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Autore: Agnese_san    10/05/2014    0 recensioni
Storia di Una madre. Siamo su Antar, quando Kivar era un bambino.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Aspettando gli Anemoni

Storia di una madre


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Link all’Originale: Waiting For The Windflowers.

Rating: Teen

Disclaimer: Non possiedo altro che una mente contorta.

Sommario: Siamo su Antar, quando Kivar era un bambino.

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Una volta riuscita a scappare, ho trovato un piccolo cubicolo in una strada senza nome. Druce, l’amministratore, la chiama la sua strada. Lui è il despota del villaggio e svolge il suo ruolo con astuzia e dedizione. Lui è il mio solo amico e sa tutti i miei segreti. All’inizio, era stato sospettoso, quando, nel bel mezzo della notte, ero comparsa con Kivar e due piccole borse di effetti personali. Ma il denaro è un mezzo per far scendere un velo su occhi sospettosi ed essendo ingordo, lui non ha fatto obiezioni. Dando una carezza sulla testa di Kivar, ha preso i soldi e ci ha affittato il cubicolo.

Noi viviamo in quella che, una volta era una casa di Gioia e di Piacere. E’ composta da tre cubicoli per ognuno dei quattro piani. Il nostro si trova al terzo. Dato che Antar non è più sulla rotta principale, a causa della guerra, ci sono pochi turisti e ancora più pochi nativi. Molti hanno seguito le astronavi dirette verso gli altri quattro pianeti del nostro sistema. Gli Skins vengono qui raramente e questo potrebbe essere la mia sola salvezza, per un po’. Alla fine, torneranno di nuovo. Per me. Per Kivar.

Ci sono due ambienti per dormire, separati da un divisorio, un piccolo soggiorno e una minuscola cucina, con un tavolo che si ripiega contro una parete.

C’è un sistema laser, per cucinare, e un congelatore per riporre il cibo. In soggiorno, c’è una finestra che si apre sul muro dell’edificio adiacente. Il vento di Antar soffia nel piccolo spazio, facendo tremare i vetri, poi gira l’angolo. A volte paragono il mio stato mentale con l’ululato di quello stano vento.

La prima mattina che siamo stati qui, ho preso il ghiaccio invernale dal davanzale e me lo sono lasciato sciogliere in bocca. Era freddo e ha procurato un brivido ai miei nervi tesi. Io e Kivar abbiamo riso e mi sono concessa di rilassarmi un po’. Avevo ottenuto un po’ di tempo. Non sapevo quanto, ma per un po’ saremmo stati al sicuro.

Avevo fatto i miei piani da sola, raccolto tutto quello di cui avrei avuto bisogno, sarei passata sopra al corpo del mio amante e non mi sarei più guardata indietro. I soldi che avevo preso dalla sua tasca ci sarebbero stati sufficienti per molto tempo. Prendere una nave per Antar era stato facile. Il capitano era un amico e un vecchio amante. Gli avevo detto che io e Kivar stavamo facendo una gita per cercare gli anemoni.

"Stai cercando di cambiare la profezia." mi aveva chiesto, una nota divertita nella sua voice.

Avevo annuito, abbassando gli occhi, mentre lui rideva.

Aveva accettato il mio corpo come pagamento, scambiando la mia isteria per buonumore.

E, nel frattempo, il suo amico Alron Highborn (NdT:dai Nobili Natali), il padre di Kivar, giaceva morto sul pavimento di una delle stanze che una volta avevamo diviso, colpito dalla pistola a laser che avevo nascosto nel mio stivale. Speravo che passasse molto tempo, prima che il suo corpo fosse scoperto. Visto che gli Highborn sono tipi solitari e spesso spariscono per lunghi periodi di tempo per meditare, la sua presenza – o la sua assenza – non avrebbe dovuto essere notata fino alla successiva riunione degli Highborn.

Il nascondiglio in questo posto deserto, non ha comunicatori e non mi sono mai preoccupata di procurarmi un adattatore per la portata di campo o per l’illuminazione. Druce mi ha dato due lampade al fosforo e io e Kivar mangiamo solo cose che non richiedono refrigerazione o cottura. Piccoli spuntini, facili e veloci. Qualche volta Druce ci porta qualcosa di buono.

Pur sapendo di essermi preparata una piccola prigione, tra queste pareti avvero un senso di libertà. Qualche volta i giorni sono lunghi e rabbiosi e guardo dalla finestra, come il vento di Antar mangia le nuvole che scorrono nel cielo. Ed ascolto la pioggia. Piccole gocce di cristallo toccano il terreno e si frantumano in mille pezzi. Il mio cuore le segue e si spezza allo stesso modo. Druce mi porta dei libri da leggere e faccio il vecchio gioco di predirmi il mio stesso avvenire. Rido sempre, quando le pietre mi danno un buon presagio.

Vado a comprare il cibo solo di notte. Ci avvolgiamo in abiti pesanti, prima di avventurarci fuori. Qualche volta corriamo e lasciamo che il ghiaccio invernale si sciolga sulle nostre lingue. La risata di Kivar e giovane e fresca. La mia mi fa dolere le orecchie come l’aria gelida.

Sono passati due anni. Ora Kivar ne ha nove. Ora ci sono rughe sul mio viso e, allo specchio, il mio sorriso sembra ferito e demente.

E vedo tutto questo dietro al mio sguardo – la bruttezza, la vergogna, la consapevolezza di quello che sta per accadere. Sono diventata un’esperta di legittima difesa. Dico a me stessa che mio padre aveva tutti i diritti di mandarmi dagli Highborn. Il prezzo per una donna era alto e la guerra aveva affamato la mia famiglia. Il mio corpo aveva procurato loro una fortuna e non avrei messo in discussione la sua decisione o i suoi motivi. E’ così che agisce la mia gente.

La mia utilità per gli Highborn, l’elite Antariana, era il mio solo mezzo di sopravvivenza. Ero passata da un uomo all’altro, fino a che Alron non mi aveva reclamata per sé. Quando era nato Kivar, lui ne era stato compiaciuto. Mi aveva portato una catenina d’argento dal sistema stellare Velton, un dono inestimabile. La porto ancora, ma è fredda e non mi da più piacere.

"Un giorno Kivar governerà Antar." mi aveva detto una volta Alron, la voce piena di orgoglio.

Possano i Creatori perdonarmi ma, quando lo ha detto, ho sorriso.

Ed è vero. Mio figlio è un Highborn. Io non posso salvarlo, ma posso tenerlo per me ancora un po’. Ora lo sto guardando attraverso le lacrime. Piango per Antar. Piango per il figlio di Alron.

Kivar non si preoccupa per la mia tristezza. Sta costruendo una piccola città sul pavimento, con scatole e barattoli vuoti. Dentro la sua gabbia, l’uccellino che Druce gli ha regalato, canta una dolce melodia. Avverto una fitta di senso di colpa. Il ragazzo sembra così lontano da me, come se non fosse veramente mio.

Non riesco a ricordare quando ha cominciato a crearsi questa distanza tra noi ma, limitata come sono cerco ancora di prendermi buona cura di lui. Leggo per lui e ci scambiamo piccoli sorrisi. Lo metto a letto, passando la mia mano tra i suoi capelli morbidi, guardando la mia immagine scarmigliata riflessa in quei suoi duri occhi grigi. Lo bacio sulla guancia, ma sono altrove, mentre lo faccio. Le cose non sono più le stesse e io avverto il cambiamento.

Antar ha una leggenda. Se uno trova un anemone, un bocciolo raro e prezioso, con tutti i colori dell’arcobaleno, tutti i peccati gli sono perdonati. Ma, cosa più importante, la profezia della morte dei Quattro Reali potrà essere alterata da un solo desiderio. Il possesso di uno degli anemoni Antariani è uno dono dei Creatori. Un innesto di speranza in un mondo di caos e disperazione.

Non molto tempo fa, ho fatto un sogno. Il fantasma di un amante è venuto da me, quello che rimaneva dell’essenza di uno dei clienti di questo posto, immagino. Si è infilato nel mio letto e mi ha presa, con baci delicati e calde carezze. Il suo viso era nascosto dall’ombra e nella sua mano c’era un anemone. Il bocciolo ha emanato una luce radiosa ed il suo viso mi è apparso chiaramente. Era il viso del padre di Kivar.

Mi sono svegliata gridando, ed ho avuto paura, per molto tempo, di riprendere sonno. Ma ripenso spesso a quel sogno. Qualche volta mi auguro che torni. La parte bella, almeno. Sono così sola.

Lo sento nelle mie ossa. Ho poco tempo. Ho messo un altro catenaccio alla porta ed ho appeso una coperta davanti alla finestra ululante. Il mondo sta diventando buio. Non c’è modo di far finire il dolore, di ottenere altro tempo e di salvare la mia sanità mentale. Ora non c’è più distinzione tra realtà e fantasia. Vedo me stessa come un puzzle in cerca di pezzi, che non andranno mai a posto, perché io sono cambiata. Prego che il vento si porti via le mie ossa.

Sto cercando, con tutta la mia forza, di ricordare quell’ultima scena. Cosa indossavo, dov’era Alton. Posso ricordare tutto, ma non il perché dell’ultima lite. Maledizioni senza senso e minacce. Posso vedere la sua schiena irrigidirsi, sentire il tono della mia voce – stridulo e irrazionale, fuori controllo. Sento il dolore dello schiaffo che mi ha dato. Ricordo la paura che ha percorso il suo viso e di come avessi pensato a quanto fosse strano che un Highborn potesse sembrare spaventato. Il laser ha sibilato, Kivar ha gridato … e poi è tornata la calma.

Sollevo di scatto lo sguardo. L’uccellino di Kivar è morto. Infilo la mano dentro la gabbia e prendo il corpicino senza vita. Torna di nuovo la rabbia. Mio figlio avvolge l’uccellino in uno straccio e lo mette nel refrigeratore. Per un po’, siamo guardinghi uno con l’altra. Kivar torna alla sua città e il vento afferra la mia pelle con dita gelide.

Druce bussa alla porta e la mia testa duole a quel rumore. Sta cercando di dirmi qualcosa, ma io devo averlo bloccato. All’improvviso, sento il suono di passi pesanti, la familiare cadenza di passi militari. Gli Skins sono venuti per noi. Il mio tempo è finito. Forse, in quest’ultimo momento, posso salvare mio figlio. prendo il laser dal mio stivale, ma non lo trovo. Vedo Kivar sollevare lentamente la mano, il baleno argentato dell’acciaio puntato contro il mio petto.

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Qualcuno mi sta tenendo la testa. E’ Druce. Sono distesa accanto alla finestra ululante, la copertura è caduta e il sole sta entrando. la luce mi fa male agli occhi. Dove avrebbe dovuto esserci il mio cuore, c’è un buco, ma non sento dolore. Vedo la mia vita scivolare sul tappeto sporco. E’ finita. Khivar si è liberato di me, così facilmente come si è liberato del padre. E dell’uccellino.

"Perdonami." dico a Druce, ma lui non mi sente, nessuno mi sente. Si sta facendo buio. E, attraverso le lacrime, vedo Khivar tra due Skins. Pieno di rabbia e di omicidi, sta sorridendo loro. Vero figlio di suo padre. La mia segreta vergogna, il mio regalo di malvagità ad Antar. Un enigma dalle oscurità del mio grembo, è in piedi contro il sole dorato. Volto la testa.

La luce brucia e, sul davanzale, c’è un’esplosione di colori, proprio fuori portata di mano. Un brillante anemone si muove nella brezza. Non sono riuscita ad uccidere il mio proprio figlio, per salvare il futuro dal suo destino. Non sono riuscita a salvare Antar. Il Principe Zan morirà. Il futuro non può essere alterato.

Ho aspettato troppo a lungo per gli anemoni.

Fine

 

 

* * * * *

N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D

   
 
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