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Autore: Pichan    10/05/2014    4 recensioni
Shikamaru le spiegò la situazione e le diede una descrizione precisa di tutte le informazioni raccolte da lui e da Tsunade.
"Shikamaru... Sembrerò stupida a dirtelo e non voglio spaventarti, ma ti ricordi la morte del maestro Asuma?"
"So già cosa vuoi dire. Lo penso e l'ho pensato anche io."- la interruppe, facendole sbarrare gli occhi.
"Cosa pensi di fare?"- gli chiese quindi, con una voce alquanto preoccupata.
"Mi preparo, Ino. Se è veramente lui, sta venendo a Konoha perchè vuole me. Vuole vendicarsi degli anni in cui l'ho costretto a vivere in quella buca. Farò in modo di condurlo dritto da me e lo sconfiggerò una volta per tutte."- disse sicuro di sé, anche se in fondo al cuore era preoccupato. ❤
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Tsunade | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Fuoco: d'amore, di vendetta, di volontà.
 
Quattro lunghi anni di lavori. Lavori portati avanti notte e giorno fino a sfiancare anche l'uomo più forzuto e più laborioso. Quattro anni passati a ricostruire una città rasa al suolo dalla guerra. Finalmente Konoha si era risvegliata, rialzandosi dalle macerie che l'avevano ricoperta. Lo spirito dei ninja e degli abitanti aveva contribuito ad una ricostruzione veloce, la gente era stufa di piangere e di avere paura, voleva solamente vivere in pace. I rapporti con Suna erano continuati e il legame fra i due paesi si erano rafforzati. Aveva passato parecchio tempo nel Villaggio della Sabbia, con Temari e malgrado la sua pigrizia si era reso utile nella ricostruzione della città.
Le cose, le persone, probabilmente lui stesso anche era cambiato. Quella guerra aveva fatto morire tanta gente, ma aveva anche fatto crescere. Ora guardava la vita con occhi diversi, non voleva più perdere tempo con cose che non gli appartenevano, aveva solo bisogno di godersi quella pace tanto agognata.
Se ne stava a letto con le mani sotto la testa, il petto nudo e le lenzuola tirate fino al bacino a guardare il soffitto con la sua solita aria. Assorto nei suoi pensieri non si era nemmeno accorto che erano le tre di notte e che forse era ora di cercare di dormire.
Aveva viaggiato parecchio con la mente anche se inevitabilmente tornava sempre a soffermarsi su una lunga chioma bionda che ondeggiava in modo vivace.
Finalmente Ino si era riavvicinata a lui, dopo tanto tempo in cui nemmeno gli rivolgeva parola e lui sapeva bene perchè.
"Voglio tagliarmi i capelli."- gli aveva annunciato quel giorno Ino e lui era rimasto all'inizio senza parole, poi provando fastidio le aveva risposto "fai come ti pare", suscitando il nervosismo nella ragazza che di quelle mezze risposte non se ne faceva nulla. Il problema era che non era sicuro di volerla rivedere con i capelli corti. Lui l'adorava -anche- perchè li teneva lunghi, malgrado a volte risultassero fastidiosi, però erano belli, morbidi e fluenti.
Certo, probabilmente la sera, prima di uscire per una cenetta insieme non si sarebbe più affacciata mezza nuda alla finestra  e con quella montagna di capelli da asciugare gridando:
"Dammi solo 5 minuti"- impiegandoci poi una buona mezz'ora ed urtando il povero Nara.
Ma perchè? Perchè era così seccante? Non poteva lasciarli lunghi invece di complicarsi e complicare la vita a lui? Perchè doveva togliere quell'equilibrio al quale si era abituato?
Sospirò seccato e infastidito dal quel continuo tormento che la ragazza le dava -non solo per il taglio dei capelli. Era da un po' che non faceva altro che guardare le nuvole e immaginarla, mentre probabilmente gli appariva un'espressione da imbecille sul viso.
Scosse la testa scacciando via quei due occhi chiari. Era ora di andare a dormire e non poteva di certo restare a pensare tutta la notte a lei. Si girò su un fianco, accoccolandosi al cuscino e chiudendo gli occhi, tanto sicuramente l'avrebbe rincontrata nei suoi sogni.
/ / /
Anni e anni passati in una squallida buca, con il corpo spappolato e le pietre a schiacciare tutto con il loro peso. Era troppo da sopportare, era un umiliazione che non poteva accettare. Starsene lì mentre fuori incombeva la guerra, ad aspettare chissà cosa e chissà chi che lo tirasse fuori di lì era stato estenuante. Aveva maturato dentro un odio profondo verso l'uomo che l'aveva ridotto a brandelli e imprigionato là dentro. Quell'uomo che non meritava altro che morire, sacrificato al suo Dio. Quell'uomo che l'aveva ucciso per pura vendetta, sarebbe morto sotto la sua maledizione, sotto la sua falce a tre lame. Il suo nome non era altro che Shikamaru Nara, conosciuto come il genio di Konoha. Colui che con una strategia elaborata con il sangue freddo di uno che non vuole altro che eliminare l'avversario in modo preciso come un serial killer, come il più esperto degli assassini. Era arrivata l'ora di farla finita, di vendicarsi e di gettare il corpo senza vita dello stratega in una fossa dalla quale non sarebbe più riuscito. Quello era ciò che meritava, quello avrebbe fatto ed avrebbe utilizzato tutti i mezzi di cui disponeva. Lui, Hidan l'immortale, era risorto dalle macerie, era riuscito a nascondersi e a passare inosservato dagli abitanti dei paesi e dai kage, coperto da uno straccio sudicio, colmo di cattiveria e rabbia, solo per uccidere il Nara. Aveva scavato fra le rocce e la terra, aveva ricomposto il suo corpo ed aveva sudato sangue prima di poter rivedere la luce del sole. Era pronto e già pregustava con l'immaginazione il viso sconcertato di Shikamaru mentre sputava sangue proprio come il suo maestro, mentre con le mani si teneva il ventre squarciato. Non avrebbe avuto pietà di un verme come lui, nessuno poteva scappare dal sacrificio di Jashin, nemmeno il più scaltro stratega. Shikamaru Nara poteva anche essere il genio più conosciuto del mondo ninja, ma aveva sbagliato a scegliere il proprio nemico. Lui era Hidan l'immortale, colui che non può morire, anche se viene sconfitto. 
Camminava lentamente a testa bassa nella foresta, sentendo il cuore esplodere mentre immaginava il sangue del ragazzo cadere e bagnare il terreno, colpito dal suo rito mortale. Sorrideva godendo del pensiero delle torture che gli avrebbe inflitto. Alla fine l'avrebbe anche decapitato, quel bastardo. Un fruscio lo fece voltare e velocemente schivò gli shuriken che gli erano stati lanciati.
"Questo è il confine tra Konoha e il Villaggio del Fuoco che non deve essere attraversato da questa parte."- disse il ninja della Foglia avvertendo l'uomo incappucciato che continuò a camminare e ad avvicinarsi a lui.
Estraendo la sua falce a tre lame ed aprendogli una ferita sul petto, lo fece urlare di dolore.
"Non sarai tu a dirmi dove devo passare. Muori come il tuo compaesano."- e con un calcio nel ventre, fece rotolare il corpo dell'uomo dietro al cespuglio da dove era uscito.
"Arrivo Konoha."- sussurrò a sé stesso ridendo di gusto.

"Signorina Tsunade, è stato trovato il corpo della sentinella che avevamo inviato tre giorni fa a controllare il confine con il Villaggio del Fuoco. Sembra avere il petto squarciato, ma dubito che sia stato un animale."
La donna batté i pugni sulla scrivania in legno facendo tremare le pile di documenti e fogli vari. 
"Shizune, preparami la sala, effettuerò personalmente l'autopsia."- disse con tono severo.
"Subito signorina."- rispose la mora, uscendo dall'ufficio dell'Hokage, pronta a soddisfare la richiesta della donna.
"Shikamaru, avvertili e vai con Hinata e Kiba a perlustrare la zona in cui è stato trovato il corpo e tu - disse rivolgendosi all'uomo che le aveva trasmesso il messaggio del ritrovamento - vai con loro, accompagnali."
"Subito signorina."- risposero in coro l'uomo e il Nara, uscendo di corsa dall'ufficio.
Non ci volle molto a trovare i due che si stavano allenando con Shino nel campo d'allenamento della squadra otto.
Lasciando Shino da solo, i quattro partirono, capitanati dalla sentinella.
"Shikamaru, cosa ne pensi?"- gli chiese Kiba.
"Non lo so. Non appena saremo arrivati cercherò di capire cosa è successo e chi potrebbe essere stato."
Rimasero tutti in silenzio assorti nei propri pensieri cercando di arrivare ad una conclusione da esporre agli altri per capire l'accaduto.
Arrivarono dopo quasi un ora e solo lì Hinata attivò il Byakugan, mentre Kiba perlustrava la zona con Akamaru. Shikamaru, si fece indicare il cespuglio dove era stato ritrovato il corpo e si mise ad analizzare bene il terreno e il sangue a terra. Trovò altre tracce poco distanti da lì e subito chiamò gli altri lì.
"Il corpo è stato trovato qui dietro, infatti le foglie e il terreno sono sporche di sangue, ma fate attenzione: qui ci sono altri segni di sangue e a giudicare dalla loro forma posso dire con certezza che è qui che l'uomo è stato colpito."
"Sei sicuro di quello che dici Shikamaru?"- chiese Hinata.
"Assolutamente. Guardate queste altre tracce di sangue, si direbbe che il corpo abbia rotolato fino al cespuglio e che lì sia morto, di fatti le macchie sono molto diverse. Mentre queste sono perfettamente visibili ed hanno una forma perfettamente circolare, queste altre sembrano essersi formate a causa dello sfregamento del corpo con il terreno, ma la parte bella arriva qui. - si fece da parte mostrando che dietro di lui vi erano presenti ancora altre tracce di sangue- Guardate queste macchie."
"Sembra la sagoma di un..."
"Sandalo da ninja, esatto Kiba. Ora vi spiego. L'assassino veniva da ovest, la sentinella gli si è piazzata di fronte avvertendolo che qui non si può passare, quindi è stato colpito qui. Con un calcio, l'uomo ha rotolato fino al cespuglio dove poi ha perso la vita. L'uccisore però, non ha notato di avere il sandalo con cui ha calciato la vittima, sporco di sangue, quindi senza pensare di ripulirsi ha continuato lungo la sua strada."
Tutti in silenzio, ascoltavano  Shikamaru, rapiti dal modo in cui velocemente aveva elaborato l'avvenuto.
"Le cose sono due. Abbiamo un assassino a piede libero che si dirige verso di noi. Non sappiamo se voglia attaccare Konoha o Suna, ma una cosa è certa, deve essere nascosto qui. Hai detto che il corpo aveva tre ferite sul petto, vero?"- chiese alla sentinella che era con loro.
"Esatto, ma non erano ferite mortali."
Il cuore di Shikamaru perse un battito.
"Rientriamo a Konoha, farò rapporto personalmente alla signorina Tsunade e le chiederò dell'autopsia."
"Va bene."- risposero gli altri tre.
"Hinata, tieni il Byakugan attivato per tutto il tragitto, mi raccomando."- le chiese guardandola in modo serio dritta negli occhi chiari e la ragazza accennò un "si" con il capo.

"... l'uomo che stiamo cercando deve nascondersi nella foresta e conosce molto bene questi territori, per questo durante il tragitto verso Konoha, Hinita non ha avvertito nessuna presenza. Questo è tutto."
"Bene. Avete fatto un ottimo lavoro. Puoi andare Shikamaru."- lo congedò la signorina Tsunade, ma il Nara rimase lì di fronte a lei.
"Signorina Tsunade, potrei avere qualche informazione che ha raccolto riguardo l'autopsia?"- le chiese.
"La sentinella è morta ventiquattro ore fa per dissanguamento. Gli squarci che aveva sul petto non erano profondi e potevano essere curati. Le ferite che l'arma utilizzata infligge, vengono fatte per far soffrire la vittima e farla morire lentamente, penso che sia un arma utilizzata nelle torture e a lungo raggio. La nostra sentinella non era un Jonin qualsiasi, non avrebbe lasciato che un ninja proveniente da fuori si avvicinasse così tanto da potergli dare l'opportunità di attaccare."- disse la signorina Tsunade.
"Ho capito."- rispose Shikamaru con aria preoccupata.
Salutandola se ne andò verso casa, preoccupato di ciò che la donna le aveva detto. Tutte le informazioni raccolte lo conducevano ad una sola persona e quella persona, anche se era stata sconfitta, era pur sempre immortale. 
"Shikamaru!"- sentì una voce squillante e si voltò all'indietro.
"Ehi, Ino!"- la salutò un po' distaccato a causa della preoccupazione.
"Ho saputo che sei stato in missione sta mattina, cos'è successo?"- chiese la biondina curiosa di sapere cosa fosse accaduto.
Shikamaru le spiegò la situazione e le diede una descrizione precisa di tutte le informazioni raccolte da lui e da Tsunade.
"Shikamaru... Sembrerò stupida a dirtelo e non voglio spaventarti, ma ti ricordi la morte del maestro Asuma?"
"So già cosa vuoi dire. Lo penso e l'ho pensato anche io."- la interruppe, facendole sbarrare gli occhi.
"Cosa pensi di fare?"- gli chiese quindi, con una voce alquanto preoccupata.
"Mi preparo, Ino. Se è veramente lui, sta venendo a Konoha perchè vuole me. Vuole vendicarsi degli anni in cui l'ho costretto a vivere in quella buca. Farò in modo di condurlo dritto da me e lo sconfiggerò una volta per tutte."- disse sicuro di sé, anche se in fondo al cuore era preoccupato.
"Io sono con te."- lo abbracciò forte sentendo il battito accelerato del ragazzo.
"Lo so, ma questa è una faccenda che devo chiudere da solo."- le accarezzò i capelli lisci e biondi.
"Non li taglio più!"- gli disse poi sorridendo un po', per rallegrarlo. Sapeva che il Nara non voleva vederla con i capelli corti come quelli di Sakura.
"Meglio così. -le sorrise per poi aggiungere- mangi un boccone con me?"
"Ovvio."- e si avviarono verso l'Ichiraku Ramen.

Aveva passato un giorno intero ad elaborare strategie su strategie. Aveva battuto già una volta Hidan e poteva farlo di nuovo. Una volta incontrato, il piano consisteva nel catturarlo con le ombre, danneggiare il suo corpo e poi bruciarlo. Solo il fuoco avrebbe potuto distruggerlo una volta per tutte. Come le notti passate, in quel momento si trovava nel suo letto, con lo sguardo fisso sul soffitto e la finestra aperta.
Era in allerta. Era sicuro che da un momento all'altro quella sottospecie di uomo infernale sarebbe arrivato ed avrebbe agito per ucciderlo. Il suo pensiero andò solo per un istante ad Ino. Pregò il cielo che la ragazza non si trovasse di fronte ad Hidan prima di lui, che non si intromettesse nello scontro e che restasse a casa, al sicuro e lontana dai guai.
Ad un tratto sentì un cane abbaiare e subito, indossando il giubbino da Jonin si affacciò alla finestra con gli occhi puntati verso le figura vestita di nero al centro del vecchio campetto dove da ragazzino andava a giocare a pallone con i compagni di accademia. 
Si catapultò dalla finestra e velocemente lo raggiunse, pronto e sicuro di mettere fine una volta per tutte a quell'incubo cominciato quasi cinque anni prima. 
"E' un giorno che ti aspetto, Hidan. Anzi, per essere più preciso mi sono sempre aspettato di rivederti, ero sicuro che saresti tornato."- gli disse mentre si inoltrava nel campetto.
"Bravo! D'altronde da uno come te ci si può aspettare di tutto, ma preparati perchè il sangue che perderai sarà il nutrimento della terra del tuo villaggio, Shikamaru Nara."
Shikamaru rimase in silenzio, aspettando che l'immortale facesse la prima mossa e che si scagliasse contro di lui. Non ci volle molto che già Hidan gli era addosso e cercava di colpirlo a mani nude, assetato di un forte desiderio di vendetta che lo rendeva più forte e sicuro della prima volta in cui si erano battuti. Questo però non impedì a Shikamaru di dargli un pugno in faccia e di indietreggiare un po', pronto a mettere in atto il suo piano.
Hidan aveva sbagliato a tornare. In quei quattro anni, durante la guerra aveva imparato tanto e non si sarebbe fatto fregare dal primo nemico che gli capitava. Lo scontro ravvicinato proseguì e Shikamaru fu sbattuto via da un calcio dell'altro.
Si rialzò mentre una goccia di sangue gli usciva dal labbro inferiore che si era spaccato a contatto con il terreno fatto di terriccio e pietre.
"Tecnica del controllo dell'ombra!"- esclamò mentre la sua ombra si diramava verso l'immortale sotto la luce della luna.
"Cosa pensi di fare? Conosco già la tua tecnica, moccioso!"- con dei movimenti veloci, Hidan schivò le ombre di Shikamaru e subito passò al contrattacco, avvicinandosi ancora per uno scontro diretto.
Ancora a mani nude, Shikamaru ne approfittò e tirando fuori la lama di chacka durante lo scontro, riuscì ad infliggerla contro il nemico, ferendogli parte del braccio che subito iniziò a gettare sangue.
Hidan indietreggiando, sembrava avere un sorriso minaccioso e alquanto sicuro, nonostante la ferita che perdeva sangue. Si fermò in un punto del campo poco distante da Shikamaru e con il suo sangue disegnò sul terreno il classico triangolo, incorniciato da un cerchio.
Poi, portandosi la mano destra alla bocca, quella non ferità, si leccò il pollice e la sua pelle diventò nera con le solite righe bianche proprio come quando si erano scontrati la prima volta.
"Sei stato un ingenuo, Shikamaru Nara. Hai lasciato per ben tre volte che io mi avvicinassi a te per uno scontro a mani nude, pensando giustamente di dover stare attento di più ai miei attacchi a lungo raggio. Non mi serve più la mia falce. Mi è bastato accarezzarti il labbro sul quale hai la ferita per raccogliere il tuo sangue e nemmeno te ne sei accorto. Peccato."
Shikamaru, fermo e immobile, con gli occhi sbarrati, guardava il suo nemico all'interno dell'ideogramma. Come aveva fatto a non rendersi conto che gli scontri diretti erano solamente dei diversivi? Perché non aveva seguito la sua strategia?
"Ora ci divertiremo, Shikamaru."- e pronunciando il suo nome tirò fuori dal mantello una specie di tanto, proprio come il suo.
La prima parte che l'immortale andò a trafiggere fu la gamba, lacerando la carne e facendo cadere a terra Shikamaru, con un urlo di dolore.

Stava quasi per addormentarsi. Non era facile stare sereni con quello che Shikamaru le aveva detto. Ad un certo punto sentì un uomo gridare e subito rabbrividì, si affacciò alla finestra e da lontano riuscì solamente a sentire i lamenti continui, quindi temendo il peggio, si preparò e prese l'accendino del maestro Asuma uscendo di casa.

"Ti piace, lurido bastardo? Non è finita qua, farai la stessa fine del tuo stupido maestro."- e si portò l'arma sotto la gola, tagliando leggermente, giusto per far soffrire l'altro.
Ogni lamento di Shikamaru era musica per le sue orecchie.
"Passiamo più giù... dove vuoi essere trafitto? Qui?"- si puntò il tanto sul ventre e piano piano incominciò ad entrare nella carne.
Shikamaru respirava a fatica. Avrebbe potuto pensare a qualche strategia, ma Hidan non gli dava tregua.
Ad un tratto una figura sbucata dal nulla si scagliò a tutta velocità contro Hidan, travolgendolo e cadendo entrambi fuori dall'ideogramma.
Gli occhi di Shikamaru fermi sulle due figure riconobbero Ino e subito, un senso di panico si impossessò di sé. Ino non era abbastanza forte per Hidan, non ce l'avrebbe mai fatta da sola.
Con il lunghi capelli biondi sporchi del sangue dell'uomo contro cui stava opponendo la forza, Ino cercava di tenerlo a bada sotto di sé, a terra.
"Ciao bambolina, anche tu qui?"
"Sei sempre il solito verme!"- e gli tirò un pugno sul viso che non fece altro che farlo infuriare.
Sbattendola via e raccogliendo il tanto che nell'urto con la ragazza gli era caduto, cercò di finire ciò che aveva iniziato, tornando nell'ideogramma.
Shikamaru non poteva nulla e la bionda aveva le mani legate. Attaccare lui, sarebbe stato attaccare il suo compagno.
"Il rito non è finito, amici."- disse prima di ridere con cattiveria.
"Tecnica del capovolgimento spirituale!"- in un attimo, il corpo di Ino cadde a terra mentre Hidan, impossessato da Ino, cancellava l'ideogramma a terra, per poi allontanarsi.
Ino rilasciò la tecnica e subito afferrò i kunai che si era preparata, prima di impossessarsi del corpo di Hidan. Ne lanciò quattro tutti insieme e tutti rivolti verso una sola parte.
L'immortale si ritrovò con il collo trapassato dai kunai della ragazza e lentamente cominciava ad innervosirsi.
La Yamanaka, corse verso di lui ed afferrando il tanto che gli aveva fatto appositamente lasciare a terra, saltò in aria e con un colpo secco, tagliò la testa dell'uomo che rotolando iniziò ad imprecare.
"Ricordi Hidan? Anche il maestro Asuma aveva capito che la testa è il tuo punto debole."- e tirò fuori dalla tasca l'accendino del suo maestro.
"Se farti a pezzi non basta, il fuoco basterà."- e diede fuoco ai capelli dell'uomo, che lentamente, mentre imprecava cominciava a bruciare.
Poi si voltò verso il corpo decapitato e mentre le prime luci dell'alba rischiaravano l'atmosfera, diede fuoco anche a quella parte di Hidan.
Le sue ceneri non avrebbero potuto fare niente a nessuno. Quando fu certa che sia il corpo, che la testa stavano bruciando, corse incontro a Shikamaru, cercando di rimarginargli le ferite con un po' del suo chakra anche se erano molto profonde.
"Vieni, ti porto in ospedale, non posso farcela a curarti da sola."- e prendendolo sotto spalla lo condusse il più velocemente e adagio possibile verso l'ospedale di Konoha.

"Non siamo sicuri che potrà tornare a camminare come prima."- le avevano detto i dottori dopo una prima diagnosi nella notte dell'attacco, mentre lei si disperava sempre di più.
Erano due giorni che non dormiva e che passava la notte in ospedale a vegliare sul compagno di squadra, nonostante anche Choji si fosse offerto.
Se ne stava seduta alla finestra con le lacrime agli occhi, ferita da quella notizia. Shikamaru aveva una vita brillante davanti che poteva essere compromessa per una lesione profonda ai muscoli della gamba. No, non poteva andare così. Probabilmente se la notte dell'attacco fosse arrivata prima avrebbe evitato al Nara quella condizione da sopportare.
Ad un tratto sentì due mani afferrarle la vita e un caldo abbraccio avvolgerla dolcemente. Dal vetro della finestra vide il viso stanco di Shikamaru ed i suoi capelli lunghi e neri lasciati sciolti.
Il cuore cominciò a batterle forte e con un salto si voltò verso di lui, gli prese il viso fra le mani e gli sorrise vedendolo in piedi.
"Ma... come hai fatto?"- gli chiese sorpresa.
"Si chiama 'forza di volontà', penso. -le sorrise teneramente- Grazie per l'altra notte. Sei stata fantastica, anche se avevo paura che ti facesse del male."
Ino sentì il cuore uscirle dalla gabbia toracica e portandolo a sé, gli stampò un bacio a fior di labbra e poi un altro e un altro ancora, per poi tornare a guardarlo negli occhi.
"A forza di stare con te anche io sono diventata un po' stratega."- gli sorrise felice, mentre ritornavano ad abbracciarsi stretti stretti.
Menomale che Sakura gli aveva dato quell'antidolorifico infallibile -e schifoso.
/ / /
La luce rosata del tramonto entrava dagli enormi vetri della sala da pranzo riscaldando l'atmosfera e illuminando il parquet scuro. Giugno, le giornate iniziavano ad allungarsi e l'aria a scaldarsi. Gli piaceva quell'atmosfera di pace e tranquillità. Se ne stava appoggiato al bordo di una di quelle finestre enormi che prendevano l'intera parete della stanza. Fumando era rivolto verso il tavolo centrale e alla donna che gli volteggiava intorno come se fosse una farfalla.
Canticchiava e sorrideva mentre apparecchiava con un amore che solo una madre al suo bambino avrebbe potuto dare. Stranamente non gli aveva ordinato di uscire fuori a fumare, sembrava non importarle tanto, come se tutte le volte che era successo non l'avesse mai sbattuto fuori. I luoghi capelli biondi e puliti ondeggiavano a ritmo dei fianchi e del seno messi in risalto dal vestitino a fiori che anche se la copriva e non era il massimo della scollatura, la rendeva pur sempre molto femminile e sensuale. Per la prima volta si chiese come mai un fiore come lei avesse deciso di passare la sua vita fra kunai, carte bomba, shuriken e missioni.
La ricordava perfettamente anche quando era bambina: era femminile e delicata anche se a volte aveva momenti di isteria.
Era normale dato che tutte le donne, di natura, hanno quella parte isterica che prima o poi esce fuori, ma in quel momento vederla sorridere e sistemare i fiori la faceva sembrare un angelo, la tipica donna che lui aveva sempre sognato: tranquilla, dolce, sorridente e apprensiva. L'unica cosa di Ino che non la faceva essere la donna perfetta era la bellezza: per essere una donna normale, era troppo bella.
Pensò a tutte le volte che l'aveva tenuta in braccio, che si era preso cura di lei mentre metteva in atto la sua tecnica, che era arrostito se per caso aveva sfiorato le sue curve da ragazzina ancora un po' acerbe. E poi tutte le volte che avevano lottato fianco a fianco aiutandosi a vicenda, quella volta in cui si era rotto una gamba e lei lo aveva aiutato a camminare.
Compagna di squadra, amica e sorella anche se si era accorto da tempo che per lei non era proprio la stessa cosa.
Da quando qualche anno prima aveva avuto una sorta di storia con Temari, aveva notato che la Yamanaka non aveva fatto altro che allontanarsi. Choji gli aveva dato dello stupido perché a come diceva solo uno stupido poteva non accorgersi di quello che la biondina provava per lui.
Ma Shikamaru era sempre stato deciso sul fatto che Ino a sedici anni non avrebbe mai e poi mai potuto diventare sua. Troppe urla, troppo isterica, troppo pettegola e chiacchierona.
Non che a distanza di quattro anni fosse cambiata, ma perlomeno si era placata. Ora era più donna e non solo si vedeva, si percepiva anche. Villa Yamanaka era sempre vuota, oramai ci viveva solo lei e il suo gatto persiano. Sempre ordinata, pulita e profumata, si vedeva che non c'era traccia di presenza maschile. Ino aveva imparato a portarla avanti da sola, a gestire quell'enorme villa, il negozio di fiori e i turni in ospedale.
Si vedeva che ultimamente era sempre più stanca, ma dirle di restare a letto a riposare era un'impresa. Era preoccupato per lei, specialmente dopo quello che era successo. L'attacco di Hidan era stato inaspettato ed entrambi avevano rischiato di rimetterci la pelle.
Avrebbe preferito restarle vicino, era certo che non passava notti tranquille. O forse era solo una scusa perchè sentiva l'irrefrenabile bisogno di starle al fianco. Anche quel giorno era andato a casa sua un ora prima dell'arrivo di tutti gli ospiti, ma a se stesso ripeteva soltanto che era per darle compagnia.
Non che rifiutasse il fatto di voler stare con lei, il problema era che proprio non riusciva a capirsi. Quando erano ragazzini quasi non la sopportava mentre ora, ora che l'aveva svelata per la donna che era sembrava esserne attratto.
"Hai fame?"- gli chiese distraendolo dai suoi pensieri. Si era accorta che non le toglieva gli occhi di dosso malgrado tenesse il viso a volte basso a volte leggermente voltato.
"Un po'."- rispose sorridendole. Ino aveva notato i suoi sguardi.
I loro occhi rimasero fermi attraversandosi ed entrambi avvertirono qualcosa smuoversi al loro interno. Sorrisero e lei si voltò andando verso la cucina, mentre Shikamaru si voltò verso il tramonto.
Quel sorriso, quegli occhi, quelle sensazioni... Che male c'era se Ino era ciò che voleva? Che colpe aveva se aveva incominciato ad amarla inconsapevolmente senza sapere precisamente quando o come.
Forse era innamorato da sempre, forse da solo un ora. Ino tornò in sala con le mani poste dietro la schiena, intente a sciogliere il fiocco della parannanza bianca. Shikamaru spense la sigaretta le andò incontro, mettendosi di fronte a lei, appoggiando le mani dietro la sua schiena e tenendole le mani, mentre l'indumento bianco scivolava a terra.
"Ero venuto ad aiutarti."- le disse con finta indignazione.
"Sei arrivato tardi."- rispose lei sorridendo ed appoggiando la testa sul petto del ragazzo. Sapeva di buono, di uomo. Sapeva semplicemente di Shikamaru.
La mano destra del ragazzo le risalì un fianco, le sfiorò il seno e risalendo ancora sulle spalle ed intrufolandosi sotto la massa di capelli biondi arrivò ad accarezzarle il collo. Un sospiro e Ino alzò il volto guardandolo in quegli occhi color nocciola, attendendo solo che lui si spingesse avanti.
Si abbassò e mise le labbra su quelle della ragazza, assaporando lentamente il suo buon sapore e quella sua morbidezza irresistibile.
Forse era sbagliato volere una donna normale. Forse avrebbe potuto fare uno strappo alla regola, forse era ora di lasciarsi andare. Sapeva ciò che provava Ino ed era sicuro di provare la stessa cosa. Voleva viverla.
Mentre il cuore batteva e la sensazione di leggerezza lo stava trasportando, qualcuno alla porta citofonò, e staccandosi i due si guardarono. Avevano già malinconia l'uno delle labbra dell'altro.
"Vado ad aprire."- disse Ino imbarazzata, togliendosi lentamente la mano di Shikamaru dal fianco.
Mendokusee! Maledetta cena! - maledì con il pensiero quella cena organizzata per festeggiare la fine della sua terapia alla gamba e chiunque fosse stato alla porta.
"Dopo ti aiuto a riordinare la cucina!"- esclamò e la biondina si voltò verso di lui ridendo, prima di aprire il portone.
Si... Voleva solamente viverla.



PICHAN E' MORTA.
No veramente, non ce la faccio più! Su tumblr parlo di questa OS in arrivo da non so quanto e finalmente l'ho pubblicata!
Che soddisfazione! E' il mio lavoro più lungo, 4620 parole che spero vi abbiano emozionato come hanno emozionato me!
Ho scritto la versione lunga e modificata della mia "Nuvole di Sabbia" e niente... Mi dimentico sempre cosa devo dire...
Vabbè, recensite, sia se la trovate bella, sia se vi fa schifo! :P
Un bacio!
   
 
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