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Autore: peetarms    10/05/2014    20 recensioni
Winter Davis, ragazza totalmente imprevedibile, testarda e chiusa nel suo dolore si ritrova a essere la damigella d'onore al matrimonio di sua madre quasi tre anni dopo la perdita di suo padre. Ma quello che Winter non sa è che da questo matrimonio la sua vita cambierà.
«Catching Fire?» una voce mi fa uscire dal meraviglioso mondo della lettura facendomi tornare alla realtà.
«Si, di Suzanne Collins, lo sto rileggendo per la milionesima volta, lo hai letto?» non alzo lo sguardo dal libro quindi non vedo da chi proviene la voce.
«Posso sedermi vicino a te?» chiede il ragazzo.
«Solo se mi rispondi» controbatto mentre finisco di leggere la pagina.
«Facciamo che se mi siedo ti rispondo» la sua voce è divertita.
«Okay» alzo le spalle mentre cerco il segna libro nella borsa. Sento che si è seduto vicino a me dal calore del suo corpo di fianco al mio ormai freddo per le ore passate a leggere fuori «Allora, mi rispondi?» finalmente trovo quello che stavo cercando.
«Certo che l’ho letto, l’ho anche interpretato, piacere Josh Hutcherson»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lucky ones are we all til it is over

Everyone near and far

When you smile the sun it peaks through the clouds

Never die for always be around and around and around

– Marry Song, Band of Horses 









 

Mi trovo davanti allo specchio da venti minuti. Fisso il vestito che mi hanno costretto ad indossare, è troppo stretto per i miei standard e le mie curve sono in mostra e odio terribilmente questa cosa. Sospiro e sistemo il vestito color azzurro caraibico con una fascia sotto al seno nera, spazzolo per l'ennesima volta i capelli biondi e stacco il carica batteria dalla presa del bagno, dopo di che sblocco il mio i-phone, nessun nuovo messaggio ma una chiamata persa. Mia mamma. Sbuffo e non la richiamo, sarà talmente euforica per il matrimonio che avrà fatto partire la chiamata per sbaglio.

Appoggio il mio i-phone nero di fianco al lavandino e torno a fissarmi nello specchio. Sospiro mentre applico la matita nera all'interno degli occhi azzurri troppo chiari negli ultimi due anni e mezzo. Una volta completata l'operazione il mio telefono suona. Mia mamma, di nuovo. Lo lascio suonare e mi concentro sui miei capelli biondi lisci che arrivano sotto al seno.

«Winter sei pronta?» la voce di mia zia mi risveglia dai miei pensieri.

«In quale senso?» mi guardo per l'ultima volta allo specchio prima di uscire dal bagno.

«Sei stupenda Win» mi sorride.

«Si certo» rispondo mentre prendo la felpa nera sopra alla scrivania e la indosso.

«Winter» la sua voce si alza di un decimo, mi volto verso di lei.

«No, non sono pronta e sto morendo di freddo con questo vestito» rispondo mentre fisso i tacchi neri di fianco alla porta «Sul serio li devo mettere?»

«Si, non puoi venire al matrimonio di tua madre con jeans, felpa e converse o vans» si avvicina a me cingendomi le spalle «Sei la damigella d'onore Win» sorride debolmente.

«Come se mi importasse» mi allontano da lei e prendo quei maledetti tacchi «Non vedo l'ora che questa giornata finisca» sospiro e mi stringo nella felpa mio papà.

«Dovresti essere un po' felice per tua mamma» mi rimprovera lei.

«Ovvio che parli così, sei sua sorella» sbuffo sonoramente prima di rientrare in bagno per prendere il mio cellulare.

«Non è così, so che ti manca tuo padre» mi segue.

«Stai zitta, non lo nominare, non in questo giorno» mi stringo di nuovo nella sua felpa.

«Winter» mi richiama lei sospirando «So che fa male vedere tua mamma con un altro uomo dopo-»l a stoppo per continuare io.

«Dopo solo due maledettissimi anni e mezzo» urlo «E non ho il diritto di essere arrabbiata, delusa, triste? Non ho fatto nulla, ho solo accettato questa situazione anche se la odio. La odio, lo vedrò in giro per casa tutti i giorni e cosa peggiore ci dobbiamo trasferire dal Kentucky a Los Angeles» urlo con tutta la rabbia che ho in corpo «E poi, oggi devo indossare questo diavolo di vestito che odio visto che è troppo stretto e questi trampoli. Ma soprattutto devo fare finta di essere felice per mia madre che si lega di nuovo ad un altro uomo che non è mio padre. Non hai idea di come mi senta o di quello che sto provando in questo preciso istante» le mie parole sono fredde come il ghiaccio e dirette, mentre la guardo dritta negli occhi e lei fa lo stesso.

«I tuoi occhi, Winter» si porta una mano alla bocca.

«Cosa? Sono vuoti, sono quasi bianchi? Sono così da esattamente due anni e mezzo» prendo in mano l'iphone e esco dal bagno. Guardo l'orologio sopra la scrivania e noto che sono le 2.30pm.

«Dobbiamo andare» mi dice lei. Fra mezz'ora mia madre si sposerà e dopo domani lasceremo il Kentucky e ci trasferiremo nella caotica Los Angeles.

«Lo so» rispondo acidamente mentre tolgo contro voglia la felpa di mio padre, indossando il giubbotto che mia zia e mia madre mi hanno fatto comprare contro la mia volontà giorni prima per il matrimonio.

«Mentre finisci di prendere le cose che ti servono io vado giù» dice uscendo dalla stanza.

Mi lascio andare in un sospiro appena esce mentre mi avvicino alla finestra e scosto la tenda. Guardo il bosco di fianco alla casa e per un momento sorrido pensando alle giornate passate al suo interno con mio papà. La costruzione della casetta sull'albero e tutte le partite di paintball, sorrido fin quando non mi volto nella stanza e questo sparisce dalle mie labbra. Prendo la borsa da sopra il divanetto per metterci al suo interno: la felpa di mio papà e le vans nere, il libro e le cuffiette dell'iphone, le sigarette con l'accendino. Finito di aver preso tutto quello che mi sarebbe servito fino al mattino successivo mi avvio verso la porta, percorro il corridoio e scendo le scale, piene di foto, Mie e di mio papà, la foto del matrimonio dei miei per ultima. Mi soffermo su quella e quando la voce di mia zia mi fa ritornare alla realtà la faccio cadere e il vetro della foto va in mille pezzi, come la promessa di amore di mia madre nei confronti di mio padre, lascio il quadro a terra ed esco dalla porta principale.

«Dove eri finita?» mia zia e le sue mille domande inutili.

«Da nessuna parte, dovevo fare una cosa» mi siedo nel sedile del passeggero.

«Okay, andiamo che siamo in ritardo» mette in moto la macchina e parte verso la chiesa dove 19 anni prima mia madre aveva giurato amore a mio padre.

La chiesa è piena di persone, amici e parenti dalla parte di mia mamma che mi fermano ogni due per tre per dirmi le solite cose: 'dio quanto sei cresciuta', 'ma che bella ragazza che ti sei fatta', 'e il fidanzatino ce l'hai?' le solite frasi scontate e patetiche che escono fuori dalla bocca delle persone che vedi una volta all'anno, se non una in un paio di anni. L'altra parte di persone non la conosco, sicuramente amici e parenti di George, il futuro marito di mia madre. Non mi voglio sedere vicino a mia zia, non ho voglia di fare la damigella d'onore, non ho voglia di entrare dopo tutte le altre damigelle e soprattutto non voglio stare qui a fingere di essere felice per mia madre.

«Winter è ora» la voce di mia zia mi richiama. Esco lentamente dalla chiesa ed una volta arrivata da lei trovo tutte le altre damigelle, mia zia e le tre migliori amiche di mia madre. Le saluto con un cenno del capo e liquido il discorso del mio vestito, che secondo loro mi sta bene ma che io odio e non vedo l'ora di togliermi. Quando mi volto nuovamente trovo mia madre con un vestito color avorio che le sta benissimo, cerco di sembrare felice ma quello che provo è solo odio, lei mi sorride ma io non ricambio. Prendo il piccolo bouquet che mi porge mia zia, lo studio mentre le damigelle si mettono in fila, è piccolo, composto da rose bianche e al centro una rosa rossa, il fiore preferito di mia mamma, io invece lo detesto. Sospiro mentre vedo mia zia entrare e ciò significa che la prossima ad entrare sono io. Cerco di rimanere calma, odio passare in mezzo a tante persone e ora devo farlo, passare in mezzo a più di 150 persone. Faccio un passo e ne faccio un altro, cammino fino all'altare tenendo a mente che prima arrivo prima mia madre entra e prima questa cerimonia finisce e potrò nascondermi in qualche parte a leggere il mio libro con indosso le mie vans e la felpa di mio papà.

Pochi secondi dopo il mio arrivo all'altare le porte della chiesa si aprono e tutti si alzano in piedi, io distolgo lo sguardo concentrandomi sui dipinti della chiesa. Quando riporto i miei occhi sulla cerimonia mio zio lascia un bacio sulla guancia a mia madre prima di lasciarla alla mano di George, un senso di nausea mi colpisce e la voglia di scappare è tanta. Cerco di non pensarci e mi rinchiudo dentro ad un pensiero; le parole del sacerdote mi arrivano lontane e mi riprendo solamente quando mia zia mi dà una spinta, la fulmino con lo sguardo e sento quella fatidiche parole.

«Vuoi tu Christine Jones prendere come tuo sposo George Parker?» una morsa allo stomaco mi colpisce improvvisamente.

«Si lo voglio» la voce di mia madre, sorride è felice, mentre io dentro muoio.

«Allora vi dichiaro marito e moglie, puoi baciare la sposa» il sacerdote sorride mentre io mi volto per non vedere la scena che mi avrebbe fatta crollare ancora di più.

Gli applausi e i fischi mi fanno intuire che il momento del bacio è finito e mia madre e George stanno uscendo, mia zia mi fa segno di uscire con lei e con le altre damigelle ma io scuoto la testa e lei sospira debolmente.

Aspetto che tutti gli invitati siano usciti e li lascio al loro lancio del riso. Mi siedo su una panca e dopo una ventina di minuti decido di uscire e per mia grande fortuna non trovo più nessuno. Vado nella stanza dove mia zia mi aveva fatto lasciare la borsa e prendo l'iphone, la prima cosa che guardo è l'orario, le 5.12 pm. Prendo la borsa dopo aver messo il giubbotto, esco e trovo mio cugino ad aspettarmi vicino alla sua moto.

«Winter» mi sorride lui.

«Ehi» sospiro «Devo proprio venire al ricevimento?»

«Win, starai con me e Jessica» il nome della sua ragazza mi fa venire il nervoso.

«No grazie. Ho portato il libro, troverò un posto lontano da tutti per leggere in pace» sfoggio uno dei miei migliori sorrisi finti.

«Come vuoi» prende le mie mani mani e mi tira verso di lui così da potermi abbracciare. «Comunque sei davvero bella con questo vestito» mi scocca un bacio sulla fronte e mi porge il casco «Un giro?» mi sorride.

Il mio sorriso spunta. Amo andare in moto, mi sento libera e leggera. Accetto il casco e lo indosso. Salgo sulla moto dopo che mio cugino ha acceso il motore e mi tengo stretta a lui.

«Non andare piano, sai che amo la velocità» gli dico da dietro il casco. Partiamo a tutta velocità per le strade di Island, mi perdo nella velocità e a guardare le strade. So che tutto questo mi mancherà terribilmente. Una ventina di minuti dopo arriviamo nel luogo del ricevimento.

«Siamo arrivati» esulta mio cugino spegnendo la moto, faccio fatica a scendere dalla moto a causa del vestito. Appena scesa me lo sistemo dopo aver tolto il casco ridandoglielo.

«Grazie Luke» sistemo alla meglio i capelli ormai tornati mossi a causa dell'umidità.

«Scompari di già o ti fai vedere un po'?'» mi chiede lui mettendo le chiavi nella tasca del giubbotto

«Fra poco comincerà la cena sto qui un po' e poi mi dileguo appena cominciano a bere» alzo le spalle camminando verso l'entrata.

«Winter» mi richiama mio cugino.

«Si?» mi volto verso di lui.

«No nulla, è solo che non riesco a vederti in questo stato» mi affianca mentre superiamo l'entrata principale.

«Sto bene Luke» mi alzo in punta di piedi e gli lascio un bacio sulla guancia. Lui mi cinge i fianchi con le braccia e mi solleva abbracciandomi, quando tocco terra noto che la sua ragazza ci sta guardando.

«Winter» sento il mio nome per la milionesima volta durante questa giornata.

«Ciao Jessica, ci vediamo dopo Luke, ti lascio a lei» mi allontano dai due. Adoro mio cugino ma non sopporto la sua ragazza, si merita molto di più. Noto da lontano mia zia e mi avvicino a lei.

«Tutto bene?» mi chiede appena mi sono tolta il giubbotto.

«Si tutto bene» mento sedendomi nel tavolo riservato a mia mamma, George ed hai parenti più stretti. Mi perdo a guardare tutti gli invitati nei tavoli di fronte.

Dopo due ore passate a giocare a Candy Crush, aver sorriso a centinaia di persone, all'essermi sforzata di mangiare l'antipasto e la prima portata metà della gente è già sulla via della sbronza, in momenti come questo ringrazio l'effetto dell'alcool. Dopo essermi assicurata che mia zia sia abbastanza brilla prendo la borsa della sedia ed esco dal salone del ricevimento dove la mia testa ringrazia per il volume del dj troppo alto. La prima cosa che faccio è togliermi i tacchi ed infilarmi le vans per poi indossare la felpa di mio papà, fatto il tutto esco e l'aria di fine febbraio mi pizzica la pelle avendo solo indosso la felpa di mio papà.

Arrivo vicino alla moto di mio cugino e prendo il pacchetto di sigarette e l'accendino, dopo aver acceso la sigaretta mi guardo intorno alla ricerca di un posto che sia abbastanza lontano ma illuminato per perdermi nel mondo della lettura. Dopo cinque minuti di camminata lo trovo, una piccola panchina vicino ad un lampione, appoggio la borsa a terra e appena ho finito di fumare estraggo il libro per perdermi nelle pagine in pochissimo tempo.

«Catching Fire?» una voce mi fa uscire dal meraviglioso mondo della lettura facendomi tornare alla realtà.

«Si, di Suzanne Collins, lo sto rileggendo per la milionesima volta, lo hai letto?» non alzo lo sguardo dal libro quindi non vedo da chi proviene la voce.

«Posso sedermi vicino a te?» chiede il ragazzo.

«Solo se mi rispondi» controbatto mentre finisco di leggere la pagina.

«Facciamo che se mi siedo ti rispondo» la sua voce è divertita.

«Okay» alzo le spalle mentre cerco il segna libro nella borsa. Sento che si è seduto vicino a me dal calore del suo corpo di fianco al mio ormai freddo per le ore passate a leggere fuori «Allora, mi rispondi?» finalmente trovo quello che stavo cercando.

«Certo che l'ho letto, l'ho anche interpretato, piacere Josh Hutcherson» mi risponde tranquillamente.

Mi alzo di scatto e mi accerto che non stia scherzando, ma è vero, è di fianco a me, stiamo parlando, lui che ha interpretato Peeta Mellark, lui che è il mio attore preferito sin da quando sono bambina, non riesco a trattenere lo stupore e mi lascio andare in un sorriso sincero e lui sorride anche e poi aggiunge «E tu invece sei Winter no?»

«Come fai a saperlo?» infilo il libro nella borsa.

«Beh, è semplice, ti ho vista prima in chiesa, hai indosso il vestito delle damigelle ed hai la fascia nera quindi ho intuito che fossi la damigella d'onore» dice lui guardandomi e io alzo un sopracciglio e lui scoppia a ridere «No, scherzo, prima mio zio mi ha parlato di te e mi voleva indicare chi eri ma nella sala del ricevimento ma non c'eri più» mi risponde dopo aver smesso di ridere.

«Sentiamo chi sarebbe tuo zio?» mi sto sorprendendo di quanto io sia tranquilla. Sto parlando con la persona che ammiro di più da quando ho 7 anni.

«Te lo dico solo se tu mi dici perché sei qui fuori a leggere invece che al ricevimento del matrimonio di tua madre» accavalla le gambe come è solito fare durante le interviste

«Certo che pretendi ragazzo» rido «Comunque no, stavolta non te lo dico fin che non mi dici chi è tuo zio» mi stringo nella felpa che ho indosso.

«Anche tu pretendi ragazza» sorride «Comunque mio zio è il fratello di George, il marito di tua madre» alza le spalle e mi guarda «Ora tocca te» mi tocca la spalla con il dito.

«Tanti motivi. Ci vorrebbe una vita per dirli tutti» dico semplicemente mentre alzo le spalle.

«Ho tempo Winter» mi guarda e io lo guardo «Comunque se non me li vuoi dire tutti dimmene almeno tre e non te li inventare, non vado a dirlo ai quattro venti» mi rassicura con il suo sorriso.

«Solo tre» gli punto il dito contro.

«Promesso» porta la mano all'altezza del cuore mentre mi sorride.

«Primo motivo: odio questo matrimonio. Secondo motivo: odio i ricevimenti e terzo motivo: non mi piace stare in mezzo a tante persone e questo è uno di quei casi, ci saranno più di 150 persone là dentro» rispondo guardando l'albero di fronte a me.

«Perché odi questo matrimonio?» chiede lui dopo qualche secondo di silenzio.

«Ah, Hutch hai detto solo che dovevo dirti tre motivi» mi volto verso di lui e lo trovo con la bocca aperta «Che c'è?»

«Mi hai chiamato Hutch tu sei, tu sei un-» sta sorridendo.

«Si un Hutcher. Lo sono da quando ho 7 anni» rispondo tranquillamente.

«Non hai né urlato, né saltato, né corso urlando il mio nome a tutto il mondo» ride.

«Che c'è Josh non ti piacciono le fans che si comportano in quel modo?» alzo un sopracciglio.

«Io amo tutte le mie fans, dalla prima all'ultima» marca la parola tutte «Solo che non pensavo fossi un Hutcher dalla tua reazione» alza le spalle.

«Ma non hai visto la mia faccia da ebete quando hai detto il tuo nome?» gli chiedo mentre passo le mani sulle maniche della felpa per riscaldarmi.

«In realtà era un sorriso stupendo Winter» si alza «Stai congelando, rientriamo dai» mi porge la mano.

«No, se tu vuoi entra io non entro» porto le ginocchia al petto e lui scuote la testa.

«Allora camminiamo per il parco, almeno ci riscaldiamo entrambi» mi porgei di nuovo la mano sorridendo.

«Okay questo lo accetto» afferro la sua mano, calda e forte, mentre la mia fredda e insicura.

«Sei completamente congelata Winter» mette sopra la mia mano anche l'altra così da potermenla riscaldare «Da quanto sei qui fuori?»

«Che ore sono?» lo guardo, lui tira fuori il suo iphone e mi fa vedere l'orario. Le 10.34pm.

«Sono qui fuori dalle 7.30 pm più o meno» prendo la borsa e metto l'accendino nella borsa.

«Fumi?» mi chiede mentre cominciamo a camminare.

«Si» alzo le spalle «Da due anni e mezzo» sospiro mentre cammino di fianco di Josh.

Camminiamo per un paio di minuti fin quando vedo mio cugino e la sua ragazza nella direzione dove stiamo andando noi, mi volto verso Josh e lui mi guarda.

«Che c'è?» chiede allarmato.

«Non voglio vedere l'oca della ragazza di mio cugino, cambiamo direzione?» lo guardo «Andiamo verso il laghetto?» chiedo dopo essermi alzata in un punta di piedi ed aver notato il laghetto a un paio di centinaia di metri da noi.

«Come fai a sapere che c'è un laghetto?» mi chiede sorpreso.

«Mia mamma mi ha costretto a venire con lei in tutti i posti per aiutarla a decidere dove tenere il ricevimento» rispondo mentre cammino nella parte opposta e Josh mi segue.

«Giusto, non ci avevo pensato»

«Come mai non sopporti la ragazza di tuo cugino?» mi chiede Josh dopo essermi messa comoda sulla panchina.

«È un'oca. Crede che sia la regina del mondo e vuole sempre regali, passa la sua vita a fare shopping invece di concentrarsi sul college» rispondo sinceramente.

«Ti danno sui nervi le persone che si comportano da reginette e chi vuole essere al centro dell'attenzione quindi» Josh completa la frase per me.

«Esatto. Io non capisco cosa ci sia di bello ad essere sempre al centro dell'attenzione» passo le mani sulle spalle per scaldarmi «Chissà che caos la dentro, saranno tutti ubriachi» sospiro «Cambiamo discorso e camminiamo? Sto congelando davvero» mi alzo di nuovo. Josh annuisce sorridendomi, si cava il suo giubbotto e me lo porge.

«No, Josh scherzi? Dopo hai freddo tu» scuoto la testa.

«Winter prendilo, sul serio, starò bene» mi sorride tenendo ancora il braccio teso con il giubbotto stretto nella mano.

«Solo se smetti di chiamarmi Winter, chiamami Win» dico mentre allungo la mano per prendere il giubbotto.

«Affare fatto» mi sorride mentre il suo odore mi invade. Sorrido, quante volte ho sognato di sentire il suo odore ed ora sto indossando il giubbotto.

«Allora che ci fai in Kentucky, non dovresti essere sul set di Mockingjay?» gli sorrido.

'«Ci hanno dato una pausa e poi non hanno ancora particolarmente bisogno di me sul set» risponde tranquillamente.

«Vuoi dire che ancora non hai girato le scene di Peeta depistato?» mi fermo e lo guardo.

«No, ancora no» sorride.

«Ti avviso che ho sofferto a leggere quello che Capitol City ha fatto a Peeta, quindi vedi di recitare bene la parte del depistato» la mia voce e seria ma c'è un mezzo sorriso sul mio volto. Lui mi guarda preoccupato «Josh, scherzavo, reciterai alla perfezione come sempre» dico prima di riprendere a camminare.

«Mi hai fatto preoccupare» sento la sua risata.

«Scusa»

«Tranquilla» mi sorride «Che mi dici di te?»

«Di me? Non c'è nulla da dire» dico alzo le spalle.

«Di una persona c'è tanto da dire» sento il suo sguardo su di me.

«Di me no Hutch» mi volto verso di lui.

«No in realtà c'è qualcosa di cui parlare, solo che tu non ami parlare di te non è vero?» si ferma.

«Si, bravo» mi fermo anche io e lo guardo negli occhi. Mi perdo nei suoi occhi, ma poi mi riprendo «Ehi, ho sete, che ne dici di entrare, anche se non ne ho voglia»

« Possiamo prendere da bere e poi ci metterci nei divanetti all'entrata che ne dici?» Josh mi sorride mentre mi segue verso la strada che porta all'entrata.

«Ottima idea Hutcherson» lo guardo.

«Non è giusto, tu di me sai praticamente ogni cosa, mentre io non so niente di te»

«Ti dico solo il mio cognome» gli faccio la lingua e lui scoppia a ridere.

«Ecco, ora iniziamo a ragionare» dice ridendo mentre apre la porta dell'entrata principale.

«Piacere, Winter Davis» gli porgo la mano.

«Piacere, Josh Hutcherson» accetta la mia mano mentre sorride.

«Winter» una voce che conosco fin troppo bene mi chiama, lascio la mano di Josh e mi volto dove trovo il mio migliore amico.

«Matt» corro verso di lui e gli salto in braccio «Dio quanto mi sei mancato» lo stringo forte e mentre gli lascio migliaia di baci sulle guance.

«Te lo avevo detto che sarei venuto al matrimonio di tua madre per non lasciarti sola in questo giorno, scusa ma l'aereo era in ritardo, comunque anche tu mi sei mancata» mi fa girare e poi mi mette di nuovo a terra.

«Allora com'era Milano?» gli chiedo.

«Stupenda, avevi ragione» mi prende le mani.

«Lo so, vuoi che non sappia che l'Italia è stupenda, ci sono nata e sono per metà italiana» gli faccio la lingua.

«Come stai?» mi guarda.

«Bene» mente.

«Puoi usare le tue doti di recitazione con chiunque ma con me no, ti conosco troppo bene» mi tocca la guancia, alla parola recitazione mi giro e trovo Josh che ci guarda e gli sorrido.

«Matt vieni che ti presento una persona» lo prendo per mano e mi avvicino a Josh.

«Josh lui è Matt il mio migliore amico, Matt lui è Josh e sai chi è» guardo i due che si stringono la mano.

«Oh so bene chi sei, Win mi stressa dalla mattina alla sera su di te» dice il mio migliore amico prendendomi in giro e sento Josh ridere.

«Matt» lo fulmino con lo sguardo.

«Ma sei così carina quando fangirli o come cavolo si dice» in questo momento vorrei solo sotterrarmi e sento lo sguardo di Josh a dosso.

«No sul serio, ha bevuto, non sa quello che dice» cerco di non incrociare lo sguardo di Josh.

«Avanti Win, non c'è nulla di cui vergognarsi» risponde Josh tra una risata e l'altra con il mio migliore amico.

«No sul serio voi due non siete normali» li lascio a ridere sui divanetti dell'entrata mentre entro dentro il salone del ricevimento. Mi faccio spazio tra gli abitanti in pista da ballo e arrivo al bar dove ordino un Jack Daniel's alla coca- cola. Il barista me lo versa e lo bevo tutto di un sorso, ne chiedo un altro, ed un altro ancora.

«Vacci piano Win» la voce di mio cugino mi distoglie dalla traiettoria visiva del bicchiere con dentro il whiskey.

«Avanti Luke, non fare il noioso» mando giù l'ultimo sorso del terzo Jack Daniel's e decido di uscire da quella stanza prima di ritrovarmi o mia zia o ancora peggio mia mamma e George.

Esco dal salone dove trovo il mio migliore amico intento parlare con Josh come se fossero vecchi amici, appena mi vedono smettono di parlare e mi fissano.

«Che c'è? Potete parlare, ora esco a fumare» dico prendendo dalla borsa sul divanetto il pacchetto di Lucky Strike e l'accendino.

«Win' la voce del mio migliore mi fa voltare verso di lui

'Si?' dico guardandolo

«Josh mi aveva detto che avevi sete hai bevuto?» mi guarda.

«Si, tre Jack Daniel's alla coca – cola, ora se mi volete scusare esco a fumare» guardo prima il mio migliore amico e poi Josh.

Matt scuote la testa e Josh apre bocca ma poi la richiude. Decido di uscire prima che possano cominciare a parlare. Mi siedo sulla moto di mio cugino parcheggiata più o meno davanti all'entrata e accendo la sigaretta dopo averla tolta dal pacchetto. Dopo aver fatto il primo tiro prendo il telefono dalla tasca della felpa.

«Bello il tuo blocco schermo» la voce di Josh per poco non mi fa cadere dalla moto.

«Avanti, ammettiamolo che sei un gran figo» rido «Mi hai fatto morire» lo fulmino con lo sguardo.

«No perché sei qui che ti lamenti» mi sorride mentre faccio un altro tiro «Quella roba ti uccide Win» dice serio.

«Mai quanto la vita» sussurro ma lui ha sentito, l'ho capito dall'espressione curiosa sul suo volto «Comunque ti ho anche come sfondo» gli faccio vedere la schermata dell'iphone.

«Quando hai capito che ero il tuo idolo ed eri pazzamente innamorata di me?» mi chiede con voce divertita e sostenendo il mio sguardo.

«Credo a 10 anni, i tre anni precedenti eri solo un modello da seguire» alzo le spalle e guardandolo.

«Da quando hai 10 anni? Mettiamo che ora hai 17-18 anni, sono tanti» dice sorridendo.

«Come se non ti facesse piacere sentirlo Hutch» lo guardo dopo aver fatto l'ennesimo tiro.

«Hai ragione Win» risponde avvicinandosi alla moto ancora di più «È tua?» mi guarda negli occhi.

«No è di mio cugino'. Condividiamo la passione delle moto, mi sento libera su di loro e mi piace sfrecciare a tutta velocità» alzo le spalle.

«Non ci credo, è la stessa cosa per me» mi sorride per la milionesima volta in una sera.

Sorrido e mi perdo nel suo sguardo mentre nota tutti i particolari della moto di mio cugino. Risento il profumo del suo giubbotto e noto che lo sto ancora indossando.

«Ho ancora il tuo giubbotto» richiamo la sua attenzione.

«Ne hai più bisogno tu di me» mi guarda.

«Grazie» abbasso lo sguardo sulla punta delle mie scarpe.

«Di niente Winter. Allora, cosa succede ora? George si trasferisce qui in Kentucky?»

«Magari. Mi costringono ad andare a vivere a Los Angeles»

«Non ti piace Los Angeles?» Josh mi guarda

«Non è che non mi piaccia, solo che non voglio lasciare il Kentucky. Ho troppi ricordi qui» mi stringo nelle spalle.

«Facciamo che quando arrivi a Los Angeles ti faccio fare un giro?» mi propone lui sorridendo.

«Sul serio?» apro la bocca per la sorpresa «Nono»

«Winter dico sul serio, ho un po' di tempo libero ora» mi sorride.

«Vedremo» scendo dalla moto e guardo l'ora sul cellulare, l'1.12am.

«Winter dobbiamo andare» la voce di mia zia decisamente sbronza mi fa voltare.

«Devo andare Josh» lo guardo per un'ultima volta e poi mi incammino verso mia zia.

«Buonanotte Winter» dice lui.

«Notte Josh» mi volto verso di lui e lo trovo intento a sorridere, così ricambio il sorriso prima di aprire la portiera.

In macchina, l'unica cosa che sento sono solo le risate dei miei zii, mi infilo le cuffiette e mi perdo a guardare fuori. Mi ritrovo a pensare che sia un bene che mio zio non abbia bevuto.

«Winter» la voce di mio zio mi costringe a togliermi le cuffie.

«Che c'è?» metto in pausa la canzone.

«Tua mamma e George passano la notte a casa vostra, domani pomeriggio, anzi oggi pomeriggio farai le valigie visto che domani vi trasferite, poi una volta a Los Angeles loro due partiranno per il viaggio di nozze e tu rimarrai lì»

«Okay» rinfilo le cuffie e appoggio le ginocchia sul sedile davanti. Sbuffo sonoramente e solo in quel momento noto che ho ancora il giubbotto di Josh indosso ed il suo profumo sulla pelle, tiro ancora più su la cerniera del giubbotto beandomi dell'odore di Josh, cercando di non pensare a nient'altro. Ho incontrato la persona che ammiro di più da quando ho 7 anni, ed ancora non riesco a realizzare ciò che è successo.  











 



 POV AUTRICE:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Non volevo mettere troppe cose nel primo capitolo.
Questa storia, mi è uscita così, stavo tornando da scuola ed ero in autobus e ascoltando una canzone mi è venuta in mente tutta la storia.
Spero di aggiornare presto e magari di trovare qualche recensione, sarebbe davvero stupendo, potete tranquillamente dirmi quello pensate del capitolo e potete anche magari non so criticare qualche cosa, così da migliorarmi.


A presto allora,

-peetarms.
 
   
 
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