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Autore: Crawford Tillinghast    10/05/2014    0 recensioni
Una tranquilla passeggiata notturna porta un uomo faccia a faccia con i fantasmi del suo passato. Ma se supererà questi ostacoli, la sua ricompensa sarà un lungo, meritato riposo...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un meritato riposo
Vuoto e silenzio. Camminare per le strade del mio paese a tarda notte mi dà piacere, mi dà pace. Ho vissuto la maggior parte della mia vita in spazi ristretti, ma è stato per necessità, penso sia sempre per necessità. A tutti piace l’aria aperta… purtroppo, non sempre si può uscire senza ritrovarsi in mezzo al caos e al rumore, in mezzo ai sociopatici che camminano per strada ogni giorno. Ma la notte è diverso, posso godere di tutto ciò di bello che questo posto ha da offrire, senza dover subirne i lati negativi. Posso respirare a pieni polmoni quel piacevole odore muschiato proveniente dall’asfalto in quest’umida atmosfera, posso ammirare l’eterea nebbia in fondo al mio tragitto. Vorrei che il mondo esterno fosse sempre così, vorrei che fosse sempre notte fonda.
Il silenzio è interrotto da una voce. Proviene da dentro di me, dalla mia testa, dai miei ricordi. È una voce monotona, di quelle persone che celano il disprezzo sotto un velo di noia. La voce si fa persona, è lei, quella che odio di più. Lei e i suoi capelli di un colore nero spento, come i suoi occhi. Lei e quel muso di scimmia che ha, “adornato” da un grosso neo sopra il lato sinistro del labbro. Lei e le sue rughe, lei e la sua cellulite, piccole ma presenti imperfezioni che lei non vede se non negli altri. Lei è…
 
— E a me non ci pensi?
— Tu lo hai mai fatto? —  le risponde la mia mente, l’unico posto dove sono forte.
— Dio che egoista sei. Credi fosse facile per me?
— No, anzi, dev’essere stata molto dura per te l’accontentarti di uno come me.
— Smettila di fare lo stronzo, ascoltami…
— …del resto sei così desiderabile, tu. Mediocre nell’aspetto, praticamente nessuna passione o interesse, nessun ambizione. Sono stato proprio fortunato a essere scelto.
— Basta con le cazzate! Io ti amavo, lo sai, sei tu che eri sempre distante e…
— Ma non sono cazzate. Ti sei messa con me solo per non rimanere sola, e hai addirittura pensato di farmi un favore facendolo. Io invece ti amavo davvero. Quello che è successo è stato solo una naturale conseguenza di questa… diseguaglianza emotiva.
— Non è…
— Discorso chiuso.
 
D’improvviso, torno alla realtà. Cristo… la mia mente inizia a perdere colpi (me lo aspettavo), il mio spirito invece li ha persi da molto.  Mi rimane solo il mio fisico: non è molto, ma è l’unica cosa su cui possa davvero contare… per ora. Cammino senza fretta e panico, almeno una volta in vita mia. Arrivo fino a una triforcazione della strada e… non ricordo dove devo andare. Avevo una meta precisa quando sono uscito di casa, ma ora non so come raggiungerla. La storia della mia vita.
E mentre sono qui, indeciso sulla strada da prendere, un altro fantasma dal passato si fa persona nella mia mente. La guardo dal basso in alto: è quella vecchia befana di decenni fa, ancora non so dire se sia più brutta dentro o fuori. La pelle cadente, a causa della sua grassezza, la fa sembrare un segugio umanoide; dietro i suoi piccoli occhiali e in mezzo a tutte quelle rughe riesco a vedere i suoi occhietti arcigni e lucidi, che mi colpiscono come piccole puntine. Più di tutto è disprezzabile il suo sorriso, di quelli che muovono la bocca serrata solo ai suoi lati estremi,  che tentano di mascherare accondiscendenza e derisione sotto una parvenza di serietà  e benevolenza. Grigio, pallore, verruche; mi parla:
— Allora Liori, scappiamo  alla chetichella eh? Sempre così hai fatto, non  sai proprio come bisogna comportarsi di fronte ai problemi. Eeh, quanta fatica mi sei costato! Ma non c’è mai stato nulla da fare con te, sempre a…
— Stai zitta, fallita.
La sua voce, quanto la odio! È una voce roca e acuta, come quella di quando si ha il catarro in gola. E continuo a sentirla.
— Che?!
— È quello che sei, altrimenti faresti un lavoro migliore. Sfogare la frustrazione di una vita di fallimenti su dei bambini poi…
— Liori! Ma siamo impazziti?! Non ti permettere di…
— Taci, meriti di morire!
— …Liori, Liori, sempre distratto! Sono già morta! Non avresti il coraggio di dirmi queste cattiverie, altrimenti!
— Lo so.
— In punizione, Liori! Eheh!
 
Ritorno in me, in quello che resta di me. Prendo una strada qualunque, sperando mi porti dove voglio. Lo fa: sono alla stazione ferroviaria. È deserta, a quest’ora è normale per la stazione di un paesino, ma ha un fascino sinistro, una piacevole atmosfera misteriosa. Oltre l’atrio vuoto, passate le banchine, vi sono scarti metallici arrugginiti, edifici vuoti, finestre in pezzi… sembra uno scenario post-apocalittico, ed è per questo che mi piace tanto. Dopo la fine non ci sono problemi o preoccupazioni, nessuno ad esserti nemico, solo… pace. Silenziosa, echeggiante pace. Posso fare finta di essere l’ultimo uomo sulla terra e, per quanto mi riguarda, stanotte è davvero così.
Mi distendo lentamente su uno dei binari ferroviari, e con le braccia a farmi da cuscino ammiro il firmamento che mi sovrasta da sempre. Per quanto bello sia a vedersi, lì c’è molto di meno che qui, su questo pianeta… o forse è il contrario. Forse le cose migliori di questo universo stanno lì fuori, e il peggio si trova qui. Non penso sia importante ormai.
Il mio flusso di pensieri è interrotto di nuovo, da un’altra voce. Questa volta, la voce è della persona che… amo di più? Ha senso fare paragoni? Mi appare la piccola e morbida figura di colei che mi ha messo al mondo: il passare del tempo l’ha solo resa più adorabile. Gli occhi socchiusi e il dolce sorriso sul suo tondo viso mi fanno sentire a casa.
— Ciao…
— Ciao tesoro! Come va? Tutto bene?
— No… non mi avevi mai detto che sarebbe stato così difficile.
— Povero il mio tesoro! Forse non te ne saresti dovuto andare.
— Già, è un brutto mondo qui fuori.
Apre le braccia verso di me, in segno di un abbraccio.
— Allora perché non torni da dove sei venuto?
 
Forse è lì che andrò. Forse starò nel vuoto perenne e perennemente in pace. Forse non starò da nessuna parte, non sarò da nessuna parte.
Chiudo gli occhi, e cado nel sonno più grande di tutti.
  
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