, come ora.

«E' qualcuno che aveva la possibilità di scavalcare e cambiare gli ordini del governo e della presidente e di farli sembrare come non suoi». Stiamo inchiodando il coperchio della bara di Cox.  La gente comincia a rumoreggiare.

«E' una persona che poteva organizzare le mietiture e incaricare gli Strateghi come meglio gli piaceva».

«E' una persona che ha il potere delle armi e può disporne meglio che non il presidente stesso» concludo.

A quel punto, più di una persona inizia a mormorare il nome di Cox, intuendo quello che era accaduto. Quando il rumore inizia a sovrastare le proteste che lo stesso Cox sta urlando dal balcone presidenziale, papà annuncia.

«Abbiamo i testimoni» e trascina sul piedistallo Venatio Cruel ammanettato, mentre io mi affretto a scendere e mi trovo avvolta dalle braccia protettive di Paban.

I rumori sono sempre più pressanti. Le persone presenti vogliono sapere.

 

«E' vero» dice Cruel a voce bassa. Grazie agli amplificatori, a nessuno sfugge la sua ammissione.

«E' Cox colui che ha organizzato tutto, per destituire la presidente Paylor e farsi eleggere nuovo presidente di Panem». La piazza è completamente ammutolita e lo rimane per qualche secondo, prima di esplodere in una cacofonia di proteste e incredulità.

Con la coda dell'occhio, vedo il fucile che prima era puntato contro la Paylor, spostarsi verso il piedistallo e un instante dopo, sparire sotto le mani di due dei nostri. Hanno cominciato ad agire.

«Non è vero!» risponde urlando Elki Cox. «E' una manovra della Ghiandaia Imitatrice. Ricordatevi l'ultima volta. Ha ucciso un presidente senza ragione».

Vedo che mia madre fremere indignata. Anche la storia ha dimostrato che lei era nel giusto. Negli anni, quando tutto è andato a tranquillizzarsi, Plutarch ha portato le prova in televisione e tutti hanno potuto sapere che era stata la Coin a far uccidere i bambini di Capitol City e poi a uccidere i nostri medici con il resto delle bombe. Era stata lei a far uccidere mia zia Primrose.

 

«Voi sapete che la Ghiandaia Imitatrice è dalla parte del popolo. Lo è sempre stata! E lo è anche ora!» urla papà, cercando di spegnere le proteste sul nascere.

«E’ stato Elki Cox a organizzare tutto» dice Cruel ormai alle corde. «E anche gli altri strateghi possono confermarlo».

I nostri uomini hanno fermato qualsiasi tentativo di assalto al nostro piedistallo, arrestando di fatto i sobillatori della piazza.

I militi che non fanno parte del complotto, guardano stupiti il loro comandante in capo, cercando di comprendere come e quando siano diventati delle pedine loro stessi.

All’improvviso, alle spalle di Cox, compare Apollo che, insieme a Durin, Agrom e gli altri della sua squadra, imprigiona il capo della milizia e libera la presidente Paylor.

Un grido di esultanza scoppia attorno a noi, coprendo le parole che stanno dicendo sul balcone.

 

Qualcuno tira giù Cruel e due militi, insieme a Vick, conducono lo stratega al palazzo presidenziale.

«Tutti coloro che sono invischiati nel complotto contro il legittimo governo di Panem e contro la presidente Paylor, verranno giudicati dal popolo in un tribunale straordinario! Il popolo e i suoi rappresentanti, stabiliranno l’entità della pena o l’assoluzione!». Così annuncia Apollo, non appena si riesce ad avere un poco di silenzio.

L’esultanza della piazza è ancora più grande di quando si tentava di far condannare la presidente in maniera pubblica.

 

Nell'istante in cui Apollo cerca di trascinare il capo dei militi all'interno del palazzo, si scatena l'inferno tra i sostenitori del governo legale e i fautori del colpo di stato. Alcuni sobillatori in incognito estraggono le armi ed iniziano a sparare in aria, creando il panico tra il popolo in piazza che cerca di fuggire indirizzandosi verso le vie di accesso alla piazza.

La forza della gente terrorizzata è davvero immensa. Una marea inarrestabile che travolge tutto quello che incontra, comprese le persone che cadono e vengono calpestate dagli altri che cercano la salvezza.

I proiettili sibilano e vedo mia madre lanciare alcune frecce in direzione dei colpi esplosi. È pericoloso, perché è in vista e scoperta rispetto a qualsiasi altra persona.

Con il terrore che la colpiscano, mi lancio su di lei per trascinarla di sotto, ma vengo spintonata da altri corpi. Vedo mia madre cadere e mio padre lanciarsi per arrestare il suo corpo. Io faccio la stessa cosa, ma di nuovo vengo rispedita indietro.

Solo che questa volta non c'è nessuno a trattenere la mia caduta che si conclude con il corpo sul selciato. Mi rannicchio su me stessa, cercando di riprendere il fiato che mi si è spezzato per il colpo.

Le urla rimbombano nelle orecchie che fischiano.

I piedi corrono attorno a me, ma so che tra poco sarò calpestata dalla folla impazzita. Cerco di strisciare verso la colonna del piedistallo, in modo da avere un poco di protezione.

Non appena arrivo accanto alla pietra, un colpo alla testa mi fa urlare dal dolore, prima che la vista si annebbi per l'ennesima volta e che il buio mi inghiotta senza scampo, così come i miei sensi.

 

Sto galleggiando. Non sento più nulla. Sto galleggiando nel buio liquido e calmo. La folla deve essersi dispersa e io mi sento tranquilla. So che adesso mi dovrei svegliare, ma proprio non riesco ad aprire gli occhi.

«Chyna... Chyna, ci sei? Apri gli occhi, amore. Chyna, tesoro, svegliati» sento dire a un Paban dal tono di voce estremamente preoccupato.

Devo svegliarmi. Voglio svegliarmi per sapere se stanno tutti bene.

«Dottore, perché non si sveglia ancora?». Dottore?

«Tranquillo, ragazzo. Tra poco sarà tra di noi. Non ci sono ragioni perché non si debba svegliare» risponde una voce che non conosco.

«Come stanno i Mellark?» chiede Paban. I miei genitori? Mio fratello? Cosa è successo? Sono in pericolo? Stanno male? Sono feriti? Vi prego, ditemi qualcosa!

«Katniss e Peeta, hanno solo qualche escoriazione e sono in sala medicazioni. Jayson ha subito più traumi da schiacciamento quando si sono mossi in piazza. Lo stanno operando in questo momento, ma dovrebbe cavarsela» risponde la voce.

«Grace?».

«La ragazza con Jayson Mellark? Sana e salva. Sta aspettando notizie anche lei».

Sospiro e prego che vada tutto bene a mio fratello.

 

Sento un gemito e un lamento e subito Paban si avvicina al mio letto. «Chyna. Chyna mi senti? Ti prego, apri gli occhi. Amore. Ti prego». Mi stupisco nel comprendere che il lamento era il mio.

Apro gli occhi e deve essere ancora buio, perché non vedo neanche la punta del mio naso. Richiudo gli occhi e un gemito di fastidio mi esce dalla bocca. Okay, sono io che mi sto lamentando. Adesso è chiaro.

«Chyna, ti sei svegliata» esclama Paban con un tono felice. Sento che si ha abbracciato e il suo profumo di sole e sale mi avvolge tutta. Anche a distanza di tempo lontano dal mare, il suo odore non sarà mai diverso. Il distretto 4 è radicato in lui, più di qualsiasi altra cosa.

«Cos’è successo?» mormoro con la gola secca che raschia.

«Abbiamo vinto. È tutto finito. Elki Cox è stato arrestato, così come gli strateghi e i presentatori che hanno collaborato a questa congiura. Stanno già predisponendo per il processo. Sarà un evento che probabilmente sarà trasmesso anche in televisione. Credo che avrà più successo degli Hunger Games» dice in fretta e con gran soddisfazione.

Sento che mi sto rilassando, come se mi avessero tolto un peso dalle spalle. «E’ tutto finito» mormoro incredula. E inizio a ridere, felice.

 

Dopo qualche minuto di risate incontrollabili e abbracci, torno me stessa. Non c’è la mia famiglia vicino a me. Perché?

«Dove sono gli altri?» domando.

«Sono accanto a Jayson. L’operazione è andata bene. Hanno dovuto togliergli la milza ma non ci saranno altri problemi e potrà fare una vita pressoché normale» risponde il ragazzo del mare.

«Paban… ti spiace aprire le finestre o accendere la luce? Non vedo assolutamente niente e comincio a sentirmi a disagio».

Alla mia domanda segue un minuto buono di silenzio. «Paban?».

«Chyna… le luci sono accese» mormora con voce sconvolta.

«Stai scherzando? Non sono cose che mi piacciono, non in questo modo. Dai, Paban, accendi la luce» insisto ma nel mio cuore so che ha ragione. Che sta dicendo la verità. Non mi sono riposata, ho battuto la testa e i miei annebbiamenti sono peggiorati.

«Non sto scherzando. La luce è accesa. Chiamo subito il medico. Non muoverti» mi ordina e poi sento i passi pesanti di una persona che corre disperata.

Sulle mie labbra sento del liquido salato e mi accorgo di stare piangendo. Non ho ancora formulato il pensiero ma il mio corpo ha già capito. Io non ci vedo. Sono diventata cieca.

 

Quello che dovrebbe essere il medico arriva correndo ed inizia a tastarmi.

«Vedi niente davanti a te?» chiede professionale.

«No. Niente di niente» rispondo in un soffio.

Per il cielo di Panem! come farò a sopravvivere a questo?

«Chyna, amore… andrà tutto bene» dice Paban prendendo la mia mano e stringendola.

Paban… come posso costringerlo a stare con me con quello che mi sta capitando? I miei genitori sono da Jayson, ma so che tra poco saranno qui e quando arriveranno avrò tutta l’assistenza di cui ho bisogno. Non voglio che anche lui sia costretto a soffrire nel vedermi così. E se non riuscissi più a riavere la vista? Se rimanessi sempre così? Come potrei accettare di avere Paban accanto quando io non posso rendermi utile? Sarei un peso per lui.

«Dottore, guarirò?». È la sola speranza. Se lui mi toglie questa…

«Non so cosa dirti, è presto per fare diagnosi. Dobbiamo fare delle analisi e valutare» risponde professionale. Al diavolo la professionalità, io voglio sapere se vedrò ancora o sarò cieca per sempre.

 

«Paban, ti prego, lasciami sola» gli dico dopo che il dottore se n’è andato.

«Chyna, non dire sciocchezze. Potresti aver bisogno di qualcosa. Ci sono io, qui. Non ti lascio, tranquilla. Tu intanto dormi» risponde lui cercando di restare positivo.

«Ti ho detto di lasciarmi sola» ripeto. Non riesco ad averlo vicino adesso. Vorrei guardare il suo viso, carezzare le sue mani, baciarlo e cominciare a pensare a domani e dopo e dopo e dopo. Invece non c’è niente altro che buio. Sento che è vicino a me ma non lo vedo e non riesco a non pensare che potrebbe essere così per sempre.

Mi allungo verso il comodino per prendere il bicchiere. So che ne mettono sempre uno pieno per i pazienti, ma quando arrivo in prossimità il dorso della mia mano urta qualche cosa di freddo e umido e pochi istanti dopo, sento infrangersi del vetro.

«Chyna, aspetta che ti aiuto!» dice sollecito il ragazzo del mare.

 

Questo è troppo. Non voglio un infermiere a disposizione giorno e notte e adesso lui sarebbe solo questo per me. Non lo voglio legare a un infermo che non è neanche capace di bere un bicchiere d’acqua senza aiuto. Deve andarsene.

 

Sento dei passi veloci che si avvicinano e mi sembra di riconoscere la cadenza claudicante di mio padre. Infatti poco dopo la voce di mamma arriva alle mie orecchie.

«Chyna, tesoro, dimmi. Il dottore ci ha avvisati del tua cecità» dice mia madre abbracciandomi stretta.

«Non preoccuparti, amore. Andrà tutto bene. Il medico dice che probabilmente la botta che hai preso a smosso il grumo che si stava riassorbendo. Se le analisi daranno risposte positive, dovrebbe operarti domani e tutto tornerà a posto» aggiunge papà stringendo la mia mano.

«E se non succedesse? Se rimanessi così per sempre? Non vedo nulla! È tutto buio!» urlo piangendo.

«Non devi essere spaventata. Ci siamo noi con te. Se anche dovessi rimanere così, noi ti staremmo vicini» cerca di confortarmi Paban, ma è proprio lui che non voglio vicino se il mio destino fosse quello.

 

Prendo un respiro profondo e mi rivolgo verso quella che mi sembra l’origine della sua voce.

«Vattene» ordino.

«Cosa stai dicendo?» chiede mia madre.

«No, Chyna. Non me ne vado» ribatte lui.

«Ho detto vattene! Una volta mi hai detto che solo io potevo mandarti via. Adesso ti sto mandando via. Non voglio che rimani qui. Ci sono i miei genitori con me, non ho bisogno anche della tua presenza. Vattene». Mai delle parole sono state più difficili da proferire rispetto a queste.

Ho mandato via il mio cuore. Se provassi ad ascoltare il battito non lo sentirei più perché non è qui che sta battendo, ma con lui. Ormai ne sono talmente consapevole da esserne sconvolta.

«Come vuoi». Sento un sospiro e dei passi che si allontanano. E comincio a piangere.

«Chyna, non mandarlo via» prova a dire mio padre, ma io scuoto la testa e mi giro, lasciando che le lacrime vengano assorbite dal cuscino, così come i miei singhiozzi.

 

Non so quanto tempo sia rimasta in lacrime, ma quando arriva il dottore per gli ulteriori esami, non piango più da un pezzo.

Papà ha cercato di farmi ragionare ma non gli ho dato retta, neanche gli ho risposto. La mamma non la sento da quando ho mandato via Paban, e papà mi ha spiegato che è andata da Jayson per vedere se stava bene e se si era svegliato dall’operazione. È difficile per loro, dividersi tra due figli, entrambi in ospedale.

«Eccoci, Chyna. Adesso ti sposto su questa sedia a rotelle e iniziamo a fare gli esami che ci servono per domani… pronta per il tour? Voi potete venire ad accompagnarci, ma dovrete rimanere fuori dalla sala» dice il medico, ma qualche cosa mi suona male.

«Voi?» chiedo. Chi c’è oltre a mio padre?

«Mia moglie non viene. Sta con l’altro nostro figlio che ha subito una operazione difficile. Resto solo io» dice papà frettolosamente, poi aggiunge. «Katniss aveva chiesto di essere presente, ma visto che gli esami saranno privati è meglio che lei rimanga con Jayson finché non si sarà svegliato».

«Jayson è ancora in pericolo?» chiedo preoccupata. Mi avevano detto che stava bene, che l'operazione era andata alla perfezione.

«Certo che no. Solo che è giusto avere un genitore vicino, ti pare? Io sto con te e Katniss con tuo fratello» dice con un tono leggermente divertito e io mi tranquillizzo. È giusto che anche mio fratello abbia un genitore vicino. Annuisco e mi lascio trasportare.

«Adesso io e l'infermiere ti trasportiamo a fare delle altre analisi» dice il medico, poi due braccia muscolose mi sollevano e mi depositano su una sedia a rotelle che subito viene spinta verso la mia destinazione.

 

Le visite sono davvero estenuanti, ogni volta, vengo spostata dalla sedia alla barella. Mi fanno lastre, misurazioni, analisi del sangue. Vengo sballottata e rivoltata. L'infermiere a cui mi hanno affidato non si lamenta mai. Anzi, a dire il vero non ha mai parlato, continua solo a spingermi e spostarmi quando il medico glielo dice. Non so perché ma mi fido di lui.

«Bene, Chyna. Adesso studieremo i dati raccolti, nel frattempo tu starai tranquilla nella tua stanza. Domani mattina ti prepareremo per l'intervento».

E devo ammettere di essere davvero esausta quando mi stendo nel mio letto in camera e in men che non si dica sono addormentata.

 

Forse è il fatto che vivo nel buio e non mi accorgo se è giorno o notte. Forse è che non c’è niente che mi distragga, nessuna immagine se non i miei ricordi.

Mi ritrovo ad essere stesa sul tavolo operatorio dove il dottore mi sta spiegando come funziona l’anestesia. Io annuisco, anche se capisco davvero poco di quanto mi spiega.

In un attimo sento i miei sensi sfilare via e cado nell’incoscienza.

Spero che l’operazione vada per il meglio e che tutto funzioni.

Sia mamma che papà erano molto preoccupati questa mattina e quasi non volevano farmi operare. Ho sentito Jayson al telefono. Non ha potuto muoversi ma si è svegliato e sta decisamente meglio. Riesce a respirare senza macchine anche se è tutto fasciato. Lui dice di sembrare una mummia come quella disegnata nei vecchi libri di papà, io penso ai bambini piccoli nelle culle dell’asilo.

La mia mente corre e corre e non sento altro che i miei pensieri.

Sono sveglia? Sto dormendo? Mi stanno operando? Hanno già finito?

Ho perso la sensazione del tempo che passa, tanto è tutto buio.

E ho capito che mi manca Paban. Non so quanto tempo sia passato da quando l’ho cacciato in quel modo orrendo, ma vorrei che tornasse e mi tenesse la mano. Poi mi ricordo le ragioni che mi hanno spinta a mandarlo via e capisco di aver avuto ragione. O forse no.

 

«Chyna… ormai è passata una settimana dall’operazione. Possiamo togliere le bende e vedere se è andato tutto bene. Ti abbiamo fatto tenere gli occhi chiusi un po’ più a lungo del necessario per consentire al tuo corpo di riposarsi. Adesso dovresti essere pronta. Procediamo?». La voce del medico è calma e rilassante e io mi affido completamente.

«Sì» dico intimidita.

Sento le dita armeggiare con la fascia che mi hanno coperto gli occhi per tutta la settimana trascorsa. Sono dita leggere, delicate, abituate a curare il male.

Quando mi libera delle garze tengo ostinatamente gli occhi chiusi.

«Apri gli occhi, piano» sussurra il medico.

Ho paura. E se non vedo ancora nulla? Se l'operazione non fosse riuscita? Resterei cieca per sempre.

 

«Coraggio sorellona. Hai affrontato di peggio. Devi solo aprire gli occhi» scherza Jayson che mi ha raggiunto. Si sta rimettendo in fretta ma non è ancora pronto per lasciare l'ospedale. Nonostante questo ha deciso di essere presente quando mi avessero tolto le bende.

Da quando è iniziata questa faccenda degli Hunger Games, sebbene non fossimo entrambi candidati, sento che ci ha uniti come mai prima. So che posso e potrò sempre contare su di lui e lui può e potrà sempre fare altrettanto con me.

«Forza, Chyna» dice anche mia madre.

Respiro forte e mi decido. Piano piano apro gli occhi.

È ancora buio e mi agito. Non ci vedo. Sono ancora cieca!

 

All'improvviso vedo che si sta illuminando un tenue puntino al centro del mio campo visivo. Questa  piccola luce si allarga sempre più. Vedo del bianco poi si aggiunge dell'azzurro e del giallo.

Ombre che poi diventano figure sfocate e poi definite.

Sbatto le palpebre e vedo il medico davanti a me che mi osserva attentamente, accanto a lui i miei genitori che sorridono quando si accorgono del mio sguardo su di loro. Giro leggermente la testa e vedo Jayson dall'altro lato del letto seduto sulla sedia a rotelle, accanto a lui Grace e più indietro Paban.

 

È tornato. Sorridergli mi viene automatico.

«Avevo detto di andartene» gli dico.

È implicito che ci vedo e mia madre afferra subito la mia affermazione scoppiando a piangere per il sollievo e abbracciando stretto mio padre. Per lei vuol dire tanto. Siamo riusciti ad uscirne interi. Acciaccati ma interi.

«Vero» mi risponde Paban facendo spallucce. «Però ho deciso che neanche tu puoi mandarmi via».

«Sei sempre stato qui?» chiedo.

«Non è mai andato via. Hai sentito la mamma che si allontanava. E ti ha aiutato quando serviva una mano» mi spiega papà.

Non so cosa dire ma gliene sono grata, davvero.

E mi metto a ridere. Rido e mi sento leggera e felice.

Da oggi comincia la mia nuova vita. Una vita con il mio ragazzo del mare.

 

§§§§§

 

«Piccola! È ora! Dobbiamo andare!» urla Paban prendendo in braccio il piccolo Peeta.

Ebbene sì! Ho un figlio, anzi due. Solo che l'altro deve ancora uscire e io mi sento una balena. Davvero.

Dalla nostra casa si sentono le insistenti onde del mare che si infrangono sugli scogli. Sono felice di essere venuta qui a vivere. Ho studiato e adesso lavoro nell'ospedale dove ha lavorato tanti anni mia nonna.

«Arrivo!» rispondo.

Oggi dobbiamo prendere il treno e tornare al distretto 12. Tra una settimana mio fratello si sposa.

Sembra ieri che faceva la spia durante i settimi Hunger Games della pace. E invece sono già passati dieci anni.

Lui ha deciso di aiutare papà nel forno, e divertirsi ogni tanto con la caccia fuori dal recinto in compagnia della mamma.

Probabilmente, per l'occasione troveremo tutti riuniti nel distretto. Vick e Apollo hanno annunciato il loro arrivo e anche Gale e Johanna con la loro nipotina. Plutarch non ci sarà, è troppo vecchio per sopportare un viaggio simile. Anche Shae non si può muovere. Ha problemi con la sua gravidanza, visto che sono gemelli e non è consigliabile farla stancare. Ho sentito John al telefono, stanno tutti bene e ci augurano una felice giornata.

Grace non verrà. Lei e Jayson si sono lasciati qualche anno fa e nonostante abbiano promesso di restare amici, non si sono più sentiti. Forse era troppo doloroso, non ne ho idea.

 

La Paylor ha lasciato il governo quattro anni fa. Il nuovo presidente sembra una persona corretta.

Panem è una di nuovo in pace. E gli Hunger Games sono stati definitivamente cancellati. Non si vuole più dare l'occasione a qualcuno di manovrare il popolo su un argomento tanto scottante.

In compenso hanno cominciato ad avere molto successo gli show sui processi e sulla giustizia.

 

È pomeriggio quando arriviamo nel distretto 12. Troviamo mio padre che ci accoglie alla stazione.

Dopo i calorosi saluti a noi e le coccole al nipotino, andiamo tutti a casa da mia madre, dove troviamo anche Jayson.

«Allora, fratellino, quando potrò conoscere la tua sposa? Non mi hai neanche detto il suo nome!» protesto appena lo abbraccio.

Non so perché ma sembra che l'identità della ragazza mi debba essere nascosta e la cosa sta diventando ridicola. Pensa forse che non mi piacerà? È lui che si sposa, mica io! Pretendo solo che lei lo faccia felice, altrimenti potrei rispolverare il mio arco. Non è una minaccia, è una promessa.

«In realtà, mi conosci già, Chyna» dice una voce alle mie spalle.

Sono passati anni, ma la riconosco subito. Grace. Jayson la va subito ad abbracciare.

«Ci siamo rimessi insieme l'anno scorso. Non ce la facevo più senza di lei e le ho dato il tormento» confessa mio fratello.

«E io ho ceduto».

«Zio!» grida il mio piccolo mentre sgambetta verso di lui.

Adesso cominceranno la lotta e Jayson fingerà di soccombere tra versi assurdi. Uno più bambino dell'altro.

 

In quel momento, Paban si avvicina e mi avvolge tra le sue braccia, carezzando con me, anche il mio pancione. «Avresti mai detto dieci anni fa che saremmo arrivati a questo punto?» bisbiglia al mio orecchio.

«Lo speravo... grazie».

Lo devo ringraziare. Perché ha avuto pazienza con me. Si è ostinato e non si è mai arreso e se adesso sono così felice è tutto merito suo.

Spesso ci sono ancora le urla e gli incubi. Spesso ci troviamo terrorizzati da qualche cosa che ci riporta nell'arena. Spesso vediamo i visi dei nostri amici che sono morti là dentro. Ma andiamo avanti, la famiglia ci sostiene e, in fin dei conti, siamo felici.

 

---ooOoo---

angolino mio:

okay, è la fine.

Siamo arrivati all'ultimo capitolo. Non volevo farla troppo lunga e, onestamente, non me la sono sentita di far passare ancora altri guai a Chyna. Il brivido della cecità mi è sembrato sufficiente, anche se lo avevo costruito negli ultimi due capitoli.

Ho scritto anche un piccolo epilogo perché la mia esperienza con gli Hunger Games finisce qui.

Credo di aver dato tutto a questa sezione di fanfiction. Almeno per quanto riguarda la mia attuale ispirazione su Katniss, Peeta, Gale & C.

 

Per le romantiche irriducibili, mi spiace, niente scene a luci rosse. Primo perché non ero sufficientemente ispirata e mi sarebbe venuta una ciofeca e secondo perché... avrei descritto una scena sesso assolutamente inutile. Posso dirvi che sarebbe stato romantico, tenero e dolce. Ovvio! Lui è Paban! Che volete di più?

Comunque, visto che non credo al sesso degli angeli, vi ho comunicato che hanno un bambino e sta arrivando il secondo. E il colpevole è il ragazzo del mare.

 

Ultime due cose:

primo) ringrazio per l'attenzione e l'affetto che avete dimostrato per questa storia. Spero di non aver deluso nessuno e che ve la siate goduta nel leggere come io nello scrivere. Ringrazio chi ha recensito tutti i capitoli, quasi tutti, metà, alcuni, qualcuno e solo uno.

Ringrazio chi ha inserito questa storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite, in modo da non perdersi neanche una sillaba. E ringrazio chi ha letto senza clamore ma costantemente e spero abbia apprezzato.

Ringrazio Elenri per gli innumerevoli banner che hanno dato una marcia in più alla storia (a volte creando proprio il personaggio). Un lavoro immane per te, una grande soddisfazione per me. Grazie.

 

Secondo) permettetemi di fare un pochino di pubblicità. Ho detto che non ho altro da scrivere sul questa sezione, ma ho postato altre cose da altre parti e qui sotto potete vedere... la mia produzione passata.

La punizione di Scorpius Malfoy (Harry Potter) il giovane Malfoy alle prese con una maledizione che lo trasforma in una donna. In corso. fa parte di una serie di storie indipendenti (I trasformisti) dove troverete altre storie sezione Twilight. Storie comiche con lo scambio dei ruoli o dei corpi, uomo-donna. Tutti umani. Concluse.

 

Fidanzato in prova (Romantico) storia di Emanuele Mancini e le sue peripezie in amore. In corso. Sequel di AAA Offresi Diciottenne Verginello – No Tardone (Romantico) Conclusa. Storia di Mattia Roccato, adolescente, la sua compagnia e la ricerca della donna da amare.

 

Si dice – In Vino Veritas (Twilight) guerra di potere tra Bella e Edward per una tenuta vinicola. In corso.

 

AAA Affittasi Moglie (Twilight) cosa può spingere un giovane sano e affascinante, ad affittare una moglie? In corso.

 

7mi Hunger Games della Pace (Hunger Games) trentadue anni dopo, i giochi ritornano ma sono pacifici, o almeno così sembra. Ora è il turno della figlia dei Mellark. Conclusa.

 

Dottore dei tubi (Twilight) commedia su sei amici al bar e un racconto su cosa è successo quando si è allagato il bagno. Conclusa.

 

Mini fic Twilight, Concluse. Come Andromeda, Acqua che cade, entrambe storie fantasy (senza vampiri) e Twiligh delle caverne parodia.

 

Sakura – Fiore di ciliegio (Twilight) Long, Storia storica di Bella e Edward che copre dal 1894 al 1906 partendo da Irlanda, poi Cina, Giappone e infine USA. Tutti umani. Conclusa

 

Fu la prima volta che… e Déjà vu, il sogno diventa realtà (Twilight) due shot rosse. Umani.

Prima di essere un pensiero, Un colpo sul retro, Smettere di fumare (Twilight) tre shot leggere. Umani.

I casi della vita, ovvero, l’inizio di un amore (romantico originale) raccolta di one-shot.

 

Dovessi chiedervi di leggerle tutte sarei davvero crudele perché la mole è notevole. Ovvio che sono affezionata a tutte e ognuna ha la sua peculiarità e il motivo di avermi entusiasmata.

Li troverete tutte nella mia pagina di efp.

Fatemi sapere se e cosa ne pensate.

 

 

Saluti a tutti!

Alla prossima

baciotti!

  
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