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Autore: imperfectjosie    09/05/2014    2 recensioni
Io mi riposo dentro ai tuoi occhi - Io coi tuoi occhi, vedo di più
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« Stai forse dicendo che vorresti essere la mia Regina, Nami? »
Non era stupido, su alcune cose ancora faticava, ma con Hancock aveva imparato bene a leggere tra le righe delle frasi di una donna. E in quella appena pronunciata dalla sua navigatrice ci aveva visto tanta dedizione.

|Rufy/Nami|
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: One Piece
Pairing: Rufy/Nami
Rating: Verde
Note: Mi sono data al Fluff violento! :D Ascoltavo "Grazie perchè" di Morandi e puff! Ecco cosa mi è venuto in mente. E' molto breve, ma spero emozionante e coccolosa! :)


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Grazie perché mi eri vicina, ancora prima di essere mia.
E perché vuoi un uomo amico, non uno scudo, vicino a te.
Grazie che vai per la tua strada, piena di sassi come la mia.
Grazie perché anche lontano, tendo la mano e trovo la tua.


« Come ci riesci? »
Una domanda semplice, un tono infantile e sinceramente curioso. Rufy voleva solo sapere, comprendere come lei riuscisse a trattarlo da uomo e non da bambino sprovveduto e stupido che il resto della ciurma vedeva. Ma sapeva che infondo avevano ragione, che l'impulsività e l'ingenuità del suo animo arrecava seri rischi ai suoi amici. Eppure lei gli aveva semplicemente raccolto le mani tra le sue, dicendole quanto tenesse alla sua vita e intimandolo di smetterla di rischiarla in continuazione. Di farlo per lei, solo per lei. Perchè avrebbe voluto sempre vederlo tornare, dopo un combattimento, senza continuare a macchiare la scrivania del suo piccolo studio di aloni salati e dolore. E Rufy si domandava il perché. Perchè lei era diversa? Perchè quando percepiva chiaramente con l'haki quegli occhi nocciola puntati addosso, non poteva fare a meno di arrossire? Nami però non aveva una risposta esauriente. Sapeva solo che insieme al suo Capitano avrebbe solcato ogni mare, lo avrebbe condotto verso la meta che tanto ambiva. E questo per averla salvata, per averle ridato una vita da vivere. Ci sarebbe stata sempre e inconsciamente lo avrebbe amato comunque, a prescindere dal suo carattere, dal fatto che neppure si accorgesse dei sentimenti che la muovevano. Per Rufy era amicizia, pura e semplice. Ma per lei, qualcosa di decisamente più forte e sconfinato.
« Non lo so. Forse perché io ti vedo con occhi diversi, Rufy. Io non vedo solo il bambino che sbrana carne e gioca insieme a Chopper. Tu per me sei l'uomo che ha salvato il mio villaggio. E poi, profumi di fresca speranza. » concluse, strizzando gli occhi in un sorriso un po' imbranato. Non sapeva come spiegarsi senza farlo fuggire dalla paura. Ma voleva che sapesse.
Il moro rispose a quel sorriso con calore, come era solito fare. Rufy aveva sorrisi per chiunque, anche per chi voleva la sua testa. Era così disarmante, così spontaneo che a volte Nami si sentiva in difetto. La gatta ladra forse non poteva ambire a tanto. Eppure riusciva solo a domandarsi quando lui le avrebbe chiesto di nuovo di custodire quel tesoro così prezioso che portava in testa.
« Allora grazie. » disse, avvicinando le labbra alle guance rosse d'imbarazzo, coperte dai lunghi ciuffi arancioni.

 

Io come te vivo confusa, favole rosa non chiedo più.
Grazie perché mi hai fatto sentire che posso anch'io volare, senza di te.
Io mi riposo dentro ai tuoi occhi.
Io coi tuoi occhi, vedo di più.

Grazie perché anche lontano, tendo la mano e trovo la tua.

 

« Rufy? » lo chiamò, incerta.
Il ragazzo si voltò appena, per osservarla da sotto la sua immancabile visiera di paglia. Sorrideva ancora e a lei mancò un battito.
« E-Ecco io volevo solo dirti che non so se mi basterà una vita intera per sdebitarmi di tutto, però posso prometterti che la impegnerò tutta fino all'ultimo giorno. » concluse, giocherellando nervosamente con le dita. Aveva abbassato il tono notevolmente, ma era difficile che a Rufy potesse sfuggire qualcosa, almeno non dopo i due anni d'allenamento. Tirò un sospiro rassicurante, avvicinandosi per stringerla.
« Stai forse dicendo che vorresti essere la mia Regina, Nami? »
Non era stupido, su alcune cose ancora faticava, ma con Hancock aveva imparato bene a leggere tra le righe delle frasi di una donna. E in quella appena pronunciata dalla sua navigatrice ci aveva visto tanta dedizione. Non sapeva ancora come comportarsi, non sapeva neppure cosa fosse quella strana sensazione al basso ventre e alla pancia, eppure, per lei, lo avrebbe imparato presto.
« Sì, credo di sì. Ma solo se tu vuoi, ecco-- » continuò, più confusa di quanto si sarebbe aspettata.
Era assurdo che tra i due fosse lei quella in difficoltà. Si disse che indubbiamente Rufy fosse troppo ingenuo per preoccuparsi. Amava profondamente questo aspetto di lui. Percepiva chiaramente la cicatrice di quel petto scoperto posarsi saldamente sul suo seno, schiacciandolo. La sicurezza di quell'abbraccio era totale. E Nami ci si perse completamente.
« Perchè non dovrei volerlo? Ah però posso chiederti una cosa? » domandò subito, come risvegliatosi da un sogno. Il viso affondato in quella massa arancione di ricci.
« Se è maschio, lo possiamo chiamare Ace? Ci terrei tanto! »
Il cuore di Nami minacciò di uscire dal petto. Trattenne il fiato, ancorando le dita tra i suoi ciuffi scuri e stringendo forte.
« Ace. » ripetè quasi più a se stessa, ancora avvolta di imbarazzo ed emozione. « Mi piace tanto! » concluse infine. Il Capitano non poteva vedere il volto illuminato che stava premendo contro il suo collo, però lo sentiva sulle dolci vibrazioni di quel tono. Poi ci fu solo un felice sghignazzare a riempire l'aria. E se Rufy era felice, lei lo sarebbe stata di riflesso.
 

Con te ogni volta è la prima volta. Non ho paura, vicino a te!
Grazie perché non siamo soli, non siamo soli.
Grazie perché vivere ancora non fa paura, solo con te!
Grazie perché anche lontano, tendo la mano e trovo la tua.

Tendo la mano, e tu ci sei.

 

Quando Shiki l'aveva rapita, sapeva che lui sarebbe arrivato contro ogni sua frase, detta per evitare che perdesse la vita in quello scontro. Ma Nami sapeva! Più di una vita era in mano a Rufy, ma della sua se ne curava con così tanta dedizione da destare alcuni sospetti persino a Robin. Svariate volte l'aveva vista ammiccare nella sua direzione, mentre Chopper fasciava il corpo martoriato del Capitano, tra le svariate lamentele che ne susseguivano. Aveva sempre risposto con un timido sorriso, abbassando la testa, ma la maggiore non era stupida e la cosa le andava bene. Si sentiva sinceramente felice per la sua sorellina, Nami l'aveva sempre ringraziata in silenzio. In silenzio. Come quando nel cuore della notte un braccio di gomma viaggiava per le cabine alla ricerca della sua mano, forse a causa di qualche brutto incubo. E più di una volta aveva sentito Robin sorridere con la testa premuta contro il cuscino, mentre lei si apprestava a stringere quella mano tra le sue dita, inconsciamente. Dormiva, ma quel calore le era così familiare, così amato, che poteva percepire il proprietario di quella pelle anche ad occhi chiusi. E così faceva. Quasi tutte le notti. Ed era proprio in notti come quelle, che Rufy si convinceva di poter andare ovunque, se solo con lui ci fosse stata la sua preziosa navigatrice.



END.

  
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