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Autore: Jiulia Duchannes    11/05/2014    6 recensioni
Storia basata sulla serie Tv. Paring: James/OC Logan/Camille Kendall/Jo Carlos/OC
Siamo nel 1775, durante la rivoluzione Americana.
Karen Jane Mitchell, sorella di Logan Mitchell è una 15enne piena di sogni e bisogno d'amore. Quando incontra James David Diamond le sembra di aver trovato il principe che sempre aveva popolato i suoi sogni. Ma non è tutto così facile.
Dal testo:
Da piccola sognavo sempre, sempre un principe, un duca, un nobile giovane coraggioso e bello, che mi sposasse, mi amasse, mi facesse vivere un sogno. Sognavo l’amore, vero. Sognavo i baci al tramonto. Sognavo il cuore battere all’impazzata. Sognavo l’abito bianco. Sognavo i bambini.
Quei sogni infestavano come demoni le mie notti, i miei desideri mi rendevano folle, facile da ingannare con qualche frase fatta. Avrei creduto ad ogni bugia, pur di essere amata.
Era il 1775, e in America l’odore di un imminente rivolta verso gli inglesi si poteva fiutare ovunque. In quell’anno di rivoluzioni, battaglie e subbugli, la mia vita prese una piega inaspettata, realizzando i miei desideri, da una parte, distruggendoli, dall’altra.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Da piccola sognavo sempre, sempre un principe, un duca, un nobile giovane coraggioso e bello, che mi sposasse, mi amasse, mi facesse vivere un sogno. Sognavo l’amore, vero. Sognavo i baci al tramonto. Sognavo il cuore battere all’impazzata.  Sognavo l’abito bianco. Sognavo i bambini.
Quei sogni infestavano come demoni le mie notti, i miei desideri mi rendevano folle, facile da ingannare con qualche frase fatta. Avrei creduto ad ogni bugia, pur di essere amata.


Era il 1775, e in America l’odore di un imminente rivolta verso gli inglesi si poteva fiutare ovunque. In quell’anno di rivoluzioni, battaglie e subbugli, la mia vita prese una piega inaspettata, realizzando i miei desideri, da una parte, distruggendoli, dall’altra.
All’ora ero un ingenua 15enne, figlia di un ricco nobile imparentato in qualche contorto modo alla nobiltà inglese.

Mio padre Sr Edward Clark Mitchell, era sempre stato un fedelissimo nei confronti della corona inglese, tanto che quando successivamente scoppiò la guerra non ci pensò due volte e si unì gli inglesi per fermare la rivolta, le battaglie che ormai si erano propagate in tutto il paese.
Era un uomo ottuso, mio padre. Non credeva che l’America potesse essere libera, che l’America avesse il diritto di essere indipendente dagli inglesi.


In quell’anno conobbi James  David Diamond, la personificazione di tutti quei sogni che tanto mi ossessionavano all’epoca. James era quanto di più simile alla perfezione avessi mai potuto ammirare. I suoi lineamenti dolci, il naso diritto, gli occhi di un marrone profondo, ipnotico, il viso ovale, il fisico tonico, i capelli sempre curati costituivano solo la parte più superficiale dell’irreale perfezione che era per me quel giovane. James, con tutti i difetti possedeva, riusciva a farmi bruciare dentro, un tipo di bruciore piacevole, come quello del sole sulla pelle. Riusciva a farmi sorridere tra le  lacrime, a farmi sentire libera anche rinchiusa nella gabbia che era la mia vita. Riusciva a farmi sentire felice nonostante al di là del mondo magico che c’eravamo creati  si stesse combattendo una guerra, che presto sarebbe entrata a far parte della nostra quotidianità come un fulmine nell’azzurro cielo estivo.


Era un giorno estremamente caldo, ed io non riuscivo più a resistere all’interno del mio pomposo vestito da pic-nic, così scomodo ed imbottito. Il corpetto non mi lasciva modo di respirare correttamente, la lunga gonna mi faceva inciampare sui miei stessi piedi.
Come ogni domenica la famiglia Mitchell al completo, con servitù e quant’altro, si dirigeva verso quel ammasso di alberi vicino casa loro, che pretendeva di essere chiamato bosco.

Già, odiavo quel posto, odiavo i nostri pic-nic che a parere di mia madre, Elizabeth Alice Mitchell, non erano altro che un imperdibile occasione di passare del tempo in famiglia immersi nella natura.
Mi sedetti sull’erba, ignorando come sempre i rimproveri di mia madre e gli inviti di mio padre a sedermi con loro, a tavola.
Come se in un pic-nic si dovesse portare un tavolo.

Mio fratello   maggiore Logan se ne stava solo sulla riva del piccolo lago, unico vero paesaggio pittoresco del nostro bosco personale.
A lui mia madre e mio padre non dicevano mai nulla, abituati ai suoi silenzi e il suo comportamento antisociale nei loro confronti.
Quando la sera Logan si ritirava nelle sue stanze i miei genitori si lamentavano di quanto poco parlasse, di quanti pochi amici avesse mio fratello e del fatto che nonostante avesse compiuto 17 anni non avesse ancora deciso di sposarsi, e non avesse interesse per le donzelle che spesso chiedevano di quel bel ragazzo misterioso che era mio fratello.

Logan non era mai stato particolarmente loquace se non con le persone con le quali condivideva le stesse opinioni e gli stessi ideali. Evidentemente i miei genitori non rientravano in questa categoria.

Non sapevano, a differenze mia, che Logan aveva intenzione, non appena sarebbe scoppiata la rivolta che lui aveva sempre previsto, di arruolarsi nelle truppe americane, per aiutare i soldati con la sua conoscenza a dir poco smisurata della medicina. Non osavo immaginare cosa sarebbe accaduto alla mia famiglia. Si sarebbe come divisa in due. Mio padre con gli inglesi da una parte, mio fratello con gli americani dall’altra.

La perdita di uno qualsiasi dei due schieramenti avrebbe portato, in ogni caso, un lutto nella nostra famiglia. Era sicura che dopo il tradimento di  mio padre non avrebbe minimamente provato a salvarlo e, d’altro canto mio padre non sarebbe stato salvato da Logan che per motivi a me sconosciuti provava un rancore nei confronti di nostro padre che andava al di là di ideologie e opinioni contrastanti.

Mi sedetti accanto a lui, passando una mano tra i capelli scuri. Lui mi fissò con curiosità, stupore, attraverso le iridi marroni.
Io gli sorrisi, senza dire nulla, godendomi solo la sensazione delle braccia di mio fratello che avvolgevano il mio corpo, così piccolo e gracile rispetto al suo.

-Sai ho conosciuto un ragazza- Mi sussurrò a bassa voce-Ma non voglio che nostra madre ne tantomeno nostro padre lo sappiano-
-Chi è?- Domandai curiosa
-Si chiama Camille Roberts. E’ la figlia di un mercante, sai lei è molto bella- Mi rispose fissando il vuoto
-Come l’hai conosciuta?- Chiesi desiderosa di sapere ancora
-Amici in comune- Tagliò corto lui
-Mi è possibile sapere chi sono questi amici?- Insistetti.
-Kendall Knight, lo rammenti no? Lui sposerà presto Jo Taylor, lontana cugina di Camille. Due settimane fa Kendall mi ha portato a conoscere questa Jo di cui mi parlava spesso,  e lì ho incontrato la bella Camille- Spiegò Logan sorridendo.
-Ricordo Kendall, come potrei dimenticare i tuoi amici?. Da piccola mi incantavo a fissarvi giocare, mentre io era costretta a stare in casa, da sola. Ora che ci penso non ho nemmeno mai parlato con uno  di loro- Cercai di non far sembrare la mia frase un rimprovero nei confronti di Logan per la mia infanzia solitaria, fallendo pateticamente. In realtà il rancore che da piccola provavo per mio fratello ogni tanto tornava a galla, senza nemmeno che lo volessi.
- Mi dispiace Karen, io non avrei mai voluto lasciarti sola, solo non capivo allora come ti sentissi- Si scusò mi fratello stringendomi più forte a lui
-Non è colpa tua Logie, ma sappi che io sono ancora sola. Non ho amiche, nessuno a cui confidare i miei pensieri, i miei sogni e desideri. Non ho nessuno su cui piangere, nessuno Logan-

Logan si guardò attorno, fissando per qualche secondo nostra madre gustare il suo the e nostro padre sonnecchiare.
-Vieni con me- Disse prendendomi il polso e trascinandomi tra gli alberi.
-Dove mi stai postando Logan?-Chiesi ansimando per la corsa, mentre rallentavamo.
-Ora stai per vedere una cosa Karen, una cosa che non dovrà sapere nessuno chiaro? Farai parte del nostro piccolo segreto, non sarai più sola, ma devi promettermi che non lo rivelerai ad anima viva- Logan mi scrutò, io sorrisi e annuii, curiosa di scoprire quale fosse il segreto e con chi lo condividesse.

Camminando, aiutata da Logan per non inciampare, sentii una voce maschile. Cantava una canzone lenta, strana oserei dire, così diversa dalle liriche che ascoltavamo. Era lenta, melodica, e le parole erano scandite perfettamente così da poterne capire il significato

Oh, when the lights go down in the city
You'll be right there shining bright
You're a star and the sky's the limit
And I'll be right by your side
Oh, you know, you're not invisible to me
Oh, you know, you're not gonna be invisible, cantava la melodiosa voce.


Arrivammo in una radura, scorsi un giovane, alto, biondo, che cantava tenendo dolcemente le mani ad un'altra ragazza, anch’essa bionda, graziosa.
-Kendall- Salutò Logan, interrompendo il dolce momento di Kendall e quella giovane che avevo intuito essere Jo Taylor.
-Logan, quale tempismo. E lei sarebbe?- Chiese Kendall guardandomi curioso.
-Sono Karen, Karen Jane Mitchell, la sorella di Logan- Mi presentai con un piccolo inchino.
-Così tu saresti la sorellina di Logan-
-E voi dovete essere Kendall Knight, uno degli amici di mio fratello- Dissi per poi rivolgermi alla ragazza-E voi dovete essere Jo Taylor, la sposa di
Kendall, sapete Logan mi ha parlato di voi, ma soprattutto di vostra cugina Camille Roberts-
Vidi il viso di Logan tingersi un leggero rosso.
-Non darci del voi, siamo amici- Kendall mi sorrise.
-James, Carlos e Camille?- Domandò Logan.
-Non sono ancora arrivati come puoi ben vedere. James e Carlos sarebbero passati a prendere Camille- Spiegò Jo

Pochi minuti dopo, minuti nei quali Kendall,Logan e Jo mi spiegarono che il segreto dei ragazzi consisteva nella musica, Infatti mio fratello ed i suoi amici avevano un “gruppo” nel quale si dilettavano a scrivere musica “moderna”, come quella che avevo udito intonare a Kendall, James, Carlos e la famigerata Camille arrivarono.

Logan sfoderò un sorriso che raramente gli avevo visto in volto verso una giovane dai lunghi capelli castani ordinatamente legati. Logan aveva ragione a dire che Camille era una bella ragazza.
Posai il mio sguardo sui due accompagnatori della ragazza.

Il primo era Carlos Garcia, un ragazzo d’origini sud americane. Era bassino, dai lineamenti delicati ed il volto che trasmetteva simpatia al primo sguardo.

Dall’altro lato c’era James. Ricordo che non appena lo vidi rimasi incantata pensando che lui fosse sicuramente il principe di tutti i miei sogni.
James mi fissò di riamando per alcuni istanti, poi spostò lo sguardo interrogativo verso Logan, il quale mi presentò agli altri membri.

Quella fu la prima volta che parlai con James David Diamond, in un bosco poco lontano da casa mia, che avevo sempre odiato, circondata da sconosciuti che sarebbero divenuti la mia grande famiglia. Quella fu la prima volta che parlai con James David Diamond, quello fu il giorno in cui i nostri destini s’intrecciarono.

  
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