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Autore: _Discord_    11/05/2014    1 recensioni
Una breve one shot introspettiva, le riflessioni di un pony davanti ad un baule in soffitta, che contiene il ricordo più prezioso lasciatogli da una pony molto cara...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Applejack, Big Macintosh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi sepolti




 


La soffitta era illuminata a malapena e la polvere galleggiava pigra nell’unico cono di luce che entrava dalla finestra ovale posta sopra la trave centrale. Lo stallone avanzò a passi leggeri, nonostante l’imponente mole, e trafficò con la serratura del vecchio baule, senza curarsi degli zoccoli che si coprivano di polvere.
Nessuno della sua famiglia si era mai dato troppa pena della sporcizia; bastava un bagno al fiume per tornare splendenti in un batter d’occhio.
Lei no. Lei era sempre terrorizzata all’idea di rotolarsi nell’erba e imbrattare la sua sottile criniera bianca. La sua foto era posta sopra tutto il ciarpame contenuto dal baule, un piccolo gioiello sopra un cumulo di oggetti inutili, confinati nella soffitta. Bella, con quel suo sorriso timido e vagamente triste. Sua sorella maggiore.
Il pony sospirò, creando un piccolo vortice d’aria polverosa e avvicinò il portaritratto ai suoi grandi occhi verdi, tanto che il suo fiato appannò il vetro.
Unica pegaso della famiglia, la sua Mary Jane. Alcuni loro zii, i più malevoli, sputavano congetture velenose, suggerendo che la piccola fosse stato il frutto di una scappatella della madre, rinomata in tutta Ponyville per le sue ubriacature di sidro.
Ma a lui non importava.
Lei era la sua Mary Jane, la sua guida e il suo angelo custode. Quando ancora viveva alla fattoria di famiglia non le si staccava di dosso; passavano intere giornate a giocare a nascondino, a rimpinzarsi di torte di nascosto, a farsi le coccole e a chiacchierare per ore. Era stata lei a insegnargli a cantare, ma da quando era volata via, cinque anni prima, gli era passata qualsiasi voglia di intonare le allegre canzoni che cantavano insieme.
Ricordava ancora quel terribile giorno:  non aveva mai visto suo padre e sua sorella litigare a voce così alta. Rivedeva il volto di Mary Jane, di solito di una delicata sfumatura verde, rosso di furore e rigato dalle lacrime. Quello di suo padre, severo e terribile, che le indicava la porta.
Da quel giorno era cambiato tutto.
Il pony sospirò di nuovo, posando il possente deretano sulle assi del pavimento. Già, da quando se ne era andata era cambiato anche lui. Quando era con lei, il grosso pony scalciava, correva, mangiava e urlava a squarciagola: poi lei era partita per la sua strada, nel cielo, dove lui non avrebbe mai potuto raggiungerla, lasciandogli la responsabilità di provvedere alla famiglia.
Ma, tra le lacrime, un piccolo sorriso illuminava il suo volto, ora.
Anche se era lontana, anche probabilmente non l’avrebbe mai più rivista, lei era sempre lì per lui, in quel baule in soffitta. In quel piccolo spazio all’interno del suo cuore.
La voce tuonante di una giovane puledra esplose dal piano inferiore, infrangendo quella calma perfetta e riportandolo alla realtà.
- Ehi, fratellone! Sono tornata ora dai campi, sto morendo di fame. La nonna ha appena sfornato una torta che è la fine del mondo, ne vuoi una fetta?
- Eeyup – le rispose a mezza voce il grande pony rosso, richiudendo il baule a chiave.
  
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