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Autore: Little Firestar84    10/05/2014    3 recensioni
Le persone normali stanno zitte quando sentono la frase "parli ora o taccia per sempre". Ma Patrick Jane non è normale- e nonostante voglia al felicità di Lisbon, forse, la vita che Teresa ha scelto per sè non sarebbe così felice come sembrano credere tutti quanti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Piccola traduzione della seconda parte The wedding ,che ho scritto in Inglese su fanfiction.net; non scrivo nè traduco nulla in Italiano da tempo, ma era una piccola checca che mi faceva piacere condividere, anche perchè i capitoli dal 2 al 4 di quella storia sono raccontati in prima persona da Jane, ed è stato davvero divertente usarlo (e abusarlo) :) la storia  ha senso anche solo con questa parte, perciò, per ora, questo ho intenzione di tradurre... poi, chissà.



Oggi, guardo Teresa Lisbon sposarsi.

E’ uno strano sentimento, intellettualmente parlando: conosco Lisbon da oltre dieci anni, e in tutto il tempo passato assieme, non mi sono mai fermato a pensarla che prende questo passo.  So che l’ho data per scontata; per questo oggi sono qui, vestito con un completo nuovo fiammante, e la guardo sposare Pike: le ho arrecato troppo danno in passato, per questo non posso rovinare anche questo, non importa quello che dice la gente.

La gente, ovvero non i miei vecchi colleghi, come si potrebbe assumere (ho scoperto diverso tempo addietro che Wayne e Grace avevano fatto una scommessa riguardanti la tempistica di una nostra notte di bollente passione), Ma Tommy Lisbon- anche se più di incoraggiarmi, il giovanotto mi guarda neanche potesse trafiggermi con dei coltelli spuntati dagli occhi – e Kim Fisher. Kim è la cosa più simile ad un amico in questa strana ora del bisogno: sapeva che non avrei detto nulla e che avrei indossato una delle mie maschere per mandare Teresa via con un sorriso, e me lo ha sbattuto in faccia. Oggi siede al mio fianco, a volte prende la mia mano nella sua, a volte mi massaggia amorevolmente il ginocchio.

Badate bene: Kim avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, come la prima persona con cui ho potuto parlare in due anni nella mia lingua, ma per quanto sia grato di non doverle parlare per aprirmi, beh, questo livello di “intimità” è ancora un po’ straniero con lei. Non mi sento a mio agio- non lo sono mai stato quando si tratta di contatto fisico, se non forse con l’eccezione di Teresa –ma glielo permetto. Non solo perché so che lei lo fa in buon a fede, ma perché , una volta partita Teresa, sarà solo con Kim che lavorerò, e preferisco avere Kim come amica che come nemica, data la mia passato esperienza con la donna.

Non dice nulla, non ce ne bisogno, non quando posso leggerla come un libro aperto, ora. Lei, come molti altri, vorrebbe che interrompessi le nozze; Tommy non lo dice ad alta voce, ma Pike non gli piace. Non perché non sia un brav’uomo, ma perché, a quanto apre, è troppo buono. Il più giovane membro del clan Lisbon ha deciso che la sorella necessita di un ribelle nella sua vita, e ad Annie non sembrerebbe dispiacere se dovessi essere io a interpretare il ruolo. Ma sono stato fin troppo egoista con Lisbon in passato, e lei è stata chiara quando mi ha detto che devo smetterla di prendere decisioni per lei.

Perciò, eccomi qui oggi. Che permetto alla donna che amo da anni, Teresa Lisbon, di sposare un altro uomo, nonostante questo non sia il matrimonio dei suoi sogni; Lisbon può essere una belva tra le lenzuola (no, non lo so per esperienza personale, ma lei è disordinata. E le donne disordinate sono le migliori delle amanti) me è una Cattolica cresciuta in scuole di preti e suore, e c’è quella particina di lei che lei non ammetterebbe mai di avere, nemmeno sotto tortura, che ha sempre desiderato sposarsi in chiesa. Con fiori, damigelle e paggetti. Invece si sposa in tribunale (Marcus è divorziato, ma non gliene faccio una colpa, so che lavoro e matrimonio spesso possono non andare d’accordo; Angela ed io abbiamo avuto i nostri problemi anche noi, giungendo quasi alla separazione in due occasioni), e l’unica cosa che ha di tradizionale è il suo pomposo abito bianco.

Il giudice inizia  a parlare, e osservo Teresa e Marcus che si guadano l’un l’altra; Teresa sorride, ma il nervosismo è palpabile. Povera donna, la capisco, dopo tutto, questo è l’ultimo giorno della vita come l’ha conosciuta fino ad oggi. Oggi si sposa con Marcus, e domani… domani avrò un figliastro, un marito e sarà sulla strada per DC, lasciando noi alle spalle. Sotto sotto questo è quello che ha sempre voluto, avere la carriera e la famiglia, ed è quello che merita. È per questo che ho chiesto che le venisse “offerto” un lavoro al mio ritorno: io l’ho fatta precipitare, e dovevo farmi perdonare; il resto lo ha fatto lei da sola, prendendo promozione dopo promozione in un baleno, a facendo cadere ai suoi piedi un uomo come Marcus Pike.

Starò male quando se ne sarà andata? Certo, e non potrò nemmeno più scriverle, dato che non sarebbe giusto per nessuno di noi due interferire nella vita di una donna sposata, ma come ho detto, se lo merita – mi chiedo se Tommy abbia ragione e io sia un auto-lesionista emotivo- perciò, anche se la amo e sento, nel retro della mia mente, le parole “parli ora o taccia per sempre”, non dico una parola. Kim mi prende al mano, e se non fossi me,  starei piangendo come un bambino ora, e sono quasi certo che sia finita e che siamo entrambi finalmente liberi – sapete cosa voglio dire – quando sento Marcus pronunciare i suoi voti.

Sono i voti tradizionali. Il tizio non ha nemmeno pensato di scriversi i voti da solo, come se Teresa non inspirasse perfezione e amore e poesia negli uomini che sono stati così fortunati da avere il suo amore. Sentite, non dico che avrebbe dovuto scrivere un poema, un copione cinematografico o chissà che, ma è davvero così difficile connettere mente, cuore e mano e mettere giù due frasi? Se fossi io quello che sposa Teresa, lo avrei fatto. In realtà, credo che io il poema o il copione glielo avrei scritto, perché non ci sono abbastanza parole per descriverla- è bellissima dentro e fuori, la mia Teresa.

Mi chiedo se posso davvero permettere che accada. Posso permettere che Teresa sposi un uomo del genere? Non lo credo: non la meriterò – abbiamo già fatto il discorso “Io, Patrick Jane, ho fatto molti torti a Teresa Lisbon” – ma ciò non significa che lei possa accasarsi con uomo  che non è abbastanza perfetto per lei.

 Perciò mi alzo, fregandomene degli occhi puntati su di me, e guardo il giudice. Il tizio di mezza età mi nota subito, e quando vedo che Lisbon mi fissa, preoccupata, mi ricordo cosa mi ha detto: Smettila di prendere decisioni per me, e senza nemmeno chiedere scusa mi siedo di nuovo, sentendo i sospiri di sollievo degli invitati dello sposo.

Interessante: non credono possa davvero sposarlo. Smetto di pensare a cosa significhi, e con infinita seccatura di Kim mi alzo di nuovo in piedi, ma quando vedo che tutti sono seccati con me – anche Lisbon sembra avere tendenze omicide al momento – chiedo scusa per l’interruzione e mi siedo di nuovo. Il giudice riinizia, e Marcus dice di nuovo i suoi voti, quando mi rendo conto di una cosa.

Teresa mi ha detto che vuole decidere da sola, ma è davvero una scelta se ha solo un’opzione? Ora sta sposando Marcus, un uomo che tutti vedono come un santo in terra, ma che non sa scriversi i voti e che ha accettato una promozione dall’altro capo del Paese senza nemmeno pensarci un attimo, nonostante ad Austin avesse un figlio – credetemi, so cosa significhi non avere il proprio figlio nella propria vita, e io non farei mai una scelta del genere- e lei non crede che io la ami.

Se davvero voglio che Teresa prenda una decisione, devo essere uomo per una volta e dirle tutto.  

“TI AMO!” urlo mentre mi alzo per la terza volta; ma per evitare la tentazione, stavolta lascio il mio posto e muovo i pochi passi che mi dividono dalla donna a cui ho appena confessato i miei veri sentimenti. Non è facile, né mai ho pensato che potesse esserlo, e non credo di essere mai stato così apertamente nervoso- essere controllato non significa essere calmo, significa solo che sono bravo a fingere –ma sono determinato ad andare fino in fondo. Poi, quello che sarà, sarà.

“Ti amo, Teresa” le dico di nuovo. Sono più calmo e controllato ora, e qualcuno mi chiamerebbe arrogante, ma non lo sono, perché sotto tutto questo c’è la pura che lei mi rifiuterà comunque. Spero solo che Teresa mi conosca bene quanto dice, perché quello che voglio dirle me lo può leggere negli occhi, e c’è così tanto che le voglio dire… troppo. Il fatto che lei è tutto per me, il motivo il mattino mi sveglio,  che lei è il faro che mi ha salvato, dalla mia tenebra interiore e da morte prematura.

“Ti ho sempre amata, ma…” dico, e all’improvviso rido e piango e sorrido insieme, mi guarda, guarda me, come se mi stesse guardando con occhi nuovi, come se non mi avesse mai visto.  “ma c’era sempre qualcosa tra di noi.” Non devo aggiungere altro: c’era anche lei, dopo tutto. John il Rosso, l’omicidio della mia famiglia, Lorelai, la mia fuga all’estero. Non c’è bisogno che le ricordi nulla, perché in una forma o l’altra, lei è sempre stata al mio fianco.

“So che Marcus è un brav’uomo, e io dovrei volerti felice con qualcuno come lui, ma in amore sono sempre stato egoista.”  Chiudo gli occhi e inspiro prima di andare avanti, perché è più difficile di quello che credevo, ma ho iniziato e non riesco a smettere di parlare. “ed il fatto è che, ho sempre amato tutto di te. Anche le cose che non avrei dovuto, perché siamo sempre stati così diversi. E credo che per te valga lo stesso.”

È vero, penso, mentre annullo la distanza tra noi e prendo le sue mani nelle mie, massaggiandole le nocche- sa cosa significhi il contatto fisico per me, dopotutto.

Razionalmente parlando, non c’è ragione di credere che una relazione tra noi possa funzionare; siamo così diversi, dal modo in cui siamo stati cresciuti alle nostre credenze al modo in cui ci rapportiamo alla vita, eppure, eppure non ho mai lavorato altrettanto bene con nessun altro, e c’è una parte di me che è convinta che se decidessimo di fare il grande passo e affrontare anche la vita di coppia, saremmo grandi insieme.

“Teresa, ti amo e voglio stare con te, se tu mi vuoi.”  Dico, e a questo punto lei guarda ad intermittenza me e Marcus. So che vuole picchiarmi, ma si sta trattenendo perché teme che se lo facesse Teresa si arrabbierebbe così tanto da annullare tutto. Poi, Pike la afferra per un gomito, e resisto a malapena a fare un sorriso di trionfo: Teresa non apprezza un simile gesto di possesso, e proprio come pensavo (in realtà, speravo, ma il mio ego è stato ferito fin troppo nelle ultime settimane) lei si libera dalla sua presa.

Ora, non posso vedere gli occhi di Teresa dato che si è voltata dandomi le spalle, ma l’espressione di Marcus, quella la vedo molto bene, e non è per nulla felice. Si limita a scuotere la testa mentre Teresa si toglie l’anello e lo accarezza sul viso mentre glielo restituisce, dicendogli ancora e ancora quanto sia dispiaciuta. E questa è un’altra ragione per cui la amo: per la sua compassione. Credo che sotto sotto sappia che con Marcus non avrebbe mai funzionato, eppure le spiace, per quello che sta facendo e per lui.

Finalmente lei si volta, e credo di sfoggiare il più grande sorriso Austin abbia mai visto, se il suo, di sorriso, significa qualcosa, e quando mi offre la sua mano e io la prendo e corriamo fuori, mi sento il più fortunato bastardo del pianeta. Raggiungiamo la Citroen – la piccola è tornata anche lei dall’esilio, anche se lei era solo in California e non in America Latina – e non abbiamo nemmeno chiuse le portiere che lei mi salta addosso. Dio, il modo in cui mi bacia… non credo di essere mai stato baciato così, e dal modo in cui la mia Teresa (sì, posso davvero chiamarla così ora) trema nelle mie braccia, credo valga lo stesso per lei. Perché il nostro rapporto non riguarda solo amore e desiderio, ma fame, bisogno, e tempo perso che non potremo più avere indietro.

Ci separiamo, e sorrido come lo Stregatto mentre cerco di accendere la macchina- ammetto che mi tremano le mani – ma vedo che l’espressione di Teresa non è come la mia; invece di essere tutta felicità a desiderio come me, lei sta… credo l’unico modo di descrivere la cosa sia dire che sta avendo un attacco di panico.

“Oh Dio, no, no, no, no…” dice ancora  ancora, passando le mani tra i boccoli scuri. Visto, che avevo detto? Sta avendo un attacco di panico. Non che non mi aspettassi una simile reazione. Una volta passata l’adrenalina, era destino che capitasse. La biasimo? No. Ne sono felice? Neanche per idea. Perché nella mia testa, una Teresa in crisi di panico è una Teresa che potrebbe tornare in quella sala di tribunale a sposare Marcus Pike, ecco perché.  Ma allo stesso tempo, sono sollevato, credo. Dopotutto, ora Teresa può prendere una decisione da sola, conoscendo tutte le variabili.

“Teresa, vuoi… vuoi non farlo?” le chiedo, e  so che avrei dovuto dirle, “Teresa, fa ciò che vuoi, sarò felice finché tu lo sarai”, ma non posso. Meglio passare per miserabile e spaventato e manipolarla un po’. Cercate di capirmi: non lo faccio apposta, è la mia natura, tutto qui.

Poi, senza dire una parola, mi afferra per il colletto della giacca, e mi bacia- e miseria, c’è davvero parecchia tensione sessuale e lussuria in quel bacio – e quando ci separiamo, mi ordina di mettere in moto, nella sua voce autoritaria. Non me lo faccio ripetere: da ora in poi sarò il suo umile servitore; non il suo cagnolino, come Marcus, ma, beh… diciamo che spero che seguirla  mi faccia ricevere favori interessanti dalla mia capa.. sì, sono un maiale pervertito, lo so, ma che cavolo! Ho quasi cinquant’anni, innamorato da molto tempo di una donna bellissima  e non faccio sesso da quattro, cinque anni quasi? E non parliamo del fare l’amore: è passato più di un decennio dall’ultima volta che mi sono unito con una donna corpo e anima.

Anima… sapete cosa voglio dire, giusto? Giusto.

Abbiamo lasciato il centro, e abbiamo fatto un paio di miglia quando, in un desolato quartiere di periferia, Teresa ha un altro attacco di panico e mi ordina di fermare la macchina. Faccio di nuovo come mi dice, anche se non ne sono felice, come non sono felice di vederla che va avanti e indietro agitata lungo il bordo della strada. Questo posto sembra la bocca dell’inferno, o una città fantasma di un western di classe B, e non sarei sorpreso se un coyote spuntasse dal nulla per tentare di mangiarsela. Uhm. Magari era davvero la trama di un western di serie B: la sposa fuggitiva che viene divorata dal rabido coyote, mentre tenta di fuggire col suo bello, lasciandolo a torturarsi se sia meglio aver amato e perduto, o aver amato e perduto ma saperla nelle mani di un altro uomo- sono passato attraverso entrambi gli scenari, e non voglio farlo mai più, fidatevi.

“Ok, senti, potresti solo tornare in macchina? Temo potrebbero esserci dei coyote qui intorno..” le dico. Mi guarda, e so che vuole piangere. Conosco quell’espressione, l’aveva al CBI, quando si comportava con me come il capo, solo per poi sentirsi in colpa dopo. Non è buono, per niente; insomma, sono quasi del tutto certo che Marcus ora non la vorrebbe più anche se lei tornasse da lui, ma se lei dovesse decidere di tornare da lui, vorrebbe dire chiudere le cose tra noi (se così si può dire).

“Coyote? Davvero? Dopo quello che abbiamo appena fatto?” mi guarda come se mi volesse sposare qui ed ora, e sono felice per la mancanza di fondine negli abiti da sposa (anche se sotto al vestito ne potrebbe avere una. Cavolo, quello sì che sarebbe erotico. Letale, ma erotico.) e mi faccio il più piccolo possibile,  chiudendo la bocca, sapendo quando non si debba tentare la sorte con la sua pazienza. “Marcus non se lo meritava, Jane.” Mi dice con la sua vocina. È confusa, lo capisco, lo sono anche io. Insomma, un’ora fa mai avrei detto che avrei fermato il matrimonio.

“Guarda il alto positivo, si sta per trasferire a DC, perciò non lo vedrai ami più, né dovrai parlargli…” mi riemette al mio posto senza dire nemmeno un parola, ma stavolta recepisco il messaggio, perciò fisso il terreno, coscio dia ver esagerato un po’ stavolta. “Scusa. Non era decisamente il caso.”

“Oh, ma davvero?” mi urla quasi, soffiando mentre spalanca le braccia. “Adesso però vorrei sapere cosa diremo alla mia famiglia. I nostri amici. I nostri colleghi. Come diavolo…” mi dice, colpendomi al petto con un dito (e il bouquet), facendomi camminare all’indietro finché non cado sul cofano della macchina. “Come diavolo spiegheremo che abbiamo distrutto un brav’uomo per… per cosa? Uscire insieme?” sputa le ultime due parole nemmeno fossero veleno, spezzandomi un po’ il cuore, ma appena  parla, le mie rotelle iniziano a girare, e capisco dove vuole arrivare, esattamente. E per una volta devo ammettere che ha ragione su tutti i fronti. La afferro per le spalle, e la guardo negli occhi, sperando capisca quanto sono serio nel dire le mie prossime parole.

“Hai ragione Teresa, ok? Io non voglio uscire con te. Voglio tutto quanto. Io…” faccio una pausa, guardo lei, la macchina, la strada e faccio due calcoli. “Las Vegas è a diciotto ore da qui. Potremmo tornare per lunedì mattina.”  Le dico, con un sorriso pigro. So che non è esattamente il matrimonio che vorrebbe, ma giuro che se mi dirà di sì un giorno glielo darò, tutto bianco, con fiori, damigelle e paggetti e un lungo, beige abito di pizzo- non la cosa che la sorella di Marcus ha insisto di farle comprare.

Se dice sì… siamo a soli pochi kilometri dal suo appartamento, e se siamo fortunati non incontreremo nessuno. O magari potrei chiamare Tommy e chiederli di prendere per noi i documenti di Teresa. Las Vegas non richiede esami del sangue, e non ci sono tempi di attesa per ottenere la licenza né per la cerimonia. Potremmo davvero tornare per lunedì mattina, e convincere Abbott a ridarle il suo lavoro. So anche già come fare per convincerlo: la settimana scorsa, nella vetrina di una fumetteria nel mio quartiere, ho visto un modellino dell’Invincibile Voltron, mi costerebbe una piccola fortuna, ma non mi dispiacerebbe farlo per Teresa e la sua felicità (e per garantirle un posto al mio fianco).

“E tu come… come diavolo fai a saperlo?” grugnisco. Con tutte le cose che mi potrebbe chiedere, di tutto quello di cui potremmo parlare, lei mi chiede come faccio a sapere quante ore ci separano da Las Vegas.

“Davvero, donna? Vuoi parlare di questo, adesso? Quando ti ho appena chiesto di sposarmi?”  sorrido e rido e scuoto la testa, gli occhi con qualche lacrima mentre attendo una sua risposta –la risposta- e Teresa mi guarda con una faccia da pesce lesso. Non ha ancora detto una parola, e mi chiedo se sia un buon segno.

“No”, mi dice, senza cambiare espressione.

 Ok, qui è quando vado nel panico, perché non riesco a leggerla, e non so perché mi abbia detto no. Parla del matrimonio? Di Las Vegas? Del voler sapere perché sono a conoscenza delle ore di auto tra Austin a la città del peccato? Dio. Amo essere innamorato… e lo odio al tempo stesso.

“Ok, credo che tu debba spiegarti, perché ho scoperto  che più c’è in gioco, più faccio fatica a leggere tra le righe. Quindi… no, non vuoi sapere come faccio a sapere che ci sono diciotto ore di macchina tra qui e Las Vegas, o no, non mi vuoi sposare?” questo intendo con “odio essere innamorato”. Quando tengo a qualcuno, leggerli è per me pressoché impossibile. Ricordo ancora quando Angela ha tentato di farmi capire di essere incinta; alla fine, me lo disse chiaro e tendo con semplici parole (ovvero: Patrick, sono incinta, indicando il grembo con entrambe le mani, sai, di un bambino.) perché temevo che invece il messaggio che voleva mandarmi fosse “ne ho abbastanza di te e delle tue stronzate”.

Questo piccola salto temporale è merito di Teresa, ed è una cosa che ha tentato di ficcarmi in testa da quando ci siamo conosciuti. Capisco che non si tratta di andare avanti, perché quella è una cosa che potrei non riuscire a fare mai del tutto – c’è una ragione per cui non ci sono parole per descrivere un genitore che abbia perso un figlio. Si tratta di accettare la realtà e vivere con essa, e sapere che posso amare di nuovo; il mio cuore è abbastanza grande per farlo ancora, amare di tanti tipi diversi di amore, c’è posto per più di una donna e spero, se saremo fortunati (e sarò fortunato da avere Teresa rispondermi di sì) , per più di un bambino.

Mi sorride, e giuro non ho mai visto quel genere di sorriso, nemmeno quando le ho regalato il pony (ora che ci penso, dovremmo prenderci qualche giorno libero e andare in California per vedere come sta) e mentre mi accarezza il viso mi bacia. È ancora una volta un nuovo tipo di bacio -  e non vedo l’ora di scoprire tutti i tipi di baci della mia Teresa – ed è così dolce che mi spezza il cuore. Per questo non volevo dirle dei miei sentimenti: lei è così buona, e io non la merito. E lei non merita una seccatura come me nella vita. Ma questo è quello che sta scegliendo, perciò sia così. Farò del mio meglio per meritare il suo amore, e riempirò la sua esistenza con amore, tenerezza, seduzione, divertimento, casi risolti, bambini e qualunque altra cosa lei possa volere.

“Sì” dice solo, eppure mi dice tutto. Per la prima volta la leggo completamente, come se fosse un libro aperto, e rido davvero, felice, come non ho fatto… da quando ero bambino, credo.  

Riprendo la sua mano, e torniamo in macchina, e senza mai smettere di sorridere e sfiorarci, guidiamo verso il tramonto. Letteralmente.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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