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Autore: imperfectjosie    11/05/2014    6 recensioni
Il suo visino si imbroncia, indicando un oggetto ai margini del grosso tavolino di ciliegio al centro della stanza.
« Vuoi dire quel brutto cappello di paglia vecchio? E cosa ci dovrei fare? »

|Rufy/Nami|
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: Furry
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Fandom: One Piece
Pairing: Rufy/Nami
Rating: Verde
Note: Il Re dei Pirati è caduto sotto le mani della Marina. Eppure, c'è qualcosa di lui che continua a vivere. Anzi, qualcuno.

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Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi,
l'energia, l'allegria per strapparti ancora sorrisi.
Dirti sì, sempre sì, e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai, senza più quel peso sul cuore.
Nasconderti le nuvole e quell'inverno che ti fa male,
curarti le ferite e poi qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere, e poi vederti correre ancora.
E poi... silenzi.

 

« Ciao mandarina! Cosa fai di bello? »
« Rufy! Che spavento! Quante volte ti devo dire di non chiamarmi in quel modo? »
Il tono è minaccioso, ma tu non mi ascolti. Sorridi felice. Sorridi, sfiorandomi la pancia con il palmo della mano. Non ti ho ancora detto niente, ma l'haki ha già parlato per me. Lo sai, vero?
« Ciao, Ace, sono il tuo papà! »
Una piccola vena mi pulsa sulla tempia sinistra, ti tiro un pugno in testa.
« Chi ti ha detto che sarà un maschio? Vedrai, sarà femmina! Ho un sesto senso per queste cose! »
Ti porti le braccia dietro la nuca, mostrandomi una delle tue espressioni ironiche infantili.
« Come no! E io ti dico che sarà maschio! Vedrai che ho ragione! »
Concludi, ridendo di nuovo.


E sono ancora lacrime. Ma avevi ragione.
Ferma sulla sedia a dondolo che si affaccia da questa finestra al mare, ogni piccolo ricordo è come una secchiata d'acqua gelida. Stringo al petto il tuo piccolo Ace, ha appena cinque anni, ogni tanto mi domanda di te, sai? Vuole sapere chi era il Re dei Pirati. Rufy? Perchè hai deciso di darti alla Marina? Perchè non hai scelto di vivere insieme a noi il resto della tua vita? Ingenuamente una parte di me continua ad aspettare un tuo ritorno. Ace è un piccolo ometto e decisamente ha il tuo stesso carattere. Qualche giorno fa l'ho portato da Nojiko e quando per errore si è ferito una guancia con il coltello che mia sorella stava usando per preparare la cena, per poco non ho avuto un crollo nervoso. Ti assomiglia, ti assomiglia come se i miei cromosomi non siano neppure presenti. Ha una testata di capelli indomabili, neri come la notte senza stelle e una voglia di avventura che inizia sinceramente a spaventarmi. Per la fine che hai fatto, per tutta la paura che ci siamo presi sulla Sunny, ai tempi d'oro della nostra carriera piratesca, all'affermazione « Mammina, da grande voglio essere un bravo pirata! Proprio come papà! » non ho fatto a meno di scoppiare in lacrime. Ogni tanto vedo gli altri, Usopp sta iniziando a riprendersi, ha riallacciato i rapporti con suo padre e nella vecchiaia sembrano finalmente andare d'accordo. Quello che sta male più di tutti è Zoro. Lui non riesce a farsene una ragione. Di quel tuo enorme sorriso sul patibolo, della casacca da Capitano ridotta a brandelli e insanguinata, non ci riesce. E io sto cadendo in pezzi.
 

« Rufy! Scordatelo, non ci pensare neppure a guardarlo il log-pose, questa volta sarò io a decidere, tu ci farai ammazzare prima o poi! »
« Ma col cavolo! Sono io il Capitano, decido io dove si va e quell'isola sembra divertente! »

« RUFY! » ribadisco, senza celare un tono di rimprovero.
 

Sorrido, mentre il nostro piccolino si appresta a tirarmi i lunghi capelli arancioni, aggrappandosi ad alcune ciocche e strappandole senza volerlo.
« Mamma? Perchè papà se n'è andato? Non ci voleva bene? »
Gli occhi si fanno lucidi e con una manina va raccogliere attentamente ogni piccola lacrima sfuggita al mio controllo.
« Papà ci amava, tesoro! Ma era anche un pirata. E nessuno più di tuo padre amava la libertà. Per questo ha dato la vita. Ma non ti preoccupare, cucciolo » mi affretto a rassicurarlo, stringendolo al petto « Ti ha lasciato il suo tesoro. »
Il suo visino si imbroncia, indicando un oggetto ai margini del grosso tavolino di ciliegio al centro della stanza.
« Vuoi dire quel brutto cappello di paglia vecchio? E cosa ci dovrei fare? »
« Amore, il tuo papà teneva a quel cappello più di quanto non tenesse alla sua vita! E lo ha lasciato a te. Vuole che tu ti prenda cura di lui. » soffio leggera, accarezzandogli una guancia con affetto.
E' il nostro terremoto, Rufy. Come vorrei che fossi qui per vederlo, per sentirlo, per capire quanto di te ci sia in lui. Scende dalle mie gambe, aiutandosi con entrambe le manine in direzione del tavolino. Agguanta il cappello che ormai è Leggenda e si appresta ad indossarlo. La visiera gli cade sugli occhi, coprendo quasi completamente il suo sguardo confuso. Mi manca un battito. Inizio a piangere. Se ne accorge e in fretta torna a consolarmi.
« Mammina perché piangi? Non devi essere triste! Vedrai, mi prenderò cura del cappello di papà! Sarà contento se lo faccio secondo te? »
« Certo piccolo, vieni qui! » lo stringo forte, poggiando il mento sulle sue minuscole spalline.


« Nami? Quando sarò Re, vorrai essere la mia Regina? »
« Sì, Rufy. Lo sai che è così! »
 

« Non ho rimpianti, ho trovato il One Piece, sono diventato quello che volevo diventare, ho realizzato il mio sogno, ho navigato per mari con i miei compagni, ho lottato per loro, con loro, e mi sono fatto dei nemici. Ho aspettato, ho perso e conquistato. Ho anche sofferto, ho avuto cicatrici sul cuore che solo alcuni sono stati in grado di guarirmi. Ma l'oro più prezioso, l'ho trovato con lei. Navigatrice, amica, amante. »
« Rufy. »
Appena un sussurro. Persa tra la folla, piango di disperazione, stringendo al petto un neonato dai capelli neri. Io so che ti sei trattenuto dal dire anche “madre” per evitare ciò che anni addietro era capitato a tuo fratello. Stai salvando tuo figlio. Stai salvando me.
« One Piece? Cercatelo pure, se questo diventerà il vostro sogno. Io non vi dirò un bel niente! »
Un enorme sorriso a trentadue denti e poi, la morte.
Le mie ginocchia toccano il freddo pavimento in pietra della piazza. Lascio questo corpo immobile e sconvolto, completamente privo di ogni residuo vitale.

 

Mi ero promessa di odiarti per avermi lasciata sola, ma non posso farlo, non ci riesco.
La verità è che l'unica cosa che mi spinge a non raggiungerti, ce l'ho ancorata al mio petto. Non lascerò mai nostro figlio da solo, Rufy. E' una promessa. Dì a Bellmer che i suoi mandarini sono ancora al sicuro! E sappi che anche la tua mandarina, lo è.
Ace cresce forte e sano. E' un po' troppo vivace, ma mi fa sentire a casa, come quando eravamo sulla Merry. O sulla Sunny. Ne sono passati di anni, Rufy. E dopo la tua morte, tanti uomini si sono offerti di voler prendere il tuo posto, come compagno, come padre... ma non posso. Non voglio. Il sentimento che ancora nutro nei tuoi confronti cresce insieme a nostro figlio. Questa è una lettera confusa. E inutile. Non la leggerai mai, ma secondo Nojiko mi fa bene non tenermi tutto dentro. Perciò, ecco qui Capitano. Spero che tu sia felice, ovunque ti trovi. Io sopravvivo. E il più delle volte, è solo grazie ad Ace.
« Mammina? A che pensi così triste? Io ho fame »
Quel broncio è così familiare che per poco mi dimentico di tutta la sofferenza.
Tu non sei andato via davvero, lui vive in te e io mi assicurerò che nessuno se ne accorga. Non metteranno le mani su tuo figlio, Rufy. E' una promessa.
« Sì terremoto, ho capito! Vieni, andiamo a fare merenda. »
Abbandono la sedia a dondolo, prendendo la sua manina irrequieta e dirigendomi verso il piccolo cucinino, ripensando con nostalgia a quando tutto ebbe inizio.
 

« La vuoi sapere una cosa? »
Tiro su il viso per osservare meglio una testa penzolante. La Sunny continua ad andare, solcando il mare più calmo dell'ultimo mese.
« Cosa, Capitano? »
« Penso di essermi innamorato di te, Nami. Scusami, è che non so come comportarmi. Ho sbagliato a dirtelo? »
Azzardi, visibilmente imbarazzato. All'inizio un po' scioccata, prendo a sorriderti, costringendo il tuo corpo a scendere dall'albero maestro.

« No. No, Rufy. Hai fatto bene invece. Anzi, benissimo. »
 

Se ti scrivo solo adesso, è che sono io così.
E' che arrivo spesso tardi, quando sono già ricordi che hanno preso casa qui.
Non è vero ciò che ho detto, qua c'è tutto a dire che ci sei.
Fai buon viaggio e poi, poi riposa se puoi.




END.
  
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